mercoledì 22 dicembre 2021

ENRICO DE GENNARO- Un Eroe tra le guerre-

 


Il ricordo del Colonnello torrese morto in Russia il 22 dicembre 1942.

 




ARBUZOVKA- Valle della Morte-

“Luogo di morte di Enrico De Gennaro”

 

Enrico Emilio Oreste De Gennaro nacque a Torre Annunziata il 28 gennaio 1895 da Francesco e Italia Libera Carpora, in via del Popolo.

Impegnato nella Prima guerra mondiale nella zona carsica era arruolato dal 1° gennaio 1915 come sottotenente Reggimento Fanteria, a soli vent’anni.

Il 15 novembre 1915, a Bosco Cappuccio, con abilità non comune dirigeva nella notte lavori di approccio verso una trincea nemica procurando numerose perdite ai nemici dopo aver fatto brillare due tubi esplosivi sotto i reticolati avversari.

Ferito nell’eroica azione veniva decorato alla Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Il 16 marzo del 1916 meritava la Croce di Guerra al Valore per aver salvato da morte certa un ufficiale gravemente ferito mentre era accerchiato dai nemici.

In quei giorni di marzo, impegnato sul San Martino, venne premiato con una seconda Medaglia di Bronzo in quanto, nonostante le ferite, controbatteva l’intenso lancio di bombe a mano da parte nemica preparando il contrattacco.

Sempre sul San Martino, il 29 giugno, si distinse in un’azione con impiego di gas asfissianti nella quale rimase anch’egli colpito, meritandosi una terza Medaglia di Bronzo.

Altra Croce di Guerra al Valor Militare gli venne conferita il 9 agosto 1916, mentre ricevette la quarta Medaglia di Bronzo nell’ottobre, sempre del 1916, per essersi spontaneamente offerto di guidare una pattuglia in territorio nemico.

Promosso Tenente l’11 marzo del 1917, venne catturato da numerosi nemici sul Faiti dopo una fiera resistenza, meritandosi la quinta Medaglia al Valore.

La liberazione dalla prigionia nemica avvenne il 9 novembre 1918, mentre a settembre del 1919 venne promosso Capitano e inviato in Albania dove rimase per circa un anno.

Rientrato nella sua Torre Annunziata impalmò la mano della giovane Matilde Bonifacio.

Dal matrimonio, ufficiato il 18 aprile 1920, la conseguente grande gioia con la nascita del figlioletto Francesco avvenuta il 13 gennaio 1921.

La carriera militare impose i suoi tempi e dopo pochi mesi ritornò nelle zone di guerra.

Nel 1923 venne inviato nel corpo di occupazione di Corfù a difesa degli interessi italiani nell’isola.

Nel 1934 iniziò la sua partecipazione alla campagna etiopica dove meritava la Medaglia d’Argento perché il 9 maggio del 1936, al comando di un Battaglione CC.NN., si impegnò brillantemente nell’azione di Gomar- Birgot, destreggiandosi valorosamente tra insidiosi nuclei avversari.

Alla testa del suo battaglione entrò per primo a Dire Daua, impadronendosi dell’obiettivo nonostante la presenza di oltre 1500 nemici armati, disarmando la popolazione e ristabilendo l’ordine.

Promosso a Tenente Colonnello il 25 settembre 1937, nel 1938 venne inserito al Comando del Dipartimento Marittimo dello Jonio e del Basso Adriatico.

 

La grande personalità era il punto di forza della sua organizzazione, sempre presente nei punti più esposti, sprezzante del pericolo, con la giusta valutazione delle situazioni, rapido e pronto nelle decisioni.

Nel 1942 venne insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia.

Ufficiale quotatissimo dai suoi superiori per la sua competenza, per la sua fede, per il suo valore, venne promosso Colonnello il 28 marzo 1942.

In quell’anno partì per il fronte russo per guidare le truppe italiane ivi impiegate.

Il Colonnello Enrico De Gennaro venne assegnato al comando dell’82° Reggimento Fucilieri.

In questi giorni ricorre il 79° anniversario del tragico ripiegamento delle truppe italiane dell’Armir nei territori dell’ex Unione Sovietica.

La battaglia di rottura, avvenuta dall’11 al 16 dicembre del 1942 nel settore tenuto da reparti tedeschi e C.N., dalle divisioni Ravenna e Cosseria, diede inizio alla seconda battaglia difensiva del Don, di cui furono tragiche protagoniste le divisioni di fanteria italiane.
La penetrazione delle truppe corazzate russe nelle linee italo-tedesche a partire dal 17 dicembre, chiusero le divisioni italiane in una immensa sacca, obbligandole ad un tardivo ripiegamento in data 19 dicembre.

Fra queste, i resti delle divisioni Ravenna e Cosseria, le divisioni Torino e Pasubio e reparti della Celere, sostenuti dalla 298^ divisione germanica e dai pochi carri armati del gruppo Hoffmann, riuscirono a rientrare entro le linee italo-tedesche solo il 17 gennaio 1943.

Furono assediate una prima volta ad Arbuzovka, dal 21al 23 dicembre, dove vennero decimate.

Alle ore 12 del 22 dicembre, in pieno assedio di mortai e cannoni, i comandanti dei reggimenti si riunirono su una piccola altura non lontana dal comando, per studiare la situazione e riordinare i reparti, ma una granata di mortaio da 120 mm colpì la zona.

Il comandante dell’82° reggimento Enrico De Gennaro morì alcuni minuti dopo per via di un profondo taglio alla testa.

La bandiera dell’82° reggimento fu sepolta col suo comandante, sotto la giacca.

La tomba di De Gennaro non è mai stata individuata.

I morti furono migliaia.

Da allora quella zona venne chiamata “La Valle della Morte”.

La motivazione con cui fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare all’82° Reggimento cita testualmente (decreto 31 dicembre 1947):

“…sopraggiunto il duro inverno russo e con esso una poderosa offensiva dell’avversario a largo raggio, l’82º Reggimento Fanteria, gareggiando per disciplina e tenacia con gli altri reparti della Divisione, ripiegava, secondo gli ordini ricevuti, su una seconda linea prestabilita e, giunto poi l’ordine di un ripiegamento generale, si distingueva per resistenza ed eroismo nel sostenere e respingere più volte il poderoso urto nemico. Accerchiato una prima volta ad Arbusow, riusciva a rompere l’anello dell’assedio dopo due giorni di accanita lotta e a raggiungere con epica, ininterrotta marcia durata oltre trentasei ore, a digiuno e fra i mortali tormenti di una temperatura polare, un altro più arretrato caposaldo contro cui, nuovamente accerchiato, teneva fronte al nemico per ben ventiquattro giorni. Rotto infine anche questo secondo assedio, con altra eroica marcia, perduti ormai complessivamente il 90% dei propri effettivi, riusciva a ricongiungersi coi resti della propria armata. La gloriosa, lacera Bandiera, nascosta sul petto dell’eroico comandante ferito a morte, veniva con lui sepolta sotto la desolata steppa nevosa senza cassa e senza nome come il seme che dovrà risorgere in fiore e in frutto al buon sole estivo”.

Agli inizi del dicembre 1942 ad Enrico De Gennaro gli era stata concessa una licenza per la morte della moglie Matilde Bonifacio ma rifiutò la licenza per non abbandonare il campo della lotta e i suoi uomini.   

Il 66º Reggimento fanteria aeromobile "Trieste", l'unico reparto di fanteria aeromobile dell'Esercito Italiano, ha sede a Forlì, nella Caserma che reca il nome del comandante valoroso nativo di Torre Annunziata, “Col. Enrico De Gennaro”.

 

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