venerdì 23 novembre 2018

25 novembre 1988- Domenico Bertone, tutto in solo quattro anni.


ACCADDE IL …

25 novembre 1988-


Domenico Bertone era a capo di una giunta di sinistra nel 1981, poi con una coalizione di pentapartito dall’83 all’85.

Solo allora decise di lasciare la poltrona di sindaco per sedersi su quella piu’ importante di assessore provinciale all’edilizia scolastica.

Nonostante questo salto in alto, continuava a manovrare e gestire a piacimento la vita amministrativa torrese tramite i suoi uomini di fiducia.

Le accuse del giudice Paolo Mancuso, che ordinò il suo arresto, rasentavano l’incredibile: duemila delibere approvate senza convocare il consiglio comunale, il novanta per cento degli appalti pubblici concessi con trattativa privata.

Pesantissimi i capi d’accusa nei confronti di Domenico Bertone: concorso in peculato, corruzione e interessi privati in atti d’ufficio.

Centinaia di milioni elargiti a ditte che neanche iniziarono a fare i lavori previsti.

Rifacimento del manto d’asfalto in vicoli e piazze, cinquecento milioni.

Altri duecento milioni per lo spurgo delle fogne.

Nessun settore restò immune da quell’ondata di soldi facili, spartiti tra amici e compari.

"Don Mimì" Bertone non fu il solo ad essere arrestato quella mattina.

Lo seguirono in cella altri cinque personaggi, funzionari dell’ufficio tecnico e titolari di imprese.

Miliardi sperperati come noccioline in barba alle piu’ elementari logiche di decenza, senza che nessuno di questi lavori, profumatamente pagati, venisse eseguito.

Tutto queste accuse in solo quattro anni, tra il 1981 e il 1985.

Anni d’oro per "Don Mimì" e compagnia, probabilmente il periodo in cui Torre Annunziata raggiunse il punto piu’ basso della sua gloriosa storia, a livello finanziario, d’immagine e di sconcio morale.
Forse, se siamo ridotti in queste condizioni ancora oggi, a distanza di tanti anni, dobbiamo “ringraziare” quella classe dirigente politica che seppe integrarsi perfettamente con la malavita locale, come appurarono i magistrati, lasciandoci in eredità soltanto terra bruciata.



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