sabato 31 ottobre 2015

SCOPERTO IL SEGRETO DELL'ACQUA 'E RUNATELLA!!!ILLUSTRAZIONE DI FULVIO FARINA!

PER QUESTO POST MI SONO AVVALSO DELLA COLLABORAZIONE DELL'AMICO FULVIO FARINA, IL QUALE HA ILLUSTRATO MAGNIFICAMENTE LA SCENA IN CUI LA NOSTRA "RUNATELLA" SERVIVA A TAVOLA L'ACQUA FRESCA RINOMATA E RICORDATA NEI SECOLI NELLA NOSTRA CITTA'.
UN GRAZIE PARTICOLARE A LUI PER LO SPLENDIDO  LAVORO, AUGURANDOCI DI POTER ANCORA AVERLO AL NOSTRO FIANCO NELL'ILLUSTRARE E RICORDARE EPISODI A FATTI SIGNIFICATIVI CHE RICORDINO LA STORIA NOSTRA MAGNIFICA TORRE ANNUNZIATA.


     "... e' truvate ll'acqua  'e Runatella..."  


Questo era uno dei modi di dire piu' in voga fino al secolo scorso nella nostra città, ricordato ancora da qualche anziana persona ai giorni nostri.

Proviamo a raccontare la storia di questo popolare detto, tutto torrese, un vero e proprio tormentone dall'ottocento in poi, aiutandoci con le preziosi informazioni di Carlo Malandrino inserite in un articolo del 1973  su "La Voce della Provincia"  liberamente trasportate in questo post.

 

Quella frase, da allora in poi, stava ad indicare quando fosse stato fortunato la persona che, bevendo quell'acqua fresca e piacevole, placava la  "sete"  che lo assaliva, fosse stato l'incontro con una donna, un affare felicemente andato in porto, una situazione terminata a buon fine.

Ma dove si vendeva quest'acqua fresca e purissima?

Nel palazzone di fronte alla Chiesa dell'Immacolata Concezione, " 'a parrucchiell' " , attualmente Corso Vittorio Emanuele III.

 

Il palazzo venne fondato nel 1600,  al pianterreno era ubicata una taverna con un chiosco  e aveva il nome di "Taverna della Baronal Corte" dotata di acqua viva, acqua corrente.
Infatti, nel periodo aragonese e viceregnale, epoca in cui Torre ebbe il suo primo sviluppo urbanistico, non vi erano ancora pubblici  impianti per  servire l'acqua ma soltanto dei pozzi.
Erano in pochi a beneficiare dell'acqua dal canale Sarno che Muzio Tuttavilla fece costruire alla fine del '500 per alimentare i mulini ed irrigare i terreni del suo feudo 


ECCO SCOPERTO IL SEGRETO DELLA BONTA' DELL'ACQUA 'E RUNATELLA!!!

Il palazzo "dell'acqua e Runatella" godeva di questo privilegio.

Nel secolo scorso vennero trovate delle antiche tubazioni  poste  sotto un cunicolo che, proveniente dal vicino canale, portavano  l'acqua nel cisternone che era posizionato in piazza Nicotera, "miez a ferrovia".
Erano solo due taverne che avevano l'acqua viva , o acqua corrente, l'altra era la "Taverna dei lupilli" nei pressi di Villa dei Misteri , sopravvissuta fino al xix secolo.
Ambedue nominate per la freschezza della loro acqua, erano il meglio che potevano chiedere i viaggiatori e carrettieri che transitavano a Torre in gran fretta per concludere affari .



Della deminazione "dell'acqua e Runatella" si perdono le tracce dall'inizio del 1700.
Nonostante sia passato un cosi lungo lasso di tempo il ricordo dell'acqua e del nome della locandiera rimasero impressi nella memoria torrese.

 Ma chi era Runatella?

Sicuramente possiamo dire che il suo nome era Donatella.
Per ricordare questo nome, per cosi tanti anni , doveva essere una bella donna, probabilmente la  figlia o la moglie del taverniere della "Baronal Corte", dai lineamenti formosi, dai lunghi capelli raccolti a "tuppo " e tenuti fermi dentro la "pettinessa".
Oggi non solo possiamo immaginarla ma, grazie allo splendido lavoro di Fulvio Farina, alias Michelangelo Merisi, abbiamo provato a farci un'idea di come fosse fatta, nonostante i quattro secoli trascorsi e le poche , pochissime notizie che si sanno su di lei.


               -ILLUSTRAZIONE DI FULVIO FARINA-


Diciamo che abbiamo voluto dare un volto al nostro sogno, quel sogno che sicuramente sarà rimasto impresso nei nostri avi quando, fermandosi alla taverna per dissetarsi e rifocillarsi, si trovavano questa splendida fanciulla girare ancheggiando tra i tavoli a distribuire acqua fresca perché, ricordiamolo, dopo il piatto di pastasciutta o di pasta e fagioli, dalle nostre parti , si è sempre bevuto una bella brocca di acqua fresca.
Il vino veniva dopo, se c'era!!!


Insomma, questo e' il ricordo del detto popolare de "l'acqua 'e Runatella" che tante volte ha riempito le bocche dei nostri concittadini mentre raccontavano fatti e situazioni che sfociavano poi verso il lieto fine. 

Vi inserisco inoltre questa Poesia i cui versi sono di Giuseppe Proverbio e di Francesco Manfredi, ripresi e trasportati in una canzone napoletana .

venerdì 16 ottobre 2015

RITROVATO IL QUADRO RUBATO DELLA MADONNA DELLA NEVE! ERA DIRETTO IN GERMANIA!!!

Appena entrò in chiesa si accorse subito della "sua" assenza. 
Il panico lo assali'.
Chiamò immediatamente l'aiutante per verificare se fosse stata spostato, cosi, all'improvviso, senza un motivo ma, in cuor suo, aveva già capito. 
Infatti, la mancanza del quadro era opera di un terribile furto, questa era l'amara realtà.

 
Il quadro con la Madonna della Neve, assieme agli ostensori, la corona e il calice erano stati trafugati da  ladri che si erano introdotti nel Santuario di Piazza Pace nella notte di un freddo mercoledì .
Era il dodici Gennaio del 1977.
Immediatamente, il parroco Antonio De Felice allertò la Polizia locale che, d'accordo con lui, decise di tenere nascosto fino a quando fosse stato  possibile la clamorosa notizia del furto.
Ma come si poteva tenere nascosta una notizia  del genere?
Come si poteva contenere lo  sdegno che sarebbe divampato alla scoperta di  questo terribile sacrilegio?
Chi aveva avuto l'infamante idea di asportare il quadro della Madonna ?  
Tutte domande che in meno che non si dica, riempirono le bocche dei fedeli e dei torresi che vennero ben presto a sapere del furto, affollando la Chiesa fin dal mattino di giovedì.
Il vice questore Onofrio Amoruso chiamò a raccolta i suoi uomini migliori per cercare di risolvere il delicatissimo caso.
Il ritrovamento del quadro doveva essere la priorità assoluta in quel momento.
Non si poteva permettere a chi aveva avuto tanta cattiveria di farla franca.
Strappare la Madonna dal luogo ove era custodita da tempo immemorabile era stato un atto di vigliaccheria.
Lei era a protezione di una città e di un popolo che l'ha sempre amata e che Lei amerà, sempre, avendone cura e confortandola nei momenti difficili,  in questa luogo dal passato unico e memorabile e dal futuro incerto ma fiducioso. 
Le indagini partirono subito per cercare di capire come fosse stato possibile che dei ladri si fossero intrufolati di notte in quella zona e nessuno avesse notato nulla.
Michele Sessa, l'appuntato della squadra messa in piedi da Amoruso, era l'esperto conoscitore dell'ambiente della mala locale, e pazientemente intrecciò un filo di collegamento tra i vari personaggi che, in qualche modo, potessero aver sentito qualcosa.
D'altra parte, il valore sul mercato del quadro rubato, era abbastanza modesto.
Quello che contava era il valore affettivo che esercitava sui fedeli e sull'intera popolazione.
Sicuramente i ladri agirono su commissione di qualcuno cui voleva avere la Madonna solo per se.
Furono due giorni di trepidante attesa, si aspettavano notizie da qualsiasi fonte, la folla riempiva  la Chiesa ogni ora del giorno, orfana della sua Madre col bambino, pregando affinché Ella stessa compisse un altro miracolo, quello di ritornare a casa, la sua casa, nella sua Chiesa.
Interminabili  e incessanti le notizie e le informazioni che accumularono il "pool" di Amoruso, ormai tutta la Polizia di Stato di Torre stavo lavorando a questo caso.
Erano in gioco anche l'onore e l'orgoglio di una istituzione.
Venerdì quattordici, due giorni dopo il furto, arrivò finalmente l'epilogo.
Alle 19,45 sulla litoranea di Torre del Greco, in località "Villa Inglese", una pattuglia della Polizia rinvenne un pacco avvolto in un telo bianco, abbastanza voluminoso.
All'apertura dell'involucro, il quadro della Madonna con tutti gli oggetti che erano stati trafugati due giorni prima. 
Foto del quadro con gli oggetti dopo il ritrovamento.
"Ancora venti minuti e il pacco avrebbe preso una destinazione sicura, probabilmente un porto della Germania, a bordo di una nave di bassa stazza ancorata nel porto di Torre del Greco.
Sicuramente la Polizia non arrivò il quel luogo per caso o per fortuna."

La Voce della Provincia del 21 Gennaio 1977.


Dietro il ritrovamento della Madonna risultò fondamentale il lavoro svolto dai poliziotti, soprattutto nel ricercare tra chi poteva sapere, quelle notizie che in qualche modo avrebbero indirizzato le indagini nel verso giusto.
E' cosi fu!
Il quadro con gli oggetti annessi  venne subito trasferito al Commissariato di Torre Annunziata dove accorsero centinaia di persone, con in testa don Antonio De Felice,  che volevano riabbracciare la Madre col bambino, ritornata a casa, nella sua Torre Annunziata.
La saletta del Commissariato venne trasformata in "cappella", centinaia di persone passarono a salutare Maria, ringraziando la Polizia per la brillante operazione.
Il quadro restò nella saletta  tutta la notte, in questo modo il sacerdote volle omaggiare le forze dell'ordine per il fondamentale risultato che permise a Torre di ritrovare la sua protettrice.  
La processione del giorno dopo vide gli agenti portare a spalla il prezioso quadro e consegnarlo ai pescatori in attesa, in un pomeriggio di preghiere, pianti e commozione per la fine dell'incredibile storia.
Oltre ad un grazie particolare al pool della Polizia di Stato, segnaliamo i nomi dei componenti che hanno seguito le indagini in primis:
Vice questore Onofrio Amoruso, il maresciallo Bonaffini, gli appuntati Macera e Polverino, il brigadiere Auricchio e l'appuntato Michele Sessa.

La squadra della Polizia di Stato di Torre Annunziata.

Permettetemi di ringraziare, almeno in questa occasione, chiunque abbia contribuito, confidandosi con la polizia, affinché si giungesse al finale tanto atteso e desiderato da tutti... 
Il ritorno a casa di Maria.
Un altro miracolo della nostra amata Madonna!
Che la processione abbia inizio!   


"In questo mio personale racconto ho inserito le notizie di cronaca tratte da "La Voce della Provincia" del 21 Gennaio 1977."

Antonio Papa.


 








    




sabato 10 ottobre 2015

ECCO PERCHÉ SILVIO PIOLA VENNE A TORRE ANNUNZIATA!

Anni settanta...

Erano gli anni in cui la struttura sportivo/ricreativa della Deriver veniva additata come una delle piu' belle dell'intera area napoletana, anche per la straordinaria posizione logistica cui godeva, incastonata tra le acque marine e il maestoso sguardo del Vesuvio che sembrava vegliare su quel piccolo paradiso, vanto particolare del Rione, come vi raccontai nel post precedente dal titolo...  

...E DIETRO IL CANCELLO CHIUSO, IL RICORDO DEI CAMPI SCOMPARSI.           http://goo.gl/dKeWAQ



Non avvenne affatto per caso che la struttura venne indicata, e scelta nel 1974, dal Comitato Regionale Campano di Calcio,  come location per il corso di allenatori di terza categoria, in contemporanea con il Circolo Oplonti.
Tale importante avvenimento aveva bisogno della presenza e supervisione di un tecnico e istruttore della Federazione Italiana Gioco Calcio di assoluto prestigio e, infatti, venne inviato per questa occasione Silvio Piola, in quelli che saranno gli unici giorni che abbia trascorso a Napoli e provincia durante tutta la sua vita.

Nato nel 1913, Silvio Piola è stato Campione del Mondo con la maglia della Nazionale nella fantastica annata del 1938 quando la nazionale italiana doppiò il titolo vinto quattro anni prima nei mondiali che si svolsero in Italia. Inoltre è stato il piu' prolifico attaccante della storia del Calcio Italiano stabilendo il record di 290 reti segnate negli anni che andarono dal 1929 al 1954.
Il piu' forte attaccante della storia del calcio italiano!

                         https://goo.gl/jtN12y

Foto tratta da Wikipedia

Ritorniamo alla visita che Piola svolse a Torre Annunziata presso il Circolo Deriver, prendendo spunto da questo interessante articolo pubblicato su "La Voce della Provincia", a cui vanno i nostri ringraziamenti per averci sostenuto nella condivisione.
 
Al corso presero parte circa quaranta allievi  tra cui alcuni di essi che, divennero poi, allenatori di spessore nelle serie semi-professionistiche, come ad esempio Montefusco, Nazzi, e Portelli.

La commissione era cosi composta:
Per la tecnica - Silvio Piola
Carte Federali- Gerardo Gogna
Medicina Sportiva-Felice Russo
Tecnica di Gioco-  Antonio Fiorenza
 Preparazione Fisica- Maurizio Gena
Dirigente Organizzativo- Roberto Cerbone

Alla manifestazione d'inaugurazione era presente inoltre l'assessore allo Sport Gennaro Dentino.
ASSESSORE GENNARO DENTINO


La Voce della Provincia- 14 Febbraio 1976 


Aiutati dal giornalista Gregorio Di Micco, l'estensore dell'articolo ritrovato in rete in cui racconta il suo ricordo  dell'incontro con il Grande Campione, vi propongo l'estratto inerente l'episodio Piola- Deriver cosi come descritto, modificando solo la data dell'anno indicata che è sbagliata. Non era il 1974 ma precisamente il 9 Febbraio del 1976 che iniziò il corso.          

                       http://goo.gl/evXUW2

"...E, sempre a proposito di Piola,  in questi giorni sui giornali e siti napoletani di calcio nessuno ha ricordato l’unico contatto di Silvio Piola con Napoli. Fu agli inizi del 74. Piola, allora istruttore federale, arrivò a Napoli, insieme al preparatore sportivo Leali, per un corso allenatori di terza categoria. Alloggiò all’hotel Sangermano, dove lo intervistai per un servizio su Lo Sport del Mezzogiorno. Nei giorni successivi, affiancato dai dirigenti del Comitato Campano della Figc, tenne le sue lezioni nella struttura aziendale della Deriver e al circolo Oplonti di Torre Annunziata dove i circa quaranta aspiranti allenatori lo seguirono assiduamente. Partecipai anch’io al corso per trarne spunti da trasmettere su Campania Sport, il foglio settimanale durato circa dieci anni, alla cui fondazione avevo partecipato. Piola era seguito con estrema attenzione da tutti i partecipanti. Con la palla al piede dava dimostrazioni tecniche di grande valore, suggeriva, consigliava, parlava ovviamente con estrema competenza. Aveva all’incirca sessantuno anni ma il suo fisico era ancora atletico e scattante. Oltre alle lezioni calcistiche gli aspiranti allenatori dovettero seguire lezioni teoriche sulla preparazione atletica, sull’arbitraggio (Nunzio Nastri) e sui regolamenti federali (il giudice sportivo Gerardo Gogna). Piola appariva estremamente soddisfatto dell’esperienza napoletana ed il corso andò avanti in maniera ottimale. Al termine gli esami finali. Quasi tutti superarono la prova acquisendo il patentino di allenatore. L’ultima sera, prima di lasciare Napoli, cena d’addio al ristorante Sarago, rifugio preferito del giornalista Carlo Di Nanni, vice presidente nazionale della Lega Dilettanti della Figc. C’erano Mauro Simeoli, tecnico della rappresentativa, Nunzio Nastri, designatore degli arbitri campani, Roberto Cerbone, consigliere del Comitato, Leali, Gregorio Di Micco, estensore di questo pezzo, il giudice sportivo Iamunno, l’avvocato Cirillo di Portici, Silvio Piola, il presidente del Comitato Alfredo Buongiorno, Carlo Di Nanni, Nando Pennino, titolare del Sarago, e Vincenzo Maraolo, consigliere del Comitato. Una bella serata, ottimo pranzo e brindisi finale. Di quella serata conservo la foto che ho messo a corredo del pezzo. Piola non tornò più per i corsi allenatori. Negli anni successivi la Figc inviò altri docenti, ma il ricordo di quei giorni a Torre Annunziata e di quella serata al Sarago rimane indimenticabile." 

Anche se sappiamo che Piola è stato solo una volta in visita nella nostra zona siamo certi che quei giorni saranno rimasti impressi nella memoria del Campione e nel contesto generale abbia potuto apprezzare la passione e la generosità con cui i nostri concittadini parteciparono a questo importante evento calcistico. 

Nella storica foto che segue, Silvio Piola nel brindisi finale al ristorante "Il Sarago , è il secondo da sinistra.     



Foto tratta da "IamNaples.IT" Di Gregorio Di Micco

domenica 4 ottobre 2015

...E DIETRO IL CANCELLO CHIUSO, IL RICORDO DEI CAMPI SCOMPARSI.

 "IMPIANTI  DERIVER. 

BELLI, PURTROPPO ABBANDONATI."

"Praticare sport a Torre Annunziata diventa sempre piu' arduo.
Si ripropone , soprattutto il problema dell'insufficienza delle strutture; quelle esistenti, poi, vengono lasciate all'incuria, quando al contrario, avrebbero bisogno di un maggiore potenziamento.
E' il caso degli impianti Deriver.
Attualmente sono funzionanti un campo di calcio regolamentare (le cui condizioni sono alquanto pessime) e uno di calcetto, quest'ultimo provvisto di illuminazione.  
I due campi di tennis sono, invece, da tempo inutilizzabili.
Come è noto a dover provvedere al sostentamento di questi impianti era la stessa fabbrica Deriver; da  tempo impossibilitata a farlo per i grossi problemi che l'affliggono.
Neanche dal Comune, d'altro canto, come era facile prevedere, arriva alcuna sorta di contributo.
Cosi si ricorre ( prendendo a modello la ben nota arte dell'arrangiarsi) ai soli proventi dell'affitto dei campi.
Da questi , infatti , si sottrae la paga per il custode che è incaricato della cura dei campi; tutto il resto si accantona per le manutenzioni ritenute piu urgenti.
Quest'anno, poi, il maestro Cirillo, gestore dei campi da tennis, per tentare di rimetterli in sesto si è rivolto ad una banca per chiedere una sovvenzione: è fiducioso di riuscirci per dopo Natale.
E' incoraggiante, però, constatare che nonostante tutto, a dispetto delle condizioni strutturali, l'attività sportiva non  rimane affatto mutilata.
Oggi a giocare sui campi Deriver troviamo il Savoia prima squadra e le altre due per gli allievi; la squadra S. Alfonso TMT che fa proprio scuola di calcio; inoltre per Natale è previsto un torneo interregionale e uno di calcetto. "
  
LILIANA RAFANI- 
La Voce della Provincia , 8 dicembre 1991.

Questo l'articolo scelto per commentare la situazione inerente una parte degli impianti sportivi presenti nel territorio oplontino agli inizi degli anni novanta e che faceva parte di una inchiesta svolta da "La Voce della Provincia" in quell'anno.
Tanti ragazzi di oggi non hanno avuto la fortuna di vedere l'impianto Deriver in funzione con le sue molteplici attività sportive e ricreative, un vero fiore all'occhiello per l'intera città.
L'intera struttura veniva finanziata dal gruppo proprietario della stessa fabbrica che negli anni settanta e ottanta dava lavoro a migliaia di persone prima di subire la crisi siderurgica e abbandonare poi l'intera area nelle pietose condizioni in cui versa ancora adesso a distanza di diversi anni.

Ricordo, all'ingresso del cancello, subito il campo di bocce, dove i nostri nonni si dilettavano e si divertivano  nelle domeniche in cui mi portavo in questa meravigliosa zona, estrema periferia torrese, metà anni settanta.

All'ingresso dell'area si notava la bellezza e l'imponenza della struttura adibita a circolo ricreativo, con le sue ampie sale illuminate dal sole che trascinava all'interno il profumo della brezza marina che lambiva il campo da calcio.
I campi sportivi e lo sport dilettantistico, assieme al circolo ricreativo era il binomio perfetto tra l'energia e la vitalità dei giovani e il riposo e la saggezza degli anziani che si ritrovavano in quelle domeniche tutti nello stesso luogo di svago.    
Le partite a basket mi attraevano per la novità di vedere il pallone che centrava il canestro, il tennis sempre bello e spettacolare, addirittura la novità della pista per auto radiocomandate  ma, soprattutto il campo da calcio, la mia passione domenicale in assoluto.
Proprio in quel campo giocava la prima squadra che ho seguito in casa e in trasferta, la Deriver , appunto.
Parliamo di campionati di seconda categoria dell'epoca, eppure tanti calciatori , piu' o meno importanti della nostra zona, sono passati da quel campo e da quella squadra.
Ricordo che quando si giovava in trasferta l'appuntamento era davanti al bar in Piazza Centrale, prima di arrivare alla Stazione, dove un pulmann portava la squadra assieme a me, unico tifoso in trasferta ad appena dodici anni, nei paesi della zona limitrofa, Cercola, Barra, San Giorgio, ecc...
Quanti calciatori ho visto passare in quegli anni in quella squadra e quanti di loro hanno calpestato terreni piu' prestigiosi dopo aver calpestato la terra battuta della Deriver!
Né ricorderò solo qualcuno;    
l'ala imprendibile Catello Avitabile che faceva ammattire i difensori con i suoi dribbling;
Luigi Ilardi potente e agile punta esterna;
Michele e Carmine Lauretano, il primo vero attaccante mentre Carmine, il fratello giostrava a centrocampo;
il portiere Peppe Prota , con cui per diverso tempo poi ha giocato anche il fratello di cui ora mi sfugge il nome, forse Giovanni, che era un valido centrocampista;
i difensori, Gommone roccioso esterno destro, Franco Marciano mingherlino esterno sinistro, Avagliano possente centrale;
e ancora un attaccante molto bravo, Vincenzo Palumbo, figlio del proprietario del Bar Palumbo, e ancora altri ragazzi che hanno assaporato la gioia di far parte di una collettività che in quegli anni  emanava un segnale molto forte di attaccamento alle origini veramente particolare, di cui si respiravano le sensazioni già prima di arrivare in Via Giovine Italia, addirittura dal superamento dei due passaggi a livello, croce e delizia di Via Terragneta, piu croce in verità...
Purtroppo anche questa oasi è scomparsa insieme al lavoro, peccato che al momento dell'abbandono da parte della "casa madre" non si sia organizzata una cooperativa che  abbia potuto mantenere in piedi almeno la parte sportiva e ricreativa del progetto Deriver ma, immagino, ciò non sia stato possibile per le tremendi condizioni in cui si sono venuti a trovare i numerosi  abitanti che, oltre all'area indicata, si sono visti privare anche del lavoro in fabbrica.  
Inutile oggi dire o pensare di chi sia stata la colpa, sembra di ripercorrere in un nastro arrotolato  tante volte le storie e vicende già viste e riviste nel secolo scorso riguardante i nostri pastifici, alla fine il risultato è sotto gli occhi di tutti noi...
Triste e avvilente...

Le tre foto in basso che seguono riguardano il cancello d'ingresso dell'area Deriver e il rudere che ospitava il circolo ricreativo, le ho realizzate personalmente lo scorso agosto.

L'ultima immagine, ripresa da Google Earth, ricorda la composizione dell'area nei suoi momenti d'oro e di cui adesso non resta che "ammirare" erba e sterpaglia... 
  
NEL PROSSIMO POST:
LA VISITA DEL CAMPIONE DEL MONDO.

 


 

 

      

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...