lunedì 13 febbraio 2023

Ercole Castaldo, il "Nazionale" torrese.















Ercole Castaldo nacque a Torre Annunziata il 14 febbraio 1926 da Giuseppe e Raffaela Vincenza Assunta Cosentino, abitanti in Vico del Fico, numero 20.

Era il terzo figlio della coppia essendo nato dopo Gennaro e Angelica, dopo di lui vennero Michele, Antonietta e Gaetana.

Fisico brevilineo, scattante, non molto alto, si mise in luce fin dai primissimi anni in cui praticava calcio ottenendo il tesseramento nella “Torrese” agli inizi degli anni Quaranta.

Il 15 ottobre del 1944, assieme a Oropallo entrambi della Torrese, venne convocato dalla Rappresentativa calcio Campania per disputare allo stadio del Vomero una partita contro il Napoli.

Con la Torrese, vent’enne, disputò il campionato di Serie C nel 1946-47, giocando venticinque partite e realizzando tre reti.

Durante una partita contro lo Stabia avvenne un fatto emblematico che rispecchia il senso di educazione e rispetto che suo padre inculcò nel giovane ragazzo.

Durante un’azione di gioco Ercole segnò una rete aiutandosi astutamente con la mano e l’arbitro, che si accorse del fallo, la annullò.

A seguito delle proteste del pubblico si stava creando un pericoloso assembramento nei pressi della rete di recinzione, qualcuno addirittura invase il terreno di gioco, quando intervenne il padre Giuseppe che, avvicinatosi a Ercole, chiese se avesse segnato con la mano.

Alla risposta affermativa del giocatore, il padre Giuseppe gli diede un sonoro ceffone, riportando la calma tra la folla e impartendo una bella lezione di educazione ai presenti.    

Nel 1947, alla fine di una grande stagione della Torrese fermata in un momento cruciale del campionato per una svista arbitrale nella partita contro la Salernitana, venne prelevato proprio dalla Salernitana del grande allenatore Gipo Viani che stava allestendo la formazione per la serie A appena acquisita assieme ai compagni Eugenio Calleri e Secondo Rossi con i quali aveva formato il trio delle meraviglie torrese con quasi trenta reti all’attivo in quella stagione in serie B.

A Salerno, Ercole non riuscì a conquistare la fiducia del tecnico salernitano che lo definì un “solista” e mal si adattava al suo modulo di gioco collettivo, e lo mandò a giocare all’Empoli, in serie B.

Nella squadra toscana doveva sostituire Benito Lorenzi, detto “Veleno”, appena ceduto all’Inter.

Ercole non si perse d’animo, con sedici partite e sette reti fu il trascinatore dei toscani verso la salvezza facendo dimenticare ai tifosi Lorenzi.

La Salernitana, nel frattempo, quell’anno retrocesse in B e Gipo Viani andò via, aprendo le porte al ritorno di Ercole.

Riscattato subito dal presidente salernitano, in serie B Ercole fu autore di tre ottimi campionati da titolare, impreziositi da una prestazione clamorosa il 12 giugno 1949 quando in occasione di un Salernitana - Pescara, finita otto a due, realizzò cinque reti che lo proiettarono nei libri dei record della storia del calcio.

Con la maglia granata della Salernitana rimase fino al 1951.

Il 6 febbraio 1951 venne operato al menisco presso la Clinica “Biancamaria” a Roma dal Prof. Giuseppe La Cava, presidente della F.I.M.S. (Federazione Italiana Medici Sportivi).

Il 13 giugno 1951 provò il grande salto in serie A con la Lazio, a seguito di un provino in un’amichevole che la Lazio disputa a Roma contro il Tagliacozzo per un eventuale tesseramento e, nonostante l’ottima prestazione arricchita da tre gol personali, a fine gara successe l’incredibile. Il presidente della Lazio, Zenobi, ordinò ai suoi assistenti di misurare l’altezza di Ercole a bordo campo e, appurato che misurava centosessantasette centimetri, rifiutò di fargli il contratto perché nella sua Lazio voleva solo calciatori alti almeno centosettanta centimetri!

Senza perdersi d’animo, la settimana successiva, Ercole venne contattato dai dirigenti dell’Udinese che gli fecero firmare il contratto, superando nell’offerta la Roma, la Triestina e il Pro Patria.

Dopo tre mesi, alla prima del campionato in seria A e al suo esordio nella massima serie, il 9 settembre 1951 nell’incontro tra l’Udinese e il Napoli terminato uno a uno, Ercole risulto di gran lunga il migliore in campo, facendo letteralmente impazzire la difesa del Napoli, come riportò la cronaca sportiva.

Il 29 maggio 1955, a seguito delle belle prestazioni nella massima seria con la maglia dell’Udinese, Ercole venne convocato dall’Italia B per un incontro internazionale valevole per la Mediterranea Cup.

L’incontro era tra la Grecia e l’Italia B e Castaldo venne inserito nella formazione titolare di partenza, cosi composta: Romano, Farina, Cervato, Giuliano, Bernasconi, Magli, Castaldo, Pozzan, Bettini, Bacci, La Forgia. 

La gara si svolse ad Atene davanti a trentamila spettatori è terminò sullo zero a zero, con la critica piuttosto divisa sulla prestazione in campo di Ercole: “… quando a Castaldo in campionato aveva giocato egregiamente, nel clima di una gara internazionale si è smarrito”, pur sottolineando che fu uno dei pochi che creò pericoli alla difesa greca, specie nel primo tempo.

Nei cinque campionati trascorsi a Udine raggiunse il secondo posto in classifica finale, alle spalle del grande Milan nell’annata 1954-55, conquistando il massimo risultato mai raggiunto nella storia della squadra friulana in serie A.

Nel 1956, terminato il ciclo con l’Udinese, venne ingaggiato dall’Alessandria.

Il 23 giugno 1957 disputò una grande partita al San Siro di Milano nello spareggio tra Alessandria e Brescia valevole per l’accesso in seria A.

Davanti a settantamila spettatori, al quinto minuto del primo tempo supplementare, segnò la rete del due a uno che valse la storica promozione in seria A dell’Alessandria con un gran tiro imparabile dal limite dell’area che si insaccò alla destra del portiere bresciano Bondassi.

Proprio con l’Alessandria, due anni dopo, il 12 aprile 1959, giocò la sua ultima partita in serie A contro la Triestina a Trieste, persa per due a zero.

Chiusa la parentesi con il grande calcio, ritornò in Campania svolgendo il ruolo di giocatore allenatore con il Dopolavoro Cirio in serie C dal 1959 al 1961, incappando in una squalifica a vita a causa di incidenti nello spareggio per la salvezza allo stadio della Vittoria di Bari tra il Dopolavoro Cirio e il Crotone.

Nel giudizio di appello, riconosciuta la sua quasi innocenza, il giudice non poté che emettere una lieve sentenza, due anni di squalifica, il minimo che potesse applicare.

Si rifugiò tra le braccia del Savoia e quegli anni coincisero con la chiusura del calcio giocato.

Da allora è stato sempre un continuo nell’insegnare calcio in tante squadre, tra cui la Paganese, Il Campobasso, Il Valdiano, spesso alternando il ruolo di allenatore a quello di Direttore Sportivo, in virtu’ della sua acclarata esperienza calcistica.

Da segnalare nel 1977 il ritorno a Torre Annunziata dove una quindicina d’anni prima aveva concluso la carriera da calciatore al Savoia e, contemporaneamente, aveva iniziato quelle di allenatore in Promozione.

Quell’anno assunse la carica di supervisore del settore giovanile del Savoia, dopo le precedenti esperienze a Sorrento e Sarno.

Il suo ritorno a Torre fu accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla stampa.

Il giornalista Massimo Corcione, dalle colonne de “La Voce della Provincia“ del 31 agosto 1977 lo accolse con queste parole:

“Presentare il popolare ”Ercolino” è addirittura superfluo. I suoi trascorsi calcistici sono noti a tutti gli sportivi torresi che lo hanno sempre costantemente seguito. Da ricordare, in carattere col ruolo di supervisore del settore giovanile che gli è stato affidato dalla presidenza, gli ultimi successi conseguiti nel lancio dei giovani a Sorrento prima e a Sarno poi. La parte che può recitare in questo nuovo Savoia può essere importantissima. Oltre che nell’incarico di supervisore al settore giovanile, che certamente espleterà nel migliore dei modi, sfruttando anche il suo fiuto da vecchia volpe nello scovare i campioni del domani, potrà offrire un validissimo se non decisivo apporto all’organizzazione della società.  La sua perizia derivante dalle innumerevoli esperienze accumulate e soprattutto la fama e la stima di cui gode nel mondo del calcio sicuramente porteranno prestigio a tutto il sodalizio savoiardo, oltre a risultare determinante nei rapporti con le altre società. I tempi sono cambiati, le casse sono floride, l’ambiente è maturo per il salto di categoria, manca solo una perfetta organizzazione. L’ingaggio di “Ercolino” dimostra che anche questa è desiderata dalla dirigenza come dai tifosi.” 

Parallelamente al mondo del calcio, decise di investire buona parte dei suoi guadagni in attività commerciali che non furono molto redditizi ma gli permisero il ritrovo del contatto umano con la sua città.

Iniziò con l’apertura di un bar al Corso Umberto, proprio di fronte Piazza Cesaro, l’ambizioso “Bar Ercolino”, chiuso dopo pochi anni trasferendosi in via Gino Alfani, col nuovo nome di bar “Bambu’ River”. 

Chiusa anche questa parentesi, decise di cambiare attività commerciale, dedicandosi a un negozio di calzature e borse per donna ripercorrendo l’attività di famiglia già svolta nei primi anni Cinquanta al vico Luna. Per un buon periodo di tempo condusse anche un negozio in via Maresca, anch’esso con alterna fortuna.   

Nel corso degli anni diede anche spazio a una delle sue passioni extracalcistiche che gli stava piu’ a cuore e in cui si dilettava con la solita passione ed entusiasmo: la pittura.

Sono decine i quadri che ha lasciato come ricordo della sua vena pittorica, quasi tutti raffiguranti paesaggi e animali. 

Una sua prerogativa era il non rappresentare volti o persone, mai.  

In conclusione, Ercole Castaldo era fortissimo nei fondamentali tecnici, dotato di una padronanza del pallone unica, eccezionale.

Non c’erano avversari che potessero fermarlo su quella zona destra del campo di calcio in cui esercitava il suo strapotere di funambolico dribblatore al servizio delle punte. 

Il suo carattere forte e sanguigno in campo lasciò il posto alla maturità dell’uomo che seppe costruirsi l’immagine di persona seria e responsabile, pronta ad affrontare avventure e progetti sempre con entusiasmo e passione per il proprio lavoro.

Verrà ricordato non solo per le grandi prestazioni e i prestigiosi traguardi raggiunti nella carriera da calciatore, primo tra tutti la partecipazione in Nazionale, ma anche per la classe e signorilità con cui seppe distinguersi, meritandosi il ricordo e il rispetto di tutti noi.

Ercole Castaldo morì a Torre Annunziata il 19 novembre 1989.


* Scheda realizzata da Vincenzo Marasco, Lucia Muoio e Antonio Papa per la Mostra dei "22 Figli Illustri di Torre Annunziata" presentata il 21 ottobre 2022. 

mercoledì 1 febbraio 2023

Carmela Pagano- La prima donna torrese "Consigliere".



Carmela Pagano, antifascista, comunista e politica locale, prima donna ad essere eletta al Consiglio Comunale di Torre Annunziata 

(Torre Annunziata, 24 settembre 1906 - 26 novembre 1959)














Carmela Pagano nasce a Torre Annunziata il 24 settembre 1906 da Pasquale, “Mastro di festa” della Madonna della Neve, e da Francesca Amoroso. 

Era abitante dell’antico rione Marinaro dove conobbe in tenera età Mario Guarriera, attivista socialista e antifascista inviato al confino per le sue posizioni contro il regime e i gerarchi fascisti locali. Fu sicuramente l’unione sentimentale con Mario a far maturare nel suo spirito di donna sempre tenace l’idea comunista che mirava alla destituzione del fascismo e al riscatto sociale delle classi operaie più bistrattate.

Fu così che dopo la prima metà degli anni ’30, in accordo col marito, accetta di instaurare nel suo negozio di profumi, situato su Corso Vittorio Emanuele III al civico 348, una prima cellula antifascista in cui periodicamente si riunivano altri membri del sodalizio clandestino di “fede” comunista con lo scopo di programmare azioni contro gli squadristi locali. Proprio durante uno di questi incontri, la sera del 31 marzo 1937, la Pagano, incinta del figlio Pasquale, venne coinvolta in una colluttazione avvenuta all’interno del negozio a seguito dell’irruzione degli agenti della P.S. mobilitati da un gruppo di giovani Maglie Nere della sezione del PNF locale che ne denunziarono le attività sovversive che lì avvenivano e che entrarono nel negozio con l’intento di smobilitare la cellula cogliendola in flagranza di reato.

La Pagano ne uscì indenne, ma al seguito dell’intervento della pubblica sicurezza vide arrestare il marito Mario insieme ad Alfredo Aprile e Salvatore Montuori i quali vennero indirizzati al confino da scontarsi presso le isole Tremiti, mentre Catello Pagano venne trattenuto in “terraferma”.

Durante l’assenza del marito le attività della Pagano seppur scemate non cessarono e il suo negozio mantenne le qualità di punto di riferimento antifascista attenzionato continuamente dalla Polizia Fascista. Al rientro di Mario avvenuto pochi giorni prima del Natale del ’37 la cellula prese nuovamente vigore tanto da passare nella lista delle “sorvegliate speciali” torresi da tenere costantemente sotto osservazioni.

Carmela, nonostante il suo impegno di mamma ed esercente, con tutti i pericoli del caso, appoggiò costantemente le attività contro il regime. Durante gli anni più concitati della Seconda Guerra Mondiale nel negozio della Pagano si ascoltava clandestinamente Radio Londra e per questo divenne un punto di riferimento importante per la resistenza locale. Tra i frequentatori più assidui compaiono i fratelli Antonio e Vittorio Roma, noti commercianti di tessuti torresi, un certo Attilio Milla, detto “Giovannino”, il guardiano della Lanterna Verde del porto, conosciuto come il “Pompeiano”, e un noto farmacista di Boscotrecase, che insieme al marito Mario davano man forte alla gestione di quella cellula partigiana e alla diffusione delle attività anche su Boscotrecase. 

A conflitto concluso, Carmela insieme al marito Mario continuò le sue attività a sostegno del Partito Comunista. Fu proprio in questi momenti, che dovevano essere di ricostruzione anche sociale, il 21 gennaio 1946, data tragica per Torre Annunziata, che un avvenimento sconquassò l’antico tessuto urbano cittadino e il quartiere natio di Carmela e di Mario né risultò completamente distrutto. Durante quella sera, Carmela non riuscì a frenate l’indole indomabile di Mario il quale tra la prima e la seconda esplosione accorse verso il rione marinaro in soccorso dell’anziana madre e dei quanti erano rimasti intrappolati tra i vicoli occlusi dalle macerie causate dal primo scoppio. Il corpo di Mario venne riconsegnato a Carmela circa un mese dopo lo scoppio, ritrovato sepolto nella “prima linea” di edifici, nei pressi di una delle volte del baluardo ferroviario. 

Nonostante la grave perdita, i sette figli da mantenere e le attività del negozio da portare avanti, ella continuò a dimostrare il suo attaccamento alla causa socialista e per il Partito che aveva sposato con il marito Mario. L’anno successivo, il 15 giugno del 1947, venne candidata alle prime elezioni comunali della storia della Repubblica Italiana con la lista Blocco del popolo. Con 181 voti fu la prima donna della storia di Torre Annunziata a far parte del Consiglio comunale cittadino retto dalla giunta del sindaco comunista Pasquale Monaco, rimanendo in carica dal 5 luglio 1947, data dell’insediamento del nuovo direttivo democratico cittadino eletto dopo 23 anni di regime, fino al 25 maggio del 1952.

Durante il suo impegno politico comunale Carmela Pagano si occupò del controllo della mensa dei bambini dell’Ospedale Civico di Torre Annunziata e dei diritti delle donne. All’uopo aderì, insieme alla compagna di Elena Lettieri e alle sorelle Avvisati, all’U.D.I., l’Unione Donne Italiane, associazione nazionale a difesa dei diritti delle donne costituita il primo ottobre del 1945 per volere di tutte quelle donne che si erano battute nelle schiere partigiane durante gli anni del regime. 

Carmela Pagano, grazie al suo instancabile impegno civico, seppe tenere sempre alta a Torre Annunziata l’attenzione sulle problematiche femminili e non smise mai di dimostrare il suo entusiasmo nelle sue azioni per la collettività. A causa di una grave malattia che l’aveva debilitata nel fisico ma non nell’animo di fervente attivista, Carmela muore a Torre Annunziata il 26 novembre 1959 a soli 53 anni ma con tanta storie alle spalle di atti compiuti a favore dei valori democratici e del bene comune.


Scheda illustrativa presentata alla Mostra allestita presso la Sala Comunale di Torre Annunziata per ricordare "22 Figli Illustri di Torre Annunziata" in occasione delle manifestazioni per i festeggiamenti per la Madonna della Neve ottobre 2018, a cura di Vincenzo MarascoLucia Muoio e Antonio Papa 


  


Don Luigi Bellomo, il cuore del tifo torrese.

*Un tributo a Luigi Bellomo:  il cuore del tifo torrese* Torre Annunziata perse uno dei suoi pilastri sportivi e cittadini con la scomparsa ...