Aldo Agrillo nasce a Torre Annunziata il 3 marzo 1926.
Fin dai primi anni vive la propria formazione giovanile persuaso degli ideali della Famiglia e della Patria.
Partecipa già in tenera età alle marce in favore del Re e alle parate del sabato fascista, grazie alla sua bellezza fanciullesca e al portamento viene schierato sempre nella prima fila, spiccando tra tutti gli altri bambini con la sua divisa di balilla e di avanguardista.
Il 18 dicembre 1935 partecipa con tutta la famiglia alla “Giornata della fede” organizzata dal regime per la campagna “Oro alla Patria”, in cui gli italiani donano le proprie fedi nuziali per sostenere i costi per la guerra in Etiopia.
Aldo incomincia a frequentare con profitto la facoltà di Medicina, ma deve interrompere gli studi per impiegarsi,alla morte del padre, come consulente del lavoro nelle ditte ortofrutticole di Torre Annunziata Centrale.
Sono anni difficili per la famiglia alle prese con pesanti difficoltà economiche legate all’andamento molto critico in cui è precipitato il pastificio su cui avevano puntato tante speranze.
Questo forte senso di responsabilità non gli ha , tuttavia, impedito di coltivare la grande passione per il giornalismo grazie anche alla sua scrittura fluida e briosa.
Con il crescente interesse verso la politica e il giornalismo aggiunge ulteriore valore alla sua formazione culturale in generale.
Agli inizi degli Anni Quaranta la crisi italiana viene acuita dall'inizio della seconda Guerra Mondiale, di cui egli stesso rammenta, ancora in età adulta, i bombardamenti degli alleati e le apprensioni e indicazioni del padre che, essendo stato nominato capo palazzo del fabbricato, in via Gino Alfani 22 dal dirigente della protezione antiaerea (UNPA), ha l’incarico di far rispettare l’ordine di ricovero di tutti i presenti nell’edificio dall’inizio del suono della sirena d’allarme fino al segnale di cessato pericolo.
La collaborazione con “Il Roma”, iniziata ufficialmente nel dopoguerra, dura quasi quarant’anni, fino a quando il giornale napoletano chiude i battenti nel 1987.
Negli Anni Sessanta, con la rubrica "Il Moscone", inizia a raccontare di amori estivi, flirt veri o presunti, che rispecchiavano vicende intrecciate nelle location delle zone vesuviane, tra cui lo splendido Lido Azzurro, dove è praticamente di casa grazie al rapporto privilegiato che ha con il patron Luigi Manzo a cui si deve la creazione e il successo della cittadina oplontina non solo per gli avvenimenti festivi e le serate mondane, ricche di prestigiosi ospiti italiani e internazionali, ma anche per gli appuntamenti culturali di assoluto spessore, come il Premio “Ippocampo d’Oro”, che premia i piu’ importanti personaggi del momento, inserendo di fatto Torre Annunziata tra le città piu’ ambite dello scenario intellettuale e artistico italiano.
Con uno stile raffinato e garbato, Aldo diviene il principale narratore delle magiche e sfavillanti notti di quegli irripetibili anni d’oro, ricchi di cultura e turismo, sfatando il mito di una città notoria solo per i suoi pastifici.
Tra l’altro, proprio per la statura possente e il fascino da gentiluomo, gli vengono attribuiti diversi flirt con le piu’ belle donne del jet set oplontino. Si dice che abbia vissuto un'appassionata storia d'amore con una nota attrice di teatro consciuta tramite l'amico produttore cinematografico Dino De Laurentis.
Innumerevoli volte è prescelto come componente di giuria di concorsi, da quelli di bellezza ai premi letterari, come per esempio “Miss Ondina” e “Primavera Oplontis”.
La formazione professionale del giornalista è completa in quanto contribuisce allo stesso tempo coll’informare fatti di cronaca della vita dei torresi e di quelli dei paesi vesuviani in cui riesce a trasmettere, con particolare sensibilità, il punto di vista anche dei piu’ deboli, degli ultimi.
Alla morte del padre diviene consulente del lavoro,5 ruolo che esercita con altrettanta attenzione, impegnandosi nella lotta contro il malcostume e cattiva gestione amministrativa, dando voce e assistenza a chi ne avesse bisogno.
Ha un amore smisurato per Torre Annunziata e anche grazie a questo suo ruolo di cronista di strada riesce a sapere tutto di tutti, sempre informato sulle ultime notizie, come la passione per il giornalismo gli impone di essere.
Di fede monarchica ha apprezzato comunque personaggi di diversa ideologia politica, come i sindaci Monaco e Lettieri
Negli Anni Ottanta viene investito della carica di direttore responsabile dei servizi giornalistici di “Antenna Vesuvio”, storico network cittadino situato al Corso Umberto I, compito che svolge con impareggiabile abnegazione, sacrificando gran parte del proprio tempo che avrebbe potuto, e dovuto, impiegare per monitorare le già precarie condizioni di salute.
Per amore della sua Città ha scritto articoli entusiasti sull'apertura al pubblico della Villa di Poppea e ha tentato un'appassionante difesa di Torre Annunziata sia durante l'efferata strage di S. Alessandro, sia in seguito all'omicidio di Giancarlo Siani.
Una tra le rubriche di maggior ascolto è “Il cittadino e il potere”, in cui incalza con domande dirette e incisive personaggi illustri, la maggior parte legati al mondo della politica tra cui particolare apprezzamento riscuote l’intervista al futuro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Ogni sera, alternandosi con Vincenzo Pinto, conduce il telegiornale in diretta dal canale televisivo della tv oplontina, soffermandosi sull’informazione locale, e il suo volto, già noto, diviene ancor piu’ familiare a gran parte del pubblico televisivo vesuviano.
Uno dei pregi maggiori che gli viene unanimemente riconosciuto è quel suo personale stile con cui vive la condizione di giornalista, il suo modo garbato di stare in mezzo alla gente ad ascoltarne i problemi con grande comprensione, e rappresentarli.
Rubriche fisse sulle pagine de “La Voce della provincia” sono, negli Anni '70, “Lo specchio dei tempi”, spunti e riflessioni sul mutamento dei costumi degli italiani e “Cronache d’arte” in cui presenta e recensisce artisti della nostra comunità in grande spolvero a quei tempi.
Uno spiacevole episodio legato al suo atteggiamento di cronista incisivo avviene davanti al cimitero comunale di Torre Annunziata il 2 novembre 1988 in occasione della commemorazione dei defunti.
Nella circostanza, i vigili urbani addetti al controllo della viabilità nell'area esterna, come da disposizioni comunali, fanno presente al giornalista l'impossibilità di parcheggiare l'auto, nonostante questa sia riconoscibile dalle insegne dell'emittente televisiva di Antenna Vesuvio e abbia all'interno borse contenenti materiale elettronico per i servizi filmati.
Aldo Agrillo non vuole sentire ragioni e inizia una accesa polemica con i vigili, accusandoli di ostacolare il diritto di cronaca e di limitare la libertà di stampa.
Non c'è verso di appianare la questione in quei momenti e i vigili decidono di arrestarlo.
Condotto presso la camera di sicurezza del Commissariato della Polizia di Torre Annunziata viene messo a disposizione dell'autorità giudiziaria e rilasciato solo il giorno dopo a seguito dell'interrogatorio effettuato dal Pretore di Torre Annunziata.
Con sentenza del 3 ottobre 1989 il Tribunale di Napoli condanna il giornalista per i reati di lesione personale, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Questo increscioso episodio viene discusso anche in aula parlamentare a seguito di una interrogazione degli onorevoli Parlato e Manna nella seduta del 6 maggio 1991 alla quale risponde personalmente il Ministro degli Interni Enzo Scotti.
All’inizio degli Anni Novanta, sempre sul quindicinale di Pasquale D’Amelio, ricorda gli articoli di giornali degli anni Cinquanta torresi commentandoli nella rubrica “Cronachette di un tempo che fu” che in seguito lascia il posto a “I ricordi di Agrillo”.
Ha collaborato con innumerevoli organi di stampa tra cui ricordiamo:” Le Ore”, “Il Gazzettino del mezzogiorno”, “La Libertà”, “L’Europeo”, “Il Giornale di Napoli”, “Napoli Notte”.
È stato Direttore responsabile de “Il Gazzettino vesuviano”, e di “Stracittà”, periodico locale.
Tra i riconoscimenti e gli attestati che ha ricevuto nel corso della sua lunga e onorata carriera ricordiamo “Lo Strillone d’argento” premio riconosciutogli dalla testata oplontina nella decima edizione in virtu’ dell’amore e la passione per il giornalismo e per Torre Annunziata, svoltasi nella bellissima cornice della Real Fabbrica delle Armi.
Aldo Agrillo muore a Torre Annunziata il 30 marzo 2015.
I funerali si svolgono il giorno successivo nella Chiesa della SS. Trinità a Torre Annunziata.
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