lunedì 30 aprile 2018

1 Maggio 1938- Non è un giorno di festa al Santa Lucia.

Una tragedia incredibile ha stroncato una giovane famiglia.
Morire perché la propria "casa", costruita sulle fondamenta della sabbia marina, non ha retto all'acqua e alle infiltrazioni, è inaccettabile.
Inevitabile il crollo.
Come altre volte.
Come tante, troppe volte.
1938 come il 1974 (http://tuttotorre.blogspot.it/2013/09/crolla-lex-pastificio-vojello-quattro.html), come il 2017.
Quanti crolli e morti potremmo raccontare e ricordare in questo paese.
Anche per questo saremo contro la politica del condono edilizio, alla fine resteranno solo i morti sotto le macerie.

Antonio, 42 anni, pescatore, travolto dalle macerie delle pietre della sua casetta, non ha scampo.
Per fortuna, la moglie  e il figlioletto non erano con lui.
Il 1° maggio non doveva andare cosi per la famiglia De Simone.
Ancora una volta l'incuria, l'improvvisazione, la miseria, hanno trovato terreno fertile.
Questa volta il destino aveva scelto di colpire sulla spiaggia piu' bella di Torre Annunziata, il Santa Lucia.


sabato 28 aprile 2018

28 aprile 1968- Ad un solo minuto dalla gloria...


Quel 28 aprile 1968, la partita contro la Maddalonese rappresentava, in caso di vittoria, il giorno della festa, della matematica promozione in serie C.
D’altra parte i numeri erano chiari, un attacco incisivo, una difesa quasi imperforabile con la protezione di un’ottima mediana, una società guidata dall’ingegnere napoletano Giuseppe Decina, la conduzione tecnica affidata al duo Spartano-Lopez, e un pubblico inimitabile, come sempre, il dodicesimo uomo in campo.

Gli ospiti, con la loro deficitaria classifica, avevano bisogno di punti, erano invischiati in zona salvezza, non potevano fare regali ai nostri, quindi si sapeva che la partita poteva rappresentare un rischio per la vittoria finale.

L’inizio della partita fece di colpo sparire ansie e preoccupazioni nei tifosi per quello che poteva succedere in caso di risultato negativo; il Matera, dietro di noi in classifica, era col fiato sul nostro collo pronto ad approfittare di un eventuale passo falso.

Il Matera, per altro che era stato ospite un mese prima a Torre Annunziata ed era stato sconfitto per una rete a zero proprio a due minuti dal termine grazie ad Alessandro Nedi.

Torniamo alla partita con la Maddalonese, di quel maledetto 28 aprile 1968.

Poco prima della fine del primo tempo, un’autorete regalò il vantaggio ai bianchi, con la consueta esplosione di gioia da parte degli oltre tremila spettatori presenti allo stadio.

Il piu’ era fatto!

Bisognava mantenere il vantaggio e darsi poi alla pazza gioia per la vittoria finale!

Si giunse in queste condizioni fino al novantesimo, forse un minuto in meno.

All’improvviso, il suono del fischietto del signor Vittoria di Catania, giunse come una coltellata nella schiena di Torre Annunziata.

Non era il fischio finale della partita!

L’arbitro aveva assegnato un calcio di rigore per la Maddalonese!

L’uomo nero venne accerchiato dai giocatori, la decisione era apparsi a tutti sbagliata, non poteva fischiare un rigore del genere!

Non ci furono ragioni, il rigore venne concesso e anche realizzato dagli ospiti.
Se allora ci fosse stato il Var...

Uno a uno!

E quello fu il risultato finale!

Al triplice fischio si scatenò il putiferio.

Almeno un migliaio di spettatori entrarono nello stadio alla caccia all’arbitro e ai giocatori della squadra avversaria.
Gli addetti, protetti da impotenti misure preventive messe in atto dalla pubblica sicurezza e dal commissario Attanasio, riuscirono a far arrivare negli spogliatoi gli uomini sotto attacco.

Ma non bastava.

La folla inferocita divelte cancelli, spranghe e ostacoli, arrivando a pochi passi dal raggiungere gli inseguiti, quando alcuni colpi di pistola sparati in aria da un poliziotto riuscì a fermare la ferocia dell’onda umana, dando spazio e tempo alla forza pubblica di riorganizzarsi e riportare apparente calma.

Solo in serata, l’arbitro e i giocatori riuscirono ad andare via da Torre Annunziata.

Il bilancio del terribile pomeriggio fu devastante:

ferito il commissario Attanasio, oltre a tre sottufficiali dei carabinieri, diciotto agenti di pubblica sicurezza e undici civili.

Vennero fermati e arrestati undici tifosi.

Sul lato sportivo, quel pareggio risultò essere decisivo per la mancata vittoria del campionato.

Nelle due partite successive giocate in casa, in campo neutro per la squalifica subita, portarono al Savoia solo un punto.

Il Matera seppe approfittare del suicidio dei bianchi e vinse il campionato.

Un vero peccato!

Era il Savoia dei Boesso, Bertossi, Nazzi, Di Mauro, Genisio, Balzano, Terreri, Santin, Magagnotti, Carnevale, Bongiovanni, Nedi, Pietti, Esposito, Simonaggio, ecc..

All’inizio dell’anno Pietti prese il posto di Boesso tra i pali e riuscì nell’impresa di non subire reti per quasi mille minuti.

Solo un rigore (ancora!), contro la Sessana, quando si vinceva già per tre reti a zero, fermò il record del nostro portierone!  

Quel 28 aprile si distrusse un sogno a pochi secondi dalla fine.

La delusione fu talmente tanta che Decina decise di andare via.

In poco tempo si dovette ricostruire di nuovo tutto, ripartendo proprio dall’iniezione di entusiasmo e volontà.

Alla guida della società arrivò un uomo d’altri tempi: Giuseppe Prisco.     
1968

Dati e statistiche tratte da "Savoia, storia e leggenda", di Calvelli, Schettino e Giuseppe Lucibelli.


giovedì 26 aprile 2018

26 aprile 1954-Questa volta il fallimento non è nella nostra città...

CORRIERE DELLA SERA, 1954, 27 APRILE

Continuano anche a distanza di dieci anni le chiusure di mulini e pastifici marchiati o, almeno, gestiti da personaggi di Torre Annunziata.
Questa volta, a chiudere in maniera definitiva, è il mulino Balzano, operante dall'inizio del secolo a Bra, nel cuneese.
Uno dei piu' importanti della zona.
Grande attenzione e risalto giornalistico per la evidente importanza lavorativa che aveva questo mulino sull'intera area e il suo circondario.
Ad onore del nostro concittadino va dato atto che attuò tutte le misure affinché fossero resi ai creditori tutto il possibile recupero effettuato.
LA STAMPA, 1954, 27 APRILE

sabato 21 aprile 2018

22 aprile 1969- Schiaffi e pugni per i seguaci di Mao...

22 aprile 1969

Ancora una volta, uno sciopero cittadino blocca la città.
Niente di nuovo, direte, ormai ci si era abituati a questi cortei di operai, messi a dura prova dall'imminente crisi in cui sarebbe piombato, da li a poco, l'intero reparto siderurgico che tanto aveva investito nelle nostre aree piu' depresse dopo il miracolo economico tutto torrese dell'era dell'arte bianca.
Quindi, ancora corteo, ancora adunata in piazza Nicotera, e ancora solidarietà dal mondo politico di sinistra con gli interventi sul palco, opportunamente attrezzato, dell'on. Angelo Abbenante in rappresentanza del Partito Comunista Italiano e dell'on. Avolio del PSIUP.
La nota curiosa di questa volta è la presenza, o almeno, la tentata incursione di una trentina di giovani attivisti filo-marxisti proveniente da Napoli che  tentarono di inserirsi nel corteo, con tanto di cartelli e scritte inneggianti a Mao Tze Tung.
Mao, gran capo della Cina, aveva lanciato nel 1966 la Grande Rivoluzione culturale.
In pratica affidava il potere alle Guardie Rosse mentre la gerarchia veniva sostituita da gruppi  di giovani.
Proprio nell'aprile del 1969, Mao dichiarò chiusa quell'esperienza temendo la degenerazione del Partito.
I trenta giovani napoletani inneggiavano proprio in favore a questa nuova decisione di Mao.
Ma non furono accolti bene dagli operai torresi.
Come riporta l'articolo, non mancarono pugni e schiaffi per loro e per la loro solidarietà verso una parte dei cinesi.
Il lavoratore torrese, preoccupato per l'andamento occupazionale delle nostre industrie, aveva altro a cui pensare e non permise infiltrazione che potessero distogliere l'attenzione sull'obbiettivo  finale: il mantenimento del posto di lavoro.
Purtroppo, come la storia ci ha insegnato, non servì a molto neanche questo...





22 aprile 1965- Il business a luci rosse di "Pasqualino ò turres" in terra tedesca!

                                    22 aprile 1965

Il "Corriere della sera" inseriva nelle sua pagine dell'edizione dell'epoca, un reportage sui piu' importanti locali notturni  di Amburgo e della sua regione per raccontare dei fallimenti e dei successi di quelle persone che decisero di investire fiumi di denari nell'organizzazione di quei spettacoli audaci di spogliarello per attirare il pubblico maschile.
Vennero individuati numerosi locali fino a quando il giornalista, "costretto" a guardarsi lo spettacolo dello sterminato numero di ragazze che si esibivano in streeptease  sempre piu' intensi, trovò il locale in cui c'era la massima presenza di pubblico.
La sorpresa fu grande quando, incontrato il proprietario del night, scoprì che Pasqualino Roccella, il talent scout delle giovani donne proprietario del locale piu' in voga di Amburgo, era nativo di Torre Annunziata e, grazie a questa sua intuizione di investire in quel settore, era riuscito ad avere successo clamoroso e redditizio nella fredda terra teutonica.
Evidentemente il detto "Ogni mondo è paese" valeva anche per i tedeschi che  apprezzarono molto l'impostazione del programma lavorativo ed "espositivo" di Pasqualino e delle  sue baby-girl!
Racconta Pasqualino che, all'inizio per entrare in confidenza coi giovani amburghesi, si era tinto capelli e baffi di biondo!
Che fantasia Pasqualino "o turres"!!!


giovedì 19 aprile 2018

19 aprile 1976- La strage ferroviaria evitata per un soffio...

1976-
In una Torre Annunziata sommersa dai rifiuti, logorata dal  blocco degli operai alla Dalmine, impaurita da una clamorosa rapina ai danni dello studio notarile della signora Viparelli in cui venne ferita  a colpi di pistola la giovane impiegata Eliana Orlando, non poteva mancare l'attentato ferroviario a cui si fece in tempo, e con fortuna, a porre rimedio in tempo prima della strage.
Piccoli brigatisti crescevano anche da noi...
Era il 19 aprile di quarantadue anni fa.


lunedì 16 aprile 2018

Il naufrago torrese della Sanson nei guai per Massimo Troisi...





Un argomento diverso dai soliti nel ricordo di questo 16 aprile.

Era il 1996, e in televisione impazzava questa reclame della Sanson, produttrice di gelati.

La storia è questa: un naufrago si trova su una spiaggia con accanto una cassa di gelati.

 Mentre sta per mangiare il cornetto, arriva un abitante dell’isola e inizia uno scambio di battute sulla bontà del prodotto.

Il punto curioso è proprio la battuta, l’espressione, i movimenti che l’attore principale inscena, che ricordano molto verosimilmente Massimo Troisi, scomparso nel 1994.

L’attore in questione si chiama Michele Annunziata, nato a Torre Annunziata, ed è un personaggio abbastanza inserito nel circuito pubblicitario televisivo nazionale.

Lui nega ai media nelle interviste che la sua parte sia imitativa del grande Troisi anche se ci gioca un poco con la somiglianza.

Il problema è che la sorella di Troisi, presidente dell’associazione a difesa dell’immagine del grande attore napoletano, decide di denunziare l’agenzia Ata Tonic, produttrice dello spot.

Nel corso degli anni a seguire Michele Annunziata, il nostro cabarettista torrese, ha continuato a riscuotere un buon successo sia a livello pubblicitario che come partecipazione a spettacoli abbastanza importanti.

L’articolo di questa storia era stato pubblicato il 17 aprile del 1996.

Nel caso vorreste rivedere lo spot pubblicitario vi allego il link .

sabato 14 aprile 2018

La favola d'amore di Nino e Maria, dal carcere alla vita!


Un omicidio avvenuto il 22 dicembre 1955 è alla base di questa clamorosa storia, chiassosamente commentata all’epoca dall’opinione pubblica, che vide come protagonista una bella ragazza, Maria Toth, ventiduenne siciliana di origini ungherese trasferitasi con la famiglia a Porto Ceresio.


Maria Toth- La Stampa- 1957, 17 aprile


Quella sera di dicembre, la ragazza uccise con sette colpi di pistola il fidanzato, aspettandolo all’uscita del suo negozio di barbiere, perché questi si era rifiutato di dar seguito alla sua promessa di matrimonio.

Dalle accuse si evinse che ella era stata pesantemente incoraggiata dalla mamma affinché fosse compiuta la terribile azione per ripagare la famiglia del disonore occorso.

Infatti, solo due giorni prima, avevano comprato la pistola da un armaiolo a Varese, e fu la stessa mamma, secondo testimoni, a gridare verso la figlia di sparare tutti i colpi in canna verso il giovane sventurato ex fidanzato.

Inevitabile le condanne in sede processuale.

Ma non è questo che ha risvegliato la nostra curiosità, nonostante il tragico fatto ricordasse un altro simile che avevamo raccontato tempo fa e accaduta nel 1945, riguardante la nostra giovane torrese Lidia Cirillo, uccisore del suo fidanzato, un ufficiale inglese che si era rimangiato anch’egli la promessa di matrimonio.


Negli articoli di giornali che seguirono le fasi processuali dei dibattiti presso la Corte d’Assise d’Appello, tra il 14 e 15 aprile del 1957, giunse alla ribalta un’altra vicenda, quasi una favola.

Dietro le transenne riservate al pubblico in aula giudiziaria, venne notato un giovanotto che spesso ricambiava sguardi teneri e sorrisi timidi con la bella Maria.

Incuriositi, i giornalisti iniziarono a fargli delle domande a cui, candidamente, il ragazzo rispose.

Si chiamava Nino Izzo, ventitreenne imbianchino di Torre Annunziata, che raccontava di aver conosciuto Maria nel carcere di San Vittore dove lui stava trascorrendo una breve pena relativa ad un furto.

Un giorno, mentre stava imbiancando un soffitto in un corridoio del carcere nel reparto femminile, intravide dietro le sbarre il volto di Maria Toth.

Dai primi sguardi, da quei sorrisi in carcere, nacque l’amore tra i due ragazzi.

La corrispondenza postale fece il resto.

Furono centinaia le lettere che i due ragazzi si scambiarono ora che Nino, tornato a Torre Annunziata e ripreso il suo lavoro di imbianchino, aveva terminato di pagare la sua pena.

La sentenza finale del processo d’appello contro Maria e la mamma, riformulò le condanne iniziali, inasprendo la pena e portandola a 14 anni per Maria e quasi 10 anni di reclusione per la madre istigatrice.


Nonostante tutto, la decisione di sposarsi venne confermata da entrambi e nel mentre si attendevano i risultati relativi al processo d’appello, i legali dei due ragazzi vennero incaricati di preparare tutti i documenti necessari per il matrimonio.

Nella sua drammatica e difficilissima realtà, una bella storia d’amore fatta di coraggio, passione e voglia di riscattarsi.

Grazie a Nino e a Maria per averci fatto sognare con il loro bel racconto, una favola di altri tempi.

venerdì 13 aprile 2018

13 Aprile 1978, ma perchè devono morire cosi i giovani nella mia città?




CORRIERE DELLA SERA, 1978, 14 APRILE




Per parlare della morte di Nicola Avella bisogna ricordarsi del contesto in cui si viveva nel 1978, e in generale in quegli anni, dove spadroneggiava come principale fonte di guadagno per migliaia di persone il contrabbando delle sigarette, in tanti comuni vesuviani, con Torre Annunziata a farla da protagonista.

Immancabili gli interventi dei finanzieri, accompagnati spesso dai baschi verdi provenienti da Napoli, impegnati a contrastare con i mezzi a disposizione, sia di terra che di mare, ingaggiando una lotta senza quartiere con i clan locali.

Ai loro controlli si aggiungevano, piuttosto blandamente, quello dei carabinieri e della polizia di Stato, i quali avevano un atteggiamento piu’ morbido nel contrastare il fenomeno contrabbando, relegando le loro mansioni al controllo della piccola delinquenza.

Purtroppo bisogna constatare che a causa della rarità di controlli dei carabinieri e dei poliziotti, con posti di blocco e interventi volti a tutelare gli inermi cittadini torresi, capitava spesso che l’inesperienza dei giovani allievi, la paura, e una tensione a volte eccessiva, fosse causa di tragedie e drammi familiari che sarebbero rimasti come marchi indelebili nel tessuto sociale cittadino.

Nicola Avella è, era, uno dei tanti ragazzi, veramente tanti, che perse la vita proprio a causa di un posto di blocco non rispettato, di una paura folle nel fermarsi al controllo, del terrore di trovarsi un’arma puntata addosso dalle forze dell’ordine.

Ecco, questo in poche parole, il tragico destino di Nicola, colpito in una strada periferica torrese, mentre a bordo di una “124” assieme a tre amici, decisero di scappare e non fermarsi al posto di blocco.

Il militare di servizio assieme al sottufficiale, dopo un attimo di esitazione esplose una raffica di mitra mirando alle gomme dell’auto, secondo la versione data dagli stessi carabinieri nel loro interrogatorio.

Un colpo alla testa ferì mortalmente Nicola, che per le condizioni critiche in cui versava venne trasportato immediatamente al Cardarelli di Napoli.

La sua agonia durò l’arco di una notte.

Non riuscì a riprendersi nonostante i medici lo avessero sottoposto a un delicato intervento chirurgico nel tentativo di salvargli la vita.

Morì il giorno dopo.

Un altro giovane ragazzo vittima dell’imbarbarimento e del degrado che ormai aveva assunto il contrabbando nella nostra terra, trasformatosi da “lavoro semi autorizzato” dallo Stato a crimine da estirpare senza pietà per nessuno nel corso di pochi anni.

Morire così, capitava spesso a Torre Annunziata.

Quella sera purtroppo capitò a Nicola Avella, 14 anni.

Ma poteva capitare a chiunque, veramente….


NICOLA AVELLA - CORRIERE DELLA SERA, 1978, 14 APRILE

mercoledì 4 aprile 2018

4 Aprile 1916, inizia il ministero di Paolo Morrone.







"Con decreti reali in data di ieri furono accettate le dimissioni da Ministro della Guerra del tenente generale Vittorio Zupelli e fu nominato Ministro della Guerra il tenente generale Paolo Morrone"
Comincia cosi l'avventura ministeriale del nostro concittadino Paolo Morrore nel difficile compito assegnatogli dal Re. 
Raccontiamo qualche dettaglio della grande storia militare e politica di Paolo Morrone.
Nacque a Torre Annunziata il 3 Luglio 1854, i genitori erano Luigi e Maria Cirillo.
Dopo anni di scuole e accademie, divenne ufficiale superiore. Ottenuto questo importante traguardo, prese in sposa Anna Sironi, nipote di un importante generale d'armata, la quale morì nel 1912.
Ebbero tre figli Giuseppe, Achille e Antonio.
I primi due parteciparono alla Grande Guerra come ufficiali.
Le conoscenze e la partecipazione con personalità politiche e militari lo proiettarono nell'orbita del comando tale da ricevere la nomina di addetto del corpo dello stato maggiore ed ebbe la possibilità di collaborare direttamente con il capo di stato maggiore.
Era il 1913.
Il 4 aprile del 1916 venne nominato ministro della Guerra nel secondo gabinetto Salandra, su indicazione di Cadorna, appunto in sostituzione di Zupelli.

Ricevette dopo pochi mesi anche la carica di senatore.
Nel 1921 si iscrisse al Partito nazionale fascista, partecipando a diverse commissioni sia militari che di finanza.
Morì a Roma il 4 Gennaio 1937  






martedì 3 aprile 2018

4 APRILE 1906- Inizia l'eruzione del Vesuvio...









E’ la mattina del 4 aprile 1906, ore 5.30 circa, da una bocca a quota 1.200 m sul versante meridionale del Vesuvio inizia a fuoriuscire una piccola colata di lava. Giuseppe Mercalli è sulla cima del vulcano e osserva preoccupato fratture radiali interessate da fumarole che si sono generate poco sopra la bocca. L’attività stromboliana del Vesuvio era sensibilmente aumentata a partire da metà marzo e le scosse di terremoto erano sempre più frequenti ed intense. Lo scienziato sospetta che tutti questi segni siano premonitori di un’eruzione esplosiva ormai imminente. E il suo sospetto si rivela fondato.   E’ questo l’inizio della maggiore eruzione del Vesuvio nel 20° secolo.  Nei due giorni seguenti si attivarono altre bocche laterali a quota 800 m, sullo stesso versante meridionale,  a quota 600 m, poco più ad est, a quota 800 m sul versante sud-est ed infine nell'Atrio del Cavallo. Contemporaneamente l'attività esplosiva al cratere sommitale si fece sempre più intensa per raggiungere il suo apice nella notte tra il 7 e 8 aprile. Due forti scosse, avvertite in quella notte con spavento in tutti i paesi vesuviani, segnarono il collasso della parte sommitale del Gran Cono mentre la lava scorreva veloce a sud-est devastando l'abitato di Boscotrecase. La nube eruttiva, ormai imponente, iniziava a depositare cenere e lapilli nei paesi vesuviani ad est del vulcano tra cui Ottaviano e S.Giuseppe Vesuviano.  Il giorno 8 l'attività esplosiva continuò violenta: la caduta di cenere, oltre ad interessare sensibilmente Napoli, raggiunse anche la Puglia (~1 cm). Dal pomeriggio del 9 aprile si arrestarono le colate principali e l'attività sismica scomparse quasi del tutto mentre la nube eruttiva continuava a depositare cenere nell'area vesuviana. Nella notte del 10 si ebbe l'ultima colata significativa dalle bocche di Bosco Cognoli che si arrestò poco prima di Boscotrecase. Nei giorni successivi l'attività andò diminuendo sempre più (ad eccezione di sporadici episodi esplosivi più intensi nei giorni 13 e 15) fino a cessare del tutto il 21 aprile, data in cui ebbe termine l'eruzione.

-Estratto dal sito web dell’Osservatorio Vesuviano (www.ov.ingv.it) -

Il link è del sito vesuvioweb
https://www.youtube.com/watch?v=cXPbx1RBFak

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...