Alfredo Giraud (1868-1929)
Alfredo Giraud nasce a Napoli
nell’aprile del 1868; sposa Concetta Meo, che dà alla luce cinque figli, Luigi,
Vito, Raffaelino, Michelino (ammiraglio della Marina Militare) e Giovanni, che
indossa la maglia del Savoia già nel 1932.
Le scelte di vita portano presto
Alfredo a percorrere la strada del mare, e, nel ruolo di semaforista, riveste
tutti i gradi militari nella Regia Marina, fino a diventare capo semaforista di
prima classe. Il 16 novembre del 1911 viene nominato sottotenente nel Corpo
Reale Equipaggi, grado che mantiene fino al passaggio a capitano.
Inevitabilmente la vita di militare lo costringe a spostarsi nelle zone dove è
richiesta, dai vertici della Marina, la presenza della sua unità di
appartenenza.
Nella prima parentesi a Torre
Annunziata, durante la quale conosce Concetta e la sposa, la sua vocazione
sportiva, anche se amatoriale, lo porta a cimentarsi nell’organizzazione di
eventi e gare, che cura con dedizione ed
entusiasmo encomiabili: siamo agli albori della storia gloriosa della squadra
calcistica locale, quando le ‘montagnelle’ offrono spazio per dare quattro
calci al pallone e i tifosi si assiepano, non sugli spalti, ma sui dirupi a
ridosso di Villa Parnaso.
È il 1915, l’Italia si appresta
a combattere il Grande Conflitto e Alfredo, per esigenze militari, viene
trasferito a Taranto; ma neppure la guerra riesce a smorzare la sua passione
per il calcio e tra mille difficoltà e ostacoli insormontabili recupera i
finanziamenti per organizzare un’ottima squadra nella città pugliese.
Nello stesso periodo, anche a
Torre Annunziata, le vicende belliche non spengono l’interesse per il
foot-ball, come lo chiamano gli inglesi, praticato nella zona del porto nei
momenti liberi dal carico e scarico delle merci dai bastimenti, anzi si
diffonde rapidamente nella città oplontina, per cui si decide seriamente di
organizzare e investire su una vera e propria squadra di calcio.
Finita la guerra, agli inizi
degli anni ’20 Alfredo ritorna a Torre, e riallaccia il file rouge colla sfera di cuoio, diventando un punto di riferimento
fondamentale nella nostra operosa cittadina per lo sport in genere, ma pioniere
del calcio cittadino insieme a Carlino e Giovanni Guidone. Il 1921 segna
l’ingresso ufficiale nei campionati di Lega della nostra squadra U.S. Savoia,
il cui nome non è politico, ma quasi allegorico, «Savoiaaaa», il grido che i
nostri soldati, baionette innestate, lanciavano durante le cariche al nemico:
un nome di battaglia, una formazione d’assalto. É necessario costruire, organizzare
un nuovo campo e le scelte cadono sulla zona Oncino, non molto lontano dalla
proprietà Orsini, dove un ammasso di rocce vulcaniche viene trasformato in uno
spazioso campo di calcio per ospitare una squadra all’altezza delle aspettative
del pubblico torrese. Si racconta che Giraud, recatosi con lo staff
dirigenziale sulla zona del campo, col bastone, come un novello Romolo, ne
traccia i confini.
Inizia l’epopea del calcio vero
a Torre Annunziata. Nominato C.T. del Comitato Vesuviano, e poi vicepresidente
del Savoia da Teodoro Voiello, che aveva acquistato la squadra da un altro
magnate della pasta, Pasquale Fabbrocino, Giraud si fa promotore di un torneo,
cui aderiscono numerose formazioni calcistiche, per contendersi la vittoria
finale. I risultati giungono nel 1924, quando il Savoia disputa il campionato
più strabiliante della sua storia: infatti, come prima squadra meridionale
della storia del calcio, disputa una finale-scudetto contro il mitico Genoa, in
cui militano quasi tutti i componenti della squadra azzurra della nazionale
italiana.
Ancora un anno di grande calcio,
poi il crollo, soprattutto perché Teodoro Voiello, a causa dei problemi
produttivi dei suoi pastifici, non riesce a seguire appieno la ‘questione’
Savoia. Inevitabilmente, nonostante i rimedi e i sacrifici imposti da Alfredo
Giraud ai suoi uomini, la squadra non è in grado di mantenere il livello di
attenzione dei suoi tifosi. Solo all’inizio degli anni ’30 il Savoia riprende a
lottare per risalire la classifica del Campionato Centro Meridionale, sotto la
guida di altri mecenati e altri appassionati dirigenti. Alfredo Giraud non fa
in tempo a godersi questo ritorno al vertice dei giocatori con la casacca
bianco scudata, perché si spegne l’11 Gennaio del 1929.
L’eredità
umana, sportiva e, in particolare, calcistica viene trasmessa ai suoi giovani
figlioli, tutti giocatori di calcio, distinti da un numero romano, che
continuano ad arricchire, con le loro gesta, i loro goal e le loro vittorie, la
favola più bella che la città di Torre abbia vissuto e continua a vivere,
grazie alla famiglia Giraud: la storia del Savoia. Nel mese di giugno del 1981,
la giunta Vitiello decide di intitolare lo stadio comunale, costruito nel
dopoguerra e ristrutturato negli anni ’60, al capitano Alfredo Giraud, vicepresidente
del Savoia, vicecampione d’Italia e papà di tre calciatori degli anni ’30:
Raffaelino, Michelino e Giovannino.
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