Settanta.
Tanti sono gli anni trascorsi dal giorno piu' terribile che Torre Annunziata ricordi nella sua millenaria storia.
21 Gennaio 1946, la data esatta, il giorno della morte.
Fiumi di parole si sono scritte su questa tragedia, "l'esplosione dei carri", anche noi avevamo già postato nel 2011.
http://goo.gl/wBPKBR
http://goo.gl/8pdhD4
Non vogliamo aggiungere altro a quello che si è già detto e scritto in questi settant'anni.
Il nostro pensiero, rivolto alle persone che trovarono la morte quel giorno, non può non comprendere tutta quella parte di popolazione che subì, allora e nel corso degli anni successivi, le tremende conseguenze, di tutti i generi.
Quello che possiamo fare, che dobbiamo fare, è ricordare e tramandare ai nostri figli questa tragedia, figlia di una guerra, un'altra tra le tante, per onorare la memoria di quelle cinquantaquattro vittime torresi che persero la vita per una tragica fatalità o per un errore umano, questo non lo sapremo mai con certezza.
L'articolo che riproduciamo integralmente, come nostro solito, è stato scritto da Carlo Malandrino sulla Voce della Provincia.
Egli è uno dei fortunati sopravvissuti quella maledetta sera, salvato dal destino per una improvvisa coincidenza, come racconta lui stesso nell'emozionante e terribile articolo.
Venne scritto nel 1976, in occasione del trentennale della ricorrenza, e le sue parole, specie nella parte finale , sono, spaventosamente, ancora attuali quarant'anni dopo questo scritto.
" Una banale coincidenza mi fece allontanare dieci minuti prima dal luogo ove avrei trovato l'inevitabile morte tra le macerie e le rovine.
Erano le sei di sera del 21 gennaio 1946 , con una moto raggiunsi un'altura della contrada Leopardi, mentre insieme a me giunse l'eco della prima formidabile esplosione.
Poi seguirono le altre; la quarta, l'ultima, fu la piu' terrificante.
Solo al ritorno mi resi conto della tragedia che aveva sconvolto la città e , nel contemplo, della fatalità che mi aveva salvato la vita.
Gente che fuggiva impaurita, senza neanche sapere dove, auto che trasportavano feriti, pianti di donne, incrociarsi di nomi chiamati ad alta voce: questo fu il raccapricciante scenario che ritrovai nelle strade buie ed ingombre di macerie, calcinacci, rottami di vetro, illuminate appena, qua e là, da torce di carta improvvisate dai fuggiaschi.
Nella sciagura la fortuna: solo quattro dei venti vagoni che componevano un treno carico di munizioni alleate, in sosta nella stazione marittima di Torre, esplosero nel giro di qualche ora.
Le illazioni furono molte, ma la verità non si è mai conosciuta e mai è stato possibile stabilire le cause delle deflagrazioni.
Solo con le prime luci dell'alba del giorno successivo emerse, in tutto il suo aspetto, l'entità del grave disastro che causò la morte di cinquantadue (*) persone e centinaia di feriti.
Tutta la zona compresa tra la via Castello ed il porto, formante il nucleo piu' antico di Torre Annunziata, abitata prevalentemente da pescatori, fu tutta rasa al suolo.
Ma la rimanente parte della città non rimase indenne: molte altre case crollate, altre fortemente danneggiate e ovunque infissi scardinati e vetri rotti.
I lavori di rimozione delle macerie durarono diversi giorni con la vana speranza di ritrovare i corpi sepolti ancora in vita, mentre sui volti dei familiari, che si stringevano intorno agli sterratori, l'ansia, di ora in ora, si smorzava nel dolore.
Lo " scoppio del 21 gennaio "- con questa denominazione è passato nella storia delle tante tragedie che hanno afflitto questa città- è stato l'ultimo atto di una guerra atroce, duramente combattuta sui fronti e altrettanto duramente nel paese.
Fu l'epilogo inatteso, alquanto lontano nel tempo dagli echi delle ultime cannonate e degli ultimi bombardamenti, che venne a turbare un clima di serenità faticosamente ritrovato, anche se fatto soltanto di un pezzo di pane finalmente bianco, di una scatoletta di carne e di una frenetica circolazione di am-lire (**) , dopo anni di sofferenze e sacrifici.
Da allora ad oggi sono passati trent'anni: coloro che aspettavano fiduciosi la ricostruzione di quelle modeste case nelle quali avevano abitato da generazioni, sono, in gran parte, morti, e gli altri, i superstiti, ormai sono già passati dalla fase della speranza a quella della rassegnazione.
Oggi si celebra il trentennale su quelle rovine che rappresentano tante ferite della nostra terra ancora sanguinanti, anche se rimarginate nel ricordo, ma vogliamo sperare che altri, dopo di noi, non saranno costretti a celebrazioni (magari il cinquantenario e poi il centenario) sugli stessi ruderi!"
(*) Le vittime furono cinquantaquattro.
(**) Am-lire -
L'Am-lira ovvero Allied Military Currency è stata la valuta che l' AMGOT mise in circolazione in Italia dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto nella notte tra il 9 e 10 luglio del 1943. Il valore era di 100 "am-lire" per un dollaro degli Stati Uniti. Totalmente intercambiabile con la normale lira italiana per decisione militare, contribuì alla pesante inflazione che colpì l'Italia verso la fine della Seconda guerra mondiale.
*** Grazie a Pasquale D'Amelio per la disponibilità.***
Tanti sono gli anni trascorsi dal giorno piu' terribile che Torre Annunziata ricordi nella sua millenaria storia.
21 Gennaio 1946, la data esatta, il giorno della morte.
Fiumi di parole si sono scritte su questa tragedia, "l'esplosione dei carri", anche noi avevamo già postato nel 2011.
http://goo.gl/wBPKBR
http://goo.gl/8pdhD4
Non vogliamo aggiungere altro a quello che si è già detto e scritto in questi settant'anni.
Il nostro pensiero, rivolto alle persone che trovarono la morte quel giorno, non può non comprendere tutta quella parte di popolazione che subì, allora e nel corso degli anni successivi, le tremende conseguenze, di tutti i generi.
Quello che possiamo fare, che dobbiamo fare, è ricordare e tramandare ai nostri figli questa tragedia, figlia di una guerra, un'altra tra le tante, per onorare la memoria di quelle cinquantaquattro vittime torresi che persero la vita per una tragica fatalità o per un errore umano, questo non lo sapremo mai con certezza.
L'articolo che riproduciamo integralmente, come nostro solito, è stato scritto da Carlo Malandrino sulla Voce della Provincia.
Egli è uno dei fortunati sopravvissuti quella maledetta sera, salvato dal destino per una improvvisa coincidenza, come racconta lui stesso nell'emozionante e terribile articolo.
Venne scritto nel 1976, in occasione del trentennale della ricorrenza, e le sue parole, specie nella parte finale , sono, spaventosamente, ancora attuali quarant'anni dopo questo scritto.
" Una banale coincidenza mi fece allontanare dieci minuti prima dal luogo ove avrei trovato l'inevitabile morte tra le macerie e le rovine.
Erano le sei di sera del 21 gennaio 1946 , con una moto raggiunsi un'altura della contrada Leopardi, mentre insieme a me giunse l'eco della prima formidabile esplosione.
Poi seguirono le altre; la quarta, l'ultima, fu la piu' terrificante.
Solo al ritorno mi resi conto della tragedia che aveva sconvolto la città e , nel contemplo, della fatalità che mi aveva salvato la vita.
Gente che fuggiva impaurita, senza neanche sapere dove, auto che trasportavano feriti, pianti di donne, incrociarsi di nomi chiamati ad alta voce: questo fu il raccapricciante scenario che ritrovai nelle strade buie ed ingombre di macerie, calcinacci, rottami di vetro, illuminate appena, qua e là, da torce di carta improvvisate dai fuggiaschi.
Nella sciagura la fortuna: solo quattro dei venti vagoni che componevano un treno carico di munizioni alleate, in sosta nella stazione marittima di Torre, esplosero nel giro di qualche ora.
Le illazioni furono molte, ma la verità non si è mai conosciuta e mai è stato possibile stabilire le cause delle deflagrazioni.
Solo con le prime luci dell'alba del giorno successivo emerse, in tutto il suo aspetto, l'entità del grave disastro che causò la morte di cinquantadue (*) persone e centinaia di feriti.
Tutta la zona compresa tra la via Castello ed il porto, formante il nucleo piu' antico di Torre Annunziata, abitata prevalentemente da pescatori, fu tutta rasa al suolo.
Ma la rimanente parte della città non rimase indenne: molte altre case crollate, altre fortemente danneggiate e ovunque infissi scardinati e vetri rotti.
I lavori di rimozione delle macerie durarono diversi giorni con la vana speranza di ritrovare i corpi sepolti ancora in vita, mentre sui volti dei familiari, che si stringevano intorno agli sterratori, l'ansia, di ora in ora, si smorzava nel dolore.
Lo " scoppio del 21 gennaio "- con questa denominazione è passato nella storia delle tante tragedie che hanno afflitto questa città- è stato l'ultimo atto di una guerra atroce, duramente combattuta sui fronti e altrettanto duramente nel paese.
Fu l'epilogo inatteso, alquanto lontano nel tempo dagli echi delle ultime cannonate e degli ultimi bombardamenti, che venne a turbare un clima di serenità faticosamente ritrovato, anche se fatto soltanto di un pezzo di pane finalmente bianco, di una scatoletta di carne e di una frenetica circolazione di am-lire (**) , dopo anni di sofferenze e sacrifici.
Da allora ad oggi sono passati trent'anni: coloro che aspettavano fiduciosi la ricostruzione di quelle modeste case nelle quali avevano abitato da generazioni, sono, in gran parte, morti, e gli altri, i superstiti, ormai sono già passati dalla fase della speranza a quella della rassegnazione.
Oggi si celebra il trentennale su quelle rovine che rappresentano tante ferite della nostra terra ancora sanguinanti, anche se rimarginate nel ricordo, ma vogliamo sperare che altri, dopo di noi, non saranno costretti a celebrazioni (magari il cinquantenario e poi il centenario) sugli stessi ruderi!"
(*) Le vittime furono cinquantaquattro.
(**) Am-lire -
L'Am-lira ovvero Allied Military Currency è stata la valuta che l' AMGOT mise in circolazione in Italia dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto nella notte tra il 9 e 10 luglio del 1943. Il valore era di 100 "am-lire" per un dollaro degli Stati Uniti. Totalmente intercambiabile con la normale lira italiana per decisione militare, contribuì alla pesante inflazione che colpì l'Italia verso la fine della Seconda guerra mondiale.
*** Grazie a Pasquale D'Amelio per la disponibilità.***
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