Successe all’improvviso, come solo gli incendi sanno essere
cosi, fulminei, violenti e distruttivi.
Erano le quattro del mattino quando si sentirono le prime
voci di allarme lanciate dagli operai che erano lì presenti.
L’allarme generale, invece, venne lanciato da un agente
della finanza che si trovava nei pressi per un giro di sorveglianza.
I primi ad accorrere furono i militi fascisti che cercarono
di fare il possibile ma, non avendo che pochi mezzi a disposizione, non
poterono fare altro che chiedere l’aiuto dei pompieri di Napoli e a quelli
della Regia Marina di Castellammare di Stabia.
La squadra di pronto intervento cittadina, coordinata da
Salvatore Elia, figura carismatica dell’epoca, iniziò immediatamente la prima
battaglia con il fuoco.
Pochi minuti dopo l’allarme partì una squadra di marinai da
Castellammare, con il treno.
Ma l’incendio, alimentato dal vento, assunse vaste
proporzioni.
Si udivano di tratto in tratto, tra il crepitio delle
fiamme, i crolli degli impianti dei vari piani del grande stabilimento.
L’intervento dei pompieri fu lunghissimo e molto esasperante,
solo dopo sei ore di lotta il pauroso incendio fu spento.
Si procedette nelle ore successive alla verifica dei danni.
L’intero mulino rimase completamente distrutto mentre il
pastificio presentava diverse criticità ma, almeno quella parte, si riuscì a
ripristinarla.
La causa venne accertata da un gruppo di esperti dopo
diversi giorni.
Corto circuito.
Quell’incendio al mulino e pastificio Fienga costò la
bellezza di tre milioni di lire!
Una nota a margine: Salvatore Elia, tre mesi dopo questo
intervento, venne insignito del titolo di “Ufficiale”.
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