Vorrei, cari amici, le vostre impressioni e un giusto commento su questo articolo di
stampa del 1959 firmato dall’archeologo Amedeo Maiuri al Corriere della sera il
28 dicembre 1959.
Non un personaggio qualunque.
Amedeo Maiuri, il piu' grande archeologo dei suoi tempi, l'uomo che conosceva i misteri delle visceri delle terre vicine e lontane.
Vi dico subito, per quanto possa interessare, che l’articolo
non mi è piaciuto.
Mi è sembrato scritto con tono troppo sarcastico e polemico verso il giusto cammino che, invece, era stato intrapreso da quel gruppo di persone, animate da animo nobile, che fece la storia di Torre Annunziata nel campo archeologico, come si vedrà negli anni a seguire.
Ma leggiamo adesso dell’articolo in questione e andiamo ad esaminarlo, a distanza di quasi sessant’anni.
Mi è sembrato scritto con tono troppo sarcastico e polemico verso il giusto cammino che, invece, era stato intrapreso da quel gruppo di persone, animate da animo nobile, che fece la storia di Torre Annunziata nel campo archeologico, come si vedrà negli anni a seguire.
Ma leggiamo adesso dell’articolo in questione e andiamo ad esaminarlo, a distanza di quasi sessant’anni.
Sembra che quella di disseppellire Oplonti sia solo un’ambizione
della città di Torre Annunziata e non un privilegio di tutta l’archeologia in generale come
dovrebbe essere quando fervono i preparativi, si attivano gli incontri, vengono
alla luce le prove inconfutabili della presenza di qualcosa di grande.
Scorrendo l’articolo, in un altro passaggio si legge che,
questa ossessione dei torresi, sia alimentata dall’invidia verso i pompeiani e
gli stabiesi che vedono rifiorire dal fertile terreno i loro gioielli, e “vogliono
partecipare anch’essi al banchetto dell’archeologia vesuviana”.
E proprio a seguito di questa mania di grandezza, continua
il Maiuri, “ si è bandita una crociata, s’è formato un comitato, s’è mobilitata
la stampa cittadina e napoletana…”.
Forte la critica e il fastidio, evidente, verso Mons. Farro
nella frase successiva, quando il Maiuri ci informa che “l’archeologia torrese
ha ritrovato in un reverendo archeologo un apostolo fervente e pugnace capace
di lanciare appelli e rampogne all’archeologia ufficiale, e di tenere
conferenze che hanno l’aria di pubblici comizi.”
Continuando nel suo articolo critico verso gli ambiziosi
sognatori torresi, racconta un percorso storico che ricorda i pochi
ritrovamenti avvenuti in zona, e arrivati a commentare il breve periodo in cui
venne idolatrato Gioacchino Murat per la sua protezione e il suo ringraziamento alla cittadina oplontina per aver scelto, a suo tempo, la denominazione di Gioacchinopoli, non esita a rinfacciare ai torresi
il rapido cambiamento di denominazione , quando “finito tragicamente il sogno
ambizioso non si pensò due volte a ribattezzare santamente la città. ”
Nell’ultimo tratto fornisce una sua visione sul perché di
questa scelta “archeologa” dei cittadini torresi, quando scrive “ambiscono ad
avere anch’essi un titolo nobiliare: di riattaccarsi alla loro origine antica,
all’Oplonti ancora misteriosa e sepolta.”
Questo è lo scritto del 1959.
Soltanto nel 1960, con le "Note di Topografia Pompeiana" iniziò il suo discorso ufficiale su Oplonti, riconoscendo nelle Terme Nunziante quelle di M. Crasso Frugi, come ci ricordava Carlo Malandrino.
Tanto onore e massimo rispetto per la figura di Amedeo Maiuri.
Non credo, e non conosco ovviamente le ragioni, del perchè delle frasi, critiche e ambigue, inserite in questo articolo, forse poteva farne a meno e anticipare gli eventi degli scavi.
Soltanto nel 1960, con le "Note di Topografia Pompeiana" iniziò il suo discorso ufficiale su Oplonti, riconoscendo nelle Terme Nunziante quelle di M. Crasso Frugi, come ci ricordava Carlo Malandrino.
Tanto onore e massimo rispetto per la figura di Amedeo Maiuri.
Non credo, e non conosco ovviamente le ragioni, del perchè delle frasi, critiche e ambigue, inserite in questo articolo, forse poteva farne a meno e anticipare gli eventi degli scavi.
Questo è solo il mio pensiero leggendo questo articolo del
Prof. Maiuri, forse all’epoca non completamente convinto dell’esistenza o della
possibilità di un intervento a Torre Annunziata.
Ognuno di voi può “leggere” l’articolo nel senso che gli
sembra piu’ consono.
Qualche anno dopo Oplonti vide la luce e affiorò in tutta la
sua bellezza a seguito dei lavori e alla testa dura di chi, alzando la voce,
intimò: ”Qui ci vuole il piccone!”
Grazie Mons. Farro!
Di tutta la bellezza di cui si è stati capaci di portare alla
luce non finiremo mai di ringraziare abbastanza il “Comitato” composto da menti
eccelsi e da semplici personaggi che, come abbiamo dimostrato anche in
occasione della Mostra dei Figli Illustri di Torre Annunziata, in esposizione nell’ottobre
scorso, rimarranno sempre nel ricordo di quelli che, come noi, si adoperano e raccontano
di chi ha avuto a cuore le sorti della nostra bellissima Torre Annunziata.
Corriere della sera 28 dicembre 1959
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