domenica 26 maggio 2019

31 maggio 1897- Giuseppe Marini, l'Eroe del Cielo e del Mare!


CAPITANO PILOTA, GIUSEPPE MARINI

Nato a Torre Annunziata il 31 maggio 1897.

Conseguito il diploma di Capitano di lungo corso, navigò nella Marina Mercantile.

Sopraggiunta la guerra fu nominato Ufficiale di Completamento nella R. Marina e ottenuto il brevetto di osservatore di aeroplano partecipò a numerose ed ardite imprese aeree in Albania, guadagnandosi la medaglia d’argento al valor militare.

Divenne pilota nel 1918.

Cessata la guerra tornò nella Marina Mercantile traversando piu’ volte l’Atlantico e il Pacifico.

Conseguì speciali meriti durante il salvataggio di un piroscafo naufragato in pieno Atlantico.

Ritornato in Aeronautica nel 1924 al comando di una Squadriglia di idrovolanti prese parte a numerose e brillanti imprese di pace e a tutte le esercitazioni aere-navali che si sono compiute dal 1924 al 1930.

Fu nel numero dei piloti che effettuarono le due crociere di idrovolanti nel Mediterraneo Occidentale ed Orientale.

Morì nel 1974.

Le sue spoglie vennero raccolte e custodite nel cimitero di Orbetello, luogo adibito al riposo degli eroici aviatori italiani.

mercoledì 8 maggio 2019

9 maggio 1937- Il mistero della Lotteria: ecco il milionario vincitore!


Grande festa a Torre Annunziata in seguito all’estrazione dei premi della Lotteria di Tripoli, uno dei piu’ ambiti e ricchi concorsi italiani in quell’epoca fascista.

Ricordiamo subito che, per il terzo premio, vennero estratti i numeri del biglietto AB49659, vincitore di un milione di lire, venduto a Torre Annunziata.

Ma chi era il fortunato o la fortunata?
Seguiamo la storia per come l'ho ricostruita. 
Furono, infatti, diversi i nomi indicati come vincitore dati in pasto dai giornali all'opinione pubblica.  

Il biglietto venne venduto da un blocchetto in dotazione alla Banca Commerciale e in un primo tempo si ritenne che fosse stato acquistato dall’industriale Giuseppe Di Liegro.

Naturalmente i giornali, gli amici e conoscenti fecero a gara nel complimentarsi con il "presunto" vincitore ma il Di Liegro fu costretto a dichiarare pubblicamente che non era lui il compratore del!

Passarono alcune ore e i “sospetti” di vincita caddero sul Rag. Sabatino Bracco, impiegato presso un’azienda di macinazione del grano.

Apriti cielo!

Anche casa Bracco venne assediata e presa d’assalto da giornalisti e conoscenti.

Ma anche in questo caso si fece cilecca!

Il povero ragionier giurò anch'egli che non aveva il biglietto vincente.

Ma, allora, chi aveva comprato il biglietto milionario?

Dopo altre verifiche su quel blocco di biglietti venduti dalla Banca Commerciale venne fuori la verità.

La gestione dei biglietti della Lotteria di Tripoli era stata affidata alla Banca Commerciale in persona del Rag. Giovanni Greco.

Costui, alla fine delle vendite, anziché consegnare alcuni biglietti invenduti, li comprò per se, per fare dei regali alla famiglia.

Proprio all’interno di questi si trovava il biglietto vincente!

Ma non era quello che aveva tenuto per se.

Incredibile!

Il biglietto milionario lo aveva regalato ad una nipote che risiedeva a Roma.

Il motivo è semplice.

Il Rag. Greco era sposato ma senza figli.

Aveva una nipote a Roma, figlia di una sua sorella e del Colonnello della Marina, Cav. Alberto Paolillo.

La ragazza era cresciuta con il ragioniere e la moglie e questi erano molto affezionati a lei.

Poi il trasferimento a Roma dei Paolillo privò della vicinanza della ragazza ormai vent’enne.

Ma lei era sempre rimasta nel cuore degli zii, che non mancavano ogni tanto di fargli avere dei piccoli doni dalla nostra città.

E il biglietto milionario fu uno di questi!

Naturalmente lo zio fu felicissimo della vincita della nipote e rimase per diversi giorni al centro dell’attenzione generale, sia in banca che in città, situazione a cui non era certo abituato.

D’altra parte, per il suo lavoro di cassiere era usuale quello di vedere passare tra le mani grosse somme di denaro non suo.

Quella volta il destino volle che fosse proprio lui a fare alla nipote un magnifico regalo e, allo stesso tempo, renderlo un uomo felice.


domenica 5 maggio 2019

1951, 7 maggio- Un treno fermo, un altro che arriva, un ragazzo investito...


Come fu possibile che un treno proveniente da Taranto e diretto a Napoli, sul tratto all’altezza del Lido Azzurro, trovasse il binario occupato da un altro treno diretto nella stessa stazione?

Per fortuna, il macchinista si accorse da lontano dell’ostacolo e diminuì di molto la velocità, altrimenti si sarebbe dovuto parlare di decine di vittime.

L’urto fu violento lo stesso, numerosi i feriti, almeno una ventina.

I soccorsi arrivarono appena possibili, i tempi erano quelli che erano.

I piu’ disgraziati furono i due macchinisti del treno che arrivava da dietro, rimasti incastrati tra la loro motrice e la vettura di coda del treno fermo sui binari.

Degli oltre venti feriti una decina risultarono aver riportato serie ferite.

Ma perché il treno proveniente da Taranto era fermo sui binari?

Ecco la verità.

Aveva appena investito un ragazzo di Torre, Giorgio Tarallo di 17 anni, proprio all’altezza del Lido Azzurro, mentre attraversava i binari.

I due macchinisti si erano precipitati anche a sistemare in coda al treno la bandiera rossa di via bloccata, ma non servì a molto perché nel giro di pochi minuti arrivò il treno che investì tutto e tutti.

Solo la prontezza di riflessi del macchinista, come dicevamo all’inizio, evitò la strage certa.

D’altra parte i congegni elettronici non erano ancora predisposti e incidenti del genere erano quasi all’ordine del giorno.


1990, 5 maggio- Il mio giorno piu' triste nel giorno piu' bello del Savoia!!!


Sapevo che era una delle ultime partite del mio Savoia a cui avrei assistito. Mancava poco a trasferirmi al Nord in cerca di una vita diversa e quella partita doveva rappresentare il suggello d’amore e d’addio tra il mio cuore e quei magnifici campioni in maglia bianca.

Partimmo all’una da casa mia, eravamo in cinque nella macchina di mio padre, una 127 color verde pisello, che avrei lasciato anch’essa con molto rammarico.

Compagna fedele in quegli anni accompagnò le mie amicizie e il mio amore in luoghi in cui mai avrei creduto potesse arrivare!

Torniamo a quel giorno, sabato 5 maggio 1990.

Gigi Farinelli, il Presidente che aveva forgiato quella squadra, molto tecnica, con il suo carattere di guerriero aveva operato un autentico miracolo nell’anno in cui l’indisponibilità dello stadio di Torre Annunziata aveva costretto tutti a trasferirsi a Torre del Greco in occasione delle partite interne.

A Peppe Sasso, storico factotum dei bianchi, venne affidata il settore organizzativo.

Uno dei segreti di quell’annata è sicuramente da rimarcare nella professionalità e nella competenza dei preposti scelti.

Scelte abbastanza delineate, finanche nei ruoli medici, con il Dott. Ciniglio e l’inossidabile Andrea Vecchione

A Felicio Ferraro il compito arduo di allestire una squadra che potesse essere all’altezza delle aspettative del pubblico torrese.

Naturalmente Felicio, con le sue grandi conoscenze tecniche, riuscì nell’ennesimo miracolo.

Il condottiero di quel Savoia era Mario Schettino, artefice di un lavoro straordinario condotto prima sulla testa dei ragazzi e poi sulla tattica.

Perché, quell’anno, le favorite alla vittoria del campionato erano due, e tra queste non c’era il Savoia.

La solita Juve Stabia e l’A. C. Stabia, le due pretendenti che non lesinarono milioni nell’allestimento di due super quadre.

Specialmente l’A.C. Stabia del presidentissimo Sabatino Abbagnale.

Impressionante il ritmo che il Savoia impresse alla classifica, specie nella seconda parte del campionato.

Antonio Marasco, torrese doc, era il motore dell’armata bianca che sprizzava gioia e gol per i savoiardi che assieparono gli stati del sud Italia.

Marasco, accompagnato da un gruppo fantastico, era pronto per il salto verso lidi professionistici.

L’esplosione di un ragazzo di Castellammare prelevato dal Cosenza, un certo Sossio Aruta, il futuro "Re Leone", trasformò le domeniche torresi in domeniche di felicità.

Anche quel 5 maggio era destinata ad essere una di quelle giornate.

Ritorniamo in macchina e portiamoci allo stadio che sarà il campo dell’ultima battaglia, quella decisiva.

Si va a Portici, contro il Praia a Mare, squadra che non ha niente piu da chiedere al campionato, venuta in gita per trascorrere una giornata di festa con noi.

L’arrivo allo stadio San Ciro è caotico.

Un muro umano e una valanga di bandiere bianche si estendevano su tutto il percorso che dal parcheggio ci accompagnava all’interno dello stadio.

Appena entrati, uno spettacolo unico!

Non ci sono parole che possono raccontare quello che si vide quel giorno, non servirebbero.

Quelli che c’erano saranno d’accordo con me.

Una festa incredibile.

Neanche l’inizio della gara riuscì a far cadere l’attenzione sulle azioni di gioco, si guardava solo la porta difesa dal portiere avversario in attesa che il pallone gonfiasse la rete, quella rete che avrebbe realizzato l’adempimento del sogno.

All’improvviso, come un fulmine, arrivò la rete degli avversari!

Forse non c’è ne accorgemmo neanche.

Troppo forte il Savoia per subire una beffa del genere.

E infatti furono quattro le reti che i bianchi rifilarono ai giocatori della squadra calabrese.

Finì come programmato quella mattina, in trionfo!

Il ritorno a Torre Annunziata fu uno dei momenti piu belli e, allo stesso tempo, piu’ amari della mia vita.

Sapevo che quella era la mia ultima stagione che avrei seguito la mia squadra per tutta l’annata e mi dispiaceva enormemente lasciarla proprio nell’anno della promozione dopo tutte le delusioni e le sofferenze che avevamo subite in quegli anni negli stati del meridione.

Ma questa è un’altra storia, nulla a che vedere con quella eroica e bellissima che la squadra dei bianchi seppe scrivere nel libro del calcio.

Quello che non è mancato, mai, sicuramente e l’amore viscerale che il vero torrese esprime e trasmette alla squadra dei bianchi, nonostante la lontananza, le alterne fortune e le incredibili vicissitudini cui siamo stati costretti a subire in questi ultimi decenni.

Comunque vada rimarrà sempre un solo grido d’amore:
                                     FORZA SAVOIA!




giovedì 2 maggio 2019

1921, 3 maggio, Padre Salvatore Manzo, il gesuita torrese in trasferta.


Salvatore Manzo nacque a Torre Annunziata il 3 maggio 1921.

Il 3 ottobre 1937, a soli 16 anni, entrò nella Compagnia di Gesu’ e il 9 luglio 1950 fu ordinato sacerdote.

La sua missione lo portò a Grottaglie dove divenne in poco tempo la guida spirituale non solo di Grottaglie ma dell’intero territorio jonico.

Diresse il “Laboratorio missionario”, visitato nel 1962 addirittura da Padre Vincenzo Calì, che era il procuratore delle Missioni.

Divenne “superiore” dal 1967 al 1974 e continuò la sua opera di impegno a favore dei giovanissimi.

Negli anni settanta, a seguito di diverse costruzioni di centri giovanili e sportivi, tra cui il centro di Monticello, vennero creati anche dei parchi giochi e un teatro cui padre Salvatore seguiva alacremente l’evoluzione.

Fondo' una scuola di recitazione reclutando i ragazzi delle scuole medie, si occupò della Schola Cantorum, dei Laboratori missionari e degli Esercizi Spirituali.

Dal 1991 al 2005, anno della sua morte, continuo' fino alla fine la sua opera caritatevole sul territorio.

I fedeli lo indicavano come “il padre che celebrava la messa cantata”.

Il 20 febbraio del 1999 svolse l’incarico di “esorcista diocesano”, affidatogli dal cardinale Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli.

Padre Salvatore Manzo morì a Napoli il 27 maggio del 2005.  


Padre Salvatore Manzo




Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...