mercoledì 19 agosto 2020

AMEDEO SESSA: Una vita trascorsa in trincea...





Amedeo Sessa è venuto a mancare il 16 agosto del 2020.
Aveva 91 anni.
Era nato a Poggiomarino il 4 ottobre 1928, figlio di  Salvatore e Leonilde De Falco che morì due settimane dopo il parto.
E' stato uno dei più apprezzati commercianti che avevano scelto Torre Annunziata per coltivare il sogno di professionista del settore.
È stato tra i personaggi torresi che più’ ha resistito, con la sua professione di gioielliere, a svolgere l’attività per tanti anni, nonostante tutto.
Non è un caso se scriviamo “nonostante tutto”.
Perché, probabilmente, Sessa detiene assieme alla famiglia Babuscio e Pettorino il triste primato di negozio piu’ colpito da rapinatori a Torre Annunziata.
Il particolare che abbia continuato imperterrito, seguendo finanche nella gestione le sue figlie nei locali sotto “Ai Portici”, gli fa onore e lo rende meritevole di più’ di un encomio, ormai tardivo.
Basti pensare che una di queste rapine venne subita quando ancora il locale era al Corso Vittorio Emanuele III, proprio di fronte alla discesa dell’Annunziata.
Era il 12 febbraio 1980.
Come spesso ci capita di raccontare, di quegli anni ci riportano solo paura e terrore.
Erano gli anni in cui la collusione tra politica e malvivenza stavano imbastendo la morsa mortale per Torre Annunziata, culminata negli omicidi eccellenti, nelle tangenti ai colletti bianchi, alla strage di Sant'Alessandro.
Ma ritorniamo a quella sera del 1980.
Cinque personaggi, fingendosi clienti dell’ultima ora, si introducono nella gioielleria e, una volta entrati, con la minaccia delle armi sequestrarono, oltre al gioielliere, anche la moglie e la commessa.
Nel frattempo, proprio in quei momenti, una pattuglia della polizia passò davanti al negozio e, intuendo quello che stava accadendo, chiamò i rinforzi e circondò la zona.
Alcuni dei rapinatori riuscirono a scappare con una decina di milioni tra soldi e gioielli, altri tre di loro vennero arrestati.
Questa fu solo una delle rapine a cui dovette sottostare Amedeo Sessa, anche in virtù’ del delicato lavoro che svolgeva.
Ma la professionalità e l’abnegazione di un commerciante, oltre all'amore per la propria attività, non conosce ostacoli.
E per questo che Amedeo Sessa ha svolto degnamente il proprio mestiere per circa settant'anni.
Ecco perché è d’obbligo per noi ricordare queste straordinarie figure che rischiano la vita, tutti i giorni, nell'adempimento della propria attività.
Nonostante tutto.



lunedì 3 agosto 2020

LELLO GRAZIANO ROMANO- IL FOTOGRAFO




Lello Graziano- Foto tratta da Torresette
Lello non era persona o un fotografo qualunque.
Era "Il Fotografo".
Affondano nella notte dei tempi i ricordi di quando, ragazzo come tanti altri, non perdevo occasione di passare davanti a quel portone che aspettavo si aprisse per guardare le meravigliose foto d'epoca riferite alla festa della nostra Madonna della Neve, oppure agli eroi giocatori che vestivano la maglia bianca del Savoia.
Perchè per noi tifosi, chiunque calciatore abbia sputato sangue per la nostra squadra, anche per una sola partita, rimarrà sempre un Eroe.
Lui, Lello, era lì.
Era lì quando gli chiedevo i nomi dei calciatori che non conoscevo e con santa pazienza mi accontentava.
Era lì quando mi indicava i nomi dei maestri di musica, dei cantanti, degli attori di cui non faceva mancare mai le immagini dalle belle vetrate del suo laboratorio.
Ecco, lui era lì.
Per me è come se ci fosse dalla notte dei tempi.
Forse anche prima del suo adorato zio Salvatore Romano, un grande maestro dell'arte fotografica.
Don Salvatore aveva appreso e seguito le tecniche piu' avanzate e maggiormente espressive di un'arte che proprio in quegli anni cinquanta del secolo scorso iniziava la sua ascendente e significativa manifestazione.
D'altra parte, l'opera di formazione professionale impostata da don Cesarino, padre di Salvatore, era destinata a successo sicuro.
Salvatore Romano morì nel febbraio del 1973 lasciando il testimone a Lello.
Lello Graziano, suo nipote prediletto, continuò la professione con impegno e serietà.
Risale a qualche anno fa il nostro ultimo incontro quando, prima di ritornarmene al Nord, comprai delle immagini di Torre Annunziata assolutamente magnifiche, che fanno da contorno e da "riempimento" dell'animo al mio luogo di svago e dimora.
Lello se ne andato a 73 anni.
Che la sua anima possa riposare in pace il sonno dei giusti. 
  

domenica 2 agosto 2020

FRANCESCO ORLANDO- IL VESCOVO DEL POPOLO.









Francesco Orlando  nacque a Torre Annunziata 21 febbraio 1895.
Era stato ordinato sacerdote il 30 marzo 1918 e nominato Vescovo il 4 settembre 1942 e consacrato Vescovo di San Severo  il 18 ottobre 1942.

Giunge  a San Severo il 6 dicembre del 1942 e fece il solenne ingresso in città tra la folla in tripudio, ivi restando fino alla sua morte, avvenuta nel 1960.
Nei 18 anni di dirigenza della Diocesi di San Severo dette impronta vivida alle attività assistenziali cattoliche nei vari comuni di giurisdizione.
Attivò il clero, favorì l'ascesa dei giovani sacerdoti, alimentò la tendenza verso il sacerdozio, propugnò l'incremento del seminario diocesiano.
Fu il vescovo del periodo della ricostruzione, della guerra fredda, degli scontri ideologici.
Pastore attivo ed equilibrato, consapevole delle peculiarità del territorio, zona ricca di tensioni politiche, ma anche di fede.
 Di qui le sue attenzioni verso l’Azione Cattolica e, in generale, tutte le iniziative che contrastavano la diffusione di una cultura materialistica.
Morì a Torre Annunziata il 2 agosto 1960, a soli 65 anni, dove si era recato da qualche giorno per trascorrere in famiglia un breve periodo di riposo.
La notizia della morte provocò grande apprensione e vivissimo rimpianto, perchè nel Vescovo Orlando i cittadini ravvisavano il sacerdote del popolo che tutti amava, tutti considerava , tutti giustificava, tutti aiutava.
Prelati della Curia, del Capitolo cattedrale e delle Diocesi di tutta Italia partirono alla volta di Torre Annunziata per i solenni funerali che si svolsero nella Cattedrale di Napoli alla presenza del Cardinale Castaldi, dodici Arcivescovi e Vescovi della Regione.
Pronunciò il discorso il Vescovo di Nola, che pronunciò un elevato elogio funebre in memoria dell'estinto.
Al corteo parteciparono migliaia di cittadini con l'intera città adornata di bandiere e corone.
L'amministrazione comunale di Torre Annunziata, sei anni dopo la sua morte, volle dedicargli la piazza della chiesa di Sant'Alfonso de' Liguori.




Don Luigi Bellomo, il cuore del tifo torrese.

*Un tributo a Luigi Bellomo:  il cuore del tifo torrese* Torre Annunziata perse uno dei suoi pilastri sportivi e cittadini con la scomparsa ...