lunedì 30 settembre 2019

La Farmacia del Leone, la dott. Guglielmino e quella sera maledetta...



Farmacia del Leone- Foto tratta dal Web.





Erano quasi le diciannove.
Mancava poco alla chiusura della farmacia ma, come spesso capitava in quelle sere, i due ragazzi arrivarono quasi all'ultimo.
Entrarono in modo molto deciso, diverso, quasi con cattiveria rispetto alle altre volte.

Non erano entrati per comprare le solite cose, sterile e solvente.

Ormai, quei prodotti,  erano d’abitudine non solo per quei due ragazzi, ma per tanti di loro che erano entrati nel tunnel della droga.

Torre Annunziata continuava ad essere una delle piazze dove l’eroina veniva consumata in quantità industriale, mietendo vittime a decina.
Un triste primato che resterà come una spina nel ventre della  nostra città.  

La Farmacia del Leone, in pieno corso, era da sempre la piu’ frequentata, oltre che la piu’ antica.

Ci metteva tutto l’impegno e l’amore possibile, la dottoressa Maria Guglielmino, per portare avanti l’attività, ormai quasi secolare.

E proprio lei era dietro al bancone in quella fredda serata di dicembre del 1992.

Capì subito che quella sera i due ragazzi non erano lì per la solita medicina.

Successe in un attimo, come accade sempre in queste occasioni.

Uno dei due ragazzi tirò fuori la pistola, costringendo la dottoressa e due suoi assistenti ad inginocchiarsi.

Volevano i soldi dalla cassa, tutto e subito.

Un movimento brusco, uno scatto improvviso, la paura, il panico.

Dalla pistola partì un colpo.

Quel proiettile trapassò il braccio della signora Maria e l’addome di uno dei due assistenti, il dottor Ranaudi.

Inevitabili le urla da parte di tutti, anche di chi da fuori si accorse della scena.

Trascorsero pochi giorni da quella drammatica serata.

Sembrava tutto finito, era stato un tentativo di rapina da parte di due balordi finito, “fortunatamente”, solo con due feriti.

“Fortunatamente”.

Perché in quel decennio i decessi per morte assurde, a Torre Annunziata, se ne contarono a decina.

Tante, troppe morti accadute per errore di persona, cause accidentali, incidenti ai posti di blocco, per droga.
E poi, i morti per la guerra dei clan camorristici.

Tutto quello di strano e terribile che succedeva in quegli anni, capitava a Torre Annunziata!

Per la dottoressa Guglielmino sembrava finita lì, con il grande spavento.

E invece no.

Proprio da quel brutto giorno iniziò il calvario.

La paura, l’ansia, la preoccupazione, le notti in bianco vissute col terrore nel ricordo di quella terribile sera.

Tutto questo durò quattro mesi.

Era il 21 aprile del 1993 quando venne colpita da infarto.

Infarto mortale.

Una morte per “effetti collaterali”, si potrebbe dire.

Rimase il dolore per perdita di una donna valorosa, generosa e professionale, discendente di farmacisti da generazioni.

Al figlio, dottor Sergio Spagnuolo, toccò il difficile compito di assorbire alla svelta il dolore per la perdita dell’adorata mamma e continuare nella conduzione della storica Farmacia del Leone, autentico simbolo di Torre Annunziata.   

Dott. Maria Guglielmino- Foto da "La Voce della Provincia" 1993


   


venerdì 20 settembre 2019

GIOVANNI CASO- "TORRE ANNUNZIATA E' IL MIO POSTO AL SOLE..."





Giovanni Caso è nato a Torre Annunziata il 13 Giugno del 1969.
Dopo aver studiato per ottenere il diploma di ragioneria si è dedicato all’ambiente artistico, in special modo in quello del teatro.
Il primo maestro e’ stato suo padre Antonio.
Antonio Caso era stato un attore che, durante la guerra, si era dedicato all’ avanspettacolo ed alla commedia dell’arte.
Nel 1988, Antonio Caso fondò una compagnia teatrale, denominata “La Filodrammatica San Francesco di Paola” che aveva come primo obiettivo il recupero di tutti quei giovani che rischiavano di smarrire la strada migliore per la propria vita, cercando di infondere in loro serenità e voglia di cambiare il corso della storia in quei terribili anni a Torre Annunziata.
Oltre cinquanta giovani si misero in gioco e il risultato fu eccezionale.
Nell’accogliente salone della parrocchia della chiesa di San Francesco vennero messe in scena tantissime commedie dei classici, Eduardo, Scarpetta e tante altre.
Tra questi giovani, Giovanni Caso, che coltivò fin da subito la passione del padre fin da quando aveva 14 anni.
Anni di recitazione ed impegno lo portarono ad arrivare al professionismo.
Dopo la presenza nei ”Bastardi di Pizzo Falcone” dove conobbe Miriam Candurro, una delle protagoniste della soap "Un posto al sole", l’invito a fare un provino in RAI dove subito gli comunicarono che sarebbe stato perfetto per interpretare il ruolo del dottor Sarti nella soap piu' seguita d'Italia.
Una occasione meritatissima dopo tutti i sacrifici fatti e un esempio per tutti quelli che provenivano da un quartiere difficile a rischio sociale e questo, soprattutto, negli anni 80/90.
Dopo le registrazioni nei panni del “Dottor Sarti” in “Un posto al sole” il resto del tempo lo dedica al teatro.
Il suo piu’ grande rammarico è quello che suo padre non è riuscito a vivere i progressi nel campo artistico.
Il teatro è stato per lui, e tanti altri della sua generazione, un’ancora di salvataggio che gli ha permesso di uscire a testa alta da brutte strade che in quegli anni molti ragazzi avevano intrapreso.
In bocca al lupo al bravissimo Giovanni Caso, personaggio umile e disponibilissimo, caratteristiche che conserva nonostante, ormai, in tutta Italia sia ricordato come il famoso “Dottor Sarti”.
Per noi, resterà il nostro amico Giovanni!

                      "SEI DOMANDE A..."



                                            GIOVANNI CASO

1- Chi è Giovanni Caso.

"È un semplice 50enne che ama la sua famiglia, e che ha sempre avuto la passione per il teatro dall’ età di 15 anni."



2- Tutto ebbe inizio…

"…tutto ebbe inizio quando mio padre Antonio, negli anni 80 raccolse circa 50 ragazzi dalla strada e ci mise sul palcoscenico, per giocare a fare teatro. Ma questo gioco non è mai finito!!!"



3- Raccontaci di tuo padre.

"Mio padre Antonio, aveva la passione per il teatro, difatti negli anni della guerra, ha lavorano con molte compagnie teatrali, facendo il varietà, avanspettacolo, insomma tutto ciò che un attore deve saper fare…

(la vera scuola) dirigendo anche importanti compagnie dell’epoca.  E poi negli anni 80 divenne il Nostro regista e mio regista.

Con lui sono cresciuto sul palcoscenico, è stato per me un grande maestro di vita, di teatro e un grandissimo Padre."



4- Giovanni e Torre Annunziata…

"Sono sempre stato a Torre e non ho voluto mai lasciarla anche se a volte ho avuto delle opportunità, ma preferisco rimanere nella mia città e godermela…
È meravigliosa!"



5- La partita del Savoia, la processione della Madonna della Neve, zeppole e panzerotti … se hai fatto queste tre cose sei un vero torrese!

"Mamma mia, sono cose che ho nell’anima, non riuscirei mai a dimenticare tutte queste belle cose, che sono la nostra vita vissuta, ma le zeppole sono le zeppole…" 



6- Ultima domanda, quella classica. Qual è il sogno nel cassetto da realizzare assolutamente.

"In parte ho già realizzato il mio sogno, forse più di uno. Una bellissima famiglia e il lavoro di attore che ho sempre desiderato fare.  Il continuare su questa scia resterebbe comunque un grande sogno.

Ma se devo dirla tutta, mi piacciono molto le fiction sulle biografie, magari lavorando con grosse case di distribuzioni. Ma va bene anche così.

Io incrocio sempre le dita e ringrazio Dio."


Grazie Giovanni e … buona fortuna! 





venerdì 13 settembre 2019

GIUSEPPE SASSO- ECCO LA VERA STORIA DEL SAVOIA...



“SEI DOMANDE A …”

Club de "I Fedelissimi", a sinistra il Pres. Luigi Bellomo, a destra il Prof. Giuseppe Sasso.





GIUSEPPE SASSO 



1 Chi è Giuseppe Sasso.

"Sono nato a Torre del Greco il 25 settembre 1946.

La mia vita di giovane studente, ammesso agli studi superiori, si svolse tra l’andata a Torre Annunziata presso l’Istituto Tecnico “G. Marconi”, ed il ritorno a Torre del Greco.

Dal 10 settembre 1983 agli effetti giuridici ed economici fui nominato in ruolo per l’insegnamento di Scienze Naturali, chimiche, fisiche e naturali nella scuola media e ottenni l’iscrizione all’Albo Professionale degli insegnanti medi della provincia di Napoli. In base all’O.M. 153/99 con il punteggio di 100/100 ottenni l’abilitazione all’insegnamento di Matematica e Fisica nelle scuole superiori."    



2 Come nasce l’amore per il calcio e il ruolo nel Savoia.

"Dopo alcuni interventi chirurgici negli anni 60/61, ricordando quanto mi suggerì il Prof. Del Torto, cominciai a giocare a calcio. Ma per essere sicuro di trovare spazio nelle formazioni che partecipavano a vari tornei ex parrocchiali, con i miei amici formammo l’Associazione Calcio Co.Bra. Partecipavamo ai campionati delle categorie “Allievi” e “Juniores”. Mi assicurai così un posto fra i titolari della categoria Juniores (nati negli anni 1946/48). Alla vigilia di ogni gara a cui dovevo partecipare, guardavo con ansia il cielo, sperando nel buon tempo. A volte di corsa raggiungevo lo stadio, direttamente da scuola, appena in tempo, per la fretta giocavo con le scarpe che mi ritrovavo ai piedi, non come oggi.  Con le più colorite denominazioni delle squadre, partecipavo a campionati che si svolgevano presso i campetti del Salesiani di Ercolano. A volte tornavo a casa, essendo i campi per la maggior parte in terra battuta o erano asfaltati, le cadute erano molto dolorose e lasciavano il segno: quante sgridate da mia madre, perché dopo le partite a lei toccava lavare le magliette, che venivano poi asciugate sul balcone di casa.

   Nel novembre 1974 approdai nel ruolo di Segretario all’Ass. Polisportiva Savoia di Torre Annunziata, con il nuovo presidente Gioacchino Coppola, imprenditore di S. Giorgio a Cremano, già con esperienze nel campo calcistico. Subentrai al dott. Pasquale D’Amelio, in forma non ufficiale. Cambiò la guida tecnica con l’arrivo alla 29.a giornata del duo Affinito - Mele,  si affiancano alla società i collaboratori, ricordo, Damiano, Annunziata, Pinto.

Si raggiunge così una sofferta salvezza. La società per essere ammessa, però, al Campionato di Promozione Campano doveva saldare le vecchie pendenze ai calciatori e allenatori delle precedenti gestioni calcistiche. Per ottenere la “liberatoria” fu necessario trovare una adeguata transazione del debito, con soddisfazione delle parti, solo così potevamo ottenere il prezioso documento. Per tale compito mi portai in giro per l’Italia, grande fu la mia soddisfazione per il successo ottenuto."

3 La presenza delle amministrazioni comunali. Nei suoi anni erano fondamentali per l’allestimento di una buona squadra.

"Non solo per l’allestimento della squadra, a volte era fondamentale per la sopravvivenza della stessa!  Per scongiurare la non iscrizione all’annata sportiva 1986/87 l’Amministrazione Comunale viene in aiuto del Savoia elargendo un contributo straordinario di 200 milioni. Tale contributo straordinario del Comune a favore del Savoia, non sfuggì alla magistratura. Con altri membri del comune fui interrogato dal giudice al Tribunale di Napoli, dove ribadii cosa rappresentava per i torresi il Savoia, la cosa finì senza altre conseguenze."

4 Presidenti, allenatori, giocatori. Ci racconti qualche aneddoto di quegli anni in cui lei operava a pieno titolo.

"Nel 1974 andai in treno da Napoli a Siracusa per comprare il centravanti Gaetano Bottaro, poi rilevatosi determinante per la vittoria del campionato con i suoi 12 gol. Ci rimisi la mia 600, rubata alla stazione di Napoli.

E, inoltre, la vittoria ottenuta a tavolino contro il Mobili d’Elia per la posizione irregolare di un calciatore salernitano ottenuta grazie alla mia “mania” di controllare sempre la distinta dei calciatori avversari.

Nel 1976 arriva il presidente Franco Immobile come vice presidenti gli zii Pasquale e Michele Gallo con la mia conferma a Segretario e dirigente accompagnatore e consigliere del Presidente Felicio Ferraro. Ricordo la gioia dei tifosi che in quell’estate infuocata aspettavano sempre novità.

Il presidente Immobile aveva credito presso tutte le società calcistiche, seguirono gli acquisti di Oppezzo - Gobbetti - Valeri e Paganini. 

L’anno successivo, per la riforma dei campionati, pur perdendo lo spareggio con la Palmese (pari al 4° posto alla fine del torneo), la società fu ammessa, per meriti sportivi in C2, anche in questa occasione preparai il dossier da depositare in Lega per dimostrare il glorioso passato del Savoia. La promozione, decisa dalla FIGC, comunque, fu meritata sul campo. Come dimenticare lo Stadio Giraud stracolmo in occasione della gara con la Palmese, diretta dall’arbitro Pairetto di Torino che ci fece pervenire una lettera di ringraziamento per la squisita ospitalità ricevuta in un pomeriggio all’insegna dello sport e di civiltà. La squadra era sospinta soprattutto dall’entusiasmo di una tifoseria passionale e calorosa. A questa stagione sono legate le mie soddisfazioni più belle. Non dimenticherò mai, nella campagna acquisti del novembre del 1978, dopo l’accordo raggiunto a Milano con la Società del Cagliari, per la cessione del calciatore Ivan Gregori, per poterlo impiegare in campionato nella successiva gara del 5 novembre a Sorrento, era necessario regolarizzare il trasferimento. In aereo al mattino raggiunsi Cagliari, dopo aver raccolto la necessaria documentazione, di nuovo in aereo raggiunsi Firenze, dove in Lega ottenni il placet per l’impiego del calciatore. Allora, purtroppo, non c’erano i mezzi attuali che ti permettono, con un semplice fax o una e-mail di ottenere le autorizzazioni per tesseramento dei calciatori professionisti.  Comunque, ne valse la pena, il Gregori con le sue 24 presenze, calciatore di classe cristallina, che aveva calcato i campi di serie A con Bologna e Cagliari, risultò indispensabile alla squadra, così come il collega Tonino Natale, infallibile sui calci piazzati, ben otto le reti realizzate.

Di Mario Trebbi, ricordo la signorilità e riservatezza, trascorreva il suo tempo libero sempre nella sua stanzetta al campo."



5 Tantissimi riconoscimenti e attestati per i meriti dimostrati, vittorie straordinarie e inattese. Ricorda il campionato 1994/95?  

"A campionato in corso il 18 dicembre 1994 Gerardo Viglione lascia la presidenza, lo rimpiazza Franco Salvatore, un volto nuovo del calcio, che con modestia, ha saputo ascoltare i suggerimenti che gli giungevano da “veterani” del pallone. Sorretto dalla volontà di non mollare dal sottoscritto, coinvolto, ancora una volta, nella gestione economica della Società, da Michele Orlando, dal tifoso-direttore Ferraro che con grande abilità riesce a portare a Torre un campione (34 anni) ancora in grado di dare tanto al calcio. È il colpo che sarà una delle pedine determinanti per la vittoria finale: Giorgio Lunerti, insieme a Ciro Donnarumma, Marco Ciardiello e Piero Tarantino. Con questo potenziale e con la riconferma di Raimondo, Di Cunzolo, Amura, Savino, Nocerino, Sanguedolce e Visconti il Savoia stacca il biglietto per partecipare ai play-off per la promozione in C1. Anche se gli stipendi non arrivano De Canio riesce a tenere saldo lo spogliatoio, dice ai calciatori che le questioni economiche vanno “congelate”. Le mie rassicurazioni agli stessi sulle garanzie di cui godevano, grazie alla fideiussione depositata in Lega, si riuscì ad andare avanti.  In palio c’è la vittoria più importante, il passaggio in C1. Dopo aver superato il Benevento arriva l’appuntamento con la storia, è il 25 giugno, il Matera viene sconfitto. De Canio ha vinto la sua sfida, lui e i suoi ragazzi hanno costruito il “miracolo”. Partendo dalle speranze di salvezza e accarezzando un sogno custodito nello spogliatoio. In questa vittoria c’è il lavoro “oscuro” del direttore generale Michele Orlando e del D. S. Felicio Ferraro per la parte tecnica, dello staff sanitario con il medico sociale Alfonso Ciniglio e Andrea Vecchione, dei magazzinieri Raffaele Ciliberti detto Mumù e Salvatore Vittoria. Con l’identico entusiasmo, con molta tenacia e con rischi cospicui, superando non poche e non lievi difficoltà, talvolta al limite dell’insormontabile, ho mantenuto la promessa fatta agli amici del “Club Fedelissimi” il 6 maggio del 1978, quando fui eletto dal Club Savoia Fedelissimi “Antonio Bellomo” - “Fedelissimo 1978” -premiato con medaglia d’oro e pergamena.

Nella lettera di ringraziamento, ebbi a scrivere:

Il più sentito riconoscimento della mia vita di “Sportivo” è certamente stato quello di “Fedelissimo 78”.  È scritto nella motivazione:

l’Amore per lo sport è per te al di sopra dell’impegno professionale”.

Il 30 giugno 1995 termina la mia “vita” calcistica a Torre Annunziata. "            



6 Ultima domanda, la piu' "cattiva". Il prof. Giuseppe Sasso è su una torre assieme alla squadra del Savoia e della Turris ma può salvarne solo una delle due.

       "Ebbene sono sincero, appena a scuola suonava la campanella, qualche volta anche prima, scappavo a Torre Annunziata per dedicarmi con “la maggiore passione possibile” al Savoia. Confesso che da piccolo ho tifato Savoia, passione accresciuta poi, con l’iscrizione al “Marconi”. Ciò per me, nato a Torre del Greco, suona tradimento verso la Turris, ma è il Savoia che è stato riconoscente, non altri!!! Certo un po’ di fortuna l’ho portata forse per questo che sono stato premiato. Arrivai nel lontano novembre del 1974 e speravo di restare il più a lungo possibile per far sì che tutto andasse per il verso giusto, mettendo sempre a disposizione la mia pazienza di sportivo appassionato. Ringraziai tutti gli sportivi torresi, in particolare il “Club Fedelissimi “A. Bellomo” per l’ambito riconoscimento promettendo di continuare con impegno sempre maggiore, per le migliori fortune del “Nostro” Savoia!"


Grazie Prof. Sasso per il messaggio d’amore verso i colori biancoscudati.   
        A conclusione di questa bella storia che ha ripercorso la vita dello storico dirigente, le parole impresse sulla targa ricordo donata dall’Amministrazione Comunale di Torre Annunziata col sindaco Enzo Ascione il 5 maggio 2019.  

"Per lui le carte federali non nascondono insidie e segreti.

Ha rappresentato per molti lustri una certezza amministrativa invidiata da tante società, anche di categoria superiore.

La storia della sua esperienza dirigenziale si coniuga con un solo vessillo calcistico: Savoia.

A Giuseppe Sasso.

Torre Annunziata, 5 maggio 2019.”








venerdì 6 settembre 2019

VINCENZO PINTO: Carta, penna e ... Savoia!



“SEI DOMANDE A …”



Foto by Il Cigno @rt







VINCENZO PINTO


Ancora un personaggio di spessore ospite della nostra chiacchierata settimanale che piacevolmente ci accompagna nel viaggio a ritroso nei ricordi torresi.

Oggi con noi è ospite uno di quelli non abituati a ricevere domande in quanto, per il lavoro che svolge, gli interrogativi è sua consuetudine porli.

Nell’arco della carriera giornalistica, tra l’altro, ha attraversato uno spazio temporale di oltre cinquant’anni nel pianeta “Savoia”, raccontandone imprese, cadute, vittorie, sconfitte, emozioni, storia.

Vincenzo Pinto fa parte di quella generazione di giornalisti torresi i cui nomi sono rimasti scolpiti come roccia nell'immaginario collettivo della nostra città. 
La disamina lucida, precisa, impeccabile è stata una sua prerogativa fin dagli inizi e, avendone letto centinaia di articoli negli anni settanta, principalmente dalle pagine della “La Voce della Provincia” e "La Gazzetta dello Sport", non posso che rimarcarne l’assoluta correttezza e trasparenza nella sua attività di informazione lucida e precisa.
Centinaia di partite viste, migliaia di calciatori osservati, Vincenzo Pinto è, da sempre, la memoria storica del Savoia. 
Non ci sono nomi, ruoli, volti, partite, a cui non possa dare risposta, giudizio, commento e valutazione, nonostante gli anni trascorsi.
E' dotato di sensibilità e gentilezza non comune. 
Chiunque conosca Vincenzo Pinto non potrà che confermare l’assoluta signorilità e disponibilità affinché il suo interlocutore si senta a proprio agio nella conversazione, e anche per questo lo ringrazio personalmente.



 Chi è Vincenzo Pinto.
" Vincenzo Pinto, a 70 anni, ha la testa di un eterno ragazzo. Si è fatto da sé, avendo perso il papà a soli 3 anni e cresciuto grazie gli enormi sacrifici della mamma. È laureato in Materie Letterarie, ha insegnato lettere alle medie inferiori e superiori ed è pensionato dal 2011."


 Anni 60. Presentatore, musicista, sempre circondato da bellissime donne: le serate di quei mitici anni. 
"Presentatore non direi, mi diverto a cantare e a suonare il piano e devo ritenermi fortunato per aver vissuto intensamente gli anni del boom economico e.. mondano. Come non ricordare i primi amori, le notti al lido azzurro, le canzoni di Tonino d'Ischia, dei Miura, i tanti personaggi famosi che hanno reso celebre il lido fondato da don Luigi Manzo. "



Anni 70. Il Savoia. Nel “covo” di Eduardo l’elettrauto, i siparietti con Alfonso, quando si tifava in strada, non sui social…  
"Già, i social, invenzione double face. Hanno sconvolto il modo di conoscersi e confrontarsi. Proprio come si faceva a via Maresca nell' officina di Eduardo. I nostri commenti, le critiche, gli apprezzamenti sulle prestazioni del Savoia rimanevano circoscritti a pochi. Consumavamo quelle serate cementando l'amicizia, affinando la reciproca conoscenza e finivamo per darci la buonanotte con le identiche finalità. Inutile sottolineare che la prima e l'ultima parola spettavano al compianto Alfonso. E state sicuri che tutti gli altri le condividevano."



Anni 80. Vieni prescelto da “Il Mattino” per continuare il lavoro di Giancarlo Siani.
"Si, la feroce esecuzione di Giancarlo (settembre 85) lasciò un solco profondo nel mio animo. Il Mattino mi affidò la prosecuzione del lavoro che Giancarlo aveva portato avanti con la grinta del giornalista di rango. Io, amante dello sport e del calcio, catapultato nei fatti di cronaca. Cercai di fare del mio meglio, mi dimenavo tra gli impegni scolastici e le necessarie presenze sulla notizia. Finché mi fu possibile conciliare le due cose portai a termine il lavoro, dopodiché tornai a scrivere esclusivamente di sport. E di Savoia."



Sei nomi, uno per ruolo, i piu’ grandi del Savoia: portiere, difensore, centrocampista, attaccante, allenatore e presidente.

"Boesso, Pappalettera, Ferrari, Villa, Jaconi, Faraone Mennella."



Svelandoci il segreto dell’eterna giovinezza, qual è il sogno nel cassetto di Vincenzo quando diventerà grande. 
"Quando ti definiscono "decano" dei giornalisti torresi vuol dire, sottovoce, che è tempo di dare spazio ai giovani. In verità un paio d'anni fa avevo anche deciso di...appendere la penna al chiodo. Non senza trascurare di seguire il mio Savoia a cui ho assicurato, anche quest'anno, il mio contributo sotto forma di abbonamento. Poi... poi qualche buon collega mi ha spinto a non mollare e a riprendere la penna dal chiodo. Anche se oggi la penna è stata soppiantata dalla fredda tastiera, sono sceso di nuovo in pista. Se me lo consentite, la spinta più forte me l'ha data la nuova generazione. La gallina vecchia può produrre ancora un buon brodo…"

Grazie Vincenzo Pinto, continua a raccontare e ricordare alle nuove generazioni chi eravamo perché, prima o poi, ritorneremo ad essere protagonisti su palcoscenici più consoni al nostro blasone, alla tradizione, alla nostra Storia.
Con la classe che ti ha sempre contraddistinto.

lunedì 2 settembre 2019

Ernesto Bergamasco: la Storia del pugilato continua...


Provare a raccontare Ernesto Bergamasco è semplice e complicato allo stesso tempo.

Semplice, perché il personaggio possiede una carica di genuinità, simpatia e calore non comune. Nonostante i suoi trascorsi di gloria sui ring di tutto il mondo, le innumerevoli vittorie conquistate nei piu’ prestigiosi incontri pugilistici dell’epoca, quarant’anni dopo Ernesto non ha perso quelle caratteristiche che lo hanno portato, alla soglia dei settant’anni, ad essere uno dei personaggi pubblici piu’ schietti e sinceri, e per questo apprezzato, della nostra città.

Complicato, perché quelle sue stesse prerogative di uomo sincero, talvolta sono state cause di intoppi, malintesi e colpi di testa clamorosi, specie come in occasione del suo abbandono al pugilato, avvenuto al termine del match con Martinesi a Milano nell’incontro per il titolo italiano, perso per una chiara testata del suo avversario, quando il nostro Ernesto era in vantaggio ai punti.

Ma partiamo dall’inizio e leggiamo, in modo sintetico, il pensiero di Ernesto sul racconto della sua vita.

Chi è Ernesto Bergamasco?

“Sono nato a Torre Annunziata il 17 febbraio 1950. Quando ero ragazzo ho iniziato a lavorare nel macello comunale e, dato che avevo una forza non comune, spinto con insistenza da parenti e amici ho iniziato a fare pugilato.

Mi è subito piaciuto e nel giro di poco tempo sono entrato nel giro della Nazionale. Non potevo combattere perché avevo solo 14 anni, allora i regolamenti non permettevano incontri per tale età, quindi ho dovuto attendere di avere 16 anni prima di cimentarmi nel campionato italiano novizi, a Roma, che naturalmente vinsi.

Da lì capii che quella pugilistica sarebbe diventata la mia seconda vita.”

L’incontro con Mariano Fabbrocino.

“ È stato un personaggio fondamentale della mia carriera sportiva e anche della mia vita, il mio primo tifoso. Era il mio sponsor, mi seguiva e spronava in tutte le manifestazioni, nonostante fosse impegnato nella sua attività lavorativa che conduceva tra Terzigno, Boscoreale e le varie sedi della banca che seguiva con altrettanta passione.

Senza la sua disponibilità, entusiasmo e competenza difficilmente avrei potuto raggiungere i risultati ottenuti, non perché non ne fossi capace ma proprio per il difficile percorso che il mondo della boxe permette di fare, basato non solo sulla forza fisica del pugile ma anche sulla solidità, la serietà e la bravura dell’entourage che lo circonda. Ricordi incredibili mi legano a quegli anni, l’incontro con il mitico Benvenuti, che tra l’altro venne anche una volta a Torre Annunziata e fu mio ospite, la trasferta al Madison Square Garden a New York quando incontrai, tra la folla che acclamava la nostra squadra azzurra, decine di torresi, l’emozione di trovarmi accanto a Cassius Clay, Teofilo Stevenson e tutti i grandi della boxe mondiale. Emozioni e ricordi incredibili! Posso dire con orgoglio che con la boxe ho girato il mondo”

Olimpiade di Monaco 1972.

“Ero partito con grandi obiettivi, volevo portare la medaglia a Torre Annunziata. Purtroppo, nei giorni precedenti il mio esordio, l’assalto dei terroristi nella cittadella provocò la morte di tante persone e, tutto questo, accadde proprio sotto i miei occhi, a pochi passi da me. Ne rimasi sconvolto. Quelle povere persone vennero massacrate. Le Olimpiadi continuarono ma io ero come fossi assente, svuotato. Fu vita facile per il mio avversario Santow, ufficiale della Marina thailandese, vincere quell’incontro e mandarmi a casa. E pensare che qualche mese prima lo avevo facilmente battuto. Fu una delusione tremenda.”

Forni di Sopra, Carnia, settembre 1974, Titolo italiano superleggeri.

“Ricordo che arrivarono da Torre Annunziata almeno 4 pullman di tifosi per me. Erano circa trecento torresi che urlavano e mi incitarono fin dall’inizio. Il mio avversario, Bruno Freschi, mi sorprese all’inizio. Fuori casa non era gran che, quando combatteva in casa si trasformava. Purtroppo alla seconda ripresa fui costretto alla resa per una ferita e dire addio ai sogni di gloria. Tornai a Torre sconfitto ma sempre amato dai miei fans. Accettai anche una candidatura nelle liste del PSI nelle elezioni comunali ma per una manciata di voti non fui eletto. Ottenni, però, la vittoria nel concorso indetto al Comune per il posto di Vigile Urbano, che mi permetteva di svolgere abbastanza regolarmente gli allenamenti, in previsione di una rivincita nazionale. Purtroppo non riuscirono a organizzare la rivincita a Torre Annunziata, sempre per i soliti problemi economici e organizzativi”

Milano, 1978, sconfitta con Martinesi.

“Era l’occasione della rivincita e ancora una volta mi toccava combattere lontano dalla mia città. Evidentemente l’organizzazione che avevo al mio fianco non era in grado di sostenermi ai massimi livelli. Sicuramente se avessi accettato la corte del grandi manager di allora, Branchini in primis con la sua scuderia Fernet Branca, Proietti di Roma e altri, la storia sarebbe stata diversa. Forse, l’errore cui posso imputarmi maggiormente per non aver permesso alla mia carriera di diventare leggendaria è stato proprio questo, non accettare di trasferirmi alla corte dei piu’ grandi manager. Sono certo che le mie poche sconfitte in carriera negli incontri decisivi, frutto di testate da parte avversaria, conteggio ai punti discutibili, preparazione non sempre ottimale, non si sarebbero concretizzate negativamente per me. Dopo la sconfitta con Martinesi chiesi la rivincita al mio entourage per dimostrare il mio valore. Non ci fu verso. Dissero che non c’erano le condizioni per farlo. Decisi in quel momento di smettere di combattere. Avevo solo vent’otto anni ma non sentivo la fiducia dei miei intorno. Rimasi molto deluso di questo, piu’ della sconfitta stessa”

Il futuro, la palestra.

“Da allora ho preso giovani su giovani e portati ad allenarli e farli crescere professionalmente e umanamente. Campioni torresi che hanno collezionato titoli italiani uno dietro l’altro. Zurlo Renato Biagio è stato uno dei primi su cui ho lavorato, poi ho continuato con Pietro Aurino, e ancora sul giovane Pinto, e tanti altri, tra cui mio figlio Raffaele che ha vinto diversi titoli oltre la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo. Insomma, Torre Annunziata è diventata una delle prime scuole in cui i fuoriclasse venivano sfornati a getto continuo, nonostante i pochi mezzi che avevamo a disposizione. Una delle eredità che ci ha lasciato il terremoto dell’80 è stata questa palestra che il Commissario Straordinario Zamberletti volle, dietro nostra richiesta, rendere agibile una volta terminata l’emergenza. E da qui che continuo il mio lavoro di maestro, e da qui che continua il mio sogno di preparare al massimo l’atleta che, sono certo, un domani saprà regalare quella medaglia olimpica alla nostra Torre Annunziata che aspettiamo da troppo tempo. Attualmente Irma Testa è la nostra portabandiera, sono sicurissimo che sarà la nostra eroina a Tokio 2020, e non ci aspettiamo una medaglia piccola, ma quella grande…

 Per il dopo, ci sono alcuni ragazzi molto interessanti, ma su questo dobbiamo lavorarci.”

E allora,

Grazie di tutto Maestro Ernesto

e

Buon Lavoro!

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...