domenica 21 gennaio 2018

CHI HA TRADITO DON FILIPPO FUSCA, IL PRETE ROSSO?


                  DON FILIPPO FUSCA
Don Filippo Fusca- Foto FB-


Nato a San Calogero in Calabria nel 1940, Don Filippo Fusca arrivò molto giovane a Torre Annunziata.

Già all’inizio degli anni Settanta venne chiamato a dirigere quel grande centro di vita e attività giovanile dell’oratorio dei Salesiani, forse unico centro ricreativo per i ragazzi torresi dell’epoca.

Era un prete molto atipico per come era percepita la figura sacerdotale in quegli anni.

Nel corso delle mie letture inerenti questo storico personaggio, che ha lasciato una traccia profonda in quella generazione di ragazzi, sono innumerevoli gli aggettivi con il quale veniva citata ed evidenziata la sua bella figura e la sua forte personalità.

Era un grande appassionato della vita reale, del vivere in mezzo alle persone, tra i suoi ragazzi, aiutandoli soprattutto nell’avviamento alla vita sociale e alla formazione.

Grande educatore, aveva il dono di trasmettere entusiasmo e coraggio anche nelle situazioni più avverse.

Furono anni di grandi trasformazioni nei Salesiani, l’avvento di Don Filippo rivoluzionò le coscienze e il modo di pensare dei suoi tanti interlocutori.

Innumerevoli iniziative, volte a migliorare e valorizzare le risorse individuali al servizio della comunità, gli valsero il soprannome di “Prete rosso”.

Tra le iniziative più dirompenti, l’istituzione della “Scuola Popolare”, che permetteva ai lavoratori di frequentare la scuola nel serale per il conseguimento della licenza media.
Gli operai li reclutava fuori le fabbriche, all'uscita dei turni di lavoro.
Instancabile il suo impegno nel sociale, inarrivabile nella programmazione di dibattiti, cineforum, volantinaggi.

Tanta vivacità “sociale” andavano ad intaccare, inevitabilmente, l'animo di qualche elemento ancorato alla tradizionale formazione ecclesiastica “classica”.

Continuamente attaccato per questa sua visione innovatrice, nel 1975 Don Filippo venne allontanato da Torre Annunziata e trasferito presso la sua zona di origine, Vibo Valentia.

Il suo addio al nostro paese non passò inosservato.

Il Vescovo Grimaldi, venuto a Torre per consacrare il suo sostituto, venne clamorosamente contestato dai giovani sostenitori di Don Filippo, ma non volle sentire ragioni.

 Riuniti sotto la protezione di D’Amelio, tramite “La Voce della Provincia”, il gruppo di coloro che erano avversi all'opera Don Filippo, non esitò a sferrare ancora un ultimo attacco a colui che, nel corso di quei pochi anni, seppe riunire e forgiare centinaia di ragazzi nel vuoto assoluto della vita sociale a Torre Annunziata.

L’articolo, pubblicato il 4 ottobre del 1975, eliminò i dubbi sulla corrente che avversò l’opera di Don Filippo.

Ma chi erano, individualmente, gli artefici dell’avversione a Don Filippo?

Chi tramava contro quel prete progressista e innovatore?

Soprattutto, perché?

A distanza di oltre quarant’anni ci sono ancora domande che meritano risposte.

Lo dobbiamo alla sua memoria.

Don Filippo Fusca è morto diversi anni fa.

Spesso raccontava, agli interlocutori torresi rimasti in contatto con lui, il rammarico per quello che avrebbe potuto dare alla nostra città e ai suoi giovani in particolare.

Non gli venne dato tempo.

Forse, era troppo avanti per noi.

Il titolo dell'articolo è emblematico.

ANTONIO PAPA
La Voce della Provincia- 1975, 4 ottobre

lunedì 8 gennaio 2018

Raffaele Di Costanzo e Gennaro Marrazzo. Stessa società, stessa morte...

Antonio Papa
Corriere della Sera- 10 Gennaio 1989


Raffaele Di Costanzo, 35 anni, era titolare di un' impresa di costruzione di medie dimensioni.
Era conosciuto come un costruttore serio nelle nostre zone, uno di cui ci si poteva fidare.
Brutto mestiere il suo.
Anzi, non brutto; rischioso, molto.
Fare il costruttore nella provincia napoletana era un vero azzardo.
Lo è ancora oggi, a quei tempi di piu'.
Specialmente tra gli anni ottanta e novanta, quelli seguenti il terremoto che tante vittime fece, prima con i crolli, poi tra i clan camorristici, per la spartizione dei soldi  generosamente elargiti dallo Stato.
Raffaele era ritenuto un imprenditore in espansione, nessun pendente con la giustizia.
In quegli ultimi anni che vanno dal 1987 al 1988 aveva vinto alcuni appalti proprio a Torre Annunziata, intensificando la presenza della sua società sul territorio.
A qualcuno, questa espansione, diede fastidio.
Molto fastidio.
Perché Raffaele non voleva pagare le tangenti richieste.
Aveva avuto delle richieste di pagamento.
Aveva risposto a modo suo.
Denunciando alla magistratura.
In ultimo, la goccia che fece traboccare il vaso.
Una strana storia, un appartamento venduto al Comune in cui doveva pagare una tangente di 150 milioni di lire.
Arrestarono faccendieri e amministratori locali.
La decisione di punire con la morte il costruttore fu immediata.
Lo aspettarono a Trecase, dove lo massacrarono di colpi Calibro 9, mentre era fermo al semaforo con la sua auto.
I suoi assassini , tre o quattro giovani, fuggirono a piedi.
Trascorsa una settimana dall'uccisione di Raffaele Di Costanzo, stessa sorte toccò al suo braccio destro, Gennaro Marrazzo, colui che aveva continuato l'attività.
Stavolta i killer arrivarono in moto, il luogo poco lontano da dove venne ucciso Di Costanzo, a Boscotrecase.
Stesso calibro di pistola per i due delitti.
Stessa sentenza, stessa sorte.
In una settimana, altri due morti per la guerra sugli appalti.
Altri uomini che pagarono con la vita l'ostinazione di voler
operare con  fiducia e onestà in questa nostra maledetta/benedetta terra.

R.i.p.



Antonio Papa

Raffale Di Costanzo- Immagine dal Corriere della Sera- 10 Gennaio 1989


domenica 7 gennaio 2018

Il sacrificio di Luigi, il destino di Rosa, la guerra di Torre...


L’8 gennaio viene ricordato a Torre Annunziata come la data della tragica morte di Luigi D’Alessio, maresciallo dei carabinieri che comandava la stazione di Torre Annunziata e della sedicenne Rosa Visone.
Antonio Papa
Corriere della Sera 9 gennaio 1982




Tutti sanno cosa accadde quella terribile sera.

Lo ricordiamo, con molta amarezza, in pochi passaggi.

Un gruppetto di carabinieri in perlustrazione in via Roma, a bordo della “500” di D’Alessio.

Con lui, il nuovo capitano Gabriele Sensales, e Sandulli, l’altro maresciallo, tutti in borghese. 



Alle 20:30, all’altezza del passaggio a livello, l’incontro e relativo avvistamento di quattro persone sospette, tra cui riconoscono due  pregiudicati all’interno di una “Simca” targata Milano.

Il fermo intimato dai carabinieri, lo scontro a fuoco tra le due parti.

Decine di pallottole, scaricate sui tre carabinieri, colpiscono mortalmente il maresciallo D’Alessio, uscito per primo dall’auto, mentre gli altri due militi, entrambi feriti, rispondono al fuoco.

È l’inferno.

Pochi secondi, i banditi riprendono la fuga.

Riescono a scappare tra la gente terrorizzata.

A terra rimangono i tre carabinieri, e due passanti.

Rosa Visone aveva 16 anni.

Era con la sorella Lina, appena sentirono gli spari tentarono di nascondersi dentro ad un portone.

Si tenevano per mano.

Un proiettile raggiunse Rosa, procurandole una gravissima ferita al petto.

L’altro ferito, Mariano Tancredi di 24 anni, venne colpito alla coscia e ai fianchi.
Gabriele Sensales era stato colpito ad un braccio, mentre Santulli ebbe una ferita sotto l'occhio.  

Arrivarono i soccorsi.

Ma per la giovanissima Rosa e il maresciallo Luigi non c’era più nulla da fare.

TROPPO TARDI!

Rosa Visone morì tra le braccia di Lina che disperatamente chiamava e chiedeva aiuto.
Nessuno si fermò, erano tutti intenti a scappare.

Il maresciallo Luigi morì quasi subito i colpi ricevuti.

Due morti, tre feriti, quattro malviventi in fuga.

Una città spaventata, una provincia terrorizzata.

Rosa e Luigi furono le prime due vittime a Torre Annunziata del 1982 di quella guerra.

In quei primi otto giorni ci furono tredici morti ammazzati.

Ormai l’illecito mondo del traffico delle sigarette aveva passato il testimone a quello più redditizio della droga.

I clan erano in fase di ristrutturazione ed evoluzione per predisporsi al meglio verso il nuovo sistema camorristico che stava concretizzandosi da qualche anno, con l’inizio della guerra tra Cutolo e la Nuova Famiglia, giunta in quegli anni nel vivo della mattanza.

I banditi vennero catturati dopo due settimane.
La loro auto, al momento dello scontro a fuoco coi carabinieri, era piena di armi, pronte ad essere usate per colpire un obiettivo nemico.
Antonio Papa
Corriere della Sera 10 gennaio 1982

I funerali si svolsero nella chiesa della Madonna della Neve, l'11 gennaio.
Venne appositamente da Napoli il Cardinale Corrado Ursi.
Migliaia di persone si strinsero attorno alle bare.
Quella di Rosa era bianca lucida.

La guerra, a Torre Annunziata come a Napoli, non poteva esserci perché la pace non c’era mai stata.







ROSA VISONE, 16 ANNI, OPERAIA. 
Papa Antonio
Immagine tratta dal Corriere della Sera-  9 gennaio 2018


Papa Antonio
Foto tratta da Torresette



D'ALESSIO LUIGI, 42 ANNI, CARABINIERE

Maresciallo Ordinario Medaglia di Bronzo al Valor Militare "alla memoria", nato a Lusciano (NA) il 20 febbraio 1938 - deceduto l'8 gennaio 1982.

Fu insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione:
"Durante servizio preventivo automontato capeggiato da ufficiale, intercettava autovettura con a bordo 4 persone, due delle quali riconosciute per pericolosi latitanti, le affrontava con determinazione e sprezzo del pericolo. Fatto segno a proditoria azione di fuoco, benché mortalmente ferito, trovava la forza di reagire con l 'arma in dotazione prima di abbattersi esanime al suolo.
Fulgido esempio di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio."

Torre Annunziata (NA) 8 gennaio 1982.

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...