sabato 5 gennaio 2019

1954, 6 gennaio. La befana arriva ma non ferma a Torre Annunziata!


Una Befana penosissima quella mattina del 1954 per i lavoratori dell’ILVA di Torre Annunziata.

La decisione della direzione nazionale prevedeva il licenziamento di 140 operai nella solo cittadina oplontina.

Si coordinarono in pochi momenti le associazioni di massa, le organizzazioni sindacali ed economiche di categoria, i partiti di ogni fazione.

Tutti si schierarono con i lavoratori colpiti dal mortale annuncio.

I commercianti, quasi tutti, abbassarono le saracinesche in segno di solidarietà.

La direzione dell’ILVA cercò di addolcire la pillola con una vaga promessa di riassunzione dei licenziati nella nuova azienda che stava aprendo i battenti, la DALMINE.

Ma si trattava di un diversivo per mascherare le reali intenzioni: lo smantellamento dell’ILVA, che faceva parte del complesso IRI.

In pochi anni, fino a quel giorno, erano già stati licenziati 800 operai.  

La conferma arrivò con l’ordine di spegnere un forno di marca MATIN e la chiusura di un vecchio treno laminato di cui si aspettava la sostituzione da tempo.

I lavoratori non abboccarono alle promesse per il discorso “assunzione DALMINE”.

Decisero la loro linea: nessun licenziamento all’ILVA mentre per le assunzioni alla DALMINE dovevano essere confermate le quote per i senza lavoro che attendevano da anni il mantenimento degli impegni assunti dal governo democristiano nel corso degli anni, in particolare dall’On. Rubinacci eletto nel locale collegio senatoriale.

Il sindaco Pasquale Monaco assunse all'istante posizione in questa lotta che avrebbe intaccato, ancora una volta, la stabilità sociale.

In quella stessa giornata si svolse una riunione del Comitato cittadino con gli on. Palermo, Caprara, Mazza, Napolitano e D’Ambrosio.

Il Parlamento si pronunciò contri i licenziamenti mentre si iniziò a studiare la riforma dell’IRI.

Al culmine della beffa la notizia che in un convegno della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), in preparazione a Napoli, si sarebbe parlato dell’aumento del consumo dell’Acciaio nell’Italia meridionale.

L’ottimismo delle promesse e la realtà drammatica.

Chi aveva ragione?

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