domenica 18 febbraio 2018

ELEZIONI? ECCO CHI SARA' IL PROBLEMA...



A due settimane dal voto per le elezioni politiche del 4 marzo, cresce l’attesa per conoscere chi guiderà il paese per i prossimi cinque anni.

Sarà ancora il centrosinistra con il Pd di Renzi a farla da padrone assieme a piccoli alleati che potrebbero portare l’asticella a superare la soglia del quaranta per cento?

O saranno quelli del M5S, dopo che hanno seminato da anni la loro campagna politica in nome dei valori dell’onesta, della semplificazione, dell’abbattimento dei costi, in primis della politica?

Oppure ci sarà il ritorno del centrodestra dell’immortale Berlusconi, con al suo fianco due personaggi mica da poco, Salvini e Meloni?

Questo è l’interrogativo principale che ci accompagnerà fino al 5 marzo, quando saranno aperte le urne e contati i voti.

In base ai sondaggi, alla sensazione, assolutamente personale, ho provato a giocarci intorno a questa “partita” e mi sono fatto una mia idea.

Partendo dal centrosinistra, appare chiaro che questa tornata elettorale sia partita con il piede sbagliato. La sensazione è che la rottura tra il Pd e i fuoriusciti che hanno fondato il nuovo partito a sinistra, abbia colpito, soprattutto moralmente, i simpatizzanti di questa area. Sarà dura, sia per il Pd rimanere a galla con il 25 per cento sia per LeU riuscire a superare il 5 per cento. Anche se credo che alla fine il Pd possa recuperare voti, e mi aspetto ancora un colpo ad effetto di Renzi che però dovrà fare a meno di confronti in televisione contro avversari che, sapendo di perdere, non accettano di presentarsi.

Successo importante del M5S, il balzo in avanti sarà notevole, l’azione portata avanti dai militanti grillini sarà premiata dagli elettori che, finalmente, torneranno a votare e credere in un nuovo sistema di politica.

Basteranno i voti ottenuti per governare senza alleanze con altri partiti?

Non credo. Negli ultimi tempi sono accadute cose abbastanza strane all’interno del movimento e non mi riferisco solo alle notizie, confermate, dei falsi rimborsi promessi e mai effettuati.

L’uscita di scena di Beppe Grillo è stata abbastanza strana, misteriosa, intempestiva.

Perché è uscito di scena proprio a ridosso dell’elezione?

Sono tanti gli amici che se lo sono chiesto, la domanda è rimasta senza una risposta veritiera.

Sono certo che sotto la spinta del comico genovese il M5S sarebbe giunto a un passo dalla clamorosa vittoria che gli avrebbe consegnato il Paese nelle mani.

Capitolo centrodestra. Diciamo la verità, forse neanche Berlusconi si aspettava di vedersi servito la vittoria alle elezioni su un piatto non d’argento, ma di oro.

La rottura a sinistra con la divisione, l’addio di Grillo che peserà per il M5S, le ultime notizie di cronaca che hanno coinvolto immigrati, cavalcate con puntuale scorrettezza dai suoi canali televisivi e mezzi di informazione, l’alleanza con i fascisti proprio in questi mesi che in cui non si parla d’altro che della loro “rinascita”.

Tutti elementi che fanno pensare che sia vicinissimo il ritorno del Cavaliere e i suoi alleati come vincitori di questa tornata elettorale.

Ma c’è un elemento in più che, se da un lato rappresenta un vantaggio adesso, nell’immediato futuro, potrebbe essere la prima grossa spina per il Cavaliere, regista e compositore nella formazione del nuovo governo, in attesa della consacrazione finale prima del passo d’addio, la nomina a Capo dello Stato.

Inevitabilmente, dovrà fare i conti con il suo alleato meno “alleato”, ossia Salvini.

Salvini, figlio di quella politica rappresentata nei decenni scorsi dalla Lega Nord, è stato molto intelligente e furbo a modificare il nome del partito, eliminando la parola Nord, chiamandolo solo Lega.  

Ricordo, proprio l’indomani di questa operazione di pulizia, due colleghi napoletani, mi avevano confidato che avrebbero votato per Salvini e la Lega, perché i tempi erano cambiati e oramai eravamo loro fratelli.

Altri erano i nemici da cacciare.

Gli extracomunitari, gli immigrati.

Inevitabilmente la campagna elettorale di Salvini aveva sposato proprio questa causa.

La questione è molto sentita, almeno qui al Nord.

Anche tra lavoratori stranieri, loro piu' di noi.

Sono arrabbiati, anche loro, perché in Italia non c’è la certezza della pena.

Sono arrabbiati perché la presenza e il continuo sbarco di nuovi immigrati, mette a rischio il loro lavoro.

Gli stranieri come gli italiani.

E allora Salvini, cacciandoli indietro, è l’ancora di salvezza di tutti.

Ricordiamo che Salvini proviene da quella scuola di pensiero, Lega Nord, che tanti mente eccelse ha procreato nell’universo politico a partire da Bossi e figli, passando per Borghezio, ricordando Calderoli, a Belsito, a Balocchi, e fermiamoci a Patelli per non andare oltre…

Salvini non è bravo politicamente, è furbo.

Anche se la metafora sembra assurda, cavalca il Cavaliere, vittima di una malattia che non può fermare, l’età.

Salvini avrà carta bianca da Berlusconi, alle prese con il dirimere gli attriti, le gelosie e le liti tra i suoi fedelissimi.

Dell’indecisioni di Berlusconi , costretto a rapportarsi con l’Europa, potrebbe approfittarne Salvini che nei prossimi cinque anni potrebbe portare la sua cerchia ad occupare i posti chiave.

Questo sarà il grosso problema.

Quali ruoli occuperanno gli uomini della Lega (Nord)?  

E poi, si saranno finalmente liberati della loro cultura antieuropeista, del loro antimeridionalismo, del loro razzismo verso le persone di colore?

Ricordo un episodio che mi rimase impresso anni addietro leggendo la cronaca del giornale italiano per antonomasia, “Corriere della sera”.

Era il 1991.

In un paesino del bergamasco, viveva una famiglia di torresi che si erano li trasferiti per lavoro, la famiglia Monaco.

Il 6 agosto giunse la morte per Giuseppe Monaco, 77 anni.

Nel giorno del funerale, i manifesti funebri furono strappati dai muri e buttati a terra.

Tanti rimasero allibiti, fu una cattiveria gratuita.

Ma era il clima che si stava vivendo in Padania.

Lo ricordo perché era il mio primo anno che lavoravo al Nord.

Fortunatamente, il mio gruppo di colleghi era composto da personaggi piacentini legati a Fabrizio Bertola di cui posso solo dire che si sono sempre comportati da signori.

La famiglia Monaco non ebbe la mia stessa fortuna.

La Lega Nord aveva avviato la guerra al “terrone” per la salvaguardia del proprio luogo, del proprio lavoro.

La Lega (Nord) di Salvini ha avviato la guerra agli “immigrati” per la salvaguardia dell’Italia, del lavoro.

Stavolta con l’aiuto dei terroni che ha sempre odiato in questi anni.

Tempi che cambiano, uomini che si evolvono…

Viva l’Italia.

giovedì 8 febbraio 2018

IL MASSACRO DELLE BRIGATE ROSSE, LA TRAGEDIA DI TINA...


8 gennaio 1980.

Tre poliziotti sono in perlustrazione a Milano.

Antonio, Rocco e Michele sono a bordo di un auto civetta, una Fiat Ritmo.

Girano in borghese, il loro compito è quello di tutti i giorni, controllare e prevenire.

Lavorano al commissariato di Porta Ticinese.

Alle 8 sono già in strada, pochi minuti per giungere in Via Schievano, per poi immettersi in Viale Cassala, zona calda di Milano.

Non ci arriveranno mai.

Tutto succede in due minuti.

Una Fiat 128 bianca, apparsa all'improvviso, sperona l'auto dei poliziotti, tagliandole la strada.
Dai lati dell'arteria escono altri uomini, rimasti nascosti fino ad allora.

Il fuoco di piombo verso i poliziotti, rimasti bloccati nell'auto, è terribile, incessante.

Gli agenti non hanno possibilità di reazione e muoiono sul colpo riversi sui sedili.



Antonio Cestari, 50 anni, appuntato.

Rocco Santoro, 32 anni, vicebrigadiere.

Michele Tatulli, 25 anni, agente.

Tre morti!
Lapide strage Via Schievano




Gli assassini, dopo il massacro, scappano.

L’attentato è rivendicato dalle Brigate Rosse – Colonna Waler Alasia -, motivandolo come "benvenuto" al Generale Dalla Chiesa appena giunto a Milano.

Al processo, secondo l’accusa, alla guida dell’auto c’è Nicolò De Maria mentre Barbara Balzarani, Mario Moretti e Nicola Gianicola sparano con i mitra sui poliziotti.

L'Italia intera piange quei tre morti, onorati dallo Stato con la  medaglia d'oro.

Tina Fiorito, 22 anni, ha un motivo diretto per piangere quella strage.

E' la fidanzata di Michele Tatulli.
Da "Il Corriere della Sera"


Tina è nata a Torre Annunziata, ma da alcuni anni si è trasferita a Milano.

Arriva a Parabiago tutte le mattine, con il pulmino, per portare a casa trecentomila lire al mese.

Sono alcuni  mesi che ha trovato questa occupazione.

Costruiscono e assemblano flipper, in previsione di una grossa commessa per il mercato nazionale.

La commessa sfuma, tutti i flipper rimangono invenduti.

I titolari non trovano altra soluzione che mandare a casa quasi tutto il personale.

Senza libri, senza contributi, senza paga, senza nulla.

Anche Tina è invitata a lasciare il lavoro.

Per lei  è pronta un'altra spiegazione, da non credere.

E' arrivata in ritardo in fabbrica perché aveva partecipato al funerale di Michele e con questo pretesto viene liquidata.

La storia di Tina, riportata dai media, risalta agli occhi dell'opinione pubblica.

Seguono interrogazioni parlamentari da tutti gli schieramenti politici, dal PCI al MSI, oltre al PSI.
La vicenda, incredibile, riesce ad unire anche nell'aula parlamentare, le diverse anime del nostro paese.

I proprietari della fabbrica "FERNA" di Parabiago, si pentono, e non poco, per la piega che prendono gli eventi.

Non si contano i controlli e gli accertamenti sulla proprietà.

Viene a galla l'altra Italia, quella dei furbetti del lavoro nero, dei tanti "Signor Brambilla" che con le loro fabbrichette usano il personale a loro comodo e piacimento.
Grazie a Tina e al suo dolore, iniziarono a saltare fuori gli scheletri dall'armadio del terziario italiano.

Anche questa era l'Italia degli anni ottanta.



Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...