Quella volta non poteva dirmi di no!
Lo avevo chiesto in diversi avvenimenti a mio padre di portarmi
a vedere uno spettacolo al teatro Corelli, ma lui aveva sempre risposto che non
poteva, era troppo impegnato a lavorare e non aveva modo di
potersi assentare, altrimenti il padrone si sarebbe trovato in difficoltà.
E si, perchè mio padre era un uomo che aveva grosse
responsabilità all’interno del pastificio e una sua assenza avrebbe potuto
provocare dei problemi per la produzione giornaliera prevista dalla tabella di
vendita.
Però quel giorno successe il miracolo!
Era riuscito a convincere il vecchio burbero a dargli il
permesso, e così potevamo andare allo spettacolo!
E lo disse anche a mia mamma!
Ero felicissimo, come solo i ragazzi, spesso, sanno essere.
Il nuovo anno si presentava alla grande per me.
La speranza era che anche per la mia città potesse giungere
un periodo di ulteriore espansione.
La seconda metà del 1911 fu segnata da una lunga sequenza di
scioperi, incattivendo gli animi tra i lavoratori, protetti e sospinti da un
Gino Alfani sempre pronto a scendere in piazza con il suo seguito, e i padroni,
arroccati sulle loro posizioni di forza, pronti poi a scendere a compromessi
nel momento in cui si andava allo scontro finale.
A casa nostra, quel pomeriggio del primo gennaio 1912,
pranzammo alle quindici.
Era il pranzo speciale, il piu’ bello dell’anno, quello in
cui con l’abbondanza ci si augura prosperità e felicità.
Pasta e carne erano in grande quantità a tavola, come non
mai in quell’occasione speciale.
Fu veramente un pranzo speciale ed elettrizzante per le
emozioni che andavano crescendo.
Il programma dello spettacolo, pubblicizzato in tutta la
città con un bellissimo manifesto, prevedeva due esibizioni, il primo alle
17,30 e il secondo alle 20.
Tutta la città ne era tappezzata.
Papà disse che dovevamo andare a vedere il primo, per fare
in modo che, rientrando verso le sette e mezza/otto, avesse avuto tempo per
riposare prima della ripresa mattiniera del suo lavoro.
Mangiai di corsa e in men che non si dica, mi misi il
vestito nuovo che avevo avuto per strenna a Natale, forse regalatomi proprio in
previsione di questo evento a cui sapevano, i miei genitori, avrei voluto
enormemente desiderio di partecipare.
In cinque minuti ci portammo verso il teatro Corelli.
Per me era la prima volta che entravo in un teatro così
grande.
Ero stato a vedere l’opera delle marionette in un teatrino ma
questo evento era di tutt’altro spessore.
Ad ogni passo che mi avvicinavo, l’emozione aumentava, come
i battiti del cuore.
L’androne del palazzo Monteleone era pieno, tutte le belle
famiglie di Torre avevano affidato a questo spettacolo, come augurio, la
speranza di un anno scoppiettante.
Tre lire.
Questo il prezzo dei biglietti che mio padre aveva chiesto
di mettere da parte a “don Pasquale”, un addetto alla cassa del teatro, suo
amico e cliente del pastificio dove lavorava.
L’entrata dentro la sala avvenne in un lasso di tempo molto
lungo.
Mi accorsi, dopo, che ogni istante di quel percorso, ogni
metro di quello spazio, lo stavo vivendo come se fossi in un’altra dimensione,
talmente ero impreparato a vivere eventi del genere.
Mi ritrovai, all’improvviso, seduto in mezzo ai miei
genitori in una poltroncina in pelle, imbottita di morbida lana, molto comoda
per la mia tenera età.
Ero eccitatissimo e felice!
Alle diciotto, con mezz’ora di ritardo rispetto al prospetto
del cartellone, uscì un signore con il microfono che dopo il cordiale saluto ai
presenti, annunciò la prima artista della serata.
Era il turno di TRIPOLINA!
Qualche mese prima Giolitti aveva costituito il suo quarto governo
e aveva convinto tutti che, anche noi italiani, avremmo avuto diritto al nostro
“posto al sole” ovvero la conquista di quei paesi che in apparenza sembravano
tanti contenitori da sabbia ma che erano ricchi di petrolio nel sottosuolo.
L’esibizione della giovane cantante iniziò con le note di
“Tripoli bel suol d’amor” e, come in un coro bellissimo, sentì che tutti
sapevano e cantavano a memoria quel motivetto molto di moda.
Dopo il successo di Tripolina, sommersa dagli applausi del
pubblico festante, di nuovo l’incursione del presentatore ci annunciò,
ringraziandoci per il calore, l’arrivo di GEMMA DE BELLYS!
Gemma rappresentava in pieno la descrizione del personaggio
che era stato trascritto per lei sul manifesto: eccentrica!
Si presentò con un abbigliamento maschile che diede adito a
molti commenti da parte del pubblico, specialmente quello intorno a noi e di
cui, meglio di altri, sentivo appieno le loro opinioni.
Solo dopo alcune battute del suo programmato repertorio, si
sfilò i vestiti da uomo, rimanendo in abiti finalmente femminili.
Ancora qualche racconto divertente e, oplà, si liberò del
vestito femminile ritornando ad assumere le sembianze maschili, suscitando
l’ilarità e gli applausi dei presenti che si stavano divertendo un sacco
davanti a questi atteggiamenti.
La parte finale del suo intervento fu ancora piu’ bella.
Al ritmo di un’altra bella canzone riuscì ancora una volta a
sfilarsi il vestito da uomo rimanendo in quello che era la sua naturale
sembianza di donna.
E poi, il colpo finale, la sorpresa a cui nessuno aveva
fatto caso: via la parrucca dai capelli corti neri e fuori un bellissimo stuolo
di capelli biondissimi, di quelli che non avevo mai visto prima e che mi
rimasero impressi nella memoria, per diverso tempo.
La sua uscita dal palco fu un autentico trionfo.
Ma quei capelli color oro saranno stati i suoi oppure era
una ulteriore parrucca della grande Gemma?
Non ebbi il tempo di ripensare alla domanda che un nuovo
intervento del presentatore rendeva noto l’arrivo di un qualcosa di straordinario:
era il turno di MISS FLORA ed il suo trapezio volante!
Vennero alzati alle estremità del palco due pali in legno,
perfettamente di uguale altezza e legati, in alto, da un filo di ferro.
Non riuscivo a capire cosa dovesse accadere fino all’arrivo
di questa donna che definire leggiadra e dir poco.
Al suo ingresso, con un balzo felino, si innalzò
all’estremità di un palo e subito dopo iniziò il suo percorso sul filo di
ferro!
Incredibile!
Era come se camminasse nel vuoto.
Lei era di una grazia e di una eleganza fantastica e quei
passaggi ritmici, accompagnati da un sottile motivo musicale, resero quella
esibizione di una bellezza assoluta.
Era una professionista esemplare, specializzata in un numero
degno della massima attrazione.
Una equilibrista straordinaria che volteggiava sul filo di
ferro con una abilità meravigliosa, facendo evoluzioni sul biciclo, eseguendo,
applauditissima, esercizi sorprendenti.
Quante esclamazioni di sorpresa e meraviglia!
E quanti applausi ricevette Miss Flora alla discesa dal suo
trapezio volante e alla sua uscita trionfale dalla scena!
Sotto ad un altro, toccava a Paul Barnard!
Paul era un signore che si presentò in modo molto serioso.
Non sapevo chi fosse e cosa dovesse rappresentare fino a
quando non iniziò il suo repertorio di barzellette e colmi sui militari e
canzoncine d’epoca a cui aveva cambiato le parole in modo da renderle
l’interpretazione diversa dalle originali, trasformandole in satira divertente.
La sua migliore trasformazione fu la canzone “Marianna”, una
delle piu belle dei nostri tempi, a cui Paul con il suo lavoro di storpiatura
riuscì a rendere il brano ancora piu’ bello ed intonato dell’originale.
In un attimo di pausa mi accorsi che, purtroppo, una delle due
magiche ore stava volgendo al termine.
I miei genitori erano contenti di avermi reso felice quella
sera, li vedevo sorridere nelle loro espressioni.
Ma, alle sette in punto, il clou della serata, l’arrivo di
una donna bellissima, LILLY DORE’E!
Era una artista molto in voga e, solo il suo arrivo, aveva
spinto tanti nostri concittadini a portarsi al Corelli, convinti che il suo
spettacolo avrebbe meritato il prezzo del biglietto.
Lilly era l’autentica stella della serata, l’unica che riusciva
sempre a conquistare il favore del pubblico, ovunque si presentasse.
Lei era deliziosa, tanto elegante e tanto fine, dicitrice
perfetta e delicata, chanteuse graziosissima che sapeva ottenere i migliori
effetti con i mezzi piu’ semplici.
Era contesa dai maggiori teatri nazionali di varietà,
passava da trionfi in trionfi.
Bella, elegantissima nelle svariate toilettes, garbata, era
una vera professionista, esercitava un vero fascino sugli spettatori che
applaudivano ogni suo passaggio, dall’inizio alla fine.
Una delle dive piu’ in voga di inizio Novecento.
La trionfale chiusura del repertorio di Lilly suscitò in me
un pizzico di magone.
Lo spettacolo era terminato!
Era il momento di ritornare a casa e lasciare quel luogo
magico che aveva accolto un ragazzo alla sua prima esperienza teatrale da
spettatore.
Fu un attimo.
Appena distolsi il mio sguardo da quel palco in cui era
stato incollato per oltre due ore, rividi i volti felici dei miei genitori,
anch’essi entusiasti per la bella serata trascorsa.
Il ritorno a casa avvenne con calma.
Camminavo piano, quasi fossi consapevole che l’uscita da
quel teatro avrebbe segnato la fine di quella serata unica, arricchita dalla
presenza dei miei cari.
Era il primo gennaio 1912.
Locandina Corelli 1 gennaio 1912- Proprietà Papa- |
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