sabato 28 aprile 2018

28 aprile 1968- Ad un solo minuto dalla gloria...


Quel 28 aprile 1968, la partita contro la Maddalonese rappresentava, in caso di vittoria, il giorno della festa, della matematica promozione in serie C.
D’altra parte i numeri erano chiari, un attacco incisivo, una difesa quasi imperforabile con la protezione di un’ottima mediana, una società guidata dall’ingegnere napoletano Giuseppe Decina, la conduzione tecnica affidata al duo Spartano-Lopez, e un pubblico inimitabile, come sempre, il dodicesimo uomo in campo.

Gli ospiti, con la loro deficitaria classifica, avevano bisogno di punti, erano invischiati in zona salvezza, non potevano fare regali ai nostri, quindi si sapeva che la partita poteva rappresentare un rischio per la vittoria finale.

L’inizio della partita fece di colpo sparire ansie e preoccupazioni nei tifosi per quello che poteva succedere in caso di risultato negativo; il Matera, dietro di noi in classifica, era col fiato sul nostro collo pronto ad approfittare di un eventuale passo falso.

Il Matera, per altro che era stato ospite un mese prima a Torre Annunziata ed era stato sconfitto per una rete a zero proprio a due minuti dal termine grazie ad Alessandro Nedi.

Torniamo alla partita con la Maddalonese, di quel maledetto 28 aprile 1968.

Poco prima della fine del primo tempo, un’autorete regalò il vantaggio ai bianchi, con la consueta esplosione di gioia da parte degli oltre tremila spettatori presenti allo stadio.

Il piu’ era fatto!

Bisognava mantenere il vantaggio e darsi poi alla pazza gioia per la vittoria finale!

Si giunse in queste condizioni fino al novantesimo, forse un minuto in meno.

All’improvviso, il suono del fischietto del signor Vittoria di Catania, giunse come una coltellata nella schiena di Torre Annunziata.

Non era il fischio finale della partita!

L’arbitro aveva assegnato un calcio di rigore per la Maddalonese!

L’uomo nero venne accerchiato dai giocatori, la decisione era apparsi a tutti sbagliata, non poteva fischiare un rigore del genere!

Non ci furono ragioni, il rigore venne concesso e anche realizzato dagli ospiti.
Se allora ci fosse stato il Var...

Uno a uno!

E quello fu il risultato finale!

Al triplice fischio si scatenò il putiferio.

Almeno un migliaio di spettatori entrarono nello stadio alla caccia all’arbitro e ai giocatori della squadra avversaria.
Gli addetti, protetti da impotenti misure preventive messe in atto dalla pubblica sicurezza e dal commissario Attanasio, riuscirono a far arrivare negli spogliatoi gli uomini sotto attacco.

Ma non bastava.

La folla inferocita divelte cancelli, spranghe e ostacoli, arrivando a pochi passi dal raggiungere gli inseguiti, quando alcuni colpi di pistola sparati in aria da un poliziotto riuscì a fermare la ferocia dell’onda umana, dando spazio e tempo alla forza pubblica di riorganizzarsi e riportare apparente calma.

Solo in serata, l’arbitro e i giocatori riuscirono ad andare via da Torre Annunziata.

Il bilancio del terribile pomeriggio fu devastante:

ferito il commissario Attanasio, oltre a tre sottufficiali dei carabinieri, diciotto agenti di pubblica sicurezza e undici civili.

Vennero fermati e arrestati undici tifosi.

Sul lato sportivo, quel pareggio risultò essere decisivo per la mancata vittoria del campionato.

Nelle due partite successive giocate in casa, in campo neutro per la squalifica subita, portarono al Savoia solo un punto.

Il Matera seppe approfittare del suicidio dei bianchi e vinse il campionato.

Un vero peccato!

Era il Savoia dei Boesso, Bertossi, Nazzi, Di Mauro, Genisio, Balzano, Terreri, Santin, Magagnotti, Carnevale, Bongiovanni, Nedi, Pietti, Esposito, Simonaggio, ecc..

All’inizio dell’anno Pietti prese il posto di Boesso tra i pali e riuscì nell’impresa di non subire reti per quasi mille minuti.

Solo un rigore (ancora!), contro la Sessana, quando si vinceva già per tre reti a zero, fermò il record del nostro portierone!  

Quel 28 aprile si distrusse un sogno a pochi secondi dalla fine.

La delusione fu talmente tanta che Decina decise di andare via.

In poco tempo si dovette ricostruire di nuovo tutto, ripartendo proprio dall’iniezione di entusiasmo e volontà.

Alla guida della società arrivò un uomo d’altri tempi: Giuseppe Prisco.     
1968

Dati e statistiche tratte da "Savoia, storia e leggenda", di Calvelli, Schettino e Giuseppe Lucibelli.


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