martedì 22 settembre 2020

ROBERTO PETTORINO, IL "PADRE" DEL SUPERMERCATO A TORRE ANNUNZIATA.

 




Alla metà del secolo scorso Roberto Pettorino accettò la sfida e volle aprire il punto vendita a Torre Annunziata, nonostante la crisi e i timori.

Ebbe coraggio, ma vinse la sua scommessa perché Pettorino diventò il punto di riferimento per decine di famiglie.
Lo è stato nel corso dei decenni seguenti, addirittura ampliando l'offerta e i punti vendita, nonostante la sua attività abbia subito furti e rapine in serie impressionante, come nessun altro in questa città.
Roberto Pettorino morì nel settembre del 2014 ma il suo nome vive ancora nel nostro ricordo per il suo impegno a Torre Annunziata.
Perché, nonostante tutto, saranno sempre ricordati così: "SUPERMERCATO PETTORINO".







sabato 19 settembre 2020

PASQUALE ELIODORI- IL GENIO DELLA FOTO!







Per raccontare la storia di Pasquale Eliodori bisogna iniziare dall'inizio, ricordando la sua nascita, il 6 giugno 1921, a Torre Annunziata.

Era figlio di Teodoro Eliodori e Clelia Palmieri e aveva altri due fratelli, Attilio e Stanislao (chiamato da tutti Mario) e quattro sorelle, Maria, Annunziata, Clelia e Rosaria.

Due eventi straordinari si verificarono in quei giorni nella nostra città: la visita dell’Imperatore del Giappone Hirohito presso la Fabbrica delle Armi e l’inaugurazione dei Salesiani alla presenza di alti prelati del mondo cattolico.

Peccato che Pasquale fosse appena nato altrimenti avrebbe avuto certamente occasione e modo di fotografare questi due storici eventi!

Ma partiamo con ordine.

Già a metà degli anni Trenta la sua passione smisurate consisteva nello scattare foto con quella grande scatola nera, la famosa “cascetta”.

Per anni ha percorso lo stradone principale, a bordo della sua bici, ad immortalare persone e gruppi in quelli che erano chiamati “ritratti di famiglia”, fotografie assolutamente straordinarie impresse sulla mitica pellicola Superalfa.

Erano momenti da ricordare per sempre quando si raccoglievano genitori e figli davanti alla meravigliosa macchina in attesa delle indicazioni del “mago” fotografo.

L’ amore per questo lavoro era talmente forte che Pasquale decise di farne quasi la sua ragione di vita.

Agli inizi degli anni Cinquanta, dopo aver messo da parte i risparmi accumulati, inaugurò il primo negozio in una zona altamente strategica, Piazza Ernesto Cesaro, “mièz Santa Teresa”, ottenendo subito grande successo.

Nel dopoguerra il bisogno di rialzare la testa andava di pari passo con la voglia di vivere e dimenticare gli anni dell’orrore, complice l’arrivo della democrazia, illustre assente per tanti decenni.

Le richieste di foto personali, di gruppo, oppure per ricordare feste ed eventi familiari, raccontava di un settore in forte espansione, destinato a crescere in modo esponenziale.

Appena qualche anno dopo, infatti, decise di investire aprendo un altro negozio sul corso, proprio all'interno del palazzo che ospita il Commissariato di Polizia.

Le attività “Eliodori” crescevano a dismisura e, complice anche il boom degli anni Sessanta, nel giro di pochi mesi aprì altre due succursali, una sul corso Umberto al numero 27, e un’altra alla periferia di Torre, in Piazza Imbriani al numero 31, “Mièz à Centrale”.

Ormai, nei panni di perfetto imprenditore in cui si era calato, aveva monopolizzato il mercato delle foto a Torre Annunziata con l’apertura capillare di punti di vendita che neanche ai nostri giorni è possibile immaginare possa ripetersi.

Pasquale non riusciva a fermarsi un attimo e, con un intuito straordinario, piazzò il colpo finale che sbaragliò la concorrenza: un laboratorio nella zona dei lidi torresi, pieni fino all'inverosimile nelle serate d’estate, con l’organizzazione del lungimirante Don Luigi Manzo, suo amico personale, a fare da traino all'economia e al benessere cittadino, con feste ed ospiti di livello internazionali.

Il laboratorio al Lido Azzurro venne aperto in pompa magna, la movida di allora era “raccontata” dalle foto di Eliodori sui giornali e periodici.

In quegli eleganti anni Cinquanta e Sessanta le donne facevano a gara nell'indossare il vestito all'ultima moda, la pettinatura più’ in voga, sfoggiare il costume più’ audace per l’epoca.

Erano numerosi i ragazzi al suo servizio che scattavano foto, praticamente, in tutti gli stabilimenti balneari.

Quegli stessi scatti che di notte venivano lavorati e sviluppati per poterli consegnare il giorno dopo alla entusiasta clientela!

Un lavoro enorme ed importante, frutto delle sue spettacolari idee di cui ancora oggi ne apprezziamo la validità per poter commentare e ricordare anni magici della nostra infanzia, correlando con semplici scritti delle bellissime pose.

Naturalmente per lui la foto rappresentava non solo il lavoro ma anche la continuazione di un sogno meraviglioso vissuto nella città che amava raccontandone la crescita e, purtroppo, dagli inizi degli anni Settanta anche il declino.

Non si spiegherebbero altrimenti le innumerevoli annate al seguito del suo Savoia che seguiva ovunque, oppure le presenze negli spettacoli e nei teatri per fotografare artisti del calibro di Totò, Gino Cervi, Renato Rascel, Valter Chiari e tanti altri, tutti ospitati nella nostra città ai tempi d’oro.

È rimasta nella storia, tra le altre, una sua foto del 1950 in cui immortalò a tavola, presso la Casina Rosa a Torre del Greco, il grande Totò con Luigi Campoluongo, il famoso capo guappo napoletano.

Altro grande ricordo è un articolo a tutta pagina di “Sport Sud” del 1964 quando venne menzionato per il coraggio e l’audacia con cui, salito su una scala tenuta in piedi da collaboratori, riusciva a fotografare dall'alto, con una visuale perfetta, le modelle del concorso “Miss Ondina” al Lido Azzurro, suscitando la rabbia degli altri fotografi bloccati nella ressa!

Ma Eliodori era geniale, unico!

Sul suo biglietto da visita c’era scritto:” Attualità- Fotografia- ELIODORI “

Eseguiva, inoltre, foto per perizie, Cerimonie nuziali, Prime Comunioni, Lavori Industriali, Cortometraggi e riprese cinematografiche di tutte le cerimonie.

Non ci sono eventi accaduti nella nostra Torre Annunziata in cui non sia stato presente con la sua immancabile macchina fotografica a testimoniarne, l’evento.

Insomma, una vera e propria industria cittadina che dava tanto lavoro ai nostri giovani, avanti anni luce rispetto ad altri concorrenti, capace di trasformarsi in una gioiosa macchina da guerra pronta a catapultarsi nell'accaduto.      

Oltre alla passione per la foto, amava anche giocare al calcio e spesso lo ritroviamo, negli anni Cinquanta, impegnato in tornei provinciali.

Ma era l’amore per la famiglia che lo rendeva un marito esemplare e un padre straordinario.

Sposato con Carolina Gargiulo, ebbero cinque figli, Clelia, Teodoro, Annamaria, Silvana e Luigi i quali, ancora ai nostri giorni ne rinnovano il ricordo con immutato amore, ricordando le magnifiche feste che organizzavano per gli onomastici e i compleanni degli amati genitori.  

Pasquale Eliodori morì il 9 gennaio 1985, a soli 64 anni, lasciando di sé il ricordo di un uomo straordinario che regalò sorrisi ed emozioni per oltre mezzo secolo alla nostra cittadina e non possiamo che ricordarlo e ringraziarlo perché le fotografie sono la nostra memoria nel tempo quando i nostri ricordi iniziano a perdersi nel tempo che passa.      

sabato 5 settembre 2020

LA LEZIONE DI VITA NEL "CLUB DEI FEDELISSIMI"...



Ricordo di essere entrato nel "Club dei Fedelissimi" alla fine degli anni Settanta.
Il sontuoso locale era in via Garibaldi, "rint u vic e san Gennaro", dal 1977. 
Era il "covo" principale della tifoseria del Savoia in quanto non ricordo ci fossero gruppi o circoli numericamente altrettanto organizzati, oltre ad essere il punto di ritrovo e d'incontro con i miei amici coetanei e quelli nuovi, coloro che erano già soci.
Infatti il nostro gruppo, quattro amici, venne iscritto con la tessera "Giovani".
Potrei ricordare tutti quelli che ho incontrato nel corso di dieci anni in quell'ambiente meraviglioso, la mia seconda casa.
I fratelli Di Gennaro, Luigi, Nicola e Salvatore, Ciro Cirillo , Franco Cirillo "ò piattaro", Enzo Longobardi "ò segretario", Ugo Salierno, Eduardo Ammendola "l'elettrauto", Aniello De Simone, Alfonso, Zacchiello e quanti altri...
Proprio Luigi Di Gennaro ed Eduardo furono i precursori della fondazione del circolo ma questa è una questione che rivedremo più' avanti.
Sono centinaia di nomi di persone che contribuirono con il loro esborso mensile a garantire la gestione e le spese per il mantenimento del locale.
Nel corso degli anni, forse grazie anche al nostro ingresso essendo uno dei primi gruppi giovani iscritti, si incrementò il numero dei ragazzi che entrarono nel club.
Anche per questo fattore, grazie anche all'appoggio di tanti amici favorevoli all'idea, si creò un fondo per preparare una squadretta di calcio, con abbigliamento incluso, che potesse permettere di iscriversi ad alcuni dei tanti tornei che si svolgevano anni fa nelle nostre zone.
Non eravamo forti tecnicamente anche se tre o quattro elementi si elevavano sul gruppo e potevano ambire a una buona carriera, ma avevamo come dote principale una qualità per cui spesso uscivamo vincitori dagli incontri: la "cazzimma" sportiva.
Non mollavamo mai e sputavamo sangue su ogni pallone.
E ricordo anche la cornice di amici che veniva ad assistere le nostre partite!
Nel 1984 a Pompei nel corso della finale del torneo contro la squadra del Bar Milano, si giunse ai calci di rigore per decretare la squadra vincente.
Al momento di tirare il mio rigore presi una singolare decisione: anziché prendere la rincorsa decisi di tirare da fermo, alla "Casarsa", due passi e tiro.
Piazzai il pallone sul dischetto e così feci, solo che al primo passo scivolai, fortunatamente senza toccare la palla.
In quel momento andai nel panico.
Dietro la porta c'era il nostro gruppo di amici che ci stava sostenendo.
All'improvviso, sentii una voce che si elevava sugli altri,  imperiosa, quasi furente.
"Antò, piglia à rincorsa!!!"
Era il nostro Alfonso Di Nocera, "Fonz Limon".
Apprezzando la conoscenza tecnica del gioco del calcio di Alfonso non lo presi come un suggerimento ma come un ordine!
Tornai sui miei passi e ripresi la rincorsa, come ordinatomi da Alfonso, e segnai il mio rigore.
Poi, ci mise del suo il nostro Agostino che ne parò un paio e vincemmo il torneo.
Naturalmente a fine partita mi presi la, quasi, ramanzina di Alfonso.
"Ma che vuliv fà???"
E scoppiammo a ridere.
Poi, come uso e consuetudine del club, bella festa di ringraziamento nel circolo, dove, e lo ricordo con molto piacere, vennero anche alcuni calciatori del Bar Milano per congratularsi con noi, dando prova di grande sportività.
C'erano tutti i soci e ognuno di noi veniva premiato da un rappresentante storico dell'organizzazione, io ricevetti la medaglia dall'amico Pasquale.
Naturalmente, sotto l'attenta visione di Vincenzo Vitiello "ò ciclista" e lo sguardo paternale del Cav. Luigi Bellomo.
Questo è solo un ricordo di gioventù a cui sono molto affezionato.
La storia, fantastica, del Club dei Fedelissimi merita un argomento e una stesura a parte di cui mi occuperò prossimamente, anche grazie ai ricordi  degli amici a cui chiedo, fin d'ora, il massimo aiuto.   

giovedì 3 settembre 2020

FELICIO FERRARO: Il Direttore.




Non è tipo a cui piace stare sulle prime pagine dei giornali, mettersi in evidenza, apparire, nonostante le tante occasioni in cui avrebbe potuto approfittare del ruolo.
Piuttosto sa che il successo nel suo lavoro, da professionista “dietro le quinte”, dipende da caratteristiche e qualità non comuni a tutti, come la conoscenza tecnica, i rapporti personali, l’abilità di gestione organizzativa di un gruppo e, ultima ma la piu' importante, la grande passione per il calcio.
Proprio sulla base di queste prerogative Felicio Ferraro è riuscito a costruire la sua carriera di dirigente sportivo, affiancando personaggi di assoluto spessore del panorama calcistico campano, dirigendo società prestigiose.
E di quello che ha costruito può ben essere fiero di averlo fatto, partendo da zero, con le sue sole forze.
Ne ha fatto di strada nel corso degli anni quel giovanotto tifosissimo del Savoia, detto Chiarugi per la somiglianza fortissima alla “freccia di Ponsacco”, che al vecchio "Comunale" immortalava nei suoi scatti fotografici i protagonisti in campo del Savoia, sia in partita che in allenamento, puntualmente pubblicati dalla “ La Voce della Provincia” agli inizi degli Anni Settanta.
Credo che il suo esordio nelle vesti da dirigente nel calcio che conta risalga all’annata 1976/77, quando a seguito del cambio di dirigenza Franco Immobile rilevò la società da Gioacchino Coppola, affiancandosi gli zii Pasquale e Michele Gallo alla vice presidenza.
Immobile intuisce le potenzialità del giovane Felicio e lo affiancò in società al confermatissimo Prof. Sasso.
Felicio Ferraro assunse la carica di dirigente accompagnatore oltre ad essere consigliere del Presidente Franco Immobile.
I due dirigenti, Sasso e Ferraro, condussero un’oculata campagna acquisti anche se i risultati non arrivarono subito.
Furono anni di grandi emozioni, tutti si aspettavano i grandi acquisti di Immobile per far volare il Savoia, ma a fine stagione si abbatté il tifone "Zumbo".
L’anno successivo Immobile scelse Lello Autieri nelle vesti di direttore sportivo e riconfermò sulla panchina lo “sceriffo” D’Alessio ma anche in questa occasione fu un lavoro enorme recuperare terreno e posizioni in classifica dopo le giornate di squalifiche del campo di Torre per un arbitro indegno e recidivo, Zumbo di Reggio Calabria, scaturite nel finale del precedente campionato.
Ad inizio stagione, Sasso e Ferraro furono costretti a girovagare per trovare campi idonei che potessero accogliere la squadra bianca e i suoi tifosi.
Alla fine della stagione giunse il meritato ripescaggio in serie C.
Encomiabile il lavoro svolto in settimana quando, lo ricordo personalmente, sempre in compagnia di Sasso, recapitava i blocchetti dei biglietti delle gare in programma la domenica, che poi ritirava la domenica verso le 12.
Naturalmente il “Club dei Fedelissimi” del Cav. Luigi Bellomo faceva la parte del leone nella prevendita potendo contare su capi tifosi di assoluto carisma,  come Alfonso Di Nocera e Monaco Catello (Fonz Limon e Zacchiello).
Al suo arrivo nel circolo il capannello dei tifosi era pronto al fuoco di domande per Felicio che, con calma e rassicurazione, rincuorava tutti i presenti.
Ancora nel 1983/84, grazie a uno sfiancante lavoro economico e giuridico del duo Sasso- Ferraro, si riuscì a rilevare il titolo della Grumese mantenendo la categoria.
La capacità e la bravura di Ferraro venne riconosciuta dalla nuova dirigenza Farinelli, nel 1988, che gli affidarono il ruolo di direttore sportivo.
Sotto la gestione di Gerardo Viglione del 1993 la partenza non entusiasmante del Savoia coincide con l’esonero di Mario Zurlini.
È un momento difficile e molto delicato.
Il direttore sportivo Felicio Ferraro scrutò e osservò il panorama calcistico anche fuori dalla nostra regione e alla fine decise di puntare tutto su un giovanissimo tecnico che fu l’artefice del successo pochi mesi dopo: Gigi De Canio da Matera.
Assieme a De Canio, uno dei migliori “colpi” effettuati da Ferraro avvenne poco dopo quando con grande abilità riuscì a convincere un campione come Giorgio Lunerti a trasferirsi al Savoia, a 34 anni.
Oltre a Lunerti arrivano in maglia bianca Ciro Donnarumma, Marco Ciardiello e Piero Tarantino.
E ricordiamoli gli uomini che lavorarono “dietro le quinte” in quella magica promozione del 25 giugno 1995 in C1.
Il presidente Franco Salvatore che prese il posto Gerardo Viglione, il direttore generale Michele Orlando, il D. S. Felicio Ferraro per la parte tecnica, del Prof. Giuseppe Sasso, dello staff sanitario con il medico sociale Alfonso Ciniglio e Andrea Vecchione, dei magazzinieri Raffaele Ciliberti detto Mumù e Salvatore Vittoria.
Un altro tassello importantissimo della sua carriera Felicio lo appose nella stagione 1997 quando venne scelto dai vertici della Turris, tra cui Peppe Sasso che affiancò la presidenza, per riportare in alto la formazione di Torre del Greco. 
Il suo ingaggio rischiò di trasformare in una battaglia extra calcistica la rivalità tra le due cittadine.
Non solo, le contestazioni dei tifosi corallini aumentarono quando Ferraro scelse l’allenatore che poi avrebbe portato la Turris alla vittoria del campionato nello spareggio ad Avellino contro il Benevento: era Salvatore Esposito, il popolare “Tore u mast" nostro torrese purosangue!
A fine stagione vennero osannati come eroi da Torre del Greco e ringraziati per aver riportato la squadra in C1.
Questo ulteriore dimostrazione di competenza e saldezza di comando fece si che Felicio Ferraro fosse riconosciuto, unanimemente, come una delle personalità piu’ competente del mondo del calcio meridionale.
In altre circostanze è stato costretto a rassegnare le dimissioni, come a Nocera, a Gragnano, con lo stesso Savoia degli ultimi tempi quando i presidenti venivano fuori come funghi dopo la pioggia, frenando la sua passione di fare calcio davanti all’incompetenza, all’incapacità, agli inganni, al nulla.
Felicio Ferraro è uomo tutto d’un pezzo.
Resta, nell’immaginario collettivo torrese, come uno dei simboli piu’ fulgidi, genuini e passionali di tifoso del Savoia e un eterno innamorato dell’ambiente biancoscudato.
A conclusione di questo modesto saluto, nel ringraziare Felicio Ferraro per aver contribuito a rendere piu’ belli quegli anni vissuti assieme al nostro Savoia (Anni Settanta/Ottanta), voglio formulargli, anche a nome della tifoseria torrese, i migliori auguri di un felice e sereno Compleanno in occasione di questo 4 settembre 2021.

                               AUGURI FELICIO!   

***Grazie al Prof. Giuseppe Sasso per il prezioso contributo senza il quale non avrei potuto presentare questo post.
Nonostante abbia incontrato Felicio Ferraro tantissime volte quando ero a Torre fino alla fine degli anni 80, non ho mai avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere di persona per la mia proverbiale timidezza, acuita dall'importanza del personaggio e del ruolo carismatico che ricopriva all'interno della società Savoia.
Spero un giorno di incontrare sia lui che gli altri grandi protagonisti di quegli anni per raccogliere ricordi e racconti di un'epoca in cui eravamo intenti a costruire e vivere un sogno bellissimo intorno al vecchio ma sempre magnifico Savoia.   

Don Luigi Bellomo, il cuore del tifo torrese.

*Un tributo a Luigi Bellomo:  il cuore del tifo torrese* Torre Annunziata perse uno dei suoi pilastri sportivi e cittadini con la scomparsa ...