venerdì 22 dicembre 2023

Lo stadio della futura "Roma" inaugurato dal grande Savoia!

Lo Stadio dei Due Pini, noto come il campo di gioco del Roman Football Club nel primo Novecento, era situato nell'attuale area dell’ Auditorium e via Letiziano, zona Parioli.

Inizialmente era uno stadio semplice con porte, uno spogliatoio e una modesta tribuna.

Costruito probabilmente nel 1911, era il luogo delle gare del Roman nei tornei di prima categoria, la squadra aristocratica di Roma, che gareggiava nei campionati tra alti e bassi.

A causa della sospensione dei campionati durante il conflitto bellico, le competizioni ripresero solo nel 1920.

La trasformazione avvenne nel 1922 quando lo stadio fu migliorato diventando più funzionale e imponente.

La struttura in muratura gli conferì un aspetto monumentale tipico del periodo.

Lo Stadio dei "Due Pini" fu nel 1927 demolito per far posto al più ampio Stadio Nazionale di Roma e grazie alla fusione tra la Roman, l’Alba Roma e la Fortitudo  Pro Roma, il 7 giugno 1927, venne costituita la Roma.

Ritornando al 1922, l'inaugurazione dello stadio messo a nuova veste vide un'amichevole di prestigio tra il Savoia di Torre Annunziata e il Roman, conclusasi con un pareggio 1-1.

Di quel 30 ottobre 1922  ricordiamo l'invito accolto dalla società torrese per l’amichevole programmata per l’inaugurazione dello stadio. La squadra torrese viliva anni di grande notorietà, guidata dal  presidente Pasquale Fabbrocino.

      Pochi mesi prima lasciò grande impressione nel calcio che conta proprio nel    doppio confronto con l’altra squadra romana, la Lazio.

Alcuni tra i calciatori in maglia bianca, tra cui Bobbio, Cassese e Ghisi si ersero protagonisti assoluti negli anni successivi fino al raggiungimento della doppia finale col Genoa nel 1924.

Nelle immagini seguenti:

  • l’inizio dell’incontro alla presenza della signora Scialoia, dama di gran classe della Roma aristocratica.


  • Una respinta del difensore del Savoia, Giovanni Ardizza.

mercoledì 6 dicembre 2023

Mons. Gennaro Castaldi- Il Preside di ferro!





Gennaro Castaldi nasce a Boscoreale il 25 giugno del 1886.



Uomo di profonda dedizione per l'istruzione, dotato di ampia cultura umanista, ha lasciato un'impronta indelebile nella comunità vesuviana. 



La sua lunga carriera come insegnante di lingua e letteratura italiana e di latino, iniziata nel 1931,  ha segnato la vita di molti giovani ai quali ha saputo trasmettere non solo conoscenza ma soprattutto valori di serietà e impegno.



La sua figura, avvolta nella solennità di una carriera dedicata all'educazione e alla religiosità, si estende oltre l'aula scolastica. 


Diventato preside nel 1932 dell’Istituto Tecnico di Torre Annunziata, all’epoca tra i più frequentati d’Italia, nei decenni trascorsi al servizio dell'istruzione ha incanalato il suo spirito instancabile nel plasmare il futuro delle giovani menti vesuviane. 


Più di un educatore è stato un donatore del sapere, un architetto del destino e un faro di speranza per le generazioni avvenire.


Il rigore e la fermezza del preside Castaldi sono stati equilibrati da un profondo senso del dovere e dell'accezione, la sua eredità risplende nelle menti di coloro che ha istruito e nella comunità che ha servito con tanto zelo e dedizione.


Con la distruzione dei locali dell’Istituto, causati durate gli eventi bellici nella seconda guerra mondiale, la scuola ha avuto bisogno di un nuovo edificio. 


Grazie alla sua tenacia nella richiesta per la costruzione del nuovo plesso scolastico, nonostante le difficoltà burocratiche, egli  dimostra tutta la sua capacità e determinazione che portano la città a dotarsi di un centro di primissimo livello e a fornire un ambiente educativo di altissima qualità. 


Con la cerimonia degli inizi dei lavori, nel 1956, a Gennaro Castaldi  viene consegnata una medaglia d'oro dopo quarant’anni di insegnamento, in cui il suo impegno non si è limitato a impartire lezioni, ma ha permeato la vita della comunità, assumendo il ruolo di faro di saggezza e guida.


Conclusa l'opera di insegnamento la sua residenza diventa il punto di riferimento dalla quale esce assai poco se non per qualche sporadico evento.


Scompare a Torre Annunziata il 1 giugno 1971, le sue spoglie riposano nel cimitero di Boscoreale e negli scorsi decenni affluivano ancora persone riconoscenti per l'opera di una vita che ha contribuito allo sviluppo culturale della comunità, testimonianza di come con l'educazione si possa indicare il giusto percorso formativo e influenzare positivamente le generazioni future.

mercoledì 22 novembre 2023

Emilio Lambiase- Una vita nella casa di "Maria"





 Emilio Lambiase nacque a Torre Annunziata il 22 novembre 1881.

Giovanissimo prese i voti e a ventotto anni celebrò nella Parrocchia Ave Gratia Plena la prima messa nel ruolo di sacerdote, era il 8 agosto del 1909.

Successivamente divenne Parroco della Chiesa del Carminiello, l'attuale Parrocchia Salesiana.

Ben presto, nel 1919, venne chiamato come successore di Don Vincenzo Cuomo proprio all'Ave Gratia Plena, l'attuale Santuario di Maria SS della Neve e Basilica Pontificia minore.

In occasione del Centenario del miracolo del "22 ottobre 1822" fece arrivare  l'organo a canne che costituì per anni il fiore all'occhiello della Chiesa il cui cospicuo costo di ben centomila lire dovute per la costruzione, il trasporto e il montaggio, furono frutto delle donazioni cittadine e dei commercianti e pastai di Torre Annunziata. 

Ottenne il titolo di Monsignore nel 1954.

Emilio Lambiase si spense il 29 Maggio 1965.

Aveva 83 anni ed era stato Parroco dell'AGP per 46 anni.

Le sue spoglie riposano nel Cimitero di Torre Annunziata.

venerdì 17 novembre 2023

Salvatore Verniti, l'Artista a Parigi-






Salvatore Verniti nasce a Torre Annunziata il 29 marzo 1937.
Fin dalla giovane età è attratto dai tesori e dalle scoperte degli  Scavi di Pompei, dove si trovano dei magnifici affreschi, e dai lavori degli artisti napoletani del 900 collocati al museo Nazionale di Napoli e a quello di Capodimonte.
Studente dell’Istituto Statale d’Arte di Napoli, dopo quattro anni consegue   il diploma del Corso Superiore nella sezione di Arti Grafiche dove gli viene conferito il titolo di Maestro d’Arte. 

Due anni dopo riceve l’abilitazione all’insegnamento delle Arti Grafiche nelle scuole e Istituti d’Arte.
 
Le prime esposizioni delle sue opere, agli inizi degli anni sessanta avvengono a Torre Annunziata e, specificamente, alla Biblioteca Comunale.

In una di queste mostre lui stesso racconta che il signor Prisco, (probabilmente lo scrittore Michele Prisco), attirato dai suoi quadri, gli compra tutta la collezione.

A seguito di questa vendita riesce a coronare il sogno di stabilirsi a Parigi, patria dei pittori impressionisti, il sogno di ogni pittore. 

Salvatore tiene diverse esposizioni presso la Camera di Commercio di Parigi accolto da una buona critiche da differenti giornali. 

Nei suoi lavori risalta il temperamento napoletano, pieno di vita e di entusiasmo, dove i colori cantano e danno nuova luce, tra gli altri, alla sua Torre Annunziata, spesso principale protagonista.

Tra i tanti quadri dedicati a Torre Annunziata, “Porto di Torre Annunziata “, “Piazza Cesaro, Torre Annunziata “, ecc…






Negli anni settanta ha iniziato ad interessarsi di antiquariato, attività che ha svolto fino al 2005.

Salvatore Verniti si è spento l’11 novembre 2023 a Parigi tra il dolore della  compagna Marisa e i figli Jean Louis e Chatj.

E’ tornato il 14 novembre a Torre Annunziata per essere sepolto nel cimitero della sua città, come desiderio espresso.

Commovente l’ultimo messaggio lasciato sui social dalla famiglia :

“Il pittore Salvatore Verniti ha appena deposto definitivamente i suoi pennelli.

È con grande tristezza che devo informarvi di questa partenza per l'eternità.

Il suo desiderio era quello di ritornare nella sua terra natale, l'Italia, e i funerali avranno luogo martedì 14 novembre alle ore 10,30 presso la Chiesa della Congrega del Suffragio del Cimitero di Torre Annunziata (Napoli).

Una seconda cerimonia in ricordo della sua memoria avrà luogo più tardi presso la chiesa di Saint-Ouen dove tutti questi amici potranno venire a pregare.

Potete inviare i vostri messaggi al suo Facebook “Salvatore Verniti, Opera di una vita” che rimarrà eternamente il ricordo della sua arte e della sua vita.

Suo figlio.”


R.i.p. Salvatore.

sabato 22 luglio 2023

VINCENZO BABUSCIO- Il nome della garanzia.



VINCENZO BABUSCIO 

nasce a Benevento il 23 luglio del 1922.


Partito giovanissimo per la guerra nel 1940 viene catturato dagli inglesi e sottoposto a una faticosa prigionia in Africa.

Al ritorno in Italia segue le orme dei genitori, Rodolfo e Assunta Delli Carri, per continuare l’attività orafa impiantata a Torre Annunziata. 


"BABUSCIO" opererà sino al 2017 anche grazie a suo figlio Rodolfo, consapevole di ereditare un nome prestigioso ed una serietà professionale non comune a molti.

Vincenzo nella sua attività si distingue per finezza, i modi garbati, tanta competenza, meritandosi la fiducia di una città intera desiderosa di rinascita dopo un terribile periodo di guerra e catastrofi.

Famiglie intere si affidano nelle mani di Vincenzo per un regalo prezioso, per un orologio speciale o anche per una semplice catenina.

Mai clamore, mai gossip, mai avversità sino al 1975 quando, coinvolto nella prima rapina al negozio, lascia la famiglia per un malore al cuore inesorabile.

Ne seguiranno altre che mineranno la forza e lo stato d'animo di tutti i familiari.

Vincenzo Babuscio è stato un papà immenso, un commerciante specchiato, un amico per i tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

sabato 17 giugno 2023

Ercole Ercole: il racconto nella foto






Da sinistra: Olivari, Salomone, Ercole, Baracca

La descrizione dell'immagine aiuta a farci capire, seppur in minima parte, lo spessore e la valenza degli uomini che stiamo guardando in posa e che onorarono  l'Italia nel corso della prima
Guerra mondiale.

Era il 17 giugno del 1917, a Milano.

Nel chiostro della chiesa delle Grazie di Milano ebbe luogo la consegna delle medaglie agli aviatori Olivari, Salamone, Ercole e Baracca che la Lega Aerea Nazionale deliberò di conferire ai valorosi.
Il sottotenente Olivari riuscì ad abbattere dieci aeroplani nemici.
Il capitano Oreste Salamone durante il tragico volo su Lubiana, benché ferito, nonostante il suo apparecchio fosse rimasto danneggiato ed i suoi due compagni di volo uccisi, riuscì a riportare il velivolo nelle nostre linee.
Il capitano Ercole Ercole di Torre Annunziata, compì un volo arditissimo in Albania e costretto ad atterrare in territorio nemico distrusse l'aeroplano, uccise alcuni nemici che si erano avvicinati, ed in seguito, benché ferito, con una marcia durata otto giorni, riuscì a raggiungere le linee italiane.
Il capitano Baracca abbattè dieci velivoli nemici.

Tra gli Eroi, ricordiamo con orgoglio il nostro “torrese” Ercole Ercole, nato a Torre Annunziata il 23 marzo 1887.

Giovanissimo allievo pilota ad Aviano, ottenne il brevetto di volo nel 1912 e lo ritroviamo già operativo a Pordenone con l’entrata in guerra del Regno d’Italia, a maggio 1915.

La storia, la cronaca, i giornali dell’epoca scrissero fin nei minimi dettagli le incredibili avventure e salvataggi miracolosi a cui fu costretto dopo essere stato colpito in volo nei cieli dell’Albania. 

A lui fu dedicata addirittura la copertina del più diffuso settimanale del secolo scorso, La Domenica del Corriere del 5 novembre 1916. Per queste azioni venne decorato con la Medaglia d’oro al Valor Militare.

Insignito, in seguito, della Medaglia d'argento al valor militare per altissimi meriti per la sua meritoria azione sui cieli di Lubiana nel 1916.  In carriera assunse ruoli e compiti di assoluto prestigio, tra cui Tenente Colonnello nel 1924, Colonnello nel 1927, Generale di divisione aerea nel 1939.
L’eroe Ercole Ercole si spense a Roma il 2 ottobre 1967.    A Torre Annunziata una targa apposta in via Eolo e una strada cittadina vennero dedicate alla sua memoria. 


giovedì 30 marzo 2023

Aldo Agrillo -ll giornalista gentiluomo



Aldo Agrillo nasce a Torre Annunziata il 3 marzo 1926.

Fin dai primi anni vive la propria formazione giovanile persuaso  degli ideali della Famiglia e della Patria.

Partecipa già in tenera età alle marce in favore del Re e alle parate del sabato fascista, grazie alla sua bellezza fanciullesca e al portamento viene schierato sempre nella prima fila, spiccando tra tutti gli altri bambini con la sua divisa di balilla e di avanguardista.

Il 18 dicembre 1935 partecipa con tutta la famiglia alla “Giornata della fede” organizzata dal regime per la campagna “Oro alla Patria”, in cui gli italiani donano le proprie fedi nuziali per sostenere i costi per la  guerra in Etiopia. 

Aldo incomincia a frequentare con profitto la facoltà di Medicina, ma deve interrompere gli studi per impiegarsi,alla morte del padre, come consulente del lavoro nelle ditte ortofrutticole di Torre Annunziata Centrale.

Sono anni difficili per la famiglia alle prese con pesanti difficoltà economiche legate all’andamento molto critico in cui è precipitato il pastificio su cui avevano puntato tante speranze. 

Questo forte senso di responsabilità non gli ha , tuttavia, impedito di coltivare la grande passione per il giornalismo grazie anche alla sua scrittura fluida e briosa.

Con il crescente interesse verso la politica e il giornalismo aggiunge ulteriore valore alla sua formazione culturale in generale.

Agli inizi degli Anni Quaranta la crisi italiana viene acuita dall'inizio della seconda Guerra Mondiale, di cui egli stesso rammenta, ancora in età adulta, i bombardamenti degli alleati e le apprensioni e indicazioni del padre che, essendo stato nominato capo palazzo del fabbricato, in via Gino Alfani 22 dal dirigente della protezione antiaerea (UNPA), ha l’incarico di far rispettare l’ordine di ricovero di tutti i presenti nell’edificio dall’inizio del suono della sirena d’allarme fino al segnale di cessato pericolo.

La collaborazione con “Il Roma”, iniziata ufficialmente nel dopoguerra, dura quasi quarant’anni, fino a quando il giornale napoletano chiude i battenti nel 1987.

Negli Anni Sessanta, con la rubrica "Il Moscone", inizia a raccontare di amori estivi, flirt veri o presunti, che rispecchiavano vicende intrecciate nelle location delle zone vesuviane, tra cui lo splendido Lido Azzurro, dove è  praticamente di casa grazie al rapporto privilegiato che ha con il patron Luigi Manzo a cui si deve la creazione e il successo della cittadina oplontina non solo per gli avvenimenti festivi e le serate mondane, ricche di prestigiosi ospiti italiani e internazionali, ma anche per gli appuntamenti culturali di assoluto spessore, come il Premio “Ippocampo d’Oro”, che premia  i piu’ importanti personaggi del momento, inserendo di fatto Torre Annunziata tra le città piu’ ambite dello scenario intellettuale e artistico italiano.

Con uno stile raffinato e garbato, Aldo diviene il principale narratore delle magiche e sfavillanti notti di quegli irripetibili anni d’oro, ricchi di cultura e turismo, sfatando il mito di una città notoria solo per i suoi pastifici.

Tra l’altro, proprio per la statura possente e il fascino da gentiluomo, gli vengono attribuiti diversi flirt con le piu’ belle donne del jet set oplontino. Si dice che abbia vissuto un'appassionata storia d'amore con una nota attrice di teatro consciuta tramite l'amico produttore cinematografico Dino De Laurentis.

Innumerevoli volte è  prescelto come componente di giuria di concorsi, da quelli di bellezza ai premi letterari, come per esempio “Miss Ondina” e “Primavera Oplontis”.

La formazione professionale del giornalista è completa in quanto contribuisce allo stesso tempo coll’informare fatti di cronaca della vita dei torresi e di quelli dei paesi vesuviani in cui riesce a trasmettere, con particolare sensibilità, il punto di vista anche dei piu’ deboli, degli ultimi.

Alla morte del padre diviene consulente del lavoro,5 ruolo che esercita con altrettanta attenzione, impegnandosi nella lotta contro il malcostume e cattiva gestione amministrativa, dando voce e assistenza a chi ne avesse bisogno.

Ha un amore smisurato per Torre Annunziata e anche grazie a questo suo ruolo di cronista di strada riesce a sapere tutto di tutti, sempre informato sulle ultime notizie, come la passione per il giornalismo gli impone di essere.

Di fede monarchica ha apprezzato comunque personaggi di diversa ideologia politica, come i sindaci Monaco e Lettieri

Negli Anni Ottanta viene investito della carica di direttore responsabile dei servizi giornalistici di “Antenna Vesuvio”, storico network cittadino situato al Corso Umberto I, compito che svolge con impareggiabile abnegazione, sacrificando gran parte del proprio tempo che avrebbe potuto, e dovuto, impiegare per monitorare le già precarie condizioni di salute.

Per amore della sua Città ha scritto articoli entusiasti sull'apertura al pubblico della Villa di Poppea e ha tentato un'appassionante difesa di Torre Annunziata sia durante l'efferata strage di S. Alessandro, sia in seguito all'omicidio di Giancarlo Siani.

Una tra le rubriche di maggior ascolto è “Il cittadino e il potere”, in cui incalza con domande dirette e incisive personaggi illustri, la maggior parte legati al mondo della politica tra cui particolare apprezzamento riscuote l’intervista al futuro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.


Ogni sera, alternandosi con Vincenzo Pinto, conduce il telegiornale in diretta dal canale televisivo della tv oplontina, soffermandosi sull’informazione locale, e il suo volto, già noto, diviene ancor piu’ familiare a gran parte del pubblico televisivo vesuviano.  

Uno dei pregi maggiori che gli viene unanimemente riconosciuto è quel suo personale stile con cui vive la condizione di giornalista, il suo modo garbato di stare in mezzo alla gente ad ascoltarne i problemi con grande comprensione, e rappresentarli.

Rubriche fisse sulle pagine de “La Voce della provincia” sono, negli Anni '70, “Lo specchio dei tempi”, spunti e riflessioni sul mutamento dei costumi degli italiani e “Cronache d’arte” in cui presenta e recensisce artisti della nostra comunità in grande spolvero a quei tempi.

Uno spiacevole episodio legato al suo atteggiamento di cronista incisivo avviene davanti al cimitero comunale di Torre Annunziata il 2 novembre 1988 in occasione della commemorazione dei defunti.

Nella circostanza, i vigili urbani addetti al controllo della viabilità nell'area esterna, come da disposizioni comunali, fanno presente al giornalista l'impossibilità di parcheggiare l'auto, nonostante questa sia riconoscibile dalle insegne dell'emittente televisiva di Antenna Vesuvio e abbia all'interno borse contenenti materiale elettronico per i servizi filmati.

Aldo Agrillo non vuole sentire ragioni e inizia una accesa polemica con i vigili, accusandoli di ostacolare il diritto di cronaca e di limitare la libertà di stampa.    

Non c'è verso di appianare la questione in quei momenti e i vigili decidono di arrestarlo.

Condotto presso la camera di sicurezza del Commissariato della Polizia di Torre Annunziata viene messo a disposizione dell'autorità giudiziaria e rilasciato solo il giorno dopo a seguito dell'interrogatorio effettuato dal Pretore di Torre Annunziata.

Con sentenza del 3 ottobre 1989 il Tribunale di Napoli condanna il giornalista per i reati di lesione personale, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

Questo increscioso episodio viene discusso anche in aula parlamentare a seguito di una interrogazione degli onorevoli Parlato e Manna nella seduta del 6 maggio 1991 alla quale risponde personalmente il Ministro degli Interni Enzo Scotti.

All’inizio degli Anni Novanta, sempre sul quindicinale di Pasquale D’Amelio, ricorda gli articoli di giornali degli anni Cinquanta torresi commentandoli nella rubrica “Cronachette di un tempo che fu” che in seguito lascia il posto a “I ricordi di Agrillo”.    

Ha collaborato con innumerevoli organi di stampa tra cui ricordiamo:” Le Ore”, “Il Gazzettino del mezzogiorno”, “La Libertà”, “L’Europeo”, “Il Giornale di Napoli”, “Napoli Notte”.

È stato Direttore responsabile de “Il Gazzettino vesuviano”, e di “Stracittà”, periodico locale. 

Tra i riconoscimenti e gli attestati che ha ricevuto nel corso della sua lunga e onorata carriera ricordiamo “Lo Strillone d’argento” premio riconosciutogli dalla testata oplontina nella decima edizione in virtu’ dell’amore e la passione per il giornalismo e per Torre Annunziata, svoltasi nella bellissima cornice della Real Fabbrica delle Armi. 

Aldo Agrillo muore a Torre Annunziata il 30 marzo 2015. 

I funerali si svolgono il giorno successivo nella Chiesa della SS. Trinità a Torre Annunziata.


** Il suo ricordo nella scheda completa realizzata da Vincenzo MarascoLucia Muoio e Antonio Papa per la mostra dei "22 Figli Illustri di Torre Annunziata" presentata il 21 ottobre 2022.

lunedì 6 marzo 2023

Ferdinando Ussari- Il Maggiore del Re.

MAGGIORE FERDINANDO USSANI 





Torre Annunziata 7.8.1819 

Napoli 1.8.1881 

Suo padre era il Capitano d'Artiglieria Raffaele Ussani, sua madre Anna Descobar, abitavano nella casa posta in largo Santa Teresa. Fratello maggiore di Gabriele Ussani era nato a Torre Annunziata dove il padre prestava servizio presso la fabbrica d'armi. 

Dopo aver frequentato a la Nunziatella dal 1832 al 1839, fu promosso alfiere fiere di artiglieria. 

Partecipò alla campagna pontificia del 1849 e sposò in prime nozze Concetta Giardina dalla quale ebbe un figlio, Raffaele, che, allievo della Nunziatella, rientrò in famiglia per non giurare fedeltà a Garibaldi.

Rimasto vedovo si risposò nel 1855 con Giustiniana Venato Dentice, figlia primogenita ed erede del Duca di Accadia.

Ebbe la promozione a maggiore il 28 luglio 1860 dopo aver comandato la batteria a cavallo.

Alla fine di agosto prese il comando delle artiglierie della 4 divisione Viglia e quando l'esercito fu affidato al Ritucci, fu trasferito alla 2a divisione Tabacchi con le batterie Antonelli e Afan de Rivera.

L'11 settembre fu promosso tenente colonnello e il 1 ottobre «mostrandosi esempio di bravura e fermezza» fu decorato con la croce di diritto di S. Giorgio.

Durante la difesa di Gaeta fu assegnato alla direzione dell'arma e lavorò in sottordine al colonnello Vincenzo Afan de Rivera prodigandosi senza sosta all'approvvigionamento delle munizioni.

Il 23 novembre ebbe la promozione a colonnello e dopo la resa di Gaeta fu nominato commendatore di S. Giorgio per il comportamento tenuto durante l'assedio.




lunedì 13 febbraio 2023

Ercole Castaldo, il "Nazionale" torrese.















Ercole Castaldo nacque a Torre Annunziata il 14 febbraio 1926 da Giuseppe e Raffaela Vincenza Assunta Cosentino, abitanti in Vico del Fico, numero 20.

Era il terzo figlio della coppia essendo nato dopo Gennaro e Angelica, dopo di lui vennero Michele, Antonietta e Gaetana.

Fisico brevilineo, scattante, non molto alto, si mise in luce fin dai primissimi anni in cui praticava calcio ottenendo il tesseramento nella “Torrese” agli inizi degli anni Quaranta.

Il 15 ottobre del 1944, assieme a Oropallo entrambi della Torrese, venne convocato dalla Rappresentativa calcio Campania per disputare allo stadio del Vomero una partita contro il Napoli.

Con la Torrese, vent’enne, disputò il campionato di Serie C nel 1946-47, giocando venticinque partite e realizzando tre reti.

Durante una partita contro lo Stabia avvenne un fatto emblematico che rispecchia il senso di educazione e rispetto che suo padre inculcò nel giovane ragazzo.

Durante un’azione di gioco Ercole segnò una rete aiutandosi astutamente con la mano e l’arbitro, che si accorse del fallo, la annullò.

A seguito delle proteste del pubblico si stava creando un pericoloso assembramento nei pressi della rete di recinzione, qualcuno addirittura invase il terreno di gioco, quando intervenne il padre Giuseppe che, avvicinatosi a Ercole, chiese se avesse segnato con la mano.

Alla risposta affermativa del giocatore, il padre Giuseppe gli diede un sonoro ceffone, riportando la calma tra la folla e impartendo una bella lezione di educazione ai presenti.    

Nel 1947, alla fine di una grande stagione della Torrese fermata in un momento cruciale del campionato per una svista arbitrale nella partita contro la Salernitana, venne prelevato proprio dalla Salernitana del grande allenatore Gipo Viani che stava allestendo la formazione per la serie A appena acquisita assieme ai compagni Eugenio Calleri e Secondo Rossi con i quali aveva formato il trio delle meraviglie torrese con quasi trenta reti all’attivo in quella stagione in serie B.

A Salerno, Ercole non riuscì a conquistare la fiducia del tecnico salernitano che lo definì un “solista” e mal si adattava al suo modulo di gioco collettivo, e lo mandò a giocare all’Empoli, in serie B.

Nella squadra toscana doveva sostituire Benito Lorenzi, detto “Veleno”, appena ceduto all’Inter.

Ercole non si perse d’animo, con sedici partite e sette reti fu il trascinatore dei toscani verso la salvezza facendo dimenticare ai tifosi Lorenzi.

La Salernitana, nel frattempo, quell’anno retrocesse in B e Gipo Viani andò via, aprendo le porte al ritorno di Ercole.

Riscattato subito dal presidente salernitano, in serie B Ercole fu autore di tre ottimi campionati da titolare, impreziositi da una prestazione clamorosa il 12 giugno 1949 quando in occasione di un Salernitana - Pescara, finita otto a due, realizzò cinque reti che lo proiettarono nei libri dei record della storia del calcio.

Con la maglia granata della Salernitana rimase fino al 1951.

Il 6 febbraio 1951 venne operato al menisco presso la Clinica “Biancamaria” a Roma dal Prof. Giuseppe La Cava, presidente della F.I.M.S. (Federazione Italiana Medici Sportivi).

Il 13 giugno 1951 provò il grande salto in serie A con la Lazio, a seguito di un provino in un’amichevole che la Lazio disputa a Roma contro il Tagliacozzo per un eventuale tesseramento e, nonostante l’ottima prestazione arricchita da tre gol personali, a fine gara successe l’incredibile. Il presidente della Lazio, Zenobi, ordinò ai suoi assistenti di misurare l’altezza di Ercole a bordo campo e, appurato che misurava centosessantasette centimetri, rifiutò di fargli il contratto perché nella sua Lazio voleva solo calciatori alti almeno centosettanta centimetri!

Senza perdersi d’animo, la settimana successiva, Ercole venne contattato dai dirigenti dell’Udinese che gli fecero firmare il contratto, superando nell’offerta la Roma, la Triestina e il Pro Patria.

Dopo tre mesi, alla prima del campionato in seria A e al suo esordio nella massima serie, il 9 settembre 1951 nell’incontro tra l’Udinese e il Napoli terminato uno a uno, Ercole risulto di gran lunga il migliore in campo, facendo letteralmente impazzire la difesa del Napoli, come riportò la cronaca sportiva.

Il 29 maggio 1955, a seguito delle belle prestazioni nella massima seria con la maglia dell’Udinese, Ercole venne convocato dall’Italia B per un incontro internazionale valevole per la Mediterranea Cup.

L’incontro era tra la Grecia e l’Italia B e Castaldo venne inserito nella formazione titolare di partenza, cosi composta: Romano, Farina, Cervato, Giuliano, Bernasconi, Magli, Castaldo, Pozzan, Bettini, Bacci, La Forgia. 

La gara si svolse ad Atene davanti a trentamila spettatori è terminò sullo zero a zero, con la critica piuttosto divisa sulla prestazione in campo di Ercole: “… quando a Castaldo in campionato aveva giocato egregiamente, nel clima di una gara internazionale si è smarrito”, pur sottolineando che fu uno dei pochi che creò pericoli alla difesa greca, specie nel primo tempo.

Nei cinque campionati trascorsi a Udine raggiunse il secondo posto in classifica finale, alle spalle del grande Milan nell’annata 1954-55, conquistando il massimo risultato mai raggiunto nella storia della squadra friulana in serie A.

Nel 1956, terminato il ciclo con l’Udinese, venne ingaggiato dall’Alessandria.

Il 23 giugno 1957 disputò una grande partita al San Siro di Milano nello spareggio tra Alessandria e Brescia valevole per l’accesso in seria A.

Davanti a settantamila spettatori, al quinto minuto del primo tempo supplementare, segnò la rete del due a uno che valse la storica promozione in seria A dell’Alessandria con un gran tiro imparabile dal limite dell’area che si insaccò alla destra del portiere bresciano Bondassi.

Proprio con l’Alessandria, due anni dopo, il 12 aprile 1959, giocò la sua ultima partita in serie A contro la Triestina a Trieste, persa per due a zero.

Chiusa la parentesi con il grande calcio, ritornò in Campania svolgendo il ruolo di giocatore allenatore con il Dopolavoro Cirio in serie C dal 1959 al 1961, incappando in una squalifica a vita a causa di incidenti nello spareggio per la salvezza allo stadio della Vittoria di Bari tra il Dopolavoro Cirio e il Crotone.

Nel giudizio di appello, riconosciuta la sua quasi innocenza, il giudice non poté che emettere una lieve sentenza, due anni di squalifica, il minimo che potesse applicare.

Si rifugiò tra le braccia del Savoia e quegli anni coincisero con la chiusura del calcio giocato.

Da allora è stato sempre un continuo nell’insegnare calcio in tante squadre, tra cui la Paganese, Il Campobasso, Il Valdiano, spesso alternando il ruolo di allenatore a quello di Direttore Sportivo, in virtu’ della sua acclarata esperienza calcistica.

Da segnalare nel 1977 il ritorno a Torre Annunziata dove una quindicina d’anni prima aveva concluso la carriera da calciatore al Savoia e, contemporaneamente, aveva iniziato quelle di allenatore in Promozione.

Quell’anno assunse la carica di supervisore del settore giovanile del Savoia, dopo le precedenti esperienze a Sorrento e Sarno.

Il suo ritorno a Torre fu accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla stampa.

Il giornalista Massimo Corcione, dalle colonne de “La Voce della Provincia“ del 31 agosto 1977 lo accolse con queste parole:

“Presentare il popolare ”Ercolino” è addirittura superfluo. I suoi trascorsi calcistici sono noti a tutti gli sportivi torresi che lo hanno sempre costantemente seguito. Da ricordare, in carattere col ruolo di supervisore del settore giovanile che gli è stato affidato dalla presidenza, gli ultimi successi conseguiti nel lancio dei giovani a Sorrento prima e a Sarno poi. La parte che può recitare in questo nuovo Savoia può essere importantissima. Oltre che nell’incarico di supervisore al settore giovanile, che certamente espleterà nel migliore dei modi, sfruttando anche il suo fiuto da vecchia volpe nello scovare i campioni del domani, potrà offrire un validissimo se non decisivo apporto all’organizzazione della società.  La sua perizia derivante dalle innumerevoli esperienze accumulate e soprattutto la fama e la stima di cui gode nel mondo del calcio sicuramente porteranno prestigio a tutto il sodalizio savoiardo, oltre a risultare determinante nei rapporti con le altre società. I tempi sono cambiati, le casse sono floride, l’ambiente è maturo per il salto di categoria, manca solo una perfetta organizzazione. L’ingaggio di “Ercolino” dimostra che anche questa è desiderata dalla dirigenza come dai tifosi.” 

Parallelamente al mondo del calcio, decise di investire buona parte dei suoi guadagni in attività commerciali che non furono molto redditizi ma gli permisero il ritrovo del contatto umano con la sua città.

Iniziò con l’apertura di un bar al Corso Umberto, proprio di fronte Piazza Cesaro, l’ambizioso “Bar Ercolino”, chiuso dopo pochi anni trasferendosi in via Gino Alfani, col nuovo nome di bar “Bambu’ River”. 

Chiusa anche questa parentesi, decise di cambiare attività commerciale, dedicandosi a un negozio di calzature e borse per donna ripercorrendo l’attività di famiglia già svolta nei primi anni Cinquanta al vico Luna. Per un buon periodo di tempo condusse anche un negozio in via Maresca, anch’esso con alterna fortuna.   

Nel corso degli anni diede anche spazio a una delle sue passioni extracalcistiche che gli stava piu’ a cuore e in cui si dilettava con la solita passione ed entusiasmo: la pittura.

Sono decine i quadri che ha lasciato come ricordo della sua vena pittorica, quasi tutti raffiguranti paesaggi e animali. 

Una sua prerogativa era il non rappresentare volti o persone, mai.  

In conclusione, Ercole Castaldo era fortissimo nei fondamentali tecnici, dotato di una padronanza del pallone unica, eccezionale.

Non c’erano avversari che potessero fermarlo su quella zona destra del campo di calcio in cui esercitava il suo strapotere di funambolico dribblatore al servizio delle punte. 

Il suo carattere forte e sanguigno in campo lasciò il posto alla maturità dell’uomo che seppe costruirsi l’immagine di persona seria e responsabile, pronta ad affrontare avventure e progetti sempre con entusiasmo e passione per il proprio lavoro.

Verrà ricordato non solo per le grandi prestazioni e i prestigiosi traguardi raggiunti nella carriera da calciatore, primo tra tutti la partecipazione in Nazionale, ma anche per la classe e signorilità con cui seppe distinguersi, meritandosi il ricordo e il rispetto di tutti noi.

Ercole Castaldo morì a Torre Annunziata il 19 novembre 1989.


* Scheda realizzata da Vincenzo Marasco, Lucia Muoio e Antonio Papa per la Mostra dei "22 Figli Illustri di Torre Annunziata" presentata il 21 ottobre 2022. 

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