Torre Annunziata 1961
Un anno che non era stato particolarmente turbolento per
Torre Annunziata quel 1961.
Le industrie cittadine iniziavano, e continuavano, ad
assumere personale, in un momento che risulterà decisivo per l’innaturale
espansione economica, sociale e strutturale della città.
I famosi “mostri di cemento” iniziarono a sostituire le
eleganti e rinomate villette di proprietà dei facoltosi commendatori pastai e
notai cittadini, la speculazione edilizio fece scempio di tutto e tutti, in
nome del benessere sociale.
E quando non si abbattevano le villette le casupole venivano
giù da sole, come quel 18 novembre quando in via Roma un mare di cemento crollò
sui poveri corpi di una donna e un bambino, causandone la morte mentre altri
due bimbi furono miracolosamente salvati.
Anche la criminalità mandava i primi segnali di allarme con sparatorie
in piazza, agguati in strada affollate, regolamenti di conti tra contrabbandieri.
Proprio a fine novembre nella zona verso il Corso Vittorio
Emanuele avvenne un duello tra i componenti di due famiglie avversarie a colpi
di pistola dedite al contrabbando, causando un morto e alcuni feriti.
L’abitazione di Cristoforo Malacario era in Corso Vittorio
Emanuele al numero 3.
Famiglia composta da brava gente, educata e rispettata.
Cristoforo Malacario aveva compiuto 19 anni.
Appena trascorsa la mezzanotte iniziarono a sparare botti e
fuochi d’artificio, fuochi assassini che a Torre Annunziata non sono mai
mancati, come dimostrano le decine di vittime che nel corso dei decenni si sono
subite in questa città, distruggendo nell’animo e nel cuore famiglie intere.
Avvenne tutto in pochi secondi.
Appena si affacciò al balcone del secondo piano Cristoforo venne
colpito da una pallottola sparata in aria da qualcuno che pensò di festeggiare
l’arrivo del nuovo anno sparando proiettili con pistole, colpendolo alla testa.
Inutili i tentativi di salvarlo nonostante il trasporto in
ospedale, non ci fu nulla da fare.
Purtroppo nessuno ha pagato per quel delitto, nonostante
siano trascorsi sessanta anni.
Cristoforo non fu l’unico.
Quarantacinque anni dopo, stessa sorte per Giuseppe
Veropalumbo, sempre in quella parte della città abbandonata a sé stessa.
Anche per Giuseppe Veropalumbo nessuno ha pagato per il suo
delitto, nonostante le perizie scientifiche, le indagini perfezionate con
tecniche d’avanguardia, nonostante quattordici anni di interrogazioni.
Niente, nessuno sa niente e ha visto niente.
Oggi come allora.
Omicidi irrisolti.
Credo sia giusto chiamarli così, omicidi, e non con altri
aggettivi che sembrano voler minimizzare eventi che hanno distrutto famiglie
che non meritavano questa crudeltà e che oggi come allora, dai Malacario ai
Veropalumbo, a Carmela Sermino , attendono solo e soltanto giustizia.
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