sabato 6 giugno 2020

SEI DOMANDE SEI- BRUNO RANIERI.


Oggi incontriamo l'amico Bruno Ranieri che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante , nel corso della sua carriera calcistica, in tutte le squadre dove è stato chiamato per apportare il suo contributo di solidità, tecnica, carisma e professionalità. 
Bruno Ranieri è stato uno di quei figli di Torre Annunziata che ha saputo tenere alto l'onore torrese, non solo per il calcio ma anche per il comportamento e l'educazione che lo ha contraddistinto dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
Reggina, Napoli, Casertana, Turris,  Nocerina, Cosenza, Sambenedettese, Nocerina, Penne, Fermana il suo curriculum.
Raggiungere subito la serie A  non è stato il traguardo ma il punto di partenza per costruire il mondo intorno a sè fatto a sua misura, ricco di amore, legami, amicizie e passione per tutto quello che lo circonda, come ci confessa in queste risposte in cui ci ha confermato, ancora una volta, la sua cortesia e disponibilità.
Insomma un vero e proprio campione della porta accanto.

Bruno Ranieri con la maglia del Napoli, 1972-73



"Da piccolo a Torre" 


Sono nato nel rione Vallone dove tanti di noi ragazzi abbiamo dati i primi calci al pallone.

Si giocava per strada fino a tarda sera, poi sono iniziati i primi veri campionati all’Oratorio dei Salesiani.

Il punto di riferimento era il grande sacerdote don Bruno Gambardella, personaggio molto presente per noi giovani .


"L'esordio in serie A contro la Juve" 


Esordire a 20 anni nella squadra che hai sempre sognato da bambino, contro la Juventus dei grandi campioni, per me è stato come toccare il cielo con un dito. 

Il San Paolo gremito in ogni ordine di posto, un’emozione grandissima ed un piccolo passo nel grande calcio.

Appena uscito dal sottopasso e messo i piedi sul terreno di gioco, mi sono fermato ad ammirare per un minuto tutto lo stadio.

Era da brividi, ma appena iniziata la gara non ho provato nessuna emozione e tutto è filato liscio.


"La famiglia " 


Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre supportato e sopportato.

A noi figli, i miei genitori hanno dato un amore incommensurabile e, a me in particolare, sempre una spinta ad essere prima di tutto una persona educata e rispettosa. Nella mia carriera di calciatore ricordo che sono passato alla Reggina che avevo solo 16 anni e l’educazione è stata fondamentale per il prosieguo della mia attività. Per non parlare poi della splendida famiglia che mi sono costruito, con mia moglie che ha dedicato a me e ai nostri figli tutta sé stessa, seguendomi in tutte le città dove ho militato da calciatore e facendo sacrifici enormi specialmente all'inizio con due figli piccoli.


" Contro il Savoia" 


Ho incontrato una sola volta da avversario la squadra della mia città, il Savoia, nel campionato di C2 1979-80, allo Stadio Giraud con la vittoria del Savoia per uno a zero. Noi del Cosenza alla fine vincemmo il campionato. L'accoglienza non è stata di quella che mi aspettavo, ma si sa che questo capita spesso a chi gioca contro la squadra della propria città, forse per una sana invidia, forse perché mi vedevano da avversario, oppure perché avrebbero desiderato di vedermi con la maglia del Savoia. Capita anche questo e bisogna capirlo.


" Quel mancato arrivo nei bianchi di Torre Annunziata" 


Tutti i ragazzi aspirano a giocare nella squadra della propria città, dov'è hai cominciato a tirare i primi calci, ad entrare allo stadio accompagnato da una persona adulta per tifare per il colore della maglia. Purtroppo questo non si è verificato, come è successo con tanti calciatori terresi che hanno dovuto emigrare e cercare di diventare calciatore professionisti lontano da Torre.


"Il sogno nel cassetto "


Nella vita tutti noi abbiamo dei sogni nel cassetto. Io penso che la vita mi abbia regalato quello che ho meritato, il calcio mi ha fatto uomo, mi ha permesso di conoscere città persone che mai avrei potuto conoscere nella mia vita di semplice cittadino. Come poter dimenticare la fortuna che ho avuto, con tutta la mia squadra della Sambenedettese, poter incontrare e baciare la mano a Santo Giovanni Paolo II. Io il mio sogno nel cassetto l'ho realizzato quando ho incontrato la mia amata moglie che mi ha regalato due figli di cui vado fiero e poi l'amore di tre splendidi nipoti. Tutto questo mi fa pensare che sono stato molto fortunato ma non tanto sotto l'aspetto economico ma per la stima e la gratitudine che ogni giorno ricevo dalle persone che mi circondano o che ho conosciuto. E questo forse, anzi sono sicuro, che sia il più grande regalo che la vita mi abbia donato, e per questo ringrazio anche se con un po' di ritardo i miei genitori.

Grazie Bruno! 

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