mercoledì 26 febbraio 2020

1964, 27 febbraio- Ultima corsa per AGITA!

27 febbraio 1964-
Una sentenza di fallimento per un dissesto finanziario di quasi 5 miliardi delle vecchie lire.
Così si chiuse l'avventura dell'AGITA, Agenzia Generale Italiana Trasporti Automobilistici.
Azienda a capitale privato, sorse nell'immediato dopoguerra con alcune linee gestite a Torre Annunziata e si andò ampliandosi velocemente.
Anche la Circumvesuviana di Napoli, per pressioni politiche di alcuni "onorevoli", destinò il sub-appalto del 50 per cento delle corse della linea Avellino- Napoli.
Nonostante le coperture, ben presto, a causa di scellerate operazioni finanziarie da parte degli amministratori, in accordo con i notabili democristiani, la società iniziò ad accumulare perdite, accentuate dagli acquisti di società "pericolanti" e in perdita.
Da quel febbraio del 1964 l'AGITA terminò anche la sua corsa dalle strade di Torre Annunziata. 
Piazza Ernesto Cesaro, sulla sinistra un bus dell'azienda AGITA.

lunedì 24 febbraio 2020

DIODATO BERTONE, "il Matteotti di Torre Annunziata"








Diodato Bertone




Diodato Bertone nasce a Fisciano nel 1868 da Giuseppe e da Giuseppa Napoli, ambedue residenti a Salerno.

Dopo la morte della prima moglie, che lo lascia vedovo con cinque figli, si trasferisce a Torre Annunziata, perché assunto nella vecchia ferriera (successivamente Ilva) con la qualifica di meccanico, dove si distingue nel corso degli anni per la sua qualificata e operosa attività.

A quarantasei anni, il 25 giugno 1914, alle quattordici del pomeriggio, si risposa con una casalinga torrese di trentadue anni, Margherita Attrice Di Martino, figlia di Carlo e di Elisabetta Atripaldi, da cui ha altri tre figli, Carlo, Wilson e Diodato. L’atto di matrimonio, redatto dall’Ufficio di Stato civile di Torre Annunziata, e ivi conservato, fa finalmente chiarezza sulle origini di Deodato Bertone, che i ricercatori locali vogliono e sostengono fermamente sia di origini torinesi e che «della sua gente conservava la laboriosità, la fermezza di carattere e un indomito spirito di lotta maturato durante il suo impegno politico e sindacale».

No! Tutte le qualità che Diodato possiede sono lo specchio del suo essere meridionale; la sensibilità e la disponibilità che lo contraddistinguono sono maturate durante la sua pur breve vita, a contatto con i problemi della gente del Sud, e con quelle problematiche che il Meridione si porta dietro dall’Unità d’Italia e che nessuno dei Governi succedutisi in tanti anni di amministrazione ha saputo risolvere. É trascorso un secolo e mezzo dall’unificazione del paese e l’Italia meridionale e in particolare la città di Torre Annunziata devono affrontare ancora i disagi che affondano le loro radici in secoli di soprusi e vessazioni di dominazioni insensibili ai mali del Sud. Ecco perché Diodato Bertone abbraccia gli ideali socialisti, e per la sua onestà e la grande facilità di comunicazione, unite alla calma e alla pacatezza della sua retorica, si procura proseliti tra le classi più umili del proletariato. Viene candidato nelle liste del PSI alle elezioni amministrative del 1904, in seguito alle ripercussioni politiche per la famigerata strage di Ponte De Rosa del 1903. Le elezioni non sono un successo per i socialisti, che ottengono solo 250 voti su 2.000 votanti, senza diritto ai seggi. Negli anni successivi, tranne che per un breve periodo, si impone all’attenzione dei torresi come instancabile organizzatore di lotte e valente educatore di anime proletarie, senza mai tirarsi indietro. Instancabile collaboratore del movimento operaio torrese, è stato tra i primi sostenitori della neonata sezione socialista del 1895, promotore delle prime leghe e uno dei fondatori della Camera del Lavoro nel 1901, sotto la guida di Gino Alfani. Nel frattempo, in Italia nasce il Fascismo e anche a Torre Annunziata il 23 febbraio 1921 si istituiscono i Fasci di Combattimento: obiettivo è la destabilizzazione della giunta comunale torrese, insediata da appena quattro mesi e presieduta da Gino Alfani, grande oppositore del Regime, così come era successo a Castellammare di Stabia. Più volte rifiuta la tessera di iscrizione al Partito Nazional Fascista, e questi rifiuti decretano la sua condanna a morte. Il 25 febbraio, dopo alcuni giorni di scontri tra le opposte fazioni in seguito agli scioperi degli operai, ai quali i fascisti reagiscono con arruolamenti di crumiri, si giunge al tragico epilogo: Diodato Bertone sta rientrando dal turno in fabbrica con due colleghi, verso le ventitré, quando nei pressi della Trattoria Stella, nella strada omonima, i tre sono accerchiati da un gruppo di fascisti. I due amici di Bertone, Pusino e Nicola Cirillo, vengono malmenati, minacciati e fatti allontanare, mentre Diodato, raggiunto da diversi colpi di pistola, rimane a terra moribondo. La feroce missione fascista è stata portata a termine. Consumatum est!

Quando gli aggressori scappano, Bertone, ferito a morte, viene caricato da un’anima pia su una carrozzella di passaggio e trasportato in ospedale, dove muore solo e abbandonato dopo un paio di giorni di agonia – anche alla povera moglie viene impedito di fargli visita –, assistito da un’anziana suora che raccoglie le ultime parole del moribondo, mai rivelate per evitare altri guai alla famiglia Bertone. La moglie al momento della tragedia è incinta dell’ultimo figlio, cui viene imposto, alla nascita, il nome del padre. La cittadinanza partecipa, mesta e commossa, al corteo funebre per rendere omaggio a una persona pia e sensibile ai problemi del proletariato, che si batte fino al sacrificio per il riscatto e l’emancipazione dei meno abbienti. Gli assassini, tempo dopo individuati in Luigi Fragna, Carlo Peirce e Pasquale Russo, non sono mai stati condannati. La via Stella viene intitolata a Diodato Bertone, con deliberazione dell’8 gennaio 1948, dal sindaco Pasquale Monaco. Nel trentennale della Resistenza, gli viene assegnata la medaglia d’oro con la seguente motivazione:


«Militante socialista, operaio dell’Ilva, barbaramente assassinato da una squadraccia fascista la notte del 25 febbraio 1921, mentre faceva ritorno a casa dopo una giornata di duro lavoro, fu vittima della bestiale ferocia fascista. Egli è rimasto vivo nel ricordo e nel cuore della classe operaia torrese e di tutti i sinceri democratici antifascisti».
L’imbocco di Via Diodato Bertone, già via Stella, visto da Via Castello



Scheda a cura di Vincenzo Marasco   Lucia Muoio    Antonio Papa
tratto da "Vita, opere e azioni di 22 Figli illustri di

Torre Annunziata"

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...