venerdì 18 gennaio 2019

1968, 19 gennaio- Maria a' Sposa: ecco il documento della Chiesa che accusa!


“Il fanatico culto di “Maria la sposa” è idolatria, offende i principi morali della religione cattolica e pertanto non deve essere più praticato dai fedeli”!

Questo il significato di una notificazione ufficiale della curia, affissa nella giurisdizione della diocesi è particolarmente nel nostro comune, da dove la superstizione si è diffusa in tutta Italia e fuori, attraverso i canali dell'emigrazione stabile e di quella stagionale, nei vari paesi d'Europa.

Il testo del documento, datato da palazzo Donnaregina, residenza degli arcivescovi di Napoli, a firma del Cardinale Ursi e del cancelliere della curia, Mons.Pagano è del 30 dicembre 1967, ma solo nella giornata del 19 gennaio 1968 venne portato a conoscenza dell'opinione pubblica con un manifesto.



Leggiamo assieme il documento:

“Il tribunale ecclesiastico per le cause dei Santi di Napoli-

Premesso che la Chiesa ha sempre inculcato nei fedeli il dovere di innalzare a Dio preghiere e di offrire suffragi per i defunti “affinché vengono assolti dalle loro colpe”;

che Venera i loro resti mortali con candele, incenso, fiori, in occasione della sepoltura perché anche il corpo oltre che l'anima di cristiani, fu rigenerato alla vita divina nel battesimo e divenne membro del corpo di Cristo e fu continuamente santificato dai sacramenti;

che, per alcuni defunti, proclama l’eroicità delle loro virtù soprannaturali e, dopo i segni della loro glorificazione nel cielo- quali sono i miracoli attribuiti alle loro intercessione-, li eleva agli onori degli altari facendogli oggetto di culto pubblico e proponendoli ai fedeli come esempio di vita da imitare e come intercessori presso Dio, ai quali conviene rivolgersi per ottenere protezione e favori celesti;

che, con la stessa sollecitudine, proibisce di prestare il culto a resti mortali di persone ignote e combatte le manifestazioni aberranti.

Preso in attento esame le manifestazioni di culto che molti fedeli di Torre Annunziata rivolgono alla cosiddetta “Maria la sposa”;

considerato che lo scheletro nell'ipogeo della cappella comunale del cimitero di Torre Annunziata non è identificabile con alcuna persona storicamente esistita e conosciuta, di cui si possono esaminare le virtù soprannaturali in grado eroico;

come non sia assolutamente concepibile che Dio operi prodigi attraversi i resti mortali di persona sconosciuta, la quale non può essere proposta all’imitazione dei posteri;

che a norma delle leggi canoniche nessun culto pubblico può essere dato a chicchessia senza l'autorizzazione del Sommo Pontefice;

dichiara che le manifestazioni di culto rivolte allo scheletro rivestito da un velo di sposa nel cimitero di Torre Annunziata sono arbitrarie, superstiziose e pertanto inammissibili.”

Questo la prima parte del testo del documento fatto affiggere tramite manifesto in tutta Torre Annunziata.



Dopo questa decisione del tribunale ecclesiastico, firmata dai canonici della cattedrale, Mons. Salvatore De Angelis e dal giudice delegato Mons. Cinque, la notificazione procede.

Leggiamo insieme la seconda parte del testo:

“Corrado Ursi, Cardinale arcivescovo di Napoli, vista la dichiarazione del tribunale diocesano, decreta che non si può indirizzare alla persona sconosciuta cosiddetta “Maria la sposa”, altro culto di quello consentito per i resti mortali di tutti i fedeli defunti.

 I sacerdoti e tutte le altre persone responsabili si astengono da ogni atto che possa essere inteso come un favorire pseudo-manifestazioni di culto.”

Cha strana storia questa di Maria à sposa!

Lo scheletro di Maria non venne mai sottoposto a perizia.

Per assurdo, potrebbe anche essere quello di un uomo.

Giunse non si sa come e da dove nell’ossario del cimitero di Torre Annunziata, all’inizio del secondo dopoguerra.

Fu rivestito di un abito nunziale e gli furono attribuiti poteri miracolosi, anzi magici, tanto da essere custodito in un’urna di cristallo infrangibile, insegno di voto per “grazia ricevuta”, mentre giungevano continue offerte in denaro, monili e file di pellegrini.

 Nella notte tra il 13 e il 14 maggio 1965, ladri rimasti ignoti rubarono l'intero tesoro che, in pochi mesi, il fanatismo della folla donò in modo piu’ ampio di prima!

La decisione del Cardinale Ursi, nel quadro delle direttive del Concilio per riportare la fede alla sua spirituale purezza, naturalmente scontentò la maggior parte del popolo ormai affezionato a quell’immagine distesa nell’urna nella Cappella del nostro cimitero. 

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