lunedì 22 giugno 2020

Oltre la strada rubata, il dipinto sparito- Vico Pontenuovo.




Il dipinto sparito da Vico Pontenuovo di Santa Trufimena



C’era una volta….

Di solito iniziano così le belle favole, i racconti dei nostri nonni che tanto ci appassionavano quando eravamo piccoli, sempre pieni di fascino, emozioni e un pizzico di paura, per poi concludersi nel lieto fine.

Non è il caso di questa storia.

Seguitemi, se avete voglia, e partiamo dall’inizio.

Ecco qui, una cartolina d’epoca nel tratto del Corso Vittorio Emanuele III a Torre Annunziata.



Bellissimo, maestoso, importante.

Interessiamoci dell’angolo di via Pontenuovo, o anche via Capitano Angelo Iovene.

Proprio nell’angolo evidenziato in rosso , leggo dal libro “Le edicole votive di ieri e di oggi in Torre Annunziata” di Malandrino, Mistretta e Russo, la descrizione della sopracitata edicola votiva: “Dell’antica edicola, realizzata con un’armonica composizione architettonica, come s’intravede dalla cartolina illustrata sopra riportata, in angolo tra Corso Vittorio Emanuele III e vico Pontenuovo non resta che il vecchio dipinto, con una rabberciata protezione in vetro, in seguito ai lavori di ristrutturazione, eseguiti dopo gli ultimi eventi bellici. L’edicola è dedicata a Santa Trofimena, patrona di Minori, ove si conserva il corpo della gloriosa vergine e martire.
 E'probabile che l’edicola sia stata edificata a protezione di una famiglia proveniente da Minori e stabilitasi a Torre Annunziata”.
Incuriosito, ho provato a cercare foto piu’ o meno recenti di quella edicola votiva a cui qualche famiglia si era affidata con tanta devozione e ho trovato questo.



Agosto 2012, nella foto si nota ancora la presenza del dipinto, in alto, mentre in basso la testimonianza della targa con la strada intitolata al Capitano Angelo Iovene.
https://tuttotorre.blogspot.com/2014/06/ecco-la-storia-della-strada-rubata-al.html

Ma restiamo su dipinto che, ormai, divenuto ultrasecolare, fa bella (sic) mostra di sé.



Questa immagine è del giugno 2015, e, a seguito di lavori di ristrutturazioni, vediamo che è sparito
 tutto, il dipinto, la targa della strada, ecc.…

Che fine avrà fatto quell’immagine sacra tanto cara agli abitanti dell’epoca? Sarà stata conservata da qualcuno per proteggerla dai lavori di ristrutturazione dell’abitato?

Non lo sappiamo.

L’unica certezza è che il palazzo venne ripulito e abbellito, come dimostra ancora un’altra immagine, questa volta dell’aprile 2016.



Se qualcuno sapesse che fine ha fatto il dipinto, dove sia conservato, o  sa chi ha pensato bene di tenerlo in cura questi anni, potrebbe aiutarci nella ricerca per riportarlo nel luogo dove è stato per oltre cent’anni.
E potremmo vivere tutti felici e contenti…




domenica 7 giugno 2020

7 giugno 1979- Quel giorno che Almirante...

UNITA'- 8 GIUGNO 1979


Se ne parlava da qualche giorno di questo comizio.
Il vecchio compagno Ciro mi spiegava, arrabbiandosi con le istituzioni, come fosse ingiusto dare ancora spazio e voce ai fascisti. I giovani presenti nella sede del partito, quelli piu' grandi di me, giuravano che non avrebbero permesso ciò, anche a costo di farsi arrestare.
Ricordo che promisi ai miei, parlando di questo evento, che non sarei andato in piazza Cesaro, "miez Santa Teresa", che me ne sarei tenuto lontano.
Figurarsi...
Alle quattro del pomeriggio, con la scusa del pallone, ero già lì, sulla destra del palco montato proprio al centro della piazza, in attesa degli eventi.
Mi incuriosiva l'attesa, l'evento, le reazioni.
Mi piace, da sempre, essere al centro del "fatto".
Almirante arrivò su un'auto con la sirena spiegata, seguita da un'altra, a tutta velocità.
In piazza Cesaro, davanti al palco, una trentina di poliziotti in tenuta antisommossa.
Erano le diciannove circa quando iniziò a parlare.
O, almeno, tentò di parlare.
Dalla parte opposta, dove c'era l'edicola, tra il bar Grazioso e Ottena, un centinaio di compagni iniziò a inveire e lanciare di tutto, avvicinandosi minacciosamente verso il centro della piazza dov'era ubicato il palco.
Immediatamente, venne dato l'ordine alla forza pubblica di caricare.
Furono momenti di grande paura, specialmente per me.
Scappai verso il Corso, all'altezza del Politeama, un lacrimogeno mi passò davanti.
Quel tratto di strada divenne un inferno.
Non capì piu' nulla e scappai ancora verso casa.
Scendendo verso il Corso sembrava che Il Metropolitan, il mio punto di riferimento, fosse un luogo lontanissimo.
A fatica, tra la gente che scappava, raggiunsi il negozio di frutta e verdura di mia madre, di fronte al grande cineteatro, in via Fiume.
Entrai e la vidi che stava mettendo in frigo qualche fascio di broccoli che erano rimasti invenduti.
Lei mi vide ansimante e sudato, e mi chiese subito da dove venissi.
Non si era accorta di nulla.
"Niente mà, abbiamo appena finito di giocare a pallone giu' alla ghiacciera."
"Va bene, siediti qui che ti taglio un po' di frutta. Fra poco chiudiamo e andiamo a casa".
"Va bene, mà, andiamo a casa…"

sabato 6 giugno 2020

SEI DOMANDE SEI- BRUNO RANIERI.


Oggi incontriamo l'amico Bruno Ranieri che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante , nel corso della sua carriera calcistica, in tutte le squadre dove è stato chiamato per apportare il suo contributo di solidità, tecnica, carisma e professionalità. 
Bruno Ranieri è stato uno di quei figli di Torre Annunziata che ha saputo tenere alto l'onore torrese, non solo per il calcio ma anche per il comportamento e l'educazione che lo ha contraddistinto dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
Reggina, Napoli, Casertana, Turris,  Nocerina, Cosenza, Sambenedettese, Nocerina, Penne, Fermana il suo curriculum.
Raggiungere subito la serie A  non è stato il traguardo ma il punto di partenza per costruire il mondo intorno a sè fatto a sua misura, ricco di amore, legami, amicizie e passione per tutto quello che lo circonda, come ci confessa in queste risposte in cui ci ha confermato, ancora una volta, la sua cortesia e disponibilità.
Insomma un vero e proprio campione della porta accanto.

Bruno Ranieri con la maglia del Napoli, 1972-73



"Da piccolo a Torre" 


Sono nato nel rione Vallone dove tanti di noi ragazzi abbiamo dati i primi calci al pallone.

Si giocava per strada fino a tarda sera, poi sono iniziati i primi veri campionati all’Oratorio dei Salesiani.

Il punto di riferimento era il grande sacerdote don Bruno Gambardella, personaggio molto presente per noi giovani .


"L'esordio in serie A contro la Juve" 


Esordire a 20 anni nella squadra che hai sempre sognato da bambino, contro la Juventus dei grandi campioni, per me è stato come toccare il cielo con un dito. 

Il San Paolo gremito in ogni ordine di posto, un’emozione grandissima ed un piccolo passo nel grande calcio.

Appena uscito dal sottopasso e messo i piedi sul terreno di gioco, mi sono fermato ad ammirare per un minuto tutto lo stadio.

Era da brividi, ma appena iniziata la gara non ho provato nessuna emozione e tutto è filato liscio.


"La famiglia " 


Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre supportato e sopportato.

A noi figli, i miei genitori hanno dato un amore incommensurabile e, a me in particolare, sempre una spinta ad essere prima di tutto una persona educata e rispettosa. Nella mia carriera di calciatore ricordo che sono passato alla Reggina che avevo solo 16 anni e l’educazione è stata fondamentale per il prosieguo della mia attività. Per non parlare poi della splendida famiglia che mi sono costruito, con mia moglie che ha dedicato a me e ai nostri figli tutta sé stessa, seguendomi in tutte le città dove ho militato da calciatore e facendo sacrifici enormi specialmente all'inizio con due figli piccoli.


" Contro il Savoia" 


Ho incontrato una sola volta da avversario la squadra della mia città, il Savoia, nel campionato di C2 1979-80, allo Stadio Giraud con la vittoria del Savoia per uno a zero. Noi del Cosenza alla fine vincemmo il campionato. L'accoglienza non è stata di quella che mi aspettavo, ma si sa che questo capita spesso a chi gioca contro la squadra della propria città, forse per una sana invidia, forse perché mi vedevano da avversario, oppure perché avrebbero desiderato di vedermi con la maglia del Savoia. Capita anche questo e bisogna capirlo.


" Quel mancato arrivo nei bianchi di Torre Annunziata" 


Tutti i ragazzi aspirano a giocare nella squadra della propria città, dov'è hai cominciato a tirare i primi calci, ad entrare allo stadio accompagnato da una persona adulta per tifare per il colore della maglia. Purtroppo questo non si è verificato, come è successo con tanti calciatori terresi che hanno dovuto emigrare e cercare di diventare calciatore professionisti lontano da Torre.


"Il sogno nel cassetto "


Nella vita tutti noi abbiamo dei sogni nel cassetto. Io penso che la vita mi abbia regalato quello che ho meritato, il calcio mi ha fatto uomo, mi ha permesso di conoscere città persone che mai avrei potuto conoscere nella mia vita di semplice cittadino. Come poter dimenticare la fortuna che ho avuto, con tutta la mia squadra della Sambenedettese, poter incontrare e baciare la mano a Santo Giovanni Paolo II. Io il mio sogno nel cassetto l'ho realizzato quando ho incontrato la mia amata moglie che mi ha regalato due figli di cui vado fiero e poi l'amore di tre splendidi nipoti. Tutto questo mi fa pensare che sono stato molto fortunato ma non tanto sotto l'aspetto economico ma per la stima e la gratitudine che ogni giorno ricevo dalle persone che mi circondano o che ho conosciuto. E questo forse, anzi sono sicuro, che sia il più grande regalo che la vita mi abbia donato, e per questo ringrazio anche se con un po' di ritardo i miei genitori.

Grazie Bruno! 

Don Luigi Bellomo, il cuore del tifo torrese.

*Un tributo a Luigi Bellomo:  il cuore del tifo torrese* Torre Annunziata perse uno dei suoi pilastri sportivi e cittadini con la scomparsa ...