domenica 19 luglio 2020

Il dottor Colavincenzo Tommaso e Gino Alfani...

Post tratto da mensilepeninsula.blogspot.com

Gli attestati di stima e di fiducia per Colavincenzo iniziano fin dai primi anni della sua carriera. "Il sindaco attesta che il dottor Colavincenzo Tommaso di Guglielmo, di Castel di Sangro, è stato medico chirurgo condotto di questo Comune, con le funzioni anche di Ufficiale Sanitario dal mese di luglio 1910 a tutto il mese di gennaio 1913 e durante tale tempo ha adempiuto scrupolosamente al proprio dovere con piena soddisfazione della cittadinanza e principalmente di coloro che abitano nelle numerose case di campagna. Attesta inoltre che durante il tempo del suddetto ufficio in questo Comune ha tenuto pubbliche conferenze di igiene domestica ed ha curato, in tutti i modi, nel pubblico, la diffusione delle norme di igiene". Attesta infine che nel 1911 mentre tutti i Comuni limitrofi venivano indistintamente colpiti dal colera, solo questo Comune ne fu immune, mercè le cure preventive profilattiche prese sotto la guida, il consiglio e la energia del dottor Tommaso Colavincenzo. Questo certificato veniva rilasciato dal primo cittadino di Comune di Ateleta (Sulmona) Emoilio Ramallo, per l'uso consentito dalla legge.
Basterebbe tale attestato per rendersi conto di che tipo di professionista fosse il Colavincenzo. Eppure, per il regime fascista, non contava la preparazione professionale, bensì l'adesione al partito, l'obbedienza al regime, insomma si doveva essere in possesso della tessera, altrimenti non si poteva lavorare.
Infatti il dottor Colavincenzo nel 1921 partecipa al concorso indetto dal Comune di Torre Annunziata. Il 19 settembre dello stesso anno riceve conferma dal sindaco che, con deliberazione consiliare del 28 luglio, veniva nominato condotto.
"La relativa deliberazione di nomina - precisa il primo cittadino del comune torrese - trovasi però tuttora in corso di approvazione da parte della Superiore Autorità competente". E puntuale prima che finisce l'anno, il 7 ottobre, con raccomandata con ricevuta di ritorno, arriva la conferma di nomina a medico condotto. Periodo: un biennio di prova come per legge; stipendio: 5000 lire annue lorde, oltre l'indennità caroviveri.
Colavincenzo, come sempre, svolge il suo mandato con scrupolsa capacità e dedizione, come medico condotto e ufficiale sanitario. E quando nel settembre del 1926 l'ufficiale sanitario rientra in servizio, il sindaco di Torre Annunziata sente il dovere di esprimere a Colavincenzo tutta la sua gratitudine. Giuseppe Cucurullo, però, rientrato in servizio, per motivi di salute dopo meno di un anno deve lasciare definitivamente la carica. Così viene richiamato in tutta fretta Tommaso Colavincenzo. Questa volta l'invito al medico viene direttamente dall'Alto Commissario della Provincia di Napoli, tramite il podestà di Torre Annunziata. La necessità per ricoprire il posto che si sarebbe reso vacante non metteva in luce che il Colavincenzo non aveva in tasca la tessera fascista. Anche perchè, nel frattempo, oltre ad espletare la funzione di medico condotto operava nell'ospedale cittadino come ostetrico ginecologo. E quando il doppio incarico divenne insostenibile, Colavincenzo si dimise da medico condotto per meglio espletare la sua funzione presso la struttura ospedaliera.
Siamo nel giugno del 1936, quando il Podestà prende atto delle dimissioni del medico: "Unitamente al mio rincrescimento per la sua determinazione - gli scrive - Le esprimo un voto di plauso per l'attività, la consapevolezza e la scrupolosità con cui ha sempre espletato le sue mansioni durante tre lustri". Ma come si dice: "Tanto amore, tanto odio". Una figura stimatissima da tutti. Un professionista impeccabile, scrupoloso, coscienzioso, altruista e sicuramente benefattore, di punto in bianco, dopo nove anni di attività, si vede recapitare una missiva che recitava in questa maniera: "In ottemperanza a superiori disposizioni quest'Amministrazione, con deliberazione del 6 agosto n° 424, ha dovuto procedere per la vostra dispensa dal servizio sanitario provvisorio in questo Ospedale non essendo Voi iscritto al Partito Nazionale Fascista". Mittente: Sovrintendente avv. cav. Francesco Gallo; destinatario dott. Tommaso Colavincenzo.
Forse al medico di Castel di Sangro gli vollero far pagare il caro prezzo dell'amicizia col deputato Gino Alfani. Questi, infatti, carissimo amico di Mussolini quando militava nelle file del Partito Socialista, divenne acerrimo contestatore del duce una volta che assunse, da dittatore, le redini del governo italiano.
Ad Alfani questa avversione costò cara: ad ogni occasione veniva arrestato e messo in carcere, mettendo la propria famiglia in seria difficoltà sotto tutti gli aspetti, compresi quelli della sopravvivenza. Ma ad ogni persecuzione di Alfani, arrivava in forma discreta, il dottor Colavincenzo, affinchè la famiglia del deputato non soffrisse la fame. Ma che famiglia di Colavincenzo fosse formata da persone di alta qualità morale, ce ne da conferma, qualora ce ne fosse bisogno, il nostro carissimo amico Vittorio Belnome, il quale nell'affannosa ricerca delle sue origini, un giorno riesce a sapere che a Torre Annunziata c'è un medico che si chiama Colavincenzo.
Quel cognome dice molto a Belnome, poichè è lo stesso di sua nonna Bianca Colavincenzo, che poi scoprirà che è la sorella del padre di Tommaso. Infatti, da bambina, poichè la famiglia di Bianca viveva a San Vincenzo, piccola frazione abruzzese, dove non c'era scuola, si trasferì a Castel di Sangro presso la famiglia degli zii, cioè di Tommaso Colavincenzo. Belnome che ha sete di sapere, non perde tempo e si presenta a Napoli dove Colavincenzo, dopo la pensione, si era trasferito.
Qui deve vincere la prima resistenza del portiere del palazzo, il quale con molta responsabilità non se la sentiva di portare in casa Colavincenzo quello sconosciuto. Vista la caparbietà di Belnome, alla fine il portiere lo accompagna su nell'appartamento del medico.
Tommaso Colavincenzo ormai è infermo nel letto, capisce ma non può parlare per una forma di ictus già patita. Belnome conversa con le due sorelle del medico, anch'esse avanti negli anni. Alla fine le due vecchiette si rendono conto che Belnome dice la verità e che è un loro parente. Le due donne, Rosa classe 1886 e Maria classe 1893, nubili, da quel momento matureranno una fiducia incondizionata (posta bene, diciamo noi) per il pronipote, tanto che quando il medico Colavincenzo, il 9 marzo del 1971, a 89 anni morì in via Girolamo Santa Croce 60 a Napoli, Vittorio Belnome fu il punto di riferimento.
Infatti, rimaste sole, le due vecchiette si affidarono al pronipote, trasferendosi a Piano di Sorrento dove sono state calorosamente assistite da tutta la famiglia Belnome.
Questa decisione, secondo la testimonianza del Belnome, riuscì a sottrarle anche da un tentativo di appropriazione dell'appartamento in cui le due donne e il fratello vivevano. Ad una tentata appropriazione sventata, però dobbiamo segnare una encomiabile iniziativa presa da un amico di Colavincenzo, un commercialista napoletano di nome Donato Iannece. Questi, saputo che le due vecchiette erano state trasferite a Piano di Sorrento, un giorno di sorpresa si presentò a casa dove ormai risiedevano le due donne.
Quando il dottor Iannece si assicurò e rese conto che le due anziane donne stavano bene e che erano altrettanto bene accudite, confessò a Belnome il motivo della sua visita: "Ero preoccupato della sorte delle due vecchiette". Fu questo gesto, fatto dal commercialista napoletano, a dare maggiore vigore e fiducia a Belnome di continuare a fare il suo dovere verse quelle due donne che gli avevano aperto, con straordinaria fiducia, il loro cuore.
Ma l'emozione che questa singolare storia riesce a suscitare non finisce qui. Ecco, allora, un'altra particolare situazione che solo il destino della vita poteva riservare ai protagonisti. Come abbiamo detto, una volta deceduto il medico Colavincenzo, Belnome si prende cure delle due vecchiette.
Le due donne vivevano della pensione di reversibilità del padre. Dopo tanti anni, però, quella pensione non essendosi preoccupati di farla aggiornare, aveva avuto un solo aumento. Allora Vittorio Belnome, esperto di queste cose, si reca a Roma al Ministero del Tesoro per far si che alle due vecchiette venisse riconosciuto ciò che le era dovuto. E mentre cercava la documentazione, avviene il commovente incontro: una funzionaria dell'ufficio a sentire il nome Tommaso Colavincenzo trasalì. Si fermò dal muovere le sue carte e chiese a Belnome se quel Tommaso Colavincenzo fosse il medico condotto che aveva prestato servizio a Torre Annunziata. All'affermativa risposta, la funzionaria si alzò dalla scrivania e in lacrime abbracciò Belnome.
"Lei sicuramente non sa - disse la signora - che il dottor Colavincenzo durante il regime fascista ci è stato di grande aiuto per tutta la famiglia. Nostro padre, l'onorevole Alfani, era un perseguitato dal regime essendo rimasto socialista". Lo stupore di Belnome fu grande ma lo rese contento per quel felice e inaspettato incontro. La signora Alfani, poi da Roma volle, con una lettera, esternare ulteriormente la sua gratitudine al defunto medico Tommaso Colavincenzo attraverso il suo parente Belnome.
Tornando alla carriera del medico, chi dopo tanti anni di dignotoso servizio volle che Colavicnenzo pagasse lo scotto di non essere iscritto al Partito Nazionale Fascista? Qualche collega invidioso. Qualche mezza tacca che si sentiva mortificato dalla signorilità ed umiltà del medico venuto da tanto lontano e che, in poco tempo, si era conquistata la fiducia e la stima di tutta la città torrese? Tommaso Colavincenzo, anche se era una persona umile e sempre disponibile, era una forte personalità politica riconosciuta sia al suo paese che successivamente a Torre Annunziata.
Nasce il 30 ottobre del 1882 a Castel di Sangro, la cittadina abruzzese che Anne Mac Donell così descrive: "...è una delle cittadine più pittoresche e colorate degli Abruzzi. Sorge vicino ai confini meridionali e nella parte bassa si allunga su un altopiano che imita pianure. Qui il mondo è allegro e apre il cuore...in basso, nelle verdi pianure orlate di pioppi accanto al fiume, dove pascolano le greggi, la c'è più mitezza che nella valle della soave Sulmona". Figlio di Guglielmo (direttore didattico) e di Preda dalinda, Colavincenzo si forma tra i monti abruzzesi e quelli di Campobasso. Ma non canterà mai in onore dei Borboni: "Andiam a spass', a spass'/ Viva ru re e ru popol bass'".
Questo era riservato al popolo dei montanari. Il 7 gennaio 1920 il Partito Socialista Italiano di Castel di Sangro, durante un'assemblea generale, delibera di candidare Colavincenzo per le elezioni provinciali. Era talmente alta la stima che godeva nel Partito Socialista, che il deputato Giacomo Matteotti, pochi giorni prima di essere ammazzato dai fascisti, si era recato a Castel di Sangro propri per incontrare quest'uomo che era riuscito a polarizzare su di se la simpatia dell'intera classe politica di sinistra del paese. Non lo incontrerà perchè Colavincenzo era fuori paese. Quindi non sappiamo neanche che cosa gli avrebbe voluto dire.
Il curriculum di Colavincenzo è ricco perchè la sua sete di sapere era grande. La professione richiedeva dignità, a fronte della quale ci voleva meticolosa preparazione. Nel 1908 si laurea in medicina e chirurgia all'Università di Napoli. Nello stesso anni si sposa con Benino Marianna, ostetrica. All'università di Roma si specializza in ostetricia e ginecologia. Nella stessa Università frequanta il Corso di perfezionamento in Pediatria e otorino-laringoiatria. E' anche medico condotto per alcuni anni a Castellato (Teramo); al Comune di Foligno e nella stessa Castel di Sangro. E in tutto questo non si sottrae al dovere di soldato partecipando alla prima guerra mondiale. Sul fronte di guerra l'amico D. Rossi, dedica all'ufficiale medico Colavincenzo una bella poesia di ben 18 quartine. Più significativi ancora i pochi versi pubblicati su "Il Semaforo" di Torre Annunziata del giugno 1950:
"Di sottil alta statura
con aspetto assai sereno,
ti par quasi il Nazzareno
per la sua dolce figura.
Va per via sempre in fretta;
con capelli brizzolati,
ha gran cura degli ammalati
e perciò non ti da retta.
Ha malatidentro e fuori;
belle donne partorienti,
con le sue mani sapienti
sempre attenua i dolori.
E' pur semplice e modesto
se tusei un proletario
e non paghi l'onorario,
non ti fa volto funesto".
A chi non aveva la possibilità di pagare l'onorario il medico Colavincenzo non gli faceva la faccia brutta. E' così: le lettere di ringrazimento che aveva dai suoi pazienti o dai familiari di questi, sono tante. "Caro e buon dottore - gli scriveva da Trecase il 14 gennaio 1928 il marito di una scomparsa - tutti i miei figli hanno voluto che io vi scrivessi per ringraziarvi. Questo era anche il mio pensiero ed è perciò che lo faccio con sommo piacere. Ma soprattutto il pensiero grato e riconoscente l'aveva per voi nella vita terrena, e lo avrà certamente raddoppiato nella vita eterna la nostra cara scomparsa". La lettera continua per chiudersi con parole di alta riconoscenza: "...sappiate però che tutta la famiglia è a vostra completa disposizione in qualunque cosa lo credete utile".
Da Bogotà Giovanni Lignarolo il 4 luglio 1955, invia per somma riconoscenza, al dottor Colvincenzo un pacco di buon caffè colombiano, sottolineando: "La ringrazio sempre delle sue disinteressate cure alle mie povere zie". Significativa la missiva dell'avvocato Vittorio Fiore dell'Unione Industriale di Torre Annnziata, datata 15 settembre 1925: "Egregio Dottore ed amico, devo innanzitutto chiedervi scusa pel ritardo con cui adempio al mio dovere, dovuto al proposito che avevo di volervi a voce ringraziare per le vostre intelligenti ed affettuose cure prestatemi. M'accorgo però che un ulteriore ritardo vi darebbe diritto a pensare di me quello che non è; ed è perciò che vi invio qui accluse lire 300. So bene, scrive ancora l'avvocato, che tale modesta retribuzione della vostra sapiente opera non è pari a quanto meritereste, specie per l'affetto ed assiduità con cui l'avete prestata: ve ne resto però profondamente grato e m'auguro vogliate contare sulla mia duratura devota amicizia".

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