giovedì 1 novembre 2018

1909, 2 novembre- All'improvviso, gli schiaffi al povero dottore...



Dott. Sabatino Giordano, foto 1905.


Verso le ore 21, il dott. Sabatino Giordano, stimatissimo personaggio cittadino, stava sul piazzale della stazione ferroviaria per attendere l’arrivo del treno da Napoli, col quale doveva arrivare un suo caro amico, il cancelliere Gaetano Festa, quando veniva avvicinato da uno sconosciuto, che lo invitò a seguirlo per una visita urgente ad un infermo in via Vallone, appena poco lontano dalla ferrovia.

Lungo la strada alle interrogazioni del dottore che voleva sapere dove fosse la casa del malato, lo sconosciuto rispondeva continuamente: “Un altro poco e saremo al posto.”

Ma quindi alla via Novella, il dottore, visto che si era vicino alla Circumvallazione, si risentì dicendo:


“Perché non mi avete avvertito prima che si trattava di venire fino a qui?”

E l’altro: “Se ve lo avessi detto non sareste venuto!”

Ciò detto assestò al povero dottore un violento ceffone, che lo fece cadere a terra.

Rialzatosi il Giordano si dette alla fuga, ma correndo inciampò e cadde nuovamente producendosi varie contusioni.

Nonostante la caduta il dottore ricominciò a correre e a scappare da quell’energumeno che continuava a rincorrerlo e a minacciarlo.

Nel mentre stava per essere preso ancora una volta a schiaffi, il dottore, con un allungo prodigioso fece appena in tempo a riparare in una osteria, dove finalmente trovò scampo.

Impaurito e claudicante, raccontò ai presenti della disavventura, nel mentre gli venivano apportate le prime cure e tranquillizzato dal proprietario dell’osteria.  

Dovettero accompagnarlo a casa sotto buona scorta e solo verso mezzanotte il dottore riuscì a giungere e ritornare coi suoi cari che, allarmati, non lo avevano visto fare ancora ritorno dalla ferrovia.

Per le contusioni riportate il dottor Giordano fu costretto a restare a letto per diversi giorni.

Lo sconosciuto venne identificato e fermato il giorno dopo a seguito della denuncia del dottore.

Era un facchino della stazione, detto “’O figlio ro’ Sangiuannaro”. 

    

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