CORRIERE DELLA SERA, 1978, 14 APRILE |
Per parlare
della morte di Nicola Avella bisogna ricordarsi del contesto in cui si viveva
nel 1978, e in generale in quegli anni, dove spadroneggiava come principale
fonte di guadagno per migliaia di persone il contrabbando delle sigarette, in
tanti comuni vesuviani, con Torre Annunziata a farla da protagonista.
Immancabili
gli interventi dei finanzieri, accompagnati spesso dai baschi verdi provenienti
da Napoli, impegnati a contrastare con i mezzi a disposizione, sia di terra che
di mare, ingaggiando una lotta senza quartiere con i clan locali.
Ai loro
controlli si aggiungevano, piuttosto blandamente, quello dei carabinieri e
della polizia di Stato, i quali avevano un atteggiamento piu’ morbido nel
contrastare il fenomeno contrabbando, relegando le loro mansioni al controllo
della piccola delinquenza.
Purtroppo
bisogna constatare che a causa della rarità di controlli dei carabinieri e dei
poliziotti, con posti di blocco e interventi volti a tutelare gli inermi
cittadini torresi, capitava spesso che l’inesperienza dei giovani allievi, la
paura, e una tensione a volte eccessiva, fosse causa di tragedie e drammi
familiari che sarebbero rimasti come marchi indelebili nel tessuto sociale
cittadino.
Nicola
Avella è, era, uno dei tanti ragazzi, veramente tanti, che perse la vita
proprio a causa di un posto di blocco non rispettato, di una paura folle nel
fermarsi al controllo, del terrore di trovarsi un’arma puntata addosso dalle
forze dell’ordine.
Ecco,
questo in poche parole, il tragico destino di Nicola, colpito in una strada
periferica torrese, mentre a bordo di una “124” assieme a tre amici, decisero
di scappare e non fermarsi al posto di blocco.
Il militare
di servizio assieme al sottufficiale, dopo un attimo di esitazione esplose una
raffica di mitra mirando alle gomme dell’auto, secondo la versione data dagli
stessi carabinieri nel loro interrogatorio.
Un colpo
alla testa ferì mortalmente Nicola, che per le condizioni critiche in cui
versava venne trasportato immediatamente al Cardarelli di Napoli.
La sua
agonia durò l’arco di una notte.
Non riuscì
a riprendersi nonostante i medici lo avessero sottoposto a un delicato
intervento chirurgico nel tentativo di salvargli la vita.
Morì il
giorno dopo.
Un altro
giovane ragazzo vittima dell’imbarbarimento e del degrado che ormai aveva
assunto il contrabbando nella nostra terra, trasformatosi da “lavoro semi
autorizzato” dallo Stato a crimine da estirpare senza pietà per nessuno nel
corso di pochi anni.
Morire
così, capitava spesso a Torre Annunziata.
Quella sera
purtroppo capitò a Nicola Avella, 14 anni.
Ma poteva
capitare a chiunque, veramente….
NICOLA AVELLA - CORRIERE DELLA SERA, 1978, 14 APRILE |
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