venerdì 31 dicembre 2021

A CRISTOFORO E GIUSEPPE-

 



 

Torre Annunziata 1961

Un anno che non era stato particolarmente turbolento per Torre Annunziata quel 1961.

Le industrie cittadine iniziavano, e continuavano, ad assumere personale, in un momento che risulterà decisivo per l’innaturale espansione economica, sociale e strutturale della città.

I famosi “mostri di cemento” iniziarono a sostituire le eleganti e rinomate villette di proprietà dei facoltosi commendatori pastai e notai cittadini, la speculazione edilizio fece scempio di tutto e tutti, in nome del benessere sociale.

E quando non si abbattevano le villette le casupole venivano giù da sole, come quel 18 novembre quando in via Roma un mare di cemento crollò sui poveri corpi di una donna e un bambino, causandone la morte mentre altri due bimbi furono miracolosamente salvati.

Anche la criminalità mandava i primi segnali di allarme con sparatorie in piazza, agguati in strada affollate, regolamenti di conti tra contrabbandieri.

Proprio a fine novembre nella zona verso il Corso Vittorio Emanuele avvenne un duello tra i componenti di due famiglie avversarie a colpi di pistola dedite al contrabbando, causando un morto e alcuni feriti.

L’abitazione di Cristoforo Malacario era in Corso Vittorio Emanuele al numero 3.

Famiglia composta da brava gente, educata e rispettata.

Cristoforo Malacario aveva compiuto 19 anni.

Appena trascorsa la mezzanotte iniziarono a sparare botti e fuochi d’artificio, fuochi assassini che a Torre Annunziata non sono mai mancati, come dimostrano le decine di vittime che nel corso dei decenni si sono subite in questa città, distruggendo nell’animo e nel cuore famiglie intere.

Avvenne tutto in pochi secondi.

Appena si affacciò al balcone del secondo piano Cristoforo venne colpito da una pallottola sparata in aria da qualcuno che pensò di festeggiare l’arrivo del nuovo anno sparando proiettili con pistole, colpendolo alla testa.

Inutili i tentativi di salvarlo nonostante il trasporto in ospedale, non ci fu nulla da fare.

Purtroppo nessuno ha pagato per quel delitto, nonostante siano trascorsi sessanta anni.

Cristoforo non fu l’unico.

Quarantacinque anni dopo, stessa sorte per Giuseppe Veropalumbo, sempre in quella parte della città abbandonata a sé stessa.

Anche per Giuseppe Veropalumbo nessuno ha pagato per il suo delitto, nonostante le perizie scientifiche, le indagini perfezionate con tecniche d’avanguardia, nonostante quattordici anni di interrogazioni.

Niente, nessuno sa niente e ha visto niente.

Oggi come allora.

Omicidi irrisolti.

Credo sia giusto chiamarli così, omicidi, e non con altri aggettivi che sembrano voler minimizzare eventi che hanno distrutto famiglie che non meritavano questa crudeltà e che oggi come allora, dai Malacario ai Veropalumbo, a Carmela Sermino , attendono solo e soltanto giustizia.    

giovedì 30 dicembre 2021

IL DISASTRO ALLA STAZIONE CENTRALE DI TORRE ANNUNZIATA-

 

SCONTRO TRA DUE TRENI IL 30 DICEMBRE 1939 FU CAUSA  DI TRENTASEI MORTI



La stazione di Torre Annunziata Centrale ricoperta di neve, il 30 dicembre del 1939 divenne luogo del piu' grave incidente ferroviario della storia cittadina.

Quel mattino il treno straordinario per viaggiatori 4030 doveva dare la precedenza in stazione di Torre Annunziata centrale al direttissimo 88, proveniente dalla Calabria, quando per difficoltà di manovra degli scambi a causa del gelo (come sembrava che fosse…) fu stabilito di far proseguire il 4030 fino alla stazione successiva e di fermare il treno 88 nella stazione di Torre Annunziata centrale.

A tale scopo, al segnale di protezione della stazione lato Reggio Calabria era stato disposto “via impedita”.

Ma il treno 88 non rispettava il segnale e proseguiva la corsa investendo in coda il 4030 mentre questo si rimetteva in moto.

Il tremendo impatto fu inevitabile.

Tra mille difficoltà vennero organizzati i soccorsi, resi inoltre difficili dalle condizioni atmosferiche e per l’ammasso di corpi e ferraglia all’interno delle carrozze.

Furono aperte immediatamente delle inchieste.

Trentasei morti e almeno cento feriti il bilancio finale, tanti di loro militari, una carneficina.

Il Re Vittorio Emanuele III, informato della tragedia non fece mancare la sua presenza al cospetto delle vittime e dei feriti inviando sul posto la S.A.R. il principe di Piemonte, suo figlio, Umberto II e il Ministro delle comunicazioni Host -Venturi in rappresentanza del Governo.

I funerali delle trentuno vittime (altre cinque persone morirono in seguito) ebbero luogo a Torre Annunziata.

Le salme, dopo la benedizione impartita nella Chiesa di San Pasquale, furono collocate su otto autocarri del 10° Autocentro, che si diressero verso il Cimitero.

Il corteo fu aperto dalla Banda del presidio militare.

A seguire un Battaglione del 31° Fanteria con bandiera ed altri reparti delle Forze Armate e 320 corone di fiori tutte inviate da enti, autorità, famiglie ed amici delle vittime: in testa a tutte la corona inviata dal Principe di Piemonte.

Transitarono poi gli autocarri con le bare, che erano seguiti dalle famiglie e dalle personalità fra cui S.E. il primo aiutante di campo generale di S.A.R. Umberto di Piemonte in rappresentanza dell’augusto principe, il Ministro delle comunicazioni Host-Venturi per il Governo e tutte le altre autorità locali.

Il corteo imponentissimo era chiuso da una marea di popolo che seguiva le salme e che era schierato su due ali compatte lungo il percorso.

 

In seguito alle inchieste aperte dalle Autorità vennero indagati i due ferrovieri dello scalo torrese addetti allo scambio dei binari.

La sentenza arrivò nel 1941 e vennero condannati a cinque anni di carcere i due ferrovieri Fontana e Ricciardi.

Nel prosieguo degli anni si alimentò una leggenda attorno alla figura di una misteriosa giovane donna, denominata "Maria a' sposa", forse morta anch’essa nel tragico scontro ma questa è una storia che racconteremo un’altra volta.


martedì 28 dicembre 2021

Pasquale Di Francesco- Il ricordo

 





Pasquale Di Francesco è stato imprenditore e politico nella nostra città.

Nato nel 1972, suo padre era Guglielmo, titolare della “Pasticceria Di Francesco” uno dei più antichi e longevi esercizi commerciali di Torre Annunziata.

Giovane dal fisico imponente, ragazzo integro e garbato, grande lavoratore, Pasquale oltre che seguire l’impresa di famiglia non disdegnò l’impegno politico dando il suo contributo sociale in occasione delle elezioni del 1995 e, grazie a un buon seguito di elettori, ottenne il ruolo di consigliere comunale, risultato bissato nelle successive elezioni del 2000.

Nel 2005, con la nuova giunta guidata da Luigi Monaco venne nominato Assessore al Commercio, esperienza conclusa dopo solo due anni per la caduta della giunta Monaco.

Chiusa l’esperienza politica si dedicò completamente alla sua pasticceria che riprese nuova linfa dal restyling effettuato in quegli anni.

Uno degli ultimi omaggi che riuscì a regalare alla sua città fu la rielaborazione della famosa “Cassata Oplontina” che proprio in quegli anni visse nuova vita.

Passarono pochi anni è il male incurabile lo costrinse a una lunga battaglia che combatté con tutte le sue forze.

Si spense a soli 44 anni, il 29 dicembre 2016, lasciando la moglie e un figlioletto.

I funerali, tra volti di persone attonite e stravolte, si svolsero il venerdì 30 dicembre alle 11.30 nella chiesa dell'Immacolata Concezione, la stessa chiesa che è ubicata di fronte alla Pasticceria della famiglia Di Francesco.

giovedì 23 dicembre 2021

NICOLA D’ALESSIO: “Ò SCERIFFO”

 

Il ricordo del Mister del Savoia scomparso nel 2019.

Caricatura di Mister D'Alessio a cura di Arnaldo Amabile, tratto da "La Voce della Provincia", 1977

Nicola D'Alessio Monte nacque a Napoli il 15 aprile 1928.

I suoi inizi sono stati non semplici e neanche agevoli.

Orfano, trascorse la sua gioventù tra mille difficoltà che temprarono il carattere dandogli quella carica che, in seguito, seppe trasformare in energia positiva per i suoi calciatori, considerati prima uomini e poi atleti da allenare.

L’inizio del suo successo lo costruì con la Flegrea a cavallo degli Anni 50 e 60, quando la giovane compagine campana dominò nel settore giovanile.


Nicola D'Alessio con la Flegrea- da "ilcorrieredelpallone.it"


Lui era il Maestro, gestendo il gruppo sia da calciatore che da allenatore, insegnando calcio a ragazzi che sarebbero diventati dei campioni nel palcoscenico calcistico come Pino Wilson, Peppe Massa, Ciccio Cordova e altri.

Dopo quella entusiasmante esperienza, gli venne affidato il settore giovanile del Napoli, divenendo Responsabile Capo e, successivamente, anche Capo Scouting.

Nel 1970 venne promosso alla prima squadra azzurra sedendo in panchina come vice di Beppe Chiappella.

Scelse di allenare in prima persona, mettendoci la faccia, come ha sempre fatto nella sua lunga carriera.

Dopo le esperienze con il Sorrento e la Paganese, ecco il preludio per un altro miracolo calcistico.

Nel 1974 approntò, con il Presidente dentista Antonio Morra Greco, il Campania Ponticelli, capace di inanellare sei promozioni consecutive, partendo dalla II Categoria fino ad arrivare alla C1.

D’Alessio lasciò dopo la prima promozione essendo stato ingaggiato da Gioacchino Coppola alla guida del Savoia. Proprio in quegli anni si consumava il passaggio di consegne tra lo stesso Coppola e Franco Immobile e i risultati dei bianchi furono altalenanti.

Tra uscite e rientri spese tre anni alla ricerca delle giuste motivazioni per portare al successo i bianchi.

Non ci riuscì appieno anche se le prestazioni migliorarono.

Il campionato lo vinse l’anno successivo, nel 1979, con la Juve Stabia, mentre un altro campionato lo vinse nel 1981 con il Campania Ponticelli, quelli delle sei promozioni consecutive, a chiusura del cerchio magico di quella squadra.

Personaggio di alto valore morale e umano ha sempre lasciato ricordi positivi nelle piazze in cui ha prestato la sua opera, squadre importanti quasi tutte della Campania dove preferiva insegnare il calcio.

Uomo tutto d’un pezzo, nell’ambiente calcistico, per tutti, era “O’ Sceriffo”.

Nicola D’Alessio Monti morì a Napoli il 23 dicembre 2019.  



mercoledì 22 dicembre 2021

GAETANO FONTANA- L' elettricista rivoluzionario

 




Gaetano Fontana nacque a Torre Annunziata il 16 febbraio 1898 da Francesco e Anna Grillo.

Fin da giovanissimo aderisce alle idee socialiste e rivoluzionarie, partecipando a tutte le attività politiche e sindacali che si svolsero nella città torrese nel corso delle quali tenne comizi e conferenze nei luoghi pubblichi nel triennio 1919-1921.

Durante questo periodo prese parte attiva in occasione di anniversari, riunioni, assembramenti e dimostrazioni specialmente durante le agitazioni e i movimenti rivoluzionari.

Di professione elettricista, era considerato un assiduo lavoratore e venne eletto membro della Lega Elettricisti di Torre Annunziata.

La sua passione ideologica lo portò a far parte della giunta Social comunista con a capo Luigi Alfani negli Anni Venti, con il ruolo di assessore, fino allo scioglimento imposto dalle violenze fasciste che costrinsero l’amministrazione alle dimissioni presentate davanti al Prefetto di Napoli al fine di evitare spargimento di sangue.

Il nucleo storico del gruppo consiliare comunista, oltre al Fontana, era composto da Domenico Estrano, Ettore Fortuna, Rodolfo Serpe, Francesco Papa, Filippo Russo e altri compagni ispirati nelle idee e nelle azioni da Gino Alfani.

Nel novembre del 1920 fu eletto consigliere comunale e designato componente della commissione delle imposte dirette dell’Amministrazione comunale.

Sottoposto al controllo dell’Ovra, la polizia segreta del regime fascista italiano, istituita nel 1926 dalle Leggi Fasciste per volontà dello stesso Mussolini.

Sulla scheda personale di Gaetano Fontana redatta dalla Questura di Napoli si riporta la stessa falsa accusa rivolta anni prima ad altri consiglieri comunali di maggioranza relativa a presunte irregolarità nel riordino delle imposte dirette e abusi a danno dei contribuenti che avrebbero provocati gravi incidenti nell'ordine pubblico con la serrata dei commercianti nelle giornate del 27 e 28 giugno 1922.

Dopo le dimissioni della giunta Alfani continuò a fare propaganda comunista anche negli anni successivi fino al 1925.

Nell'aprile del 1927 rivolse un’istanza al Ministero dell'Interno perché “non fosse infastidito da chiamate e visite da parte della Pubblica Sicurezza dato che divise le sue ore tra il lavoro e la famiglia ritenendo superate tramontate quell'idea che professava in piena buona fede”.

Nel 1928 si congiunse in matrimonio con la giovane Anna Cirillo, il 19 settembre, sempre a Torre Annunziata.

Nel 1936 fu radiato dal novero dei sovversivi per aver dato prova di ravvedimento.

Gaetano Fontana morì a Torre Annunziata il 23 dicembre 1988.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                L’organo comunista “L’Unità” pubblicò un necrologio con queste parole:

“È deceduto il compagno GAETANO FONTANA tra i fondatori del PCI a Torre Annunziata.

Alla famiglia giungano le condoglianze della Federazione comunista napoletana, de l'Unità e dei comunisti di Torre Annunziata che in sua memoria sottoscrivono per l'Unità.

Napoli, 23 dicembre 1988”

SALVARORE VANACORE- La tradizione dei "Nardiello".

 


Salvatore Vanacore nacque l’8 aprile del 1944.

Suo padre era il mitico Diego Vanacore detto “Nardiello”, giornalaio ambulante, forse lo “strillone” più noto in città che già agli inizi degli Anni 30 iniziò a vendere giornali gridando per le strade e in luoghi pubblici annunciando ad alta voce le notizie, quasi sempre quelle di cronaca, per incuriosire gli eventuali acquirenti.

Negli Anni 60 l’attività di famiglia trovò pianta stabile di fronte alla Piazza Ernesto Cesaro, sotto forma di un piccolo casotto in cui poter esporre al coperto i giornali e le riviste.

Il quel periodo Salvatore intraprese questo lavoro con tanta passione per onorare il sacrificio paterno ma anche tra le mille difficoltà che questo difficile mestiere comportava.

Persona seria e per bene svolgeva il suo compito con grande professionalità.

Ogni mattina, dopo il caffè del risveglio e prima di portarsi in fabbrica per il turno di lavoro o prendere il treno, ognuno di noi cercava i racconti di carta e inchiostro, profumo della giornata che iniziava.

Salvatore era l’edicolante di riferimento, spesso diventava una specie di confidente, sicuramente una delle prime persone che incontravi nella lunga giornata e che ti accoglieva di primo mattino con una battuta o un sorriso.

Da sempre l’edicola la rappresentiamo come uno spazio nel tempo sospeso, una retroguardia dove indugiare prima di andare sulle frontiere del nuovo giorno.

Dopo mezzo secolo di duro lavoro, debellato da malattia, Salvatore Vanacore si spense il 23 dicembre del 2008 tra il dolore della famiglia.

Sua moglie Teresa volle continuare la tradizione giornalaia e puntualmente, tutte le mattine, apriva le serrande di quel gabbiotto in ferro che aveva subito trasformazioni durante gli anni ma aveva lasciato intatto dietro quella piccola vetrata, la cortesia e la gentilezza con cui seppe rapportarsi la famiglia Vanacore con la città.

Circa dieci anni dopo, nel marzo 2019, la chiusura definitiva della storica edicola, divenuta una delle ultime ancora in vita, sicuramente la più antica, sopraffatta dalla continua perdita di lettori da parte dei giornali, dalla crisi editoriale e dall’irrompere prepotente della rete nella nostra vita.

Grazie alla famiglia Vanacore per quello che hanno rappresentato per Torre Annunziata.

ENRICO DE GENNARO- Un Eroe tra le guerre-

 


Il ricordo del Colonnello torrese morto in Russia il 22 dicembre 1942.

 




ARBUZOVKA- Valle della Morte-

“Luogo di morte di Enrico De Gennaro”

 

Enrico Emilio Oreste De Gennaro nacque a Torre Annunziata il 28 gennaio 1895 da Francesco e Italia Libera Carpora, in via del Popolo.

Impegnato nella Prima guerra mondiale nella zona carsica era arruolato dal 1° gennaio 1915 come sottotenente Reggimento Fanteria, a soli vent’anni.

Il 15 novembre 1915, a Bosco Cappuccio, con abilità non comune dirigeva nella notte lavori di approccio verso una trincea nemica procurando numerose perdite ai nemici dopo aver fatto brillare due tubi esplosivi sotto i reticolati avversari.

Ferito nell’eroica azione veniva decorato alla Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Il 16 marzo del 1916 meritava la Croce di Guerra al Valore per aver salvato da morte certa un ufficiale gravemente ferito mentre era accerchiato dai nemici.

In quei giorni di marzo, impegnato sul San Martino, venne premiato con una seconda Medaglia di Bronzo in quanto, nonostante le ferite, controbatteva l’intenso lancio di bombe a mano da parte nemica preparando il contrattacco.

Sempre sul San Martino, il 29 giugno, si distinse in un’azione con impiego di gas asfissianti nella quale rimase anch’egli colpito, meritandosi una terza Medaglia di Bronzo.

Altra Croce di Guerra al Valor Militare gli venne conferita il 9 agosto 1916, mentre ricevette la quarta Medaglia di Bronzo nell’ottobre, sempre del 1916, per essersi spontaneamente offerto di guidare una pattuglia in territorio nemico.

Promosso Tenente l’11 marzo del 1917, venne catturato da numerosi nemici sul Faiti dopo una fiera resistenza, meritandosi la quinta Medaglia al Valore.

La liberazione dalla prigionia nemica avvenne il 9 novembre 1918, mentre a settembre del 1919 venne promosso Capitano e inviato in Albania dove rimase per circa un anno.

Rientrato nella sua Torre Annunziata impalmò la mano della giovane Matilde Bonifacio.

Dal matrimonio, ufficiato il 18 aprile 1920, la conseguente grande gioia con la nascita del figlioletto Francesco avvenuta il 13 gennaio 1921.

La carriera militare impose i suoi tempi e dopo pochi mesi ritornò nelle zone di guerra.

Nel 1923 venne inviato nel corpo di occupazione di Corfù a difesa degli interessi italiani nell’isola.

Nel 1934 iniziò la sua partecipazione alla campagna etiopica dove meritava la Medaglia d’Argento perché il 9 maggio del 1936, al comando di un Battaglione CC.NN., si impegnò brillantemente nell’azione di Gomar- Birgot, destreggiandosi valorosamente tra insidiosi nuclei avversari.

Alla testa del suo battaglione entrò per primo a Dire Daua, impadronendosi dell’obiettivo nonostante la presenza di oltre 1500 nemici armati, disarmando la popolazione e ristabilendo l’ordine.

Promosso a Tenente Colonnello il 25 settembre 1937, nel 1938 venne inserito al Comando del Dipartimento Marittimo dello Jonio e del Basso Adriatico.

 

La grande personalità era il punto di forza della sua organizzazione, sempre presente nei punti più esposti, sprezzante del pericolo, con la giusta valutazione delle situazioni, rapido e pronto nelle decisioni.

Nel 1942 venne insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia.

Ufficiale quotatissimo dai suoi superiori per la sua competenza, per la sua fede, per il suo valore, venne promosso Colonnello il 28 marzo 1942.

In quell’anno partì per il fronte russo per guidare le truppe italiane ivi impiegate.

Il Colonnello Enrico De Gennaro venne assegnato al comando dell’82° Reggimento Fucilieri.

In questi giorni ricorre il 79° anniversario del tragico ripiegamento delle truppe italiane dell’Armir nei territori dell’ex Unione Sovietica.

La battaglia di rottura, avvenuta dall’11 al 16 dicembre del 1942 nel settore tenuto da reparti tedeschi e C.N., dalle divisioni Ravenna e Cosseria, diede inizio alla seconda battaglia difensiva del Don, di cui furono tragiche protagoniste le divisioni di fanteria italiane.
La penetrazione delle truppe corazzate russe nelle linee italo-tedesche a partire dal 17 dicembre, chiusero le divisioni italiane in una immensa sacca, obbligandole ad un tardivo ripiegamento in data 19 dicembre.

Fra queste, i resti delle divisioni Ravenna e Cosseria, le divisioni Torino e Pasubio e reparti della Celere, sostenuti dalla 298^ divisione germanica e dai pochi carri armati del gruppo Hoffmann, riuscirono a rientrare entro le linee italo-tedesche solo il 17 gennaio 1943.

Furono assediate una prima volta ad Arbuzovka, dal 21al 23 dicembre, dove vennero decimate.

Alle ore 12 del 22 dicembre, in pieno assedio di mortai e cannoni, i comandanti dei reggimenti si riunirono su una piccola altura non lontana dal comando, per studiare la situazione e riordinare i reparti, ma una granata di mortaio da 120 mm colpì la zona.

Il comandante dell’82° reggimento Enrico De Gennaro morì alcuni minuti dopo per via di un profondo taglio alla testa.

La bandiera dell’82° reggimento fu sepolta col suo comandante, sotto la giacca.

La tomba di De Gennaro non è mai stata individuata.

I morti furono migliaia.

Da allora quella zona venne chiamata “La Valle della Morte”.

La motivazione con cui fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare all’82° Reggimento cita testualmente (decreto 31 dicembre 1947):

“…sopraggiunto il duro inverno russo e con esso una poderosa offensiva dell’avversario a largo raggio, l’82º Reggimento Fanteria, gareggiando per disciplina e tenacia con gli altri reparti della Divisione, ripiegava, secondo gli ordini ricevuti, su una seconda linea prestabilita e, giunto poi l’ordine di un ripiegamento generale, si distingueva per resistenza ed eroismo nel sostenere e respingere più volte il poderoso urto nemico. Accerchiato una prima volta ad Arbusow, riusciva a rompere l’anello dell’assedio dopo due giorni di accanita lotta e a raggiungere con epica, ininterrotta marcia durata oltre trentasei ore, a digiuno e fra i mortali tormenti di una temperatura polare, un altro più arretrato caposaldo contro cui, nuovamente accerchiato, teneva fronte al nemico per ben ventiquattro giorni. Rotto infine anche questo secondo assedio, con altra eroica marcia, perduti ormai complessivamente il 90% dei propri effettivi, riusciva a ricongiungersi coi resti della propria armata. La gloriosa, lacera Bandiera, nascosta sul petto dell’eroico comandante ferito a morte, veniva con lui sepolta sotto la desolata steppa nevosa senza cassa e senza nome come il seme che dovrà risorgere in fiore e in frutto al buon sole estivo”.

Agli inizi del dicembre 1942 ad Enrico De Gennaro gli era stata concessa una licenza per la morte della moglie Matilde Bonifacio ma rifiutò la licenza per non abbandonare il campo della lotta e i suoi uomini.   

Il 66º Reggimento fanteria aeromobile "Trieste", l'unico reparto di fanteria aeromobile dell'Esercito Italiano, ha sede a Forlì, nella Caserma che reca il nome del comandante valoroso nativo di Torre Annunziata, “Col. Enrico De Gennaro”.

 

domenica 28 novembre 2021

I CELESTINI A TORRE ANNUNZIATA- 29 NOVEMBRE 1498

 



La chiesa parrocchiale di Torre Annunziata, intitolata alla Santissima Annunziata, venne affidata ai monaci dell'ordine dei Celestini da Nicola d' Alagno, feudatario di Roccarainola e di Torre Annunziata, secondo le linee del rogito stilato, il 29 novembre 1498, dal notaio Geronimo de Tossis.

I padri Celestini vennero dal Convento di San Pietro a Maiella di Napoli .

Furono chiamati dal conte Nicola D' Alagno che aveva curato la costruzione della nuova Chiesa dell'Annunziata con l'annesso convento che doveva essere la dimora dei Padri.

Il potente feudatario aveva voluto che di fronte al suo castello sorgessero una chiesa più ampia che sostituisse la più antica chiesetta dell'Annunziata edificata nel 1319 ed un ampio monastero.

Un punto di partenza della nostra grande storia.

Il tutto per mano di un uomo dalle grandi vedute che rese possibile quella sua volontà di fede e progresso, grazie alla sua perseveranza e fiducia nella gente della nostra terra. 

Nicola d'Alagno e famiglia a Torre Annunziata diedero davvero tanto.


martedì 23 novembre 2021

SILVESTRO DI MARIA- L' Amico di tutti.

 



Ho visto poche persone amare Torre Annunziata e il Savoia come le amava lui, Silvestro Di Maria. 

Silvestro era una delle colonne di quel mitico gruppo di giornalisti torresi che hanno raccontato la nostra città, nel bene e nel male, e il nostro amatissimo Savoia. 

È rimasto nel cuore di chiunque abbia avuto il privilegio e la fortuna di conoscerlo perchè era una persona speciale. 

Lo ricordo spesso nel ritrovo abituale degli anni 80 presso l’officina del mitico Eduardo Ammendola, l’elettrauto, in via Maresca, covo di appassionati tifosi in cui si masticava pane e pallone. 

Gente competente, non per niente i maestri giornalisti sportivi della nostra città fecero di quel luogo il punto di ritrovo per sondare, ascoltare e proporre iniziative e suggerimenti della piazza. 

Sempre per il bene del Savoia. 

Silvestro ascoltava, raccoglieva, analizzava e raccontava tutto questo, e non solo.  

Aveva una visione totale sulla realtà sociale della nostra Torre, chiara, acclarata che pubblicava nelle numerose testate tanto in voga negli anni Ottanta e Novanta, come Antenna Vesuvio radio TV, Quindicinale Sport, Agenzia Rotopress, Agenzia Chilometri, Radio Punto Zero, La Voce della Provincia.   

Proprio nel 1990, tramite l’Associazione dedicata al Prof. Leonardo Sfera, faceva parte di coloro che fondarono il bellissimo foglio dedicato esclusivamente alla squadra di calcio torrese, “Alè Savoia”.  

Si spense nelle prime ore del mattino di quel 23 novembre 2011, a soli 54 anni, lasciando la moglie Pina e la figlia Anna. 

I funerali si svolsero il 24 novembre alle ore 16.00 nella chiesa di S. Giuseppe e S. Teresa in piazza Ernesto Cesàro a Torre Annunziata, tra una marea di persone piangenti e commosse. 

Il mio ricordo non può che concludersi con la lettura delle parole d’amore che la moglie Giuseppina Della Bruna volle affidare, con la relativa pubblicazione del 28 novembre 2011, a “Lo Strillone”. 

Erano appena trascorsi cinque giorni dalla sua dipartita. 

Un angelo è venuto dal cielo in un bellissimo giorno di giugno ed è vissuto, accanto a me, brevemente. Ogni giorno mi ha colmata d’amore e di rispetto, i suoi occhi erano solo per me. 

L’amore che nutriva per sua figlia non conosceva confini. Si preoccupava per lei chiedendole dove fosse quando usciva con gli amici: “Non fare tardi” le diceva e si aspettava che rientrasse a casa prima di addormentarsi. Il suo lavoro lo impegnava molto, amava seguire attentamente la salute degli altri, trascurando, a volte, la sua. Era amante del GIUSTO, Silvestro, uomo dai princìpi ineccepibili, sempre pronto a difendere le proprie convinzioni ma, allo stesso tempo disposto ad ascoltare gli altri. 

Onestà, chiarezza, serietà, tenacia, semplicità e soprattutto amore erano le sue virtù. 

Non negava il suo aiuto a nessuno. Chiunque abbia avuto l’occasione di conoscerlo, anche se per pochi istanti, diceva di lui che era una persona speciale proprio come un angelo che, improvvisamente, così come era apparso, è tornato in cielo, in silenzio. Amava tanto la sua città, aveva anche il sogno nel cassetto di ritornare a Torre Annunziata (lui che viveva ad Aversa). Il calcio, per lui, era la vita. Non perdeva una sola partita del suo Savoia e questo gli dava la carica per andare avanti fin quando non è arrivata la sofferenza, quella con la “S” maiuscola, quella che quando ti capita non fa sconti a nessuno. 

Mi diceva che quando il Signore lo avrebbe chiamato in cielo, avrebbe voluto ritornare nel suo ultimo viaggio, per sempre, a Torre, accanto ai suoi amati genitori, ed è quello che ho fatto e posso dire di aver preso la decisione più giusta della mia vita, perché è lì il suo posto, fra la gente che lo ha sempre amato ed apprezzato. 

Voglio dirvi grazie. Grazie a tutti voi per l’amore che avete dimostrato, per le vostre belle parole, per il vostro calore. In chiesa, il giorno del suo ultimo saluto ho sentito forte battere il cuore di Torre per il mio Silvestro. Sentirvi vicini mi ha dato pace nell’anima e la rassicurazione che gli starete sempre accanto. 

Grazie.” 

 

Don Luigi Bellomo, il cuore del tifo torrese.

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