sabato 5 settembre 2020

LA LEZIONE DI VITA NEL "CLUB DEI FEDELISSIMI"...



Ricordo di essere entrato nel "Club dei Fedelissimi" alla fine degli anni Settanta.
Il sontuoso locale era in via Garibaldi, "rint u vic e san Gennaro", dal 1977. 
Era il "covo" principale della tifoseria del Savoia in quanto non ricordo ci fossero gruppi o circoli numericamente altrettanto organizzati, oltre ad essere il punto di ritrovo e d'incontro con i miei amici coetanei e quelli nuovi, coloro che erano già soci.
Infatti il nostro gruppo, quattro amici, venne iscritto con la tessera "Giovani".
Potrei ricordare tutti quelli che ho incontrato nel corso di dieci anni in quell'ambiente meraviglioso, la mia seconda casa.
I fratelli Di Gennaro, Luigi, Nicola e Salvatore, Ciro Cirillo , Franco Cirillo "ò piattaro", Enzo Longobardi "ò segretario", Ugo Salierno, Eduardo Ammendola "l'elettrauto", Aniello De Simone, Alfonso, Zacchiello e quanti altri...
Proprio Luigi Di Gennaro ed Eduardo furono i precursori della fondazione del circolo ma questa è una questione che rivedremo più' avanti.
Sono centinaia di nomi di persone che contribuirono con il loro esborso mensile a garantire la gestione e le spese per il mantenimento del locale.
Nel corso degli anni, forse grazie anche al nostro ingresso essendo uno dei primi gruppi giovani iscritti, si incrementò il numero dei ragazzi che entrarono nel club.
Anche per questo fattore, grazie anche all'appoggio di tanti amici favorevoli all'idea, si creò un fondo per preparare una squadretta di calcio, con abbigliamento incluso, che potesse permettere di iscriversi ad alcuni dei tanti tornei che si svolgevano anni fa nelle nostre zone.
Non eravamo forti tecnicamente anche se tre o quattro elementi si elevavano sul gruppo e potevano ambire a una buona carriera, ma avevamo come dote principale una qualità per cui spesso uscivamo vincitori dagli incontri: la "cazzimma" sportiva.
Non mollavamo mai e sputavamo sangue su ogni pallone.
E ricordo anche la cornice di amici che veniva ad assistere le nostre partite!
Nel 1984 a Pompei nel corso della finale del torneo contro la squadra del Bar Milano, si giunse ai calci di rigore per decretare la squadra vincente.
Al momento di tirare il mio rigore presi una singolare decisione: anziché prendere la rincorsa decisi di tirare da fermo, alla "Casarsa", due passi e tiro.
Piazzai il pallone sul dischetto e così feci, solo che al primo passo scivolai, fortunatamente senza toccare la palla.
In quel momento andai nel panico.
Dietro la porta c'era il nostro gruppo di amici che ci stava sostenendo.
All'improvviso, sentii una voce che si elevava sugli altri,  imperiosa, quasi furente.
"Antò, piglia à rincorsa!!!"
Era il nostro Alfonso Di Nocera, "Fonz Limon".
Apprezzando la conoscenza tecnica del gioco del calcio di Alfonso non lo presi come un suggerimento ma come un ordine!
Tornai sui miei passi e ripresi la rincorsa, come ordinatomi da Alfonso, e segnai il mio rigore.
Poi, ci mise del suo il nostro Agostino che ne parò un paio e vincemmo il torneo.
Naturalmente a fine partita mi presi la, quasi, ramanzina di Alfonso.
"Ma che vuliv fà???"
E scoppiammo a ridere.
Poi, come uso e consuetudine del club, bella festa di ringraziamento nel circolo, dove, e lo ricordo con molto piacere, vennero anche alcuni calciatori del Bar Milano per congratularsi con noi, dando prova di grande sportività.
C'erano tutti i soci e ognuno di noi veniva premiato da un rappresentante storico dell'organizzazione, io ricevetti la medaglia dall'amico Pasquale.
Naturalmente, sotto l'attenta visione di Vincenzo Vitiello "ò ciclista" e lo sguardo paternale del Cav. Luigi Bellomo.
Questo è solo un ricordo di gioventù a cui sono molto affezionato.
La storia, fantastica, del Club dei Fedelissimi merita un argomento e una stesura a parte di cui mi occuperò prossimamente, anche grazie ai ricordi  degli amici a cui chiedo, fin d'ora, il massimo aiuto.   

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