domenica 5 aprile 2020

Capitano Alfredo Giraud: il pioniere del calcio torrese.


Scheda illustrativa presentata alla Mostra allestita presso la Sala Comunale di Torre Annunziata per ricordare "22 Figli Illustri di Torre Annunziata" in occasione delle manifestazioni per i festeggiamenti per la Madonna della Neve ottobre 2018, a cura di Vincenzo Marasco, Lucia Muoio e Antonio Papa.      

                                    Alfredo Giraud (1868-1929)

                                     Capitano della Marina Militare e pioniere del calcio torrese

                                                        “Il novello Romolo”




Alfredo Giraud nasce a Napoli nell’aprile del 1868; sposa Concetta Meo, che dà alla luce cinque figli, Luigi, Vito, Raffaelino, Michelino (ammiraglio della Marina Militare) e Giovanni, che indossa la maglia del Savoia già nel 1932.

Le scelte di vita portano presto Alfredo a percorrere la strada del mare, e, nel ruolo di semaforista, riveste tutti i gradi militari nella Regia Marina, fino a diventare capo semaforista di prima classe. Il 16 novembre del 1911 viene nominato sottotenente nel Corpo Reale Equipaggi, grado che mantiene fino al passaggio a capitano. Inevitabilmente la vita di militare lo costringe a spostarsi nelle zone dove è richiesta, dai vertici della Marina, la presenza della sua unità di appartenenza.

Nella prima parentesi a Torre Annunziata, durante la quale conosce Concetta e la sposa, la sua vocazione sportiva, anche se amatoriale, lo porta a cimentarsi nell’organizzazione di eventi e gare, che  cura con dedizione ed entusiasmo encomiabili: siamo agli albori della storia gloriosa della squadra calcistica locale, quando le ‘montagnelle’ offrono spazio per dare quattro calci al pallone e i tifosi si assiepano, non sugli spalti, ma sui dirupi a ridosso di Villa Parnaso.

È il 1915, l’Italia si appresta a combattere il Grande Conflitto e Alfredo, per esigenze militari, viene trasferito a Taranto; ma neppure la guerra riesce a smorzare la sua passione per il calcio e tra mille difficoltà e ostacoli insormontabili recupera i finanziamenti per organizzare un’ottima squadra nella città pugliese.

Nello stesso periodo, anche a Torre Annunziata, le vicende belliche non spengono l’interesse per il foot-ball, come lo chiamano gli inglesi, praticato nella zona del porto nei momenti liberi dal carico e scarico delle merci dai bastimenti, anzi si diffonde rapidamente nella città oplontina, per cui si decide seriamente di organizzare e investire su una vera e propria squadra di calcio.

Finita la guerra, agli inizi degli anni ’20 Alfredo ritorna a Torre, e riallaccia il file rouge colla sfera di cuoio, diventando un punto di riferimento fondamentale nella nostra operosa cittadina per lo sport in genere, ma pioniere del calcio cittadino insieme a Carlino e Giovanni Guidone. Il 1921 segna l’ingresso ufficiale nei campionati di Lega della nostra squadra U.S. Savoia, il cui nome non è politico, ma quasi allegorico, «Savoiaaaa», il grido che i nostri soldati, baionette innestate, lanciavano durante le cariche al nemico: un nome di battaglia, una formazione d’assalto. É necessario costruire, organizzare un nuovo campo e le scelte cadono sulla zona Oncino, non molto lontano dalla proprietà Orsini, dove un ammasso di rocce vulcaniche viene trasformato in uno spazioso campo di calcio per ospitare una squadra all’altezza delle aspettative del pubblico torrese. Si racconta che Giraud, recatosi con lo staff dirigenziale sulla zona del campo, col bastone, come un novello Romolo, ne traccia i confini.

Inizia l’epopea del calcio vero a Torre Annunziata. Nominato C.T. del Comitato Vesuviano, e poi vicepresidente del Savoia da Teodoro Voiello, che aveva acquistato la squadra da un altro magnate della pasta, Pasquale Fabbrocino, Giraud si fa promotore di un torneo, cui aderiscono numerose formazioni calcistiche, per contendersi la vittoria finale. I risultati giungono nel 1924, quando il Savoia disputa il campionato più strabiliante della sua storia: infatti, come prima squadra meridionale della storia del calcio, disputa una finale-scudetto contro il mitico Genoa, in cui militano quasi tutti i componenti della squadra azzurra della nazionale italiana.

Ancora un anno di grande calcio, poi il crollo, soprattutto perché Teodoro Voiello, a causa dei problemi produttivi dei suoi pastifici, non riesce a seguire appieno la ‘questione’ Savoia. Inevitabilmente, nonostante i rimedi e i sacrifici imposti da Alfredo Giraud ai suoi uomini, la squadra non è in grado di mantenere il livello di attenzione dei suoi tifosi. Solo all’inizio degli anni ’30 il Savoia riprende a lottare per risalire la classifica del Campionato Centro Meridionale, sotto la guida di altri mecenati e altri appassionati dirigenti. Alfredo Giraud non fa in tempo a godersi questo ritorno al vertice dei giocatori con la casacca bianco scudata, perché si spegne l’11 Gennaio del 1929.
L’eredità umana, sportiva e, in particolare, calcistica viene trasmessa ai suoi giovani figlioli, tutti giocatori di calcio, distinti da un numero romano, che continuano ad arricchire, con le loro gesta, i loro goal e le loro vittorie, la favola più bella che la città di Torre abbia vissuto e continua a vivere, grazie alla famiglia Giraud: la storia del Savoia. Nel mese di giugno del 1981, la giunta Vitiello decide di intitolare lo stadio comunale, costruito nel dopoguerra e ristrutturato negli anni ’60, al capitano Alfredo Giraud, vicepresidente del Savoia, vicecampione d’Italia e papà di tre calciatori degli anni ’30: Raffaelino, Michelino e Giovannino.

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