giovedì 5 settembre 2024

La foto di un'epoca: Bandiere Rosse contro le Armi.



C’è una zona a Torre Annunziata, oggi quasi dimenticata, che agli inizi del Novecento era un punto nevralgico per il mondo operaio e industriale della città.

Siamo in via Eolo, dove sorgeva la Real Fabbrica delle Armi, un edificio maestoso e simbolo di un’epoca, con il suo portone elegante e una guardia a presidio dell’ingresso. Poco più avanti sulla sinistra, quasi come una risposta silenziosa e tenace a questo mondo militare-industriale, si ergeva la Camera del Lavoro, con la sua umile facciata ma una scritta ben visibile, fiera, a indicare il cuore pulsante delle lotte operaie di Torre Annunziata.

Fondata nel 1900, la Camera del Lavoro si trovava proprio qui, nel cuore del distretto industriale e commerciale della città, a pochi passi dalla fabbrica e dai pastifici che davano lavoro a migliaia di persone. Era un luogo in cui si discutevano i diritti degli operai, la giusta paga, la riduzione delle ore di lavoro, e dove si organizzavano scioperi, che, pur rari, erano di una certa durezza e durata. Un esempio? Uno sciopero arrivò a protrarsi per ben 70 giorni.

All'interno di questa piccola ma potente organizzazione si muovevano figure chiave, come Cataldo Maldera, Luigi Alfani e Alfredo Sandulli, rappresentante dei socialisti.

Gli iscritti erano per lo più analfabeti o semi-analfabeti, ma questo non era dovuto a una mancanza di capacità intellettuale, bensì alla povertà e alle condizioni sociali difficili che contraddistinguevano le famiglie operaie dell’epoca. Chi sapeva leggere e scrivere era una rarità, ma la consapevolezza di essere parte di un movimento più grande era universale.

Nonostante le difficoltà, la Camera del Lavoro fu un baluardo per i lavoratori di Torre Annunziata e dei comuni vicini, come Castellammare di Stabia e Gragnano. Durante le celebrazioni del Primo Maggio, migliaia di persone, fino a 20.000, si radunavano sotto il suo tetto per poi sfilare per le strade, con il papavero rosso all’occhiello e in mano, simbolo della lotta operaia. Le bandiere rosse, sventolate dalle diverse categorie di lavoratori, riempivano la città, ricordando a tutti che la forza del lavoro era la spina dorsale della società.

Un dettaglio curioso: tra le tante bandiere rosse, ve n’era una che spiccava per il suo colore diverso, quella della categoria dei portuali, azzurra con un nastro tricolore, in netto contrasto con le altre. Nonostante la loro scarsa partecipazione alle manifestazioni, la loro presenza simbolizzava l’eterogeneità del movimento operaio.

Ma la Camera del Lavoro non era solo un luogo di proteste e rivendicazioni. Era un centro di aggregazione e formazione, un punto di riferimento per tutte le categorie di lavoratori della città, dai mugnai ai meccanici, dai pastai ai falegnami. I problemi del lavoro venivano discussi e affrontati con passione e determinazione, cercando di ottenere un salario dignitoso e una migliore qualità della vita.

Oggi, passeggiando per quelle strade ormai vuote e abbandonate a se stesse, sembra impossibile immaginare l’energia e la vitalità che pervadevano questa zona più di un secolo fa. La struttura che ospitava la Camera del Lavoro che un tempo erano il simbolo di una città in fermento, sono ormai solo ombre sbiadite di quel glorioso passato. 

Torre Annunziata, un tempo crocevia di operai e intellettuali, di fabbriche e proteste, oggi guarda a quel tempo con nostalgia e un senso di abbandono.

Resta però la memoria di quei giorni, quando il rosso delle bandiere sventolava fiero e migliaia di persone si univano in un’unica voce per chiedere diritti e dignità. Ed è proprio su quella memoria che dovremmo riflettere, per comprendere quanto sia cambiata la città e quanto sia importante non dimenticare le sue radici, affinché un giorno possa tornare a essere quel luogo di speranza e forza che fu all’inizio del secolo scorso.


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