Il ricordo del Colonnello torrese morto in
Russia il 22 dicembre 1942.
ARBUZOVKA- Valle della Morte-
“Luogo di morte di Enrico De Gennaro”
Enrico Emilio Oreste De
Gennaro nacque a Torre Annunziata il 28 gennaio 1895 da Francesco e Italia
Libera Carpora, in via del Popolo.
Impegnato nella Prima
guerra mondiale nella zona carsica era arruolato dal 1° gennaio 1915 come
sottotenente Reggimento Fanteria, a soli vent’anni.
Il 15 novembre 1915, a
Bosco Cappuccio, con abilità non comune dirigeva nella notte lavori di
approccio verso una trincea nemica procurando numerose perdite ai nemici dopo
aver fatto brillare due tubi esplosivi sotto i reticolati avversari.
Ferito nell’eroica
azione veniva decorato alla Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Il 16 marzo del 1916
meritava la Croce di Guerra al Valore per aver salvato da morte certa un
ufficiale gravemente ferito mentre era accerchiato dai nemici.
In quei giorni di
marzo, impegnato sul San Martino, venne premiato con una seconda Medaglia di
Bronzo in quanto, nonostante le ferite, controbatteva l’intenso lancio di bombe
a mano da parte nemica preparando il contrattacco.
Sempre sul San
Martino, il 29 giugno, si distinse in un’azione con impiego di gas asfissianti
nella quale rimase anch’egli colpito, meritandosi una terza Medaglia di Bronzo.
Altra Croce di Guerra
al Valor Militare gli venne conferita il 9 agosto 1916, mentre ricevette la
quarta Medaglia di Bronzo nell’ottobre, sempre del 1916, per essersi
spontaneamente offerto di guidare una pattuglia in territorio nemico.
Promosso Tenente l’11
marzo del 1917, venne catturato da numerosi nemici sul Faiti dopo una fiera
resistenza, meritandosi la quinta Medaglia al Valore.
La liberazione dalla
prigionia nemica avvenne il 9 novembre 1918, mentre a settembre del 1919 venne
promosso Capitano e inviato in Albania dove rimase per circa un anno.
Rientrato nella sua
Torre Annunziata impalmò la mano della giovane Matilde Bonifacio.
Dal matrimonio,
ufficiato il 18 aprile 1920, la conseguente grande gioia con la nascita del
figlioletto Francesco avvenuta il 13 gennaio 1921.
La carriera militare
impose i suoi tempi e dopo pochi mesi ritornò nelle zone di guerra.
Nel 1923 venne inviato
nel corpo di occupazione di Corfù a difesa degli interessi italiani nell’isola.
Nel 1934 iniziò la sua
partecipazione alla campagna etiopica dove meritava la Medaglia d’Argento
perché il 9 maggio del 1936, al comando di un Battaglione CC.NN., si impegnò
brillantemente nell’azione di Gomar- Birgot, destreggiandosi valorosamente tra
insidiosi nuclei avversari.
Alla testa del suo
battaglione entrò per primo a Dire Daua, impadronendosi dell’obiettivo
nonostante la presenza di oltre 1500 nemici armati, disarmando la popolazione e
ristabilendo l’ordine.
Promosso a Tenente
Colonnello il 25 settembre 1937, nel 1938 venne inserito al Comando del
Dipartimento Marittimo dello Jonio e del Basso Adriatico.
La grande personalità
era il punto di forza della sua organizzazione, sempre presente nei punti più
esposti, sprezzante del pericolo, con la giusta valutazione delle situazioni,
rapido e pronto nelle decisioni.
Nel 1942 venne
insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e
della Corona d’Italia.
Ufficiale quotatissimo
dai suoi superiori per la sua competenza, per la sua fede, per il suo valore,
venne promosso Colonnello il 28 marzo 1942.
In quell’anno partì
per il fronte russo per guidare le truppe italiane ivi impiegate.
Il Colonnello Enrico
De Gennaro venne assegnato al comando dell’82° Reggimento Fucilieri.
In questi giorni
ricorre il 79° anniversario del tragico ripiegamento delle truppe italiane
dell’Armir nei territori dell’ex Unione Sovietica.
La battaglia di
rottura, avvenuta dall’11 al 16 dicembre del 1942 nel settore tenuto da reparti
tedeschi e C.N., dalle divisioni Ravenna e Cosseria, diede inizio alla seconda
battaglia difensiva del Don, di cui furono tragiche protagoniste le divisioni
di fanteria italiane.
La penetrazione delle truppe corazzate russe nelle linee italo-tedesche a
partire dal 17 dicembre, chiusero le divisioni italiane in una immensa sacca,
obbligandole ad un tardivo ripiegamento in data 19 dicembre.
Fra queste, i resti
delle divisioni Ravenna e Cosseria, le divisioni Torino e Pasubio e reparti
della Celere, sostenuti dalla 298^ divisione germanica e dai pochi carri armati
del gruppo Hoffmann, riuscirono a rientrare entro le linee italo-tedesche solo
il 17 gennaio 1943.
Furono assediate una
prima volta ad Arbuzovka, dal 21al 23 dicembre, dove vennero decimate.
Alle ore 12 del 22
dicembre, in pieno assedio di mortai e cannoni, i comandanti dei reggimenti si
riunirono su una piccola altura non lontana dal comando, per studiare la
situazione e riordinare i reparti, ma una granata di mortaio da 120 mm colpì la
zona.
Il comandante dell’82°
reggimento Enrico De Gennaro morì alcuni minuti dopo per via di un profondo
taglio alla testa.
La bandiera dell’82°
reggimento fu sepolta col suo comandante, sotto la giacca.
La tomba di De Gennaro
non è mai stata individuata.
I morti furono
migliaia.
Da allora quella zona venne
chiamata “La Valle della Morte”.
La motivazione con cui
fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare all’82° Reggimento cita
testualmente (decreto 31 dicembre 1947):
“…sopraggiunto il duro
inverno russo e con esso una poderosa offensiva dell’avversario a largo raggio,
l’82º Reggimento Fanteria, gareggiando per disciplina e tenacia con gli altri
reparti della Divisione, ripiegava, secondo gli ordini ricevuti, su una seconda
linea prestabilita e, giunto poi l’ordine di un ripiegamento generale, si distingueva
per resistenza ed eroismo nel sostenere e respingere più volte il poderoso urto
nemico. Accerchiato una prima volta ad Arbusow, riusciva a rompere l’anello
dell’assedio dopo due giorni di accanita lotta e a raggiungere con epica,
ininterrotta marcia durata oltre trentasei ore, a digiuno e fra i mortali
tormenti di una temperatura polare, un altro più arretrato caposaldo contro
cui, nuovamente accerchiato, teneva fronte al nemico per ben ventiquattro
giorni. Rotto infine anche questo secondo assedio, con altra eroica marcia,
perduti ormai complessivamente il 90% dei propri effettivi, riusciva a
ricongiungersi coi resti della propria armata. La gloriosa, lacera Bandiera,
nascosta sul petto dell’eroico comandante ferito a morte, veniva con lui
sepolta sotto la desolata steppa nevosa senza cassa e senza nome come il seme
che dovrà risorgere in fiore e in frutto al buon sole estivo”.
Agli inizi del
dicembre 1942 ad Enrico De Gennaro gli era stata concessa una licenza per la
morte della moglie Matilde Bonifacio ma rifiutò la licenza per non abbandonare
il campo della lotta e i suoi uomini.
Il 66º Reggimento
fanteria aeromobile "Trieste", l'unico reparto di fanteria aeromobile
dell'Esercito Italiano, ha sede a Forlì, nella Caserma che reca il nome del
comandante valoroso nativo di Torre Annunziata, “Col. Enrico De Gennaro”.
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