Un omicidio avvenuto il 22 dicembre 1955 è alla base di
questa clamorosa storia, chiassosamente commentata all’epoca dall’opinione pubblica,
che vide come protagonista una bella ragazza, Maria Toth, ventiduenne siciliana di origini ungherese trasferitasi con la famiglia a Porto Ceresio.
Maria Toth- La Stampa- 1957, 17 aprile |
Quella sera di dicembre, la ragazza uccise con sette colpi
di pistola il fidanzato, aspettandolo all’uscita del suo negozio di barbiere, perché
questi si era rifiutato di dar seguito alla sua promessa di matrimonio.
Dalle accuse si evinse che ella era stata pesantemente
incoraggiata dalla mamma affinché fosse compiuta la terribile azione per
ripagare la famiglia del disonore occorso.
Infatti, solo due giorni prima, avevano comprato la pistola
da un armaiolo a Varese, e fu la stessa mamma, secondo testimoni, a gridare
verso la figlia di sparare tutti i colpi in canna verso il giovane sventurato
ex fidanzato.
Inevitabile le condanne in sede processuale.
Ma non è questo che ha risvegliato la nostra curiosità, nonostante il tragico fatto ricordasse un altro simile che avevamo raccontato tempo fa e accaduta nel 1945,
riguardante la nostra giovane torrese Lidia Cirillo, uccisore del suo
fidanzato, un ufficiale inglese che si era rimangiato anch’egli la promessa di
matrimonio.
Negli articoli di giornali che seguirono le fasi processuali
dei dibattiti presso la Corte d’Assise d’Appello, tra il 14 e 15 aprile del
1957, giunse alla ribalta un’altra vicenda, quasi una favola.
Dietro le transenne riservate al pubblico in aula
giudiziaria, venne notato un giovanotto che spesso ricambiava sguardi teneri e
sorrisi timidi con la bella Maria.
Incuriositi, i giornalisti iniziarono a fargli delle domande
a cui, candidamente, il ragazzo rispose.
Si chiamava Nino Izzo, ventitreenne imbianchino di Torre
Annunziata, che raccontava di aver conosciuto Maria nel carcere di San Vittore dove lui stava trascorrendo una breve pena relativa ad un furto.
Un giorno, mentre stava imbiancando un soffitto in un
corridoio del carcere nel reparto femminile, intravide dietro le sbarre il
volto di Maria Toth.
Dai primi sguardi, da quei sorrisi in carcere, nacque l’amore
tra i due ragazzi.
La corrispondenza postale fece il resto.
Furono centinaia le lettere che i due ragazzi si scambiarono
ora che Nino, tornato a Torre Annunziata e ripreso il suo lavoro di imbianchino,
aveva terminato di pagare la sua pena.
La sentenza finale del processo d’appello contro Maria e la
mamma, riformulò le condanne iniziali, inasprendo la pena e portandola a 14
anni per Maria e quasi 10 anni di reclusione per la madre istigatrice.
Nonostante tutto, la decisione di sposarsi venne confermata
da entrambi e nel mentre si attendevano i risultati relativi al processo d’appello,
i legali dei due ragazzi vennero incaricati di preparare tutti i documenti
necessari per il matrimonio.
Nella sua drammatica e difficilissima realtà, una bella
storia d’amore fatta di coraggio, passione e voglia di riscattarsi.
Grazie a Nino e a Maria per averci fatto sognare con il loro
bel racconto, una favola di altri tempi.
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