domenica 28 settembre 2025

Michele Mistretta, lo scalpellino d’oro di Torre Annunziata-



                          MICHELE MISTRETTA

        

       -per gentile concessione Carmela               Mistretta-




Ci sono uomini che, con il loro lavoro silenzioso e instancabile, hanno lasciato un segno profondo nella vita di una comunità.

Tra questi c’è Michele Mistretta, conosciuto a Torre Annunziata come “lo scalpellino d’oro”, maestro del marmo e artigiano di straordinaria bravura, la cui memoria oggi rivive grazie ai racconti dei figli e di chi lo ha conosciuto.


Le origini


Michele Mistretta nacque a Torre Annunziata il 10 luglio 1913, in via Paolo Boselli n. 9, da Gaetano Mistretta e Carmela Servillo. Fin da bambino dovette fare i conti con le difficoltà di una famiglia numerosa: lasciò la scuola a soli otto anni per contribuire al sostentamento della casa, lavorando accanto alla madre, che faceva la fruttivendola.


Il mestiere di marmista


Dopo aver appreso l’arte presso la ditta di Don Alfonso Esposito, all’incrocio tra la la vecchia Standa e la tabaccheria di Secondo Rossi, Michele iniziò a distinguersi per abilità e precisione. Negli anni ’60 decise di mettersi in proprio, lavorando stabilmente al cimitero di Torre Annunziata, dove firmò opere che ancora oggi testimoniano la sua maestria.


Fu autore di numerosi lavori di pregio: tra questi il sarcofago di don Pasqualino Dati nella chiesa della congrega del Rosario, con la cornice scolpita a merletto che si trova a destra delle scale che conducono alla chiesa. 




              

             SARCOFAGO DI DON PASQUALINO DATI


-per gentile concessione Carmela                                  Mistretta-



Contribuì anche all’ampliamento della congregazione del Rosario, guidata dal fratello Vincenzo, che ne fu priore.


Il ricordo di Aurelio Spera


Il nome di Michele è legato anche alla memoria di Aurelio Spera, alpinista di Torre Annunziata morto nell’agosto del 1956 sul Cervino. 

I ricordi di Carmela e Gaetano, figli di Michele Mistretta, ci riportano a quegli anni di dolore per la famiglia Spera e alle domeniche in cui andavano con il padre al cimitero e lui si fermava a parlare con il professor Spera, papà di Aurelio. Michele realizzò per il giovane alpinista perito sul Cervino, la lapide commemorativa, caratterizzata dalle lettere collocate con i perni anziché incollate, oltre a un tempietto funerario, il cui frontespizio era retto da colonne che rappresentavano i figli del professore. Una di queste colonne era spezzata, a simboleggiare la vita interrotta di Aurelio: un dettaglio simbolico che fu molto apprezzato dal professor Spera e che ancora oggi colpisce per sensibilità e profondità artistica.


Riconoscimenti e premi


La sua arte e il suo lavoro non passarono inosservati. Negli anni ’60, la Pro Loco di Torre Annunziata lo premiò con un attestato e una coppa, oggi conservati con orgoglio dai figli. Fu un riconoscimento semplice, ma significativo per un uomo che aveva fatto del lavoro la sua vita.


L’uomo oltre l’artigiano


Il 16 ottobre 1947 Michele sposò Teresa Vincenza Longobardi, compagna fedele di una vita. Era un uomo che sapeva unire passione e dedizione al mestiere con la cura della famiglia.

Carmela conserva nel cuore e ci regala un altro ricordo dolcissimo: nel 1967, quando le donne non pagavano l’ingresso allo stadio, il padre la portava, insieme a una cugina, a vedere le partite del Savoia allo stadio. Erano tra le pochissime donne presenti sugli spalti, in un ambiente ancora tutto maschile, e quello divenne un piccolo rito domenicale che rimase impresso per sempre nella memoria della figlia.







MATRIMONIO DI CARMELA MISTRETTA CON A FIANCO MAMMA TERESA E PAPA' MICHELE


-per gentile concessione Carmela                                  Mistretta-



Gli ultimi anni


Michele Mistretta si spense nel 1986, il giorno prima di compiere 73 anni. La sua morte segnò l’inizio di un periodo di grande dolore per la famiglia: dopo una decina di giorni morì il fratello Pietro e, a distanza di 54 giorni, anche l’altro fratello Vincenzo.


Un’eredità che resta


Il ricordo di Michele Mistretta è quello di un uomo che, con umiltà e determinazione, ha trasformato il marmo in opere d’arte, lasciando un segno nella storia artigiana di Torre Annunziata. 


La sua vita racconta l’essenza di un’epoca in cui i “mesterianti” – artigiani appassionati e infaticabili – costituivano la spina dorsale della comunità.


Ricordarlo oggi significa non solo rendere omaggio alla sua memoria, ma anche a tutti quei lavoratori che, con talento e sacrificio, hanno dato dignità e bellezza alla nostra città.


* Grazie a Carmela e Gaetano Mistretta per aver collaborato alla produzione di questo ricordo del loro caro genitore.


giovedì 25 settembre 2025

Cesira Izzo — L'artista sul palcoscenico dei ricordi




Nata a Torre Annunziata il 26 settembre 1955 da Raffaele e Clorinda, Cesira Maria Anna Izzo porta nel sangue il ritmo delle parole e la luce dei palchi. 

Giovanissima, fece i primi passi nello studio — prima all’istituto di Madre Remigia, poi al Benedetto Croce — e da lì che la sua spontaneità prese forma, trasformandosi in arte semplice e vera.

La sua prima apparizione fu quasi una comparsa in “Natale in casa Cupiello” di Eduardo, presentato dal gruppo parrocchiale: un piccolo ruolo che già lasciava intravedere una grazia naturale. 

Presto arrivano parti più importanti: il pubblico torrese di allora la ricorda nelle vesti di Rosalia nel successo  di “Filumena Marturano”, diretta da Peppe Abate — una prova che le vale riconoscimenti (viene premiata con il Premio Lista nella sezione attori non protagonisti) e l’acclamazione degli amici di palcoscenico.  

Cesira dimostra versatilità: da Scarpetta a Eduardo De Filippo, da O’Neill a Paola Riccora, si cimenta con impegni diversi, sempre con serietà e talento. Non è soltanto un’interprete: è anche voce radiofonica in alcune trasmissioni locali, esperienza dalla quale si allontana per motivi di lavoro, ma che lascia tracce nella memoria di chi ascolta e, oggi, racconta.

La tragedia spezza tutto troppo presto: quando, da sposata, si trasferisce a Roma e tornava a Torre per visitare la sua terra d’origine, la sua vita si stronca in un incidente stradale  il 28 novembre 1982.

La comunità teatrale torrese, privata di una giovane promessa, sente quel vuoto come una ferita aperta.

Per ricordarla venne istituito dalle personalità del teatro amatoriale il premio “Tassello D’Autore”, dedicato agli attori non protagonisti, a sottolineare l’importanza di chi, pur non essendo al centro, dà anima e sostanza allo spettacolo. 

Oggi Cesira resta viva nei ricordi: nelle foto di scena, negli applausi di allora, nelle chiacchiere della sala prove. Il suo nome - citato fra le ragazze e i ragazzi che hanno animato il teatro amatoriale - continua a parlare a chi crede che l’arte sia ancora patrimonio di comunità e memoria.  


Eduardo Ammendola, il cittadino che insegna il rispetto

Ci sono gesti che diventano simbolo, ci sono persone che con la loro presenza quotidiana cambiano il volto di una città. Eduardo Ammendola è...