Si chiamava Salvatore Fiorentino, ma per tutti era “Tore ò russ”.
Nato a Napoli il 30 novembre 1929, aveva fin da piccolo seguito le orme del padre in officina in quella lavorazione che sarebbe diventata, oltre che fonte di guadagno e sostentamento per la famiglia, una vera e propria missione.
Il recupero dei tanti metalli che compongono un motore o un elettrodomestico non piu’ funzionante è una lavorazione molto particolare e richiede grande spirito di sacrificio, forza e pazienza, ma soprattutto, tanta fatica.
Doti che non mancavano a “Tore ò russ”.
Armato dei tre attrezzi che servivano a portare a termine la spartizione degli elementi, usava una tecnica che, ormai, aveva affinato nel corso dei decenni.
I suoi strumenti di lavoro erano il martello, lo scalpello e il cacciavite.
E, solo con quelli, riusciva a suddividere le matasse di rame che recuperava dall’interno di un motore, oppure sezionare le viti e rondelle da un fornetto, recuperare la ghisa da un vecchio bollitore o da una piastra.
Non si era mai fermato da quando, fin da piccolo, la sua famiglia si era trasferita a Torre Annunziata.
Negli anni tra il cinquanta e il sessanta era il punto di riferimento dei nostri padri nella realizzazione di uno strumento legato alla loro gioventu': il “carruocciolo”.
Questo veniva realizzato a mano, assemblando due assi di legno e una tavola centrale che faceva da base.
Alla estremità si legava una corda che lavorava come fosse uno sterzo, per frenare si usavano i piedi.
Per far muovere il tutto servivano i famosi cuscinetti.
“Tore u russ” era colui che risolveva il problema per coloro che volevano comprarli a poco prezzo.
Nel corso degli anni la sua “officina” di via Toselli era divenuta una istituzione per la consegna e la raccolta del materiale, in attesa dello sminuzzamento finale.
Non buttava via nulla, tutto veniva smantellato e diviso per poi poter consegnare a chi si sarebbe occupato di dare nuova vita al materiale recuperato.
Alla fine del 2017, all’età di 88 anni, decise di lasciar stare gli attrezzi e di fermarsi per riposare, come desideravano i suoi figli.
La moglie era morta nel 2012.
Probabilmente fu l’ultimo protagonista di un mestiere ormai tramontato, superato dal consumismo e dalla produzione digitale di ormai tanti oggetti comuni che semplificano e facilitano la nostra vita comune.
Un tipo di mondo che non sarebbe piaciuto a Salvatore Fiorentino, appassionato finanche della particolare esalazione del materiale ferroso, amante dei suoi strumenti di lavoro, innamorato della sua missione.
Salvatore Fiorentino, “Tore ò russ”, morì il 16 aprile 2018, solo quattro mesi dopo aver lasciato quel suo particolare mondo, in cui seppe conquistarsi la fiducia e la stima dei torresi anche per una prerogativa riconosciutagli da tutti coloro che lo hanno conosciuto: l’onestà.
Solo con umiltà e tanta fatica ha saputo portare avanti la famiglia onestamente...Grande uomo di cui si perpetra il ricordo...
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