domenica 30 settembre 2018

1901, 1 ottobre- Allarme a Torre Annunziata! Evasi 14 detenuti dalle carceri!!

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1 ottobre 1901-

In un anno dominato dalle notizie sulla vicenda giudiziaria del sindaco Avallone e del suo clamoroso arresto, poi rivelatosi ingiusto, e dei continui giorni, anzi, mesi di scioperi degli operai torresi, la cronaca è costretta ad occuparsi di una evasione di massa da parte di ben quattordici detenuti rinchiusi, evidentemente non tanto bene, nelle carceri torresi.
Una fuga troppo facile, scoperta solo dopo l'allarme dato da altri detenuti che, probabilmente, hanno atteso che i loro compagni avessero il tempo per allontanarsi il piu' lontano possibile.
Negli anni a seguire non risultano altre informazioni su questo episodio quindi dobbiamo presumere che gli evasi abbiano avuto vita facile una volta scappati dalla nostra città...

martedì 25 settembre 2018

1883, 26 settembre- Ritorna l'incubo dei fuochi per gli Izzo.


Se dovessi fare una classifica delle cause di mortalità a Torre Annunziata sicuramente tra i primissimi posti ci sarebbero i crolli delle case e palazzi e i disastri dovuti ai fuochi d’artificio.

La costruzione di fuochi nell’ambito casalingo è una di quelle abitudini piu’ stupide e pericolose che siamo riusciti, nostro malgrado, a tramandare nel corso dei decenni scorsi, nonostante le sciagure in cui sono morte decine e decine di persone, tra responsabili e innocenti cittadini.

Ma perché nel secolo scorso, e anche qualche anno prima, si diffuse questa pratica che definire pericolosa è dir poco?

Potremmo farci tante di quelle domande ma lasciamo stare perché sicuramente rimarrebbero senza risposta, ma un’altra cosa dobbiamo dirla.

In questa tragedia ricordata oggi e datata 1883, morirono due persone, Vincenzo Izzo e Salvatore Esposito.

Appena due anni prima, ottobre del 1881, un’altra strage di fuochi costò la vita a due persone e i morti si fermarono solo a due per il coraggioso intervento del carabiniere Giuseppe Gabellini che riuscì a salvare cinque persone da morte certa.

Ebbene, l’esplosione del 1881 si verificò proprio in casa degli Izzo e causarono la morte di una ragazza e il suo fratellino!

Di questa eroica storia dell’eroe Gabellini pubblicammo il post nel blog Torresi Memorie nel 2011, vi ripropongo il link.

Fortunatamente, questa pratica incresciosa e altamente pericolosa è sfumata nel corso degli anni nella nostra città.


lunedì 24 settembre 2018

1883, 25 settembre- I massimi luminari per le nuove epidemie torresi!


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25 settembre 1883-

Non bastavano le varie malattie coleriche, di epatite o di tifo per creare allarme e terrore nelle famiglie e nella popolazione di Torre Annunziata verso la fine dell’ottocento.

Le cause poi vennero scoperte piu tardi, additando la responsabilità di questa iattura alla contaminazione arrivata a noi tramite le imbarcazioni che ormeggiavano presso il nostro porto per le operazioni di carico e scarico.

Poi si scoprì che anche le condizioni igieniche in cui versavano diverse zone della città avevano contribuito al diffondersi delle malattie.

Nel 1883 ci furono molti morti a causa di una forma speciale di tifo.

Proprio in questa giornata di tanti decenni fa accorse a Torre il famosissimo prof. Semmola che, in associazione con altri medici, cercarono le cure e i rimedi per questo nuovo tipo di malattia.



Altro grave problema, il mancato arrivo dei mercantili per precauzione portò al collasso economico l’intero paese.

Ci vollero sforzi notevoli da parte dei nostri avi per risollevare l’economia cittadina e riportarla ai vertici, riuscendo a trasformare questa città in un luogo di commercio, affari e contrattazioni tra i piu’ attivi in Italia.

domenica 23 settembre 2018

1931, 24 settembre- Il solito crollo, la solita morte in casa a Torre Annunziata!


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24 settembre 1931-

Morire per il crollo di un palazzo, della casa, o di un semplice muro è, da sempre, una delle possibili cause di morte piu' probabili che può capitare a chi abita a Torre Annunziata.

Non da oggi oppure da ieri.

Da sempre è stato cosi.

Me lo raccontano decine di articoli di giornali di tutte le date, dall’inizio del secolo scorso a oggi.

Forse perché l’improvviso benessere nel secolo scorso dovuto al boom dell’arte bianca ha trasformato questa città in un agglomerato urbano con poche regole certe.

Oppure perché, talvolta, si è chiuso un occhio, da parte di chi doveva controllare, davanti alle richieste di permessi, licenze e certificati per eseguire delicati lavori .

E, spesso, tanti di quei lavori si sono eseguiti con scarsa professionalità.

Oppure, forse, per tutto queste cause messe assieme.

O, addirittura come in questo caso in cui si narra il ricordo di oggi, la presenza di abitazioni, evidentemente non stabili, posizionate lungo il percorso dell’asse ferroviario, a ridosso dei binari, ne ha favorito il collasso.

Ricordo, da piccolo, nell’abitazione del palazzo in via Mulini Idraulici in cui abitavo quando ero a Torre, il continuo tremolio del pavimento al passaggio del treno che metteva tutti noi in forte agitazione.

Sono trascorsi quarant’anni da allora ma quei movimenti sussultori li ricordo ancora.

Come ricordo quanto può far male perdere dei propri cari sotto un ammasso di pietre, come successe per i miei zii tanti anni fa.

Per questo oggi ho voluto ricordare la povera Maria, vittima di un crollo come tanti, come troppi, a Torre Annunziata. 


sabato 22 settembre 2018

1985, 23 settembre- La "colpa" di Giancarlo è radicata nella nostra coscienza!

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23 settembre 1985-

"Se vuoi uccidere un uomo privalo del suo sogno piu' bello."
Con te non ci sono riusciti.
Non ti sei piegato davanti alla paura.
Il tuo sogno di scrivere lo hai portato avanti per tutta la vita.
Fare uccidere un ragazzo, un giornalista per aver scritto un articolo ha reso voi miseri, lui immortale.
Ancora oggi, dopo oltre trent'anni, siamo qui a condividere la sua "colpa". 

“Il Mattino”, 10 giugno 1985 -
Camorra: gli equilibri del dopo - Gionta •

“Potrebbe cambiare la geografia della camorra dopo l’arresto del super latitante Valentino Gionta.
Già da tempo negli ambienti della mala organizzata e nello stesso clan dei Valentini di Torre Annunziata si temeva che il boss venisse “scaricato”, ucciso o arrestato…
Dopo il 26 agosto dell’anno scorso il boss di Torre Annunziata era diventato un personaggio scomodo. La sua cattura potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan di “Nuova Famiglia”, i Bardellino. I carabinieri erano da tempo sulle tracce del super
latitante che proprio nella zona di Marano, area d’influenza dei Nuvoletta, aveva creduto di trovare rifugio. Ma il boss di Torre Annunziata negli ultimi anni aveva voluto “strafare”…E proprio il traffico dell’eroina è uno degli elementi di conflitto con gli altri clan, in particolare con gli uomini di Bardellino che a Torre Annunziata avevano conquistato una fetta del mercato…
A luglio Gionta acquista camion e attrezzature per rimettere in piedi anche il mercato della carne. Un settore controllato dal clan degli Alfieri di Boscoreale, legato a Bardellino.
Troppi elementi di contrasto con i rivali che decidono di coalizzarsi per stroncare definitivamente il boss di Torre Annunziata.
Con la strage l’attacco è decisivo e mirato a distruggere l’intero clan.
Torre Annunziata diventa una zona che scotta.
Valentino Gionta un personaggio scomodo anche per gli stessi alleati. Un’ipotesi sulla quale stanno indagando gli inquirenti e che potrebbe segnare una svolta anche nelle alleanze tra i clan della “Nuova Famiglia”.
Un accordo tra Bardellino e Nuvoletta avrebbe avuto come prezzo da pagare proprio l’eliminazione del boss di Torre Annunziata e una nuova distribuzione dei grossi interessi economici dell’area vesuviana…”
Giancarlo Siani.

lunedì 17 settembre 2018

1962, 18 settembre- La clamorosa doppia gara di Torre Annunziata a CAMPANILE SERA!


Spesso mi è capitato di assistere a discussioni su ricordi e aneddoti riguardante la partecipazione di Torre Annunziata nella famosa trasmissione televisiva degli anni sessanta, “Campanile sera”, amabilmente condotta da quell’indimenticabile presentatore di Enzo Tortora.

La trasmissione era imperniata in una serie di sfide tra due comuni italiani che avevano fatto richiesta di partecipare al programma.

Ebbene, piu’ volte i ricordi dei testimoni non coincidevano, anzi, addirittura c’erano delle discordanze sulla data dell’evento.

Proviamo a fare chiarezza una volta per tutte, aiutandoci con gli immancabili ritagli di giornali d’epoca a cui chiediamo sempre aiuto per tuffarci in quei meravigliosi anni.

  Luglio 1962-

La quarta puntata del nuovo ciclo di “Campanile sera” prevedeva la sfida tra i campioni in carica di Chivasso contro Torre Annunziata.

La gara venne vinta nettamente ai punti da Chivasso ma a seguito di ben tre reclami presentati da i nostri rappresentanti venne deciso di non assegnare la vittoria ai piemontesi in attesa del giudizio della giuria d’appello.

Di questa puntata rimarrà impressa nella memoria collettiva il gioco sulla passerella, in cui i concorrenti dovevano passare da una barca all’altra, aiutandosi con un bastone. Tutti e cinque i piemontesi caddero in acqua, e lo stesso accadde anche a Enzo Tortora che, bello e vestito, spinto o scivolato, fece anch’egli il suo bel bagnetto!

Settembre 1962-

Torre Annunziata venne riammessa ad una nuova partecipazione dopo il giudizio dei notai della trasmissione.

Questa volta la sfida era contro Marostica, che erano, in quella puntata, i campioni in carica.

La prima sfida: le squadre dovevano allestire una specie di pubblicità per i loro piatti piu’ famosi, il baccalà alla vicentina per Marostica e gli spaghetti per Torre Annunziata. Al termine del gioco, vinse Marostica in quanto il loro sketch risultò piu’ convincente.  

La seconda sfida: purtroppo il nostro rappresentante, Mario Ricciardi, non riuscì a trovare il personaggio autentico tra tre guardacaccia propostigli e quindi Marostica si aggiudicò questo gioco.

Seguirono altri giochi di abilità natatoria, mista a nuoto e pesca, vinti da Marostica che si aggiudicò il punto, portandosi sul due a zero.

La terza sfida: Il tiro alla fune con i partecipanti in pattini a rotelle! Anche qui Marostica si aggiudicò la vittoria e il punto. Tre a zero.

La quarta sfida: la prova acquatica continuò con una pesca di cavallucci marini di plastica appesi alla fune. Torre ne uscì vittoriosa, come poteva non essere con i cavallucci di mare???  Tre a uno!

La quinta sfida: Questo gioco premiava chi avesse presentato la coppia di sposi piu’ giovane e Torre vinse anche se solo per un giorno di differenza! Tre a due!!

La sesta sfida: Il compitone! Tutti in cabina per le domande! In questo gioco non ci fu storia, i nostri riuscirono a sbagliare tutte le risposte alle domande poste, Marostica fece il pieno.

Risultato finale, Marostica sei, Torre Annunziata due!

Per i nostri partecipanti rimase la soddisfazione di essere riusciti a partecipare alla popolare trasmissione per ben due volte e anche la possibilità di fare propaganda ai nostri speciali prodotti, spaghetti in primis.

Questa, in sintesi, lo sviluppo di quelle belle serate di oltre cinquant’anni fa, quando le famiglie erano  tutte assieme davanti alla televisione per godersi quelle magiche serate.

domenica 16 settembre 2018

1922, 16 settembre- Montuori e Afflitto in galera per il "caso Onorato Firmamento" ma le accuse erano false!


Eccola la vendetta dei fascisti!

Appena stavano per insediarsi al posto di comando nell’amministrazione comunale di Torre Annunziata, in attesa delle forzate dimissioni che dovettero firmare i componenti della giunta Alfani, uno dei piu’ clamorosi casi di ingiustizia scosse la cronaca cittadina.

Questo episodio si riferisce al tentativo di omicidio, uno dei tanti su entrambi i fronti, cui era stato fatto segno un capo pastaio torrese, il fascista Onorato Firmamento.

Pochi giorni dopo l’accaduto, le autorità giudiziarie, sotto la spinta energica del subentrante comitato del fascio, diede l’avvio all’arresto di ben dieci pastai, tutti di estrazione comunista, tra cui due dei consiglieri comunali della giunta Alfani.

Da notare che tra questi arresti non risultavano essere presenti gli autori materiale dell’attentato, ma solo quelli che erano stati ritenuti “corresponsabili moralmente dell’accaduto”!

Forse facevano prima ad arrestare mezza Torre Annunziata, quella rossa!

I due consiglieri erano Vincenzo Afflitto e Salvatore Montuori, errata la segnalazione dei nomi dell’articolo del giornale.

Afflitto, oltre che consigliere era commissario al dazio nella giunta Alfani.
Lo ritroveremo poi ancora consigliere comunale nella giunta del professor Pasquale Monaco, sindaco comunista dal 1947 al 1955.

Montuori era un comunista amico stretto dell’Alfani, oltre che organizzatore sindacale e membro del consiglio direttivo della Camera del Lavoro.

Diede sempre il suo contributo alla lotta contro il fascismo e anch’egli divenne un importante dirigente della sezione comunista.

Entrambi, in questa occasione, vennero scarcerati dopo poco tempo, a dimostrazione della pretestuosità delle accuse. 

Non sappiamo altro in riferimento agli altri otto operai arrestati.

Violenze, vendette e false accuse che macchiarono la vita di tante brave persone, commesse con la solita prepotenza e abuso di potere.

Questo uno dei “modus operandi” piu’ vergognosi con il quale verrà ricordato il corso fascista nella storia dell’Italia. 


sabato 15 settembre 2018

1964, 16 settembre- Gas, veleni e soffioni su Torre Annunziata!


L’allarme venne lanciato in serata verso le ventuno proprio in una zona in cui era presente un cantiere della società DAM che si occupava di ricerche ed estrazione dal sottosuolo.

La nuvola densa e altissima si era sviluppata in un’ampia area, provocando la morte di diversi animali da cortile e mettendo in grossa agitazione gli abitanti del luogo che scapparono di casa.

Le successive analisi accertarono che si trattava di materia potenzialmente pericolosa, in cui spiccava la presenza di ossido di carbonio.

Poco dopo questo inconveniente avvenne un altro fenomeno collegato allo scarico del gas.

Poco distante si aprì una voragine, di almeno mezzo metro di diametro, da cui usciva una colonna d’acqua la cui altezza arrivava sui cinquanta metri.

Un getto d’acqua bollente, potentissimo, carico di anidrite carbonica che seminò il panico nella zona del “Carminiello”.  

Le operazioni per assicurare il ripristino della normalità richiesero un paio di giorni dopo di che venne creato una calotta che immessa sulla bocca del pozzo che si era aperta, consentiva il contenimento della fuoriuscita.  

Da quello che risulta non sembra che si sia mai piu’ intervenuti per tale criticità.

Possibile che da allora è rimasto il tutto incapsulato all’interno del terreno del Carminiello?

giovedì 13 settembre 2018

1924, 15 settembre- Il Duce Benito Mussolini a Torre Annunziata! Fu vera gloria?


Uno dei tanti articoli di giornalismo imperniato sulla faziosità e fanatismo estremo.



Erano le impostazioni con cui si seguivano e si commentavano tutti i passi e le parole che Benito Mussolini “regalava” all’Italia intera già all'inizio degli anni venti, appena salito al potere.

Questo modo di esaltare la figura del Duce non fece eccezione neanche in una visita che si tenne a Torre Annunziata il 15 settembre 1924.

Ricordiamo che la cittadina oplontina era stata governata fino a due anni prima, con grandi risultati, da una amministrazione social-comunista presieduta dal sindaco Gino Alfani e solo dopo l’avvento del partito fascista fu costretta alle dimissioni forzate.

Ritornando alla visita del Duce leggiamo alcuni passi di questo racconto che, accusare di settarismo è il minimo, perchè abbiamo letto altre cronache su questo giorno  e non è andata proprio cosi come ci vuol far credere il narratore.

“L’on. Mussolini è rimasto vivamente commosso e compiaciuto della improvvisa manifestazione che il popolo della riviera napoletana gli ha riservato.

La citta di Torre Annunziata era dappertutto per omaggiare il Duce, sulle vie, sui terrazzi, sui balconi.

L’arrivo del Presidente è stato salutato da esplosioni di fuochi di gioia.

Il Presidente è stato costretto a scendere dall’automobile e proseguire a piedi la via fino al Municipio.

Dopo un magnifico discorso, i tanti applausi ricevuti gli fanno pensare che il fascismo non morrà mai…

L’on. Mussolini, sempre fatto segno a ripetute ed entusiastiche dimostrazioni, si è recato al porto… ecc. ecc.”

Questi gli estratti dall’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno.

Ma come ne parlarono l’opposizione, ossia i comunisti, di questa “gita” del Duce a Torre Annunziata?

Ecco il link con il post e la risposta dell’Unità del 20 settembre del 1924, che pubblicai sul blog nel 2011.

Rileggetelo se non lo avete ancora fatto e buon divertimento.

mercoledì 12 settembre 2018

1943, 13 settembre- La notte delle bombe. La morte per tutti, uomini, donne e bambini!


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13 settembre 1943-



Probabilmente la notte tra il 13 e il 14 settembre del 1943 fu la notte in cui Torre Annunziata subì il piu’ massiccio bombardamento da parte delle Forze alleate, sbarcate a Salerno appena una settimana prima.

L’attacco dal cielo fu violentissimo ed incessante. 
Furono tanti i nostri concittadini che quel giorno persero la vita in violenti azioni scriteriate che andavano a colpire il piu’ delle volte vite umane innocenti.

Dopo quella notte di bombe su Torre, i disagi si avvertirono fino a Napoli, come scrisse Benedetto Croce nei suoi diari.  

Spesso, quando sono in visita al Cimitero della mia città, mi fermo a guardare questa lapide stupenda, dalle cui foto traspare tutto l’amore e la bellezza che avvolgeva quella famiglia.

Posso solo provare ad immaginare il terrore di quella notte, il pianto dei bambini in quei rifugi in cui cercavano riparo dalle bombe, le carezze e le parole dolci con cui Raffaele e Fausta  cercavano di calmare i piccoli Annamaria, Vincenzo e Ada.

E posso solo lontanamente intuire il dolore con cui il fratello di Raffaele Pagano, signor Luigi, diede incarico per la preparazione della lapide, disegnandone i contorni, inserendo le foto con cura e affetto.

Lo fece due anni dopo quella tremenda tragedia.

Forse, perché non aveva avuto la forza per farlo prima.

“Cimitero di Torre Annunziata-

Lapide famiglia Pagano- Montella-

Morti per mano di fuoco liberatore ...”

martedì 11 settembre 2018

1906, 12 settembre- Tra la furia del mare, per salvare il figlio-La morte di Ernesto Cesaro.


Cosa potrei aggiungere, oltre quello che è già stato scritto con fiumi di parole, sulla figura di Ernesto Cesaro? 

Il mio ricordo vuole solo essere un omaggio alla figura di padre al piu’ grande genio della nostra città, sicuramente tra le menti piu’ brillanti al mondo tra la fine del 1800 e all’inizio del 1900.

Tralasciando gli innumerevoli premi, cattedre e concorsi vinti in Italia e nel mondo, ricordiamo Ernesto Cesaro per quello che era anche fuori dalle scuole e accademie.

Un padre esemplare.

Anche la sua morte, avvenuta sulla spiaggia di Torre Annunziata in quel terribile 12 settembre del 1906, ci racconta la grandezza dell’uomo che, sprezzante del pericolo, nell'atto di lanciarsi tra le onde del mare agitato appena ebbe udito le urla di aiuto del figlio diciassettenne Manlio, nonostante non sapesse nuotare bene, scivolò e battè la testa contro un palo della palafitta, annegando.

Vennero estratti entrambi cadaveri, riportati a galla da alcuni giovani soccorritori, tra lo sgomento della signora Angiola, moglie e madre dei due sventurati. 






Anche in quella ultima, disperata azione di generosità, Ernesto Cesaro evidenziò la grandezza del suo animo e del suo spirito che lo resero immortale finanche alle future generazioni.



lunedì 10 settembre 2018

1950, 11 settembre- L'omicidio di Vincenzo Fiorillo. Arrestati gli uomini a cui aveva dato un lavoro!




Quella notte dell'undici settembre del 1950, Vincenzo rientrò in casa e si accorse che le luci non si accendevano.




Vincenzo Fiorillo, 50 anni nativo di Torre Annunziata, aveva fatto la sua fortuna a Milano nel commercio degli apparecchi elettronici ma, per i periodi di vacanze, era solito portarsi a Torre dove aveva un appartamento in via Gambardella.

Tra l’altro, non lontano da quella zona, abitavano le due sue sorelle.
Durante questo periodo di ferie si serviva di due aiutanti, Francesco il giardiniere e Angelo come autista.

Ritorniamo in casa.

Vincenzo, non accendendosi le luci nella stanza d’ingresso, procedette nell’oscurità verso la stanza da letto dove era posizionato l’interruttore generale.

All’improvviso, con una mossa fulminea, venne assalito e colpito al petto da una pugnalata tremenda.

Cadde moribondo a terra, riuscendo a gridare aiuto.

Il suo assalitore gli strappò di dosso la giacca e gli sfilò dal dito un anello costosissimo composto da diamanti, riuscendo a scappare in pochissimo tempo.

Un vicino di casa, sentite le urla di Vincenzo, accorse in suo aiuto e, assieme ad Angelo l’autista, arrivato in quel momento, caricarono in macchina il ferito per trasportarlo all’ospedale.

All’arrivo al nosocomio oplontino Vincenzo riuscì a raccontare dell’aggressione e dell’anello rubato ma, durante la disperata operazione tentata dai medici, morì quella notte stessa.

Le indagini partirono proprio dalla perquisizione della casa, in via Gambardella, quella stessa notte.

Il vicino che aveva sentito per primo le urla, Arnaldo Alfani, disse che aveva recuperato la giacca e l’anello nell’androne del palazzo.

Mentre proseguivano gli accertamenti, le indagini presero la piega decisiva dopo le dichiarazioni delle sorelle di Vincenzo, e da lì iniziarono i controlli sui due uomini al servizio del commerciante ucciso.

Bastarono pochi elementi per inchiodarli alle loro responsabilità, confermato dal fatto che iniziarono ad accusarsi a vicenda sul metodo dell’aggressione.

I due uomini avevano deciso di derubare il loro datore di lavoro per portargli via i soldi e l’anello.

Uno di loro, Francesco il giardiniere, si era nascosto all’interno della casa in attesa del rientro di Vincenzo per sopraffarlo e colpirlo con un pugnale.

Per agevolarsi nell’azione delittuosa, una volta entrato in casa da una finestrina laterale, mise fuori servizio il generatore elettrico, costringendo il malcapitato Vincenzo a brancolare nel buio al suo rientro.

Angelo l’autista, invece, era rimasto nei paraggi in attesa dell’accaduto, e fu costretto, suo malgrado, a caricare in auto il povero Vincenzo per trasportarlo al pronto soccorso, pressato dalla presenza del signor Alfani, il vicino di casa accorso alle urla di Vincenzo.

In tre giorni la matassa venne sbrogliata dall’ottimo lavoro svolto dai funzionari della polizia locale.

Il caso era chiuso!

Il processo si tenne a Napoli appena un mese dopo.

La Corte d’Assise condannò Francesco Belfiore all’ergastolo e Angelo Cirillo, complice dell’omicidio, a trenta anni di reclusione.

Alla sentenza, la folla accorsa numerosissima per il clamore suscitato dall’efferato delitto, manifestò ampi segni di consenso.

Francesco Belfiore cadde svenuto e venne trasportato a braccia nella camera di sicurezza.

 Sei anni dopo, nel 1956, la Corte d’Appello accolse qualche richiesta della difesa, riducendo le pene ad entrambi.

Belfiore riuscì ad evitare l’ergastolo, vedendosi affibbiare trent’anni di carcere, mentre a Cirillo la pena venne stabilita in ventiquattro anni.

Si chiuse così il sipario su quell’orrendo omicidio consumatosi ai danni di un onesto cittadino torrese la cui unica colpa fu quella di aver fatto fortuna e godersi, parte di questa fortuna, nella sua amata città.







sabato 8 settembre 2018

1886, 10 settembre- Aniello Montella, l'uomo che combattè il colera per tre volte!


Le cronache del 1836 raccontano quanto fosse stata impietosa la terribile epidemia colerica a Torre Annunziata.

Basti ricordare che a fronte di una popolazione di circa diecimila abitanti i morti furono oltre mille.

Oltre i morti, furono migliaia le persone che rimasero inesorabilmente traumatizzate dei segni indelebili lasciati sulla loro pelle, oltre che sullo spirito.

Il dolore, il panico, i lutti, le notizie che si susseguirono a ritmo impressionante sulle condizioni degli infetti segnarono almeno tre generazioni di torresi.

Solo il 30 giugno del 1837, il giorno dopo che la Madonna della Chiesa della Immacolata venne portata in processione per le strade cittadine, si assistette alla definitiva cessazione dell’epidemia!

Il colera, anzi, “il colera asiatico” era stato sconfitto!

Questa certezza si ebbe quando si certificò che la fonte epidemica venne “portata” a Torre da marinai a bordo di mercantili che provenienti dall’India, e precisamente dalle navi ancorate nei pressi del Gange, i quali arrivavano presso il nostro porto per operazioni di carico e scarico.

Nel corso dei decenni successivi altre situazioni analoghe, purtroppo, si ripeterono.

Nel 1866, nel 1873 e nel 1886.

In questo ultimo evento, quello del 1886, voglio raccontarvi una storia ai piu’ sconosciuta:  la storia di Aniello Montella.

Aniello nacque a Torre Annunziata il 12 luglio del 1857.

Suo padre, Agostino, di anni trenta, era uno sfarinatore di professione.

Sua madre era Rosa Prota, aveva venticinque anni.

La famiglia abitava nella zona cosiddetta “fuori la porta”, uno dei punti storici della città. 

Nel corso della sua crescita Aniello si dimostrò molto sensibile e ben disposto all’aiuto dell’essere umano, colmo di bontà ed entusiasmo nell’esercitare la sua crescente passione per la religione.

Ben presto venne ordinato sacerdote, e qui la sua figura si vide costretta a dividersi, rivestendo i panni di uomo di chiesa con quelli di uomo di strada, “obbligato”, anche dalla continua irruzione ciclica del morbo che costringeva le forze “positive e volenterose” della città a scendere in strada, ad entrare nelle case dei malati, affrontare situazioni terribili, anche per la diffidenza e la rabbia che covavano i parenti dei colpiti nei confronti dei medici comunali e delle autorità, colpevoli, a loro dire, della mancata prevenzione e dall’inefficacia dei rimedi posti alla proliferazione del colera.

Aniello, dunque, visse sulla sua pelle l’esperienza del 1866, quando aveva appena nove anni.

In quella successiva del 1873 di anni ne aveva quasi venti, mentre in quella del 1886, aveva compiuto ventinove anni.

Ormai la sua opera di generosità aveva raggiunto gran parte delle famiglie che, una volta colpite dal morbo al loro interno, chiedevano la presenza di Don Aniello per suppliche, benedizioni e preghiere.

Nel corso dell’epidemia del 1886, Don Aniello andava di casa in casa assieme ai venti volontari della Croce Bianca per alleviare le pene degli infettati, trascorrendo gran parte della giornata tra la sua gente.

La Croce Bianca era strutturata in modo che al mattino, giunti da Napoli i dieci volontari prescelti, questi venivano affiancati da dieci volontari torresi, e queste venti persone davano il cambio giornaliero ai loro colleghi, impegnati nella misera opera di cura dei colpiti dal morbo.

In questa epidemia del 1886 le accuse stavolta caddero sulle difficili condizioni igienico sanitarie presenti in città.

L’attacco epidemico avvenne in modo rapido e selettivo.

La zona piu’ colpita dal morbo era quella del Vallone.

Vennero attaccati i nuclei abitativi in cui risultavano esserci acque stagnanti, le vie dove erano collocati cessi, bagni e fogne all’aperto nei pressi dei depositi di conserve di acqua, case senza areazione e dove vivevano un numero di persone superiore al normale.

Almeno un quarto della popolazione torrese fuggì dalla città portandosi dietro materassi e altre misere cose accampandosi in campagna.

Da menzionare che, in quei terribili giorni, arrivarono anche un gruppo di volontari livornesi per apportare il loro aiuto.

Ripartirono dopo una decina di giorni, ricevendo i ringraziamenti delle autorità e dell’On. Petriccione.   

La potenza del morbo iniziò a diminuire dopo qualche giorno da quel 10 settembre 1886, giorno della morte del giovane sacerdote Aniello Montella che, come recita il dispaccio dell’agenzia che riportava giornalmente le notizie da Torre Annunziata sulle ripercussioni del colera, “molto si adoperò durante l’infierire del morbo”.

Don Aniello Montella, sacerdote di Torre Annunziata, morto a ventinove anni. 


  


mercoledì 5 settembre 2018

1888, 5 settembre- Alla festa per il piccolo Guglielmo la corrente a Rovigliano!



Finalmente noto il programma stilato dalla Commissione nominata a C.mare di Stabia per il prestigioso ricevimento dei Sovrani d’Italia e di Germania invitati al battesimo della corazzata “Re Umberto”.

Il programma delle iniziative lo potete leggere nell’articolo.

Quello che ha attirato maggiormente la mia attenzione è l’attivazione dell’illuminazione elettrica sullo scoglio di Rovigliano.

Deve essere stato uno spettacolo assolutamente straordinario.

Guglielmo II di Germania e la moglie Augusta Vittoria di Schleswing, sovrani tedeschi, erano i genitori di Guglielmo di Prussia, il Kronprinz, colui che si innamorò talmente tanto della nostra terra che venne piu’ volte a Torre Annunziata , come ampiamente riportammo tempo addietro proprio da questo blog, ospite nella Villa Filangieri .

Forse perché proprio da quel punto privilegiato avrebbe potuto osservare meglio Rovigliano e ricordare la sua infanzia con i genitori.

Che tenero questo Guglielmo, chi ha detto che i tedeschi sono freddi di cuore?



Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...