giovedì 10 gennaio 2019

1978, 11 gennaio. Tra gli ultimi ad arrendersi, Andrea Racconto.


Foto di Giuseppe Crescitelli

E quel giorno di quarant’anni fa si arrese anche il pastificio Racconto!

Cinquanta operai ricevettero la lettera di licenziamento mentre l’azienda chiuse immediatamente i battenti.

I lavoratori si riunirono all’interno dello stabilimento contestando il provvedimento e rivendicarono la salvaguardia del posto di lavoro.

La chiusura del pastificio Racconto fu un duro colpo per l’intera economia torrese dove un tempo l’arte bianca era una delle attività produttive piu’ fiorenti.

Nella stessa serata venne convocato il consiglio di fabbrica, mentre il sindacato provinciale degli alimentaristi diffuse un comunicato in cui si sosteneva che gli operai erano da quattro mesi in lotta per il rilancio produttivo del pastificio e non avevano ottenuto garanzie né dal proprietario, né dall’amministrazione comunale e neanche dal prefetto per la sopravvivenza dell’azienda.

Le accuse maggiori vennero rivolte alla prefettura rea di aver assunto atteggiamenti provocatori nei confronti dei lavoratori non mantenendo gli impegni precedentemente concordati.

Il documento concludeva con un appello alla cittadinanza a solidarizzare con i cinquanta operai e a far proprie le indicazioni dei sindacati per la salvezza dell’azienda.

Un anno e mezzo dopo Andrea Racconto riuscì a compiere il miracolo.

Furono necessari sacrifici incredibili per cercare di recuperare la clientela che, in verità, era sempre rimasta in contatto con don Andrea.

Soprattutto quella internazionale servì da pilastro per la  ripartenza.

L’incontro piu’ importante con i sindacati.

Don Andrea Racconto riesce a convincerli del suo piano di rilancio, col sacrificio di almeno in cinquanta per cento di decurtazione di manodopera.

Era la soluzione piu’ ovvia che poteva inventarsi, ma anche la piu’ difficile, non avrebbe mai voluto lasciare a casa i suoi operai. 
I sindacati accettarono.

In quella affollata conferenza di fine maggio 1979 confidò grande convinzione della qualità della sua pasta che, lavorata da una macchina francese capace di produrne duecento quintali al giorno, conquistò i presenti, tra cui i rappresentanti delle associazioni commerciali.

Ebbe coraggio don Andrea in questa nuova sfida, qui a Torre Annunziata, in questa città in cui tutto chiudeva e tanti scappavano, lontano dalla guerra di camorra, dalle estorsioni.

Investì tutto quello che aveva in questo nuovo progetto.

Dal giorno della chiusura non aveva pensato ad altro se non come ripartire.

In quel maggio del 1979 aveva ridato una nuova speranza a tanti lavoratori, uno stipendio, un sogno di “vita” normale.

Solo per questo gesto andrebbe ricordato e ringraziato.

Andrea Racconto, un sognatore.

Grazie di cuore a Giuseppe Crescitelli per le informazioni e la collaborazione fornita per la realizzazione di questo post. 



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