Oggi, 11 luglio 2025, ricorrono cent’anni dalla nascita di Tommaso D’Ambrosio, artista autentico, educatore appassionato, e anima profondamente legata alla sua città natale: Torre Annunziata. Un secolo esatto da quel giorno in cui, all’ombra del Vesuvio, veniva alla luce colui che sarebbe diventato un punto di riferimento per l’arte impressionista partenopea del Novecento.
D’Ambrosio è stato molto più di un semplice pittore. La sua vita è stata un intreccio di colori, emozioni, dedizione e silenziosa coerenza. Chi lo ha conosciuto ricorda la sua umiltà, la sua generosità, e quella capacità rara di vedere poesia nelle cose semplici: nei vicoli vissuti, nel mare che si muove lento, nei volti della gente comune.
Ha portato la luce di Torre Annunziata nei suoi quadri, ovunque andasse: anche quando, per motivi di lavoro, si trasferì a Roma, la sua città restava la bussola invisibile delle sue scelte, dei suoi racconti e dei suoi ricordi più vivi.
Eppure, oggi, in questa data tanto significativa, sembra che la memoria collettiva abbia voltato lo sguardo altrove. Nessuna iniziativa pubblica, nessun omaggio ufficiale, nessuna parola spesa da chi avrebbe potuto – e dovuto – ricordare.
Un’assenza che pesa. Perché dimenticare chi ha seminato bellezza è una colpa silenziosa, ma grave.
D’Ambrosio non era uno che cercava applausi: preferiva il silenzio delle sue tele, il contatto diretto con i suoi allievi, la compagnia di chi condivideva con lui l’amore per l’arte vera. Ma il rispetto per la sua figura non dovrebbe esaurirsi nei ricordi privati, né restare confinato in qualche dipinto appeso in una sala comunale.
Il centenario della sua nascita avrebbe meritato una mostra, una cerimonia, un gesto simbolico, anche piccolo, ma sentito.
Torre Annunziata ha avuto in lui un figlio devoto e generoso, un uomo che ha restituito alla città più di quanto abbia mai chiesto. Oggi, forse, il modo più sincero per onorarlo è proprio questo: ricordarlo noi, cittadini, con le parole, con la memoria, con le immagini dei suoi quadri che ancora sanno parlare. Perché la vera arte non muore, ma aspetta solo che qualcuno la ascolti.
Nel tempo in cui tutto sembra correre veloce e superficiale, fermarsi a rendere omaggio a una figura come Tommaso D’Ambrosio non è solo un gesto di civiltà: è un dovere morale verso la nostra storia, verso la nostra identità.
Che questo messaggio possa servire, almeno oggi, a riaccendere una luce là dove l’oblio stava per prendere il sopravvento.
A cento anni dalla sua nascita, Maestro, Torre Annunziata – almeno una parte di essa – non ti dimentica.
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