giovedì 27 dicembre 2018

28 dicembre 1959- Il mistero di Maiuri sugli scavi a Torre Annunziata!





Vorrei, cari amici, le vostre impressioni e un giusto commento su questo articolo di stampa del 1959 firmato dall’archeologo Amedeo Maiuri al Corriere della sera il 28 dicembre 1959.
Non un personaggio qualunque.
Amedeo Maiuri, il piu' grande archeologo dei suoi tempi, l'uomo che conosceva i misteri delle visceri delle terre vicine e lontane.
Vi dico subito, per quanto possa interessare, che l’articolo non mi è piaciuto.
Mi è sembrato scritto con tono troppo sarcastico e polemico verso il giusto cammino che, invece,  era stato intrapreso da quel gruppo di persone, animate da animo nobile, che fece la storia di Torre Annunziata nel campo archeologico, come si vedrà negli anni a seguire.
Ma leggiamo adesso dell’articolo in questione e andiamo ad esaminarlo, a distanza di quasi sessant’anni.   
La prima domanda sorge spontanea già dopo aver letto il solo titolo.
Sembra che quella di disseppellire Oplonti sia solo un’ambizione della città di Torre Annunziata e non un privilegio di tutta l’archeologia in generale come dovrebbe essere quando fervono i preparativi, si attivano gli incontri, vengono alla luce le prove inconfutabili della presenza di qualcosa di grande.
Scorrendo l’articolo, in un altro passaggio si legge che, questa ossessione dei torresi, sia alimentata dall’invidia verso i pompeiani e gli stabiesi che vedono rifiorire dal fertile terreno i loro gioielli, e vogliono partecipare anch’essi al banchetto dell’archeologia vesuviana”.
E proprio a seguito di questa mania di grandezza, continua il Maiuri, “ si è bandita una crociata, s’è formato un comitato, s’è mobilitata la stampa cittadina e napoletana…”.
Forte la critica e il fastidio, evidente, verso Mons. Farro nella frase successiva, quando il Maiuri ci informa che “l’archeologia torrese ha ritrovato in un reverendo archeologo un apostolo fervente e pugnace capace di lanciare appelli e rampogne all’archeologia ufficiale, e di tenere conferenze che hanno l’aria di pubblici comizi.
Continuando nel suo articolo critico verso gli ambiziosi sognatori torresi, racconta un percorso storico che ricorda i pochi ritrovamenti avvenuti in zona, e arrivati a commentare il breve periodo in cui venne idolatrato Gioacchino Murat per la sua protezione e il suo ringraziamento alla cittadina oplontina per aver scelto, a suo tempo, la denominazione di Gioacchinopoli, non esita a rinfacciare ai torresi il rapido cambiamento di denominazione , quando “finito tragicamente il sogno ambizioso non si pensò due volte a ribattezzare santamente la città. ”
Nell’ultimo tratto fornisce una sua visione sul perché di questa scelta “archeologa” dei cittadini torresi, quando scrive “ambiscono ad avere anch’essi un titolo nobiliare: di riattaccarsi alla loro origine antica, all’Oplonti ancora misteriosa e sepolta.”
Questo è lo scritto del 1959.

Soltanto nel 1960, con le "Note di Topografia Pompeiana" iniziò il suo discorso ufficiale su Oplonti, riconoscendo nelle Terme Nunziante quelle di M. Crasso Frugi, come ci ricordava Carlo Malandrino.

Tanto onore e massimo rispetto per la figura di Amedeo Maiuri.

Non credo, e non conosco ovviamente le ragioni, del perchè delle frasi, critiche e ambigue, inserite in questo articolo, forse poteva farne a meno e anticipare gli eventi degli scavi. 
Questo è solo il mio pensiero leggendo questo articolo del Prof. Maiuri, forse all’epoca non completamente convinto dell’esistenza o della possibilità di un intervento a Torre Annunziata.
Ognuno di voi può “leggere” l’articolo nel senso che gli sembra piu’ consono.
Qualche anno dopo Oplonti vide la luce e affiorò in tutta la sua bellezza a seguito dei lavori e alla testa dura di chi, alzando la voce, intimò: Qui ci vuole il piccone!
                                                             Grazie Mons. Farro!
Di tutta la bellezza di cui si è stati capaci di portare alla luce non finiremo mai di ringraziare abbastanza il “Comitato” composto da menti eccelsi e da semplici personaggi che, come abbiamo dimostrato anche in occasione della Mostra dei Figli Illustri di Torre Annunziata, in esposizione nell’ottobre scorso, rimarranno sempre nel ricordo di quelli che, come noi, si adoperano e raccontano di chi ha avuto a cuore le sorti della nostra bellissima Torre Annunziata.




 

 

Corriere della sera 28 dicembre 1959

venerdì 14 dicembre 2018

1927, 20 dicembre- Salesiani, inizia l'avventura!


Don Filippo Rinaldi alle 14 partì da Napoli alla volta di Torre Annunziata.

Venne ricevuto alla stazione della Circumvesuviana dal Re.mo Don Pasqualino Dati, primo benefattore della erigenda Casa, dalla Contessa Teresa Rossi Filangieri Guarracino, dal Collegio dei Parroci, dal Circolo Giovanile Cattolico, dal Podestà e Autorità cittadine.

Torre accolse il Successore di Don Bosco splendidamente: la città imbandierata a festa, e le mura tappezzate di strisce inneggianti a D. Rinaldi, a Don Bosco, ai Salesiani.

Molti balconi erano ornati con festoni e drappi serici; e tutti gli edifici pubblici sventolavano il tricolore.

Dopo le presentazioni il Sig. Don Rinaldi nella nuova automobile del Cav. Vincenzo Voiello, voluta, inaugurata e benedetta dalla presenza del nastro Rettor Maggiore, si era recato al luogo ove sta sorgendo l’Istituto che dovrà contenere i giovani aspiranti alla nostra vita religiosa.

Visitati i locali con le Autorità si recò nel gran tempio dello Spirito Santo, ove l’attendeva uno spettacolo imponente.

Il tempio era gremitissimo di popolo e di autorità: tutta Torre era presente per conoscere da vicino colui che dirige nel mondo l’opera del Ven. Don Bosco.

Il Municipio vi prese parte in forma ufficiale, col suo labaro, con i suoi valletti, con i vigili e carabinieri in grande tenuta.

Il corpo degli insegnamenti del ginnasio, delle complementari e delle elementari era al completo, come al completo erano le associazioni cattoliche maschili e femminili con le loro bandiere.

Il nostro confratello Don Stile vi tenne una applaudita conferenza sull’Opera Salesiana, dopo della quale il Sig. D. Rinaldi, che su apposita tribuna sedeva con le Autorità, volle commosso ringraziare la cittadinanza di tanta dimostrazione, e raccomandare caldamente di aiutare con la simpatia e con l’obolo della carità l’erigenda opera che, si augura, sarà fonte di benedizione per tutta la città.

Ossequiate le autorità ed ammessa al bacio della mano quella marea di popolo, il Sig. D. Rinaldi partì alla volta di Castellammare con automobile gentilmente messa a disposizione del Cav. Mannara.

Era stato dato Il via ufficiale alla nascita dei Salesiani di Torre Annunziata. 

lunedì 10 dicembre 2018

1988, 18 dicembre-La vicenda di Domenico Bertone e il crollo del sistema campano!



Le vicende giudiziarie di Domenico “Mimmo” Bertone non furono legate solo all’amministrazione della nostra città ma misero in grossi guai anche la formazione politica provinciale, che all’epoca del dicembre del 1988 era composta da un pentapartito.

Tra l’altro bisogna ricordare che in quei mesi era entrata in crisi anche la giunta regionale della Campania.

Se aggiungiamo che anche al Comune di Napoli la situazione non era delle migliori, ecco che abbiamo il quadro completo dell’assoluta instabilità politica, al piu’ alto livello governativo della Campania.

Tornando a “don Mimì”, vediamo quali furono le ragioni che indussero il presidente provinciale e gli assessori a rassegnare le dimissioni.

Praticamente venne attuata questa soluzione per evitare di presentarsi in Consiglio provinciale per discutere proprio della vicenda Bertone, che ricordiamo era assessore provinciale in quota ai socialisti, finito in carcere per le irregolarità contestate in diversi appalti avvenuti a Torre Annunziata e di cui avevamo pubblicato un post proprio nei giorni scorsi.

Bertone, in quei giorni agli arresti domiciliari, con una lettera al segretario provinciale del suo partito aveva rassegnato le dimissioni dalla carica.

 La Giunta provinciale, quindi, piuttosto che affrontare la discussione sulla vicenda Bertone, preferì rassegnare le dimissioni e aprire la crisi politica.

I guai giudiziari di Bertone furono un’autentica mina vagante che si abbatté sul mondo politico alla pari di un tornado.

Ma non era ancora finita.

Ancora qualche anno e arrivò anche il suo ingresso come indagato di lusso nell’indagine sull’omicidio di Giancarlo Siani.


1970, 17 dicembre- E dopo le provocazioni, botte per tutti!


Gli incidenti iniziarono verso sera quando dei giovani appartenenti all’area di sinistra si scontrarono con un folto gruppo di appartenenti all’estrema destra.

I neofascisti quella sera vollero sfidare i rossi quando iniziarono una marcia tra il centro cittadino inneggiando alla Polonia e alla Spagna del dittatore Franco.

Il gruppo arrivò fin sopra corso Vittorio Emanuele e, fermandosi davanti alla sede del Partito Comunista, continuò nella sua opera di provocazione.

Nella sede del Partito Comunista si stava svolgendo una conferenza con personaggi di spessore, ma in un attimo i numerosi compagni uscirono inneggiando un vero e proprio corpo a corpo con i rivali politici.

Furono talmente tante le botte che si scambiarono i due gruppi che addirittura in due furono costretti a ricorrere alle cure dei sanitari del vicino ospedale civile.

I due sfortunati erano Aniello Borrelli della federazione comunista e Giovanni Gurgone.


domenica 9 dicembre 2018

1987, 10 dicembre- "La casa di Ban", fine della favola!


Bastarono pochi minuti per decapitare una struttura simbolo.

La “casa di Ban”, inaugurata nel 1986 alla presenza del prefetto di Napoli, era nata con questo nome in memoria di un giovane ebreo morto per overdose.

Era l’unica struttura pubblica a cui si potevano rivolgere coloro che volevano uscire dal tunnel della droga.

Venivano aiutati in un percorso terapeutico di disintossicazione da eroina comprensivo di utilizzo di metadone, surrogato dell’eroina stessa.

L’idea di realizzare questo sogno era venuta a Carlo Petrella, un sociologo impegnato in prima fila da almeno un decennio contro la piaga che tanti morti lasciò sulle strade cittadine tra l’80 e il 90.


Oltre a lui erano almeno una cinquantina i volontari che davano una mano per fare andare avanti la struttura.

Quell’alba del 10 dicembre i carabinieri eseguirono otto arresti, su ordine dei magistrati Gabriele, Ambrosio e Bobbio di Napoli, sia nelle abitazioni dei medici che nella riunione di medici che stava svolgendosi a Napoli sul tema dell’Aids.

Naturalmente le accuse maggiore riguardavano Carlo Petrella, accusato di detenzione, trasporto e spaccio di sostanze stupefacenti, oltre al peculato.

In pratica Petrella e i suoi collaboratori erano accusati di dare metadone a chi non era nella lista dei 300 tossici per cui era stata prevista la terapia.

Secondo l’accusa, una decina di ragazzi di famiglia “bene” avrebbero ricevuto il metadone fino a casa evitando la schedatura nei registri e in cambio, i loro “influenti” genitori si sarebbero adoperati per aiutare per quello che era nelle loro possibilità, nell’illustrare positivamente il lavoro della struttura favorendone il finanziamento del progetto.

Tutti i registri nella casa vennero sequestrati, inoltre altri faldoni vennero recuperati bella sede dell’Usl 34.

Con la partenza dell’inchiesta e l’esecuzione degli arresti si chiuse praticamente l’esperienza di “Ban”.
Alla fine del percorso giudiziario, Carlo Petrella venne assolto.




sabato 8 dicembre 2018

1912, 13 dicembre- La disonorevole avventura del cavalier Santaniello!


Ormai il comm. Vallese non poteva continuare ad ignorare.

Le voci incessanti di grave irregolarità che si svolgevano negli uffici della dogana di Torre Annunziata dovevano essere verificate in fretta.

Una inchiesta era il minimo che si dovesse fare e per questo, lui che era il direttore degli uffici di Napoli, doveva accertarsi se quelle voci erano vere o infondate.

Allertò i suoi collaboratori a prepararsi per la trasferta a Torre Annunziata e nel giro di un paio di giorni organizzò la visita in incognito.

Giunti nella città oplontina, puntarono gli occhi sul cassiere della dogana, il cav. Santaniello, colui sul quale si erano sparse le voci di truffa.

Dopo diverse operazioni economiche eseguite nell’arco di alcuni giorni in cui rimasero a Torre, si accorsero che il Santaniello quando incassava la cifra del dazio, segnava una cifra minore di quella effettiva e si appropriava furbescamente della differenza.

Dopo aver sciolto ogni ragionevole dubbio sulla azione truffaldina del cassiere, la denuncia alle autorità avvenne in modo molto sollecito.

A seguito di ulteriori approfondimenti si scoprì che il cassiere era conosciuto in città anche come presunto impresario teatrale anche se tutti sapevano che in quel ruolo ci avesse sempre rimesso dei soldi.

Inoltre era noto che negli ultimi tempi si era dato al gioco del lotto, evidentemente nella speranza di rifarsi delle perdite subite.

Naturalmente non fu possibile quantificare la cifra che l’uomo, con la sua azione truffaldina, avrebbe trafugato dalla dogana torrese ma si presume che si aggirasse oltre le 50 mila lire.

Arrivati nella sua abitazione per trarlo in arresto, trovarono solo la moglie.

Il cavaliere Santaniello era sparito assieme alle sue cose.

Rimase solo la moglie che, nonostante tutto, assicurava agli investigatori che il marito sarebbe ritornato per spiegare tutto e che sicuramente lo avrebbe fatto al piu’ presto, dato che era assolutamente innocente.

Le autorità torresi e la moglie rimasero ad aspettare.

Il cavalier Santaniello non tornò piu’.
Sparito, assieme ai restanti soldi rubati alla dogana di Torre

Annunziata.  


domenica 2 dicembre 2018

1888, 15 dicembre- 60 mila fucili da produrre per la Fabbrica d'Armi!


Ordinazione di 60 mila fucili alla fabbrica di Torre Annunziata-

La Regia Fabbrica di armi a Torre Annunziata ha avuto ordine di consegnare fra tre mesi sessantamila fucili di nuovo modello.

La costruzione è disposta per 650 fucili al giorno ed è stata debitamente aumentata.

Anche alla fonderia d’artiglieria di Napoli si lavora attivamente.

Al Piccolo risulta che sono già stati allestiti 47 pezzi destinati a Massaua.

Questi cannoni sono di vario calibro e dovrebbero servire all’armamento dei forti, sostituendone altri insufficienti.

Altre commesse riguardano delle modifiche su modelli di fucili già in uso.

Il sistema Vitali consiste in un adattamento dei fucili modello 1870, ad un solo colpo, i quali vengono dotati della possibilità di ricarica manuale da un serbatoio di quattro colpi.

 Il sistema Vitali, proprio a partire dal 1888, è applicato ai quattrocentomila fucili in dotazione al Regio Esercito.





1963, 9 dicembre- ...E per la SCAC arrivano le prime avvisaglie!


Circa duecento operai occuparono nel pomeriggio la fabbrica della Società cementi armati centrifugati (SCAC) a Torre Annunziata.

Gli operai del primo turno, terminato il lavoro alle 14, non uscirono dalla fabbrica nella quale, alla stessa ora, entrarono quelli del secondo turno.

Cosa producevano quei lavoratori all’interno dello stabilimento?

La SCAC Società Cementi Armati Centrifugati nasce nel gennaio del 1920 dall’intuizione dell’industriale di Riva del Garda Ezzelino Zontini, il quale, impressionato dalla rapida fortuna che l’industria dei pali di cemento armato centrifugato aveva raggiunto qualche anno prima in Germania, stipulò un accordo con l’industria madre e fondò in Trentino a Mori Ferrovia vicino a Rovereto, un primo stabilimento su progetto dell’Ing Riccardo Maroni.

Il palo di cemento armato centrifugato prodotto dalla Scac si poneva come valida ed economica alternativa a prodotti similari in acciaio o legno ai quali si sostituì anche in termini di funzionalità e minor degradabilità.

La SCAC a Torre Annunziata venne fondata nel 1926, e venne scelta la nostra città affinché il prodotto potesse piu’ agevolmente diffondersi nel Mezzogiorno e nelle isole.

Ma perché lo sciopero?

L’accusa dei sindacati verteva su diversi aspetti del contratto dei lavoratori, tra cui il non rispetto della legge a tutela dei lavoratori, oltre al ricorso ai licenziamenti di rappresaglia pur di non applicare il contratto di lavoro, anche perché, queste situazioni sarebbero state inaccettabili da parte di una azienda che aveva beneficiato di agevolazioni previste per la industrializzazione del Mezzogiorno.

A seguito di questo sciopero e da menzionare una interrogazione parlamentare presentata da Angelo Abenante (P.C.I) nel gennaio del 1964.

Il 10 gennaio 1998 ci fu la dichiarazione di fallimento.

Dopo l’Imec che aveva chiuso nel 1996, la SCAC fu la seconda fabbrica di manufatti in cemento a chiudere i cancelli, lasciando oltre cento persone senza lavoro.
SCAC  anni Sessanta- Foto tratta dalla rete.

sabato 1 dicembre 2018

1903, 6 dicembre- Lo scontro in Parlamento per la strage di Torre Annunziata!


Una drammatica seduta della Camera dei Deputati del 5 dicembre 1903, riguardante i dolorosi e tremendi fatti di Ponte de Rosa a Torre Annunziata.

L’eccidio che causò morti e feriti tra i poveri contadini rimase per molti mesi al centro del dibattito politico tra le opposte fazioni nell’intero Paese.

In quella seduta, l’On. Todeschini attaccò molto duramente l’operato del Governo nei giorni seguenti il sanguinoso 31 agosto e, in generale, criticò aspramente l’operato delle inchieste che non portarono a nulla di fatto nonostante i fatti acclarati.

Ecco un breve passaggio di quella seduta e lo scontro con il Presidente.

Todeschini, Lo dico perchè lo so che i feriti sono in carcere; so che dall’ ospedale furono trasportati in carcere e chi ha ordinato il fuoco, chi ha ucciso e ferito passeggia liberamente. Questa è la realtà dei fatti, e quando l'onorevole sotto-segretario di Stato ha detto: noi e i nostri predecessori abbiamo preso tutti i provvedimenti amministrativi, io credo che abbia voluto soddisfare il suo buon intendimento, ma non abbia soprattutto detto quello che era doveroso di dire. Provvedimenti amministrativi! Vediamo quali. Il solito Battirelli : il delegato di pubblica sicurezza esonerato dall'impiego. Ma la causa principale, colui al quale si erano rivolti i coloni di Torre Annunziata, colui al quale i coloni di Torre Annunziata avevano esposto, a varie riprese e con Commissioni speciali, lo stato delle cose, cioè, il sotto-prefetto di Castellammare? E il prefetto di Napoli? Questo veramente è ministro degli esteri. Il prefetto di Napoli attese l'ufficio di ministro degli esteri e lasciò che il sotto-prefetto di Castellammare lasciasse che le cose andassero come sono andate, fino a quel tragico avvenimento. Provvedimenti amministrativi! Oltre quello che dice il sottosegretario di Stato, noi non possiamo andare, perchè la cosa sta in mano della autorità giudiziaria! Io ho avuta la illusione che in materia così grave dovesse rispondere il ministro dell'interno se non fosse altro per prendere in contradizione certe dichiarazioni. Altre volte si è detto da quel banco: noi non possiamo far più niente perchè le cose sono in mano dell'autorità giudiziaria. Orbene, qui abbiamo cinque morti e una ventina di feriti, come è dimostrato dalla nostra inchiesta ed anche dalle quattro inchieste ministeriali. Ma intanto da quando fu solennemente annunziata dal giornale, allora e credo anche ora per lo meno ufficioso, la Tribuna, la pubblicazione dell'inchiesta o delle inchieste non si è fatto ancora nulla. E badate che soltanto questa pubblicazione potrebbe attestare come si sono svolti i fatti e come la responsabilità ricada sulle autorità politiche, il prefetto di Napoli, il sottoprefetto di Castellammare, il Consiglio comunale ed in ispecie la Giunta municipale di Torre Annunziata, in modo principalissimo poi del corpo delle guardie municipali di quel Comune, come c’è venuto a dire l'onorevole sotto-segretario di Stato. Si è sciolto il corpo delle guardie municipali; ma è questo forse provvedimento sufficiente? Ma che cosa fa l'autorità giudiziaria (e qui mi rivolgo all'onorevole ministro di grazia e giustizia che da buon sottosegretario di Stato per l'interno ha fatto molta di questa pratica e mi ascolta con attenzione) che cosa fa essa contro gli assassini?

 (Commenti).

Perchè è inutile ricorrere alle solite pagliacciate.

(Interruzioni — Rumori).

 Presidente.    Onorevole Todeschini, che parole sono queste...

(Interruzioni dalla tribuna della stampa).

 Todeschini.   Prego lei signor presidente di provvedere, perchè è tempo di finirla con la tribuna della stampa: i giornalisti facciano essi il loro dovere di giornalisti e lascino a noi di fare il nostro.

(Rumori — Interruzioni •— Apostrofi).

Presidente.    Onorevole Todeschini, io la richiamo all'ordine e non posso permettere che Ella faccia apostrofi.

Todeschini.  Io sono presente a me stesso ed è inutile che Ella agiti il campanello.

{Rumori anche dalle tribune)...

Presidente.      Facciano silenzio tutti ...

Ciccotti. {Rivolto alla tribuna della stampa). Non è permesso questo sistema..

{Interruzioni dalla tribuna della stampa).

Presidente.       Invito le tribune a far silenzio; se no, io le farò sgombrare immediatamente, perchè è tempo di finirla con questi eccessi.

Il giorno dopo l’Avanti pubblicò questo breve ma significativo articolo d’accusa.

1938, 5 dicembre- Carlo Conte, il Maestro del fascismo!


Carlo Conte è stato un personaggio assoluto tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento a Torre Annunziata.

 Maestro di scherma, insegnante, precettore di tre generazioni, fu tra i sostenitori dell’avvento del fascismo nella nostra città. 

Dopo aver appartenuto al Corpo dei Bersaglieri, organizzò dei battaglioni di volontari che vennero impiegati nella Prima Guerra Mondiale, alla quale parteciparono i suoi cinque figli.

 Stanislao, Francesco, Spartaco, Fausto e Tullio Conte, ritornarono tutti e cinque, feriti o mutilati.

Fondatore del Fascio di combattimento di Torre Annunziata, in una visita di Mussolini nella nostra città ricevette i complimenti per la Centuria dei Balilla da lui organizzata.

Ricoprì numerose cariche pubbliche, fu a capo della “Dante Alighieri”, potentissima organizzazione sociale e culturale che indirizzava il percorso politico dei fasci torresi.

Prima di morire volle indossare per l’ultima volta la camicia nera.

Quel dicembre del 1938 vide la morte del piu’ vecchio bersagliere d’Italia.

Questo sono solo alcuni appunti per illustrare la figura di Carlo Conte.

Il personaggio, aldilà delle simpatie politiche o meno che ognuno di noi può avere, merita di essere trattato in un argomento molto piu’ approfondito e, grazie agli ottimi rapporti instaurati con alcuni suoi discendenti, faremo in modo da fare conoscere la sua figura, il suo pensiero e la sua opera svolta a Torre Annunziata. 






1920, 4 dicembre- Lo scandalo dei vestiti e ... delle scarpe!!! 2)continua


Dopo lo scandalo dei vestiti militari nuovi occultati tra gli stracci militari, nei sacchi destinati al miglior offerente, non si fecero attendere gli sviluppi da parte delle autorità militari.

Nel mentre i presunti stracci erano stipati in migliaia di sacchi nell’opificio militare come prova della truffa, Il capitano Rispoli veniva esonerato telegraficamente dal Commissariato di Napoli!

Probabilmente, si presume, che non fosse tutta colpa sua.

Infatti, lo stesso Commissariato aveva commissionato ai suoi ufficiali diverse ispezioni.

L’ipotesi, molto vociferata sui giornali d’epoca, era che un colonnello a riposo molto noto negli ambienti del Ministero della Guerra, acquistò una partita di stracci ad un prezzo irrisorio.

Gli operai addetti al controllo che fecero scattare le perquisizioni, dichiararono che anche in quella partita di sacchi dell’ex colonnello ci fosse materiale nuovissimo.

Inoltre furono vendute, ad altri speculatori, molti quintali di scarpe usate, al prezzo di 52 lire a quintale che, rapportando il prezzo per un paia di scarpe, era soltanto 60 centesimi.

Seguiremo, in una terza parte, la conclusione di questo enorme scandalo che coinvolse insospettabili personaggi e società, con l’inchiesta in Parlamento.
2)continua

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...