Nata a Torre Annunziata il 26 settembre 1955 da Raffaele e Clorinda, Cesira Maria Anna Izzo porta nel sangue il ritmo delle parole e la luce dei palchi.
Giovanissima, fece i primi passi nello studio — prima all’istituto di Madre Remigia, poi al Benedetto Croce — e da lì che la sua spontaneità prese forma, trasformandosi in arte semplice e vera.
La sua prima apparizione fu quasi una comparsa in “Natale in casa Cupiello” di Eduardo, presentato dal gruppo parrocchiale: un piccolo ruolo che già lasciava intravedere una grazia naturale.
Presto arrivano parti più importanti: il pubblico torrese di allora la ricorda nelle vesti di Rosalia nel successo di “Filumena Marturano”, diretta da Peppe Abate — una prova che le vale riconoscimenti (viene premiata con il Premio Lista nella sezione attori non protagonisti) e l’acclamazione degli amici di palcoscenico.
Cesira dimostra versatilità: da Scarpetta a Eduardo De Filippo, da O’Neill a Paola Riccora, si cimenta con impegni diversi, sempre con serietà e talento. Non è soltanto un’interprete: è anche voce radiofonica in alcune trasmissioni locali, esperienza dalla quale si allontana per motivi di lavoro, ma che lascia tracce nella memoria di chi ascolta e, oggi, racconta.
La tragedia spezza tutto troppo presto: quando, da sposata, si trasferisce a Roma e tornava a Torre per visitare la sua terra d’origine, la sua vita si stronca in un incidente stradale il 28 novembre 1982.
La comunità teatrale torrese, privata di una giovane promessa, sente quel vuoto come una ferita aperta.
Per ricordarla venne istituito dalle personalità del teatro amatoriale il premio “Tassello D’Autore”, dedicato agli attori non protagonisti, a sottolineare l’importanza di chi, pur non essendo al centro, dà anima e sostanza allo spettacolo.
Oggi Cesira resta viva nei ricordi: nelle foto di scena, negli applausi di allora, nelle chiacchiere della sala prove. Il suo nome - citato fra le ragazze e i ragazzi che hanno animato il teatro amatoriale - continua a parlare a chi crede che l’arte sia ancora patrimonio di comunità e memoria.
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