domenica 24 aprile 2022

Editto borbonico- La Storia dal 1785.





Una delle testimonianze più antiche, risalente a oltre due secoli fa, è ancora in bella mostra a Torre Annunziata in via Garibaldi.

Si tratta di un editto borbonico in marmo, lavorato in due esemplari, datato 23 aprile 1785 e redatto dal giudice Natale Maria Cimaglia sotto l’ordine del Re di Napoli, Ferdinando IV.

Le due lapidi furono fatte murare una di fronte all’altra per accertarsi che nessuno avrebbe potuto fare a meno di leggerli e di comprendere e applicare le decisioni prese dal Regno.

Nell’editto si condannava e si raccomandava fortemente di non esercitare l’attività della sensalia in quella Torre dell’Annunciata  in cui i mercati, gli affari, le compravendite operate da personaggi non sempre integerrimi stavano mettendo in moto un meccanismo che di li a pochi anni trasformò Torre Annunziata in una miniera d’oro ma il quel periodo stava provocando non pochi problemi di moralità al Regno.

Grazie a questo provvedimento, si pensò che applicando la pena della carcerazione e pesantissime sanzioni pecuniarie potessero produrre un effetto duraturo l’immediato.

Ma non bastò affinché quel fenomeno di malaffare sparisse.

Il Re non si perse d’animo e volle fare apporre un altro editto a pochi metri dai due precedenti, di cui però si sono perse le tracce anni fa dopo dei lavori.

Probabilmente anche dopo il secondo editto la situazione non migliorò alquanto e numerosi furono arresti e sanzioni di cui le cronache d’epoca ricordano nei loro registri.Nonostante gli oltre due secoli trascorsi, solo da poco tempo si è pensato di salvaguardare le lapidi con una gabbia anti vandalismo, episodi di stupidità che causarono  non pochi problemi qualche anno fa ma, purtroppo, non si è ancora proceduto con la messa in sicurezza totale e definitiva delle due preziose lapidi, testimonianze antiche ma realistiche, della forte attività economica instaurata e portata avanti per decenni nei secoli scorsi da Torre Annunziata. 

sabato 23 aprile 2022

La tragedia nella chiesa di San Gennaro.



Una delle pagine più' triste che abbia dovuto affrontare la nostra comunità accadde la sera del 23 aprile 1893 quando al termine di una festa religiosa nella chiesa di San Gennaro la caduta di un cero acceso sulle ampie tende causò una tragedia di enorme proporzioni.

La folla di circa mille persone aveva gremito la Chiesa di San Gennaro, situata nellomonimo vicolo, in considerazione della toponomastica antica cittadina, attualmente Corso Garibaldi. A causa del tremendo incendio che si sviluppò in Chiesa, al momento gremita di fedeli, persero la vita quindici persone alcune delle quali morirono in ospedale per le gravi ferite riportate in seguito alla calca che ne scaturì.

Da Gazzetta Piemontese del 25 aprile 1893 di Ag. Stef.:

Ieri sera alle nove, vi fu una disgrazia a Torre Annunziata nella chiesa, ove celebravasi una festa religiosa. Un cero incendiò la tappezzeria e laddobbo. Le fiamme allargandosi, la folla, di circa mille persone, prese da panico si accalcò allunica porta duscita. Nella ressa perirono tredici persone per asfissia, cioè cinque bambini, sette donne ed unaltra persona morì poco dopo trasportata a casa. Molti altri riportarono contusioni non pericolose. Le autorità e moltissimi cittadini gareggiarono nello zelo per operare il salvataggio, e devesi allopera loro e dei medici se linfortunio non ebbe proporzioni più estese. Lincendio fu casuale. Stamane a cura e a spese del Municipio si fecero i funerali delle vittime.”

Continuando le nostre ricerche per far maggior luce sul caso, riuscimmo a ritrovare  le informazioni necessarie che ci rilevarono le identità delle vittime dellincendio, tutti residenti di Torre Annunziata:

Savoia Domenico, di anni 30, bracciante, residente in Via Grazie 2; Chiappetti Adelina, di anni 11, residente in Via Garibaldi 36; Caccavale Adelina, di anni 65, casalinga, residente in Vico Fucine 7; Mauriello Rosa, di anni 34, residente in Largo Fontana; Sorrentino Maria Rosa, di anni 80, residente in Vico Commercio 2; Vitiello Giuseppe, di anni 53, semolaro, residente in Via Magnolia 10; Pisano Alfredo, di anni 5, residente in Via Magnolia 2;Di Donna Pasqualina, di anni 12, residente in Vico Giardino 5; Tangredi Rosa, di anni 60, residente in Via della Fortuna 5; Cirillo Giovanna, di anni 56, residente in Vico Giardino 16; Picaro Maria Luigia, di anni 54, residente in Vico Giardino 7; Dignità Elisabetta, di anni 9, residente in Via della Fortuna 13; Paduano Nunziata, di anni 9, residente in Via Belvedere 32; Lettieri Alfonso, di anni 4, residente in Vico Campestre; Rondinella Rachele, di anni 8, residente in Via Belvedere 8.

La notizia e gli approfondimenti vennero riportati nel libro "51 episodi storico giornalistici di Torre Annunziata" di Vincenzo Marasco e Antonio Papa. 

mercoledì 13 aprile 2022

Raffaele Riso- Il Mastino con tecnica, cuore e polmoni d'acciaio!

 



Raffaele Riso nasce a Torre Annunziata il 13 aprile 1947.

Nel campo calcistico diventa una vera e propria istituzione nella zona vesuviana per la generosità, la forza e la bravura che lo contraddistinguono.

Prima di approdare al Savoia nel 1975, prescelto dal Presidente Gioacchino Coppola dopo la splendida promozione in serie D, aveva militato per diversi anni nel Terzigno dove era una delle colonne portanti del sodalizio rossonero.

Il suo ruolo di esterno sinistro lo svolgeva con grinta e velocità, accompagnando l’azione con notevole visione di gioco e in più di qualche occasione, in base a queste qualità, veniva utilizzato nella zona più avanzata del campo.



Arrivato a Torre Annunziata alla soglia del trent’anni contribuì con la sua serietà e impegno a sorreggere le buone annate dai bianchi di Torre Annunziata diventandone anche capitano.

Celebri divennero le sue scorribande sulla fascia sinistra, capaci di mandare in visibilio il popolo savoiardo, diventando uno dei punti di forza del Savoia targato mister D’Alessio.

Rimase al Savoia fino allo spareggio con la Palmese del 28 maggio 1978, partita persa ma col Savoia ripescato in C2 per meriti sportivi.

Raffaele Riso collezionò 71 partite segnando anche 3 reti, ma il suo ricordo in maglia bianca rimane indelebile nei tifosi torresi soprattutto per la generosità e l’ardore con cui consumava la fascia sinistra del campo nelle sue storiche discese.

Tra i successi conseguiti da menzionare la promozione dell’Ercolanese nel 1981, riportata tra i professionisti, assieme agli ex biancoscudati Vianello e Valsecchi.


venerdì 8 aprile 2022

Don Mario Ammendola, il sacerdote umano.

 




L’ 8 aprile 2005 concludeva la sua vita terrena  Don Mario Ammendola.



Sacerdote, insegnante di religione, maestro di vita, Don Mario è stato un protagonista del suo tempo, lasciando un segno di cristianità nella comunità torrese, ponendo delle questioni fondamentali secondo la sua visione di come avrebbe dovuto comportarsi la comunità cristiana in un contesto difficile come il nostro territorio nella speranza che incidesse positivamente nella vita concreta di ognuno di noi.

Professore di religione alla MORRONE e alla PARINI.

Sacerdote alla MADONNA DELLA NEVE e poi della chiesa di SAN FRANCESCO DI PAOLA.

Lo ricordiamo assieme ai nostri amici che hanno avuto modo e occasione di farne conoscenza, e che hanno ricordato i loro incontri.

Maddalena Matrone, insegnante, lo ricorda così:” Ho tanti ricordi di don Mario Ammendola quando era vice parroco nella Basilica di Maria SS. della Neve. Ricordo il suo umorismo, la sua allegria. Quando camminava per strada e soprattutto in piazza Pace era una festa, tutti lo salutavano e con tanti si fermava a parlare, gli volevano bene. Ha celebrato i matrimoni e i battesimi di tantissimi torresi. Ricordo il giorno della sua laurea in psicologia, era molto felice, invitò me e altri giovani della Basilica alla sua bella festa di laurea. È stato un buon pastore per la comunità di San Francesco, che il Vescovo gli affidò e che seppe guidare con dedizione ed entusiasmo, circondato dall'affetto e dalla stima dei suoi parrocchiani non facendo mancare loro il nutrimento della Parola.

Si unisce al ricordo Franca Cecora, insegnante anch’essa:” Don Mario è stato mio collega alla Morrone. Ho di lui ricordi incredibili! Era una persona fantastica, sembrava uscito da un film di Camilleri. Andava a casa degli alunni assenteisti per riportarli a scuola e toglierli dalla strada. E lì cercava per tutta la casa, persino sotto i letti. Divertentissimo, irresistibile!!

Rita Rituccia ci ricorda alcuni passaggi nella Chiesa di San Francesco:” Mia madre era sua vicina di casa da ragazza, e poi ho avuto modo di apprezzare le sue doti di grande uomo di chiesa, quando gli hanno affidato la mia Parrocchia (S. Francesco di Paola), dove con grande passione e superando non poche difficoltà, ha riportato vecchie usanze e tradizioni, come la Festa in onore del Santo e le Sante 40 ore, le quali erano per i fedeli momenti di pace e preghiera. Ha creato numerosi momenti di aggregazione e attrazione per i fedeli. Che Dio lo abbia in gloria.

Chiudiamo col ricordo del nostro amico Giuseppe Mesisca:” Portava il cognome di mia nonna Ammendola Margherita, quindi che dire era di famiglia ed aveva una bontà d'animo enorme."

Nel suo contesto, Don Mario è stato un sacerdote che ha lottato dedicandosi ai giovani, affinché con l'inserimento nella vita pastorale avrebbero avuto possibilità di emergere nella società, tenendosi lontani dalla piovra della malavita.

 

 

Don Luigi Bellomo, il cuore del tifo torrese.

*Un tributo a Luigi Bellomo:  il cuore del tifo torrese* Torre Annunziata perse uno dei suoi pilastri sportivi e cittadini con la scomparsa ...