PER QUESTO POST MI SONO AVVALSO DELLA COLLABORAZIONE DELL'AMICO FULVIO FARINA, IL QUALE HA ILLUSTRATO MAGNIFICAMENTE LA SCENA IN CUI LA NOSTRA "RUNATELLA" SERVIVA A TAVOLA L'ACQUA FRESCA RINOMATA E RICORDATA NEI SECOLI NELLA NOSTRA CITTA'.
UN GRAZIE PARTICOLARE A LUI PER LO SPLENDIDO LAVORO, AUGURANDOCI DI POTER ANCORA AVERLO AL NOSTRO FIANCO NELL'ILLUSTRARE E RICORDARE EPISODI A FATTI SIGNIFICATIVI CHE RICORDINO LA STORIA NOSTRA MAGNIFICA TORRE ANNUNZIATA.
"... e' truvate ll'acqua 'e Runatella..."
Questo era uno dei modi di dire piu' in voga fino al secolo scorso nella nostra città, ricordato ancora da qualche anziana persona ai giorni nostri.
Proviamo a raccontare la storia di questo popolare detto, tutto torrese, un vero e proprio tormentone dall'ottocento in poi, aiutandoci con le preziosi informazioni di Carlo Malandrino inserite in un articolo del 1973 su "La Voce della Provincia" liberamente trasportate in questo post.
Quella frase, da allora in poi, stava ad indicare quando fosse stato fortunato la persona che, bevendo quell'acqua fresca e piacevole, placava la "sete" che lo assaliva, fosse stato l'incontro con una donna, un affare felicemente andato in porto, una situazione terminata a buon fine.
Ma dove si vendeva quest'acqua fresca e purissima?
Nel palazzone di fronte alla Chiesa dell'Immacolata Concezione, " 'a parrucchiell' " , attualmente Corso Vittorio Emanuele III.
Il palazzo venne fondato nel 1600, al pianterreno era ubicata una taverna con un chiosco e aveva il nome di "Taverna della Baronal Corte" dotata di acqua viva, acqua corrente.
Infatti, nel periodo aragonese e viceregnale, epoca in cui Torre ebbe il suo primo sviluppo urbanistico, non vi erano ancora pubblici impianti per servire l'acqua ma soltanto dei pozzi.
Erano in pochi a beneficiare dell'acqua dal canale Sarno che Muzio Tuttavilla fece costruire alla fine del '500 per alimentare i mulini ed irrigare i terreni del suo feudo
ECCO SCOPERTO IL SEGRETO DELLA BONTA' DELL'ACQUA 'E RUNATELLA!!!
Il palazzo "dell'acqua e Runatella" godeva di questo privilegio.
Nel secolo scorso vennero trovate delle antiche tubazioni poste sotto un cunicolo che, proveniente dal vicino canale, portavano l'acqua nel cisternone che era posizionato in piazza Nicotera, "miez a ferrovia".
Erano solo due taverne che avevano l'acqua viva , o acqua corrente, l'altra era la "Taverna dei lupilli" nei pressi di Villa dei Misteri , sopravvissuta fino al xix secolo.
Ambedue nominate per la freschezza della loro acqua, erano il meglio che potevano chiedere i viaggiatori e carrettieri che transitavano a Torre in gran fretta per concludere affari .
Della deminazione "dell'acqua e Runatella" si perdono le tracce dall'inizio del 1700.
Nonostante sia passato un cosi lungo lasso di tempo il ricordo dell'acqua e del nome della locandiera rimasero impressi nella memoria torrese.
Ma chi era Runatella?
Sicuramente possiamo dire che il suo nome era Donatella.
Per ricordare questo nome, per cosi tanti anni , doveva essere una bella donna, probabilmente la figlia o la moglie del taverniere della "Baronal Corte", dai lineamenti formosi, dai lunghi capelli raccolti a "tuppo " e tenuti fermi dentro la "pettinessa".
Oggi non solo possiamo immaginarla ma, grazie allo splendido lavoro di Fulvio Farina, alias Michelangelo Merisi, abbiamo provato a farci un'idea di come fosse fatta, nonostante i quattro secoli trascorsi e le poche , pochissime notizie che si sanno su di lei.
-ILLUSTRAZIONE DI FULVIO FARINA-
Diciamo che abbiamo voluto dare un volto al nostro sogno, quel sogno che sicuramente sarà rimasto impresso nei nostri avi quando, fermandosi alla taverna per dissetarsi e rifocillarsi, si trovavano questa splendida fanciulla girare ancheggiando tra i tavoli a distribuire acqua fresca perché, ricordiamolo, dopo il piatto di pastasciutta o di pasta e fagioli, dalle nostre parti , si è sempre bevuto una bella brocca di acqua fresca.
Il vino veniva dopo, se c'era!!!
Insomma, questo e' il ricordo del detto popolare de "l'acqua 'e Runatella" che tante volte ha riempito le bocche dei nostri concittadini mentre raccontavano fatti e situazioni che sfociavano poi verso il lieto fine.
Vi inserisco inoltre questa Poesia i cui versi sono di Giuseppe Proverbio e di Francesco Manfredi, ripresi e trasportati in una canzone napoletana .
UN GRAZIE PARTICOLARE A LUI PER LO SPLENDIDO LAVORO, AUGURANDOCI DI POTER ANCORA AVERLO AL NOSTRO FIANCO NELL'ILLUSTRARE E RICORDARE EPISODI A FATTI SIGNIFICATIVI CHE RICORDINO LA STORIA NOSTRA MAGNIFICA TORRE ANNUNZIATA.
"... e' truvate ll'acqua 'e Runatella..."
Questo era uno dei modi di dire piu' in voga fino al secolo scorso nella nostra città, ricordato ancora da qualche anziana persona ai giorni nostri.
Proviamo a raccontare la storia di questo popolare detto, tutto torrese, un vero e proprio tormentone dall'ottocento in poi, aiutandoci con le preziosi informazioni di Carlo Malandrino inserite in un articolo del 1973 su "La Voce della Provincia" liberamente trasportate in questo post.
Quella frase, da allora in poi, stava ad indicare quando fosse stato fortunato la persona che, bevendo quell'acqua fresca e piacevole, placava la "sete" che lo assaliva, fosse stato l'incontro con una donna, un affare felicemente andato in porto, una situazione terminata a buon fine.
Ma dove si vendeva quest'acqua fresca e purissima?
Nel palazzone di fronte alla Chiesa dell'Immacolata Concezione, " 'a parrucchiell' " , attualmente Corso Vittorio Emanuele III.
Il palazzo venne fondato nel 1600, al pianterreno era ubicata una taverna con un chiosco e aveva il nome di "Taverna della Baronal Corte" dotata di acqua viva, acqua corrente.
Infatti, nel periodo aragonese e viceregnale, epoca in cui Torre ebbe il suo primo sviluppo urbanistico, non vi erano ancora pubblici impianti per servire l'acqua ma soltanto dei pozzi.
Erano in pochi a beneficiare dell'acqua dal canale Sarno che Muzio Tuttavilla fece costruire alla fine del '500 per alimentare i mulini ed irrigare i terreni del suo feudo
ECCO SCOPERTO IL SEGRETO DELLA BONTA' DELL'ACQUA 'E RUNATELLA!!!
Il palazzo "dell'acqua e Runatella" godeva di questo privilegio.
Nel secolo scorso vennero trovate delle antiche tubazioni poste sotto un cunicolo che, proveniente dal vicino canale, portavano l'acqua nel cisternone che era posizionato in piazza Nicotera, "miez a ferrovia".
Erano solo due taverne che avevano l'acqua viva , o acqua corrente, l'altra era la "Taverna dei lupilli" nei pressi di Villa dei Misteri , sopravvissuta fino al xix secolo.
Ambedue nominate per la freschezza della loro acqua, erano il meglio che potevano chiedere i viaggiatori e carrettieri che transitavano a Torre in gran fretta per concludere affari .
Della deminazione "dell'acqua e Runatella" si perdono le tracce dall'inizio del 1700.
Nonostante sia passato un cosi lungo lasso di tempo il ricordo dell'acqua e del nome della locandiera rimasero impressi nella memoria torrese.
Ma chi era Runatella?
Sicuramente possiamo dire che il suo nome era Donatella.
Per ricordare questo nome, per cosi tanti anni , doveva essere una bella donna, probabilmente la figlia o la moglie del taverniere della "Baronal Corte", dai lineamenti formosi, dai lunghi capelli raccolti a "tuppo " e tenuti fermi dentro la "pettinessa".
Oggi non solo possiamo immaginarla ma, grazie allo splendido lavoro di Fulvio Farina, alias Michelangelo Merisi, abbiamo provato a farci un'idea di come fosse fatta, nonostante i quattro secoli trascorsi e le poche , pochissime notizie che si sanno su di lei.
-ILLUSTRAZIONE DI FULVIO FARINA-
Diciamo che abbiamo voluto dare un volto al nostro sogno, quel sogno che sicuramente sarà rimasto impresso nei nostri avi quando, fermandosi alla taverna per dissetarsi e rifocillarsi, si trovavano questa splendida fanciulla girare ancheggiando tra i tavoli a distribuire acqua fresca perché, ricordiamolo, dopo il piatto di pastasciutta o di pasta e fagioli, dalle nostre parti , si è sempre bevuto una bella brocca di acqua fresca.
Il vino veniva dopo, se c'era!!!
Insomma, questo e' il ricordo del detto popolare de "l'acqua 'e Runatella" che tante volte ha riempito le bocche dei nostri concittadini mentre raccontavano fatti e situazioni che sfociavano poi verso il lieto fine.
Vi inserisco inoltre questa Poesia i cui versi sono di Giuseppe Proverbio e di Francesco Manfredi, ripresi e trasportati in una canzone napoletana .
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