giovedì 19 settembre 2024

La Piccola Ribalta Oplontina: Una Storia di Passione e Impegno





La Piccola Ribalta Oplontina, fondata nel 1974, è una delle più antiche associazioni di promozione teatrale di Torre Annunziata. Nata all'interno della scuola media "A. Manzoni" come attività scolastica, ha rapidamente evoluto la sua missione artistica grazie all’entusiasmo e alla guida di Ciro Napolitano. Inizialmente, il gruppo era composto da giovani studenti, dai 12 ai 20 anni, che si avvicinavano al teatro e al folklore per gioco. La loro passione, unita a un duro lavoro e sacrificio, li ha portati a diventare uno dei gruppi folcloristici più apprezzati della provincia, soprattutto per la maestria nell'interpretazione della Tarantella. 

Negli anni ’70 e ’80, la compagnia ha calcato palcoscenici importanti in tutta Italia, esibendosi al Teatro Metastasio di Prato, al San Babila di Milano e a Roma, oltre a numerose tournée internazionali in Germania e Austria, riscuotendo ovunque grande successo. Sotto la guida di maestri come Nino Casola, i membri della compagnia hanno imparato le complesse coreografie delle Tarantelle sorrentine, trasformandosi in ambasciatori della tradizione popolare campana.

Tra i protagonisti di questo percorso troviamo nomi come Aristide Cirillo, Nunzia De Falco, Ciro Di Cristo, Lidia Ferraiulo, Erminia Ilardi, Rosaria Manna, Antonio Migliaccio, Raimondo e Gaetano, Nando Morra, Paola Napolitano, Salvatore Prudenta, Patrizia Piedipalumbo e Massimo Virno. Accanto a loro, i cantanti Ignazio Raiola, Mario Gallo, Santino e Albino hanno contribuito con le loro voci a rendere ogni spettacolo un'esperienza indimenticabile.

Nel 1976, sotto la guida di Nino Andassio ed Ettore Saliotti, la compagnia ha assunto una struttura più definita e ha iniziato a esplorare anche il teatro amatoriale, con opere come Papà, mi voglio sposare di Giorgini. Nel 1980, con Michele Firenze alla direzione, il gruppo ha vissuto un periodo di successi e riconoscimenti, partecipando a rassegne in tutta Italia e portando il nome di Torre Annunziata nel panorama teatrale nazionale.


Inoltre, nel 2016, la compagnia ha organizzato, insieme al Cine-Teatro Politeama, la prima edizione del "Premio Città di Torre Annunziata", una rassegna teatrale amatoriale che ha visto la partecipazione di compagnie provenienti da tutta la Campania. L'evento è stato un momento di celebrazione del teatro amatoriale e un omaggio a Ciro Napolitano, recentemente scomparso, che con il suo impegno ha rappresentato una guida e un punto di riferimento per oltre quarant’anni.

Dopo alcuni anni di pausa, La Piccola Ribalta Oplontina è tornata in scena nel 2023, dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia, proponendo un classico del teatro napoletano: Tre pecore viziose di Eduardo Scarpetta. Questa ripresa ha segnato non solo il ritorno alla normalità, ma anche la volontà di continuare a diffondere il patrimonio culturale locale con nuove energie.

Oggi, La Piccola Ribalta Oplontina continua a essere un faro per chi desidera avvicinarsi al mondo del teatro, offrendo ai giovani la possibilità di esprimere il proprio talento e di coltivare una passione che arricchisce non solo il singolo, ma tutta la comunità. Con lo sguardo rivolto al futuro, la compagnia spera di coinvolgere sempre più nuove leve, trasmettendo loro non solo le tecniche e le conoscenze teatrali, ma anche i valori di dedizione, sacrificio e amore per la cultura che hanno animato i fondatori.

Il percorso di questo gruppo è una testimonianza di come, anche nelle realtà locali, si possano creare esperienze artistiche di grande valore. 

L'augurio è che La Piccola Ribalta Oplontina possa continuare a crescere e a contribuire alla vita culturale di Torre Annunziata, mantenendo viva la tradizione e aprendo nuove strade per le generazioni future.

martedì 17 settembre 2024

Campo Formisano: l'altra "casa" dell'epico Savoia e della Torrese.



 

Al centro dell'immagine, sopra i tetti dei     capannoni,  si nota il campo di calcio 

      "Campo Sportivo Formisano".



Il Campo Formisano era un impianto sportivo situato a Torre Annunziata, costruito dopo la chiusura del campo Oncino. Per oltre 25 anni, ospitò le partite casalinghe del Savoia. Il nome deriva dalla famiglia Formisano, proprietaria del terreno dove venne costruito, che contribuì significativamente alla sua realizzazione. Nonostante la complessità del terreno, situato su una formazione lavica che si affacciava sul porto, il campo fu completato in tempi molto brevi, sorgendo nella stessa zona in cui si trovava il vecchio Campo Montagnelle, tra l'odierno quartiere Vincenzo Rocco e l'istituto religioso Cristo Re.


Le industrie di Torre Annunziata dell'epoca furono coinvolte nella costruzione: l'Ilva fornì le reti per il perimetro del campo, mentre la Scac si occupò della struttura della tribuna. L’ingresso principale si trovava all'altezza di quello che oggi è il Palazzo Miramare.


Il 10 novembre 1929 si tenne la partita inaugurale, una sfida del campionato di Terza Divisione che vide il Savoia prevalere sulla Palmese con un netto 9-2. Da allora, il campo fu utilizzato per tutte le partite interne del Savoia in Serie C fino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver cambiato nome in Torrese, la squadra disputò lì le partite della Coppa della Liberazione, del Campionato campano e due stagioni di Serie B.


Tuttavia, dopo il fallimento della Torrese e con la crescente esigenza del comune di destinare l'area alla costruzione di case popolari, il terreno fu espropriato e il campo demolito. L’ultimo incontro disputato sul terreno del Campo Formisano fu il 15 maggio 1955, quando la Torrese vinse 1-0 contro il Bagheria, segnando così la fine della storia calcistica di quello stadio e dell’uso del nome "Torrese".

mercoledì 11 settembre 2024

Michele Caravelli: L' Ingegnere ridisegna Torre Annunziata



Il 12 settembre 1881, a Torre Annunziata, nacque Michele Caravelli, una figura che avrebbe lasciato un'impronta indelebile nella storia della città. Proveniente da una famiglia modesta – suo padre Luigi era muratore, e sua madre Carolina Criscuolo casalinga – Caravelli dimostrò sin da giovane una grande passione per lo studio. Nonostante le difficoltà economiche, riuscì a laurearsi in ingegneria, campo in cui eccelse grazie al suo impegno e alla sua visione moderna.


Nel corso della sua carriera, Caravelli fu protagonista di numerose trasformazioni urbanistiche che cambiarono il volto di Torre Annunziata. Tra le sue opere principali, si annoverano il molino Gallo e la villa Giordano in via Vittorio Veneto, oltre ai cinema Politeama e Moderno, strutture che rappresentavano l'avanguardia architettonica della città di inizio secolo. A queste si aggiungono il pastificio Voiello e il molino Balestrieri, due realtà industriali che consolidarono l'importanza economica di Torre Annunziata nel panorama produttivo campano.


Ma una delle sue opere più significative fu la bonifica del Largo Tiglio, un’area degradata che Caravelli trasformò nell'attuale Piazza Giacomo Matteotti. Qui fece abbattere le casette fatiscenti che ne compromettevano l’aspetto, restituendo alla città uno spazio aperto, funzionale e moderno. Questo intervento rappresentò un esempio della sua capacità di coniugare la sua competenza tecnica con una visione umanistica e sociale dell’urbanistica: non si trattava solo di costruire edifici, ma di creare spazi che migliorassero la qualità della vita dei cittadini.


La figura di Caravelli non fu tuttavia importante solo dal punto di vista professionale. Fu anche un uomo di profondi principi morali e sociali. Rifiutò sempre di aderire al regime fascista, nonostante le pressioni, e sostenne materialmente molti antifascisti della sua città. Politicamente, si avvicinò al Partito d'Azione, e dopo la sua dissoluzione, al Partito Repubblicano, dove militò anche suo figlio Luigi. Nel periodo dal 1943 al 1944, fu nominato commissario prefettizio su indicazione del Comitato di Liberazione Nazionale, incarico che svolse con serietà e dedizione.


Caravelli si distinse anche per il suo impegno verso l’educazione. Fondò una scuola serale per operai in via Murat, offrendo un’opportunità di crescita culturale a numerosi lavoratori. Inoltre, insegnò materie tecniche presso la scuola industriale “Galilei”, di cui divenne presidente del consiglio di amministrazione nel dopoguerra.


Michele Caravelli morì il 13 marzo 1955.

In suo onore, negli anni Settanta, l’Amministrazione Comunale gli dedicò una strada, un tributo a un uomo che con il suo ingegno e la sua dedizione ha contribuito a costruire il futuro di Torre Annunziata.

lunedì 9 settembre 2024

MARIO TREBBI- Il riposo del Guerriero






Mario Trebbi, nato il 9 settembre 1939 a Sesto San Giovanni, ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano, sia come giocatore che come allenatore. Cresciuto nelle giovanili del Milan, ha iniziato la sua carriera nel settore giovanile rossonero, vincendo il prestigioso Torneo di Viareggio nel 1959. Il suo esordio in Serie A avvenne nel 1958 e, grazie alla sua velocità, tecnica e versatilità, divenne un difensore di riferimento nel panorama calcistico dell’epoca.


Con il Milan, Trebbi ha vissuto nove stagioni ricche di successi, conquistando due scudetti (1958-59 e 1961-62) e la Coppa dei Campioni nel 1963. Memorabile fu la sua presenza nella finale contro il Benfica a Wembley, un trionfo storico per la squadra milanese. Complessivamente, ha totalizzato 167 presenze con la maglia del Milan, segnando un solo gol.


Nel 1966 si trasferì al Torino, dove contribuì alla vittoria della Coppa Italia l'anno successivo. La sua carriera in Serie A si concluse con un totale di 157 presenze e una rete. Successivamente, si distinse anche in Serie B con il Monza, dove giocò 124 partite e segnò 4 gol.


Trebbi ebbe anche l'onore di vestire la maglia della Nazionale italiana, giocando due partite amichevoli nel 1961 e nel 1963. Inoltre, prese parte alla spedizione olimpica del 1960.


Terminata la carriera da calciatore, nel 1974 intraprese la strada dell’allenatore, iniziando con la Civitanovese. Il suo nome è particolarmente legato al Savoia di Torre Annunziata, squadra che guidò nella stagione 1979-80, raggiungendo il quarto posto nel girone D della Serie C2. Nonostante un ritorno nel 1981-82 che culminò con la retrocessione in Serie D, il pubblico di Torre Annunziata lo ricordò sempre come una persona gentile, concreta e umile.


Mario Trebbi è scomparso il 14 agosto 2018, ma la sua figura di campione silenzioso e uomo di grande umanità rimane viva nei ricordi di chi lo ha conosciuto.

giovedì 5 settembre 2024

La foto di un'epoca: Bandiere Rosse contro le Armi.



C’è una zona a Torre Annunziata, oggi quasi dimenticata, che agli inizi del Novecento era un punto nevralgico per il mondo operaio e industriale della città.

Siamo in via Eolo, dove sorgeva la Real Fabbrica delle Armi, un edificio maestoso e simbolo di un’epoca, con il suo portone elegante e una guardia a presidio dell’ingresso. Poco più avanti sulla sinistra, quasi come una risposta silenziosa e tenace a questo mondo militare-industriale, si ergeva la Camera del Lavoro, con la sua umile facciata ma una scritta ben visibile, fiera, a indicare il cuore pulsante delle lotte operaie di Torre Annunziata.

Fondata nel 1900, la Camera del Lavoro si trovava proprio qui, nel cuore del distretto industriale e commerciale della città, a pochi passi dalla fabbrica e dai pastifici che davano lavoro a migliaia di persone. Era un luogo in cui si discutevano i diritti degli operai, la giusta paga, la riduzione delle ore di lavoro, e dove si organizzavano scioperi, che, pur rari, erano di una certa durezza e durata. Un esempio? Uno sciopero arrivò a protrarsi per ben 70 giorni.

All'interno di questa piccola ma potente organizzazione si muovevano figure chiave, come Cataldo Maldera, Luigi Alfani e Alfredo Sandulli, rappresentante dei socialisti.

Gli iscritti erano per lo più analfabeti o semi-analfabeti, ma questo non era dovuto a una mancanza di capacità intellettuale, bensì alla povertà e alle condizioni sociali difficili che contraddistinguevano le famiglie operaie dell’epoca. Chi sapeva leggere e scrivere era una rarità, ma la consapevolezza di essere parte di un movimento più grande era universale.

Nonostante le difficoltà, la Camera del Lavoro fu un baluardo per i lavoratori di Torre Annunziata e dei comuni vicini, come Castellammare di Stabia e Gragnano. Durante le celebrazioni del Primo Maggio, migliaia di persone, fino a 20.000, si radunavano sotto il suo tetto per poi sfilare per le strade, con il papavero rosso all’occhiello e in mano, simbolo della lotta operaia. Le bandiere rosse, sventolate dalle diverse categorie di lavoratori, riempivano la città, ricordando a tutti che la forza del lavoro era la spina dorsale della società.

Un dettaglio curioso: tra le tante bandiere rosse, ve n’era una che spiccava per il suo colore diverso, quella della categoria dei portuali, azzurra con un nastro tricolore, in netto contrasto con le altre. Nonostante la loro scarsa partecipazione alle manifestazioni, la loro presenza simbolizzava l’eterogeneità del movimento operaio.

Ma la Camera del Lavoro non era solo un luogo di proteste e rivendicazioni. Era un centro di aggregazione e formazione, un punto di riferimento per tutte le categorie di lavoratori della città, dai mugnai ai meccanici, dai pastai ai falegnami. I problemi del lavoro venivano discussi e affrontati con passione e determinazione, cercando di ottenere un salario dignitoso e una migliore qualità della vita.

Oggi, passeggiando per quelle strade ormai vuote e abbandonate a se stesse, sembra impossibile immaginare l’energia e la vitalità che pervadevano questa zona più di un secolo fa. La struttura che ospitava la Camera del Lavoro che un tempo erano il simbolo di una città in fermento, sono ormai solo ombre sbiadite di quel glorioso passato. 

Torre Annunziata, un tempo crocevia di operai e intellettuali, di fabbriche e proteste, oggi guarda a quel tempo con nostalgia e un senso di abbandono.

Resta però la memoria di quei giorni, quando il rosso delle bandiere sventolava fiero e migliaia di persone si univano in un’unica voce per chiedere diritti e dignità. Ed è proprio su quella memoria che dovremmo riflettere, per comprendere quanto sia cambiata la città e quanto sia importante non dimenticare le sue radici, affinché un giorno possa tornare a essere quel luogo di speranza e forza che fu all’inizio del secolo scorso.


mercoledì 4 settembre 2024

Il Professore del Vesuvio: Gaspare Gargiulo








Gaspare Gargiulo, nato a Torre Annunziata il 3 settembre 1867 da una famiglia umile, dimostrò fin da giovane un grande interesse per le scienze naturali, sviluppato nell'ambiente della sua città natale, dominata dalla presenza imponente del Vesuvio. Cresciuto in un contesto modesto, con il padre Antonio falegname, riuscì comunque a ricevere un'istruzione adeguata, che gli permise di coltivare la sua passione per la natura.


Durante gli studi universitari, insieme ai colleghi Giuseppe Servillo e Santolo Cirillo, Gargiulo partecipò attivamente alla fondazione di una scuola media a Torre Annunziata. Dopo molti sforzi, nel 1898 nacque il Ginnasio municipale, che successivamente divenne la Scuola Normale di Avviamento Tecnico “G. Parini”. In questa scuola, Gargiulo iniziò come professore di Scienze Naturali e Matematica e, nel 1921, fu confermato come insegnante ordinario. Successivamente divenne anche dirigente scolastico.


Sposato con Concetta Romano, con cui ebbe quattordici figli, tra cui alcuni illustri come Mario, noto radiologo, e Terenzio, apprezzato musicista, Gargiulo continuò a coltivare il suo amore per la storia e la geologia del Vesuvio. Testimone diretto dell'eruzione del 1906, scrisse due importanti opere: "Il Vesuvio attraverso i secoli e l’eruzione del 7-8 aprile 1906" e "Il Vesuvio e le sue eruzioni in rapporto a Torre Annunziata". In queste opere, descrisse non solo gli eventi drammatici legati al vulcano, ma anche la ricchezza storica e naturale del territorio torrese.


Il suo lavoro culminò nel 1907 con la conferenza "Terra nostra", in cui Gargiulo esaltò la bellezza e l'importanza storica della sua terra, elogiando il paesaggio, il clima e la fertilità della regione. Nonostante la sua morte avvenuta nel 1935, l’eredità di Gaspare Gargiulo rimane viva nella memoria collettiva, grazie anche al tributo resogli dalla scrittrice Maria Orsini Natale nel suo romanzo "Francesca e Nunziata", in cui Gargiulo è raffigurato come un personaggio che ha segnato profondamente la storia culturale di Torre Annunziata.

La Piccola Ribalta Oplontina: Una Storia di Passione e Impegno

La Piccola Ribalta Oplontina, fondata nel 1974, è una delle più antiche associazioni di promozione teatrale di Torre Annunziata. Nata all...