La notizia che correva in questi giorni, è ufficiale.
"Dal 2 luglio
2016, la nuova sede museale permanente di Torre Annunziata ospiterà i pupi
della famiglia Corelli.
La mostra ospiterà 50
esemplari alti un metro ed esposti in uno scenario teatrale appositamente
allestito."
Ci sono famiglie, nella nostra città,
che hanno lasciato un marchio indelebile in tutte le arti e mestieri in cui si
sono cimentate.
Infatti, basta sentire il nome che,
inevitabilmente, si accostano e si intrecciano personaggi e lavori che hanno
nobilitato e reso celebre Torre Annunziata nel mondo.
Come ricordare De Laurentiis e non
parlare di cinema, Voiello e non accennare dei nostri pastifici, Giraud e non
ricordare l'epopea del Grande Savoia.
Dire Corelli a Torre Annunziata vuol
dire "Teatro, pupi e marionette".
Oggi tracciamo un piccolo ricordo di
questa illustre famiglia che tanto ha fatto nel secolo scorso per allietare e
divertire i nostri nonni e i nostri padri, non solo a Torre ma anche con
spettacoli itineranti che sono stati accolti e applauditi in tutta l'Italia
Meridionale.
Ricordo da piccolo, negli anni
settanta, ancora gente che esclamava in strada, dopo aver visto uno spettacolo
dei pupi in Via Zuppetta, frasi del tipo "Carlo Magno tiene o' baffo
malandrino", oppure sbeffeggiare un altro protagonista con tale
affermazione " Gano e Maganza, quanno sì brutto..." , ed esaltare le
bellissime armature di Orlando, Rinaldi, Carlo Magno ecc..
Questo rappresentavano i pupi a Torre
Annunziata, gioia, divertimento e spensieratezza per i giovani e meno giovani,
in cerca di sollievo e svago nei duri anni che portarono al tracollo
dell'economia e della stabilità nelle famiglie torresi.
Il primo articolo, tratto dalla
" Voce della Provincia" , a firma dello storico Vincenzo Mistretta,
riporta il ricordo di Vincenzo Corelli avvenuta nel 1970.
Il secondo articolo è un sunto della
storia della famiglia Corelli, ripresa dalla rete (pupicorelli.it) e riportata fedelmente nei
suoi tratti piu' interessanti alla nostra ricerca, specifica del territorio
oplontino.
4 FEBBRAIO 1970
QUEL GALANTUOMO DI DON VINCENZO
CORELLI
Da “La Voce della
Provincia” del 4 Febbraio 1970.
Di Vincenzo Mistretta
Don Vincenzo Corelli è
morto quasi alla chetichella. Nel suo campo è stato un grande artista. Compianto generale.
Vincenzo Corelli
“Se n’è andato pochi giorni fa, quasi
alla chetichella, con uno dei soliti manifesti, listati di nero, come se ne
vedono in giro per la nostra città, specialmente in questi invernali.
“Vincenzo Corelli, decano dei
burattinai torresi”.
No! Non è cosi! Non è scomparso il
decano dei “pupari” torresi. E’ un appellativo un po’ troppo generico.
Se si vuol dare il significato alle
parole si deve senz’altro dire che si è spento un artista dell’Opera dei
burattini, il quale ha saputo imprimere alla sua attività professionale la
dignità di una missione. E l’ha condotta, questa sua missione, per l’intero
arco della sua vita terrena, con il decoro, la riservatezza, la passione dei
veri artisti.
Si, Vincenzo Corelli è stato un
artista.
Con lui è scomparso l’ultimo combattente
d’una battaglia ideale che si identifica con l’infanzia, la giovinezza e la
maturità di tanti torresi, di quelli piu’ genuinamente avvinti alle tradizioni
popolari.
Per tale motivo la morte di don
Vincenzo ha segnato anche la fine di un’epoca, di una mentalità, di un capitolo
della storia cittadina.
Per sere, per mesi, per anni, per
quasi tutta una vita, egli ha aperto i battenti del suo piccolo “Teatro dei
pupi” con l’entusiasmo di sempre e la tenacia dei forti costantemente fiducioso
di vederne occupate le panche e le sedie, talvolta sconnesse.
E con la puntualità d’un rito, ha
saputo dare, con quella maestria che gli era propria, ore ed ore di svago
schietto e di fanciullesco passatempo in epoca in cui la sua "Opera dei pupi” era l’unico
divertimento di parecchi non abbienti di molti modesti lavoratori di ragazzi
pieni di desiderio, nonché di vecchi ”patiti”.
Non sempre , però, gli era
facile svolgere il suo lavoro.
Il pubblico soleva entusiasmarsi
tanto e immedesimarsi così pienamente nella vicenda cavalleresca o
nell’episodio guappesco che si stava rappresentando che, sovente, il minuscolo
palcoscenico, avvolto in un’atmosfera greve, opaca, fumosa quasi irreale, di
tipo montmartiano, diventava innocente bersaglio di feroci invettive, di plateali
grida, di lanci di varia natura ovvero di scroscianti applausi al pupo
vincitore o alla marionetta vendicatrice. E’ il sudatissimo don Vincenzo
costretto a sedare i frequenti tumulti o le assordanti ovazioni con la
persuasione o col perentorio rimprovero.
Penso che al momento del trapasso,
egli abbia ripercorso la sua lunga carriera di “puparo torrese”. E i suoi occhi
quasi spenti avranno rivissuto l’epopea carolingia, la rotta di Roncisvalle, la
conquista di Gerusalemme o la triste
vicenda della malavita napoletana.
Sarà certamente ritornato, con la
memoria che si spegneva lentamente, nel fragore delle spade e delle lance di
lamiere, tra gli urli disumani dei Paladini vittoriosi, nelle loro splendide
corazze e nei loro luccicanti cimieri o tra i flebili lamenti dei Saraceni
vinti.
Per Vincenzo Corelli, che è vissuto
unicamente nell’amore della sua arte, per antica tradizione di famiglia, serafico
dispensatore, per piu’ lustri, del sereno passatempo fatto di epiche battaglie a
colpi di durlindana, di spade e di scimitarre, non sarebbe stato giusto accompagnarne
l’annuncio di morte col semplice denominativo di “decano”, pur riconoscendo che
bastava per ben qualificarlo.
Ma chi sa sublimare la sua opera,
anche nella piu’ umile tra le professioni, anche nel piu’ modesto tra gli
artigiani, nell’ansia di donare parte di se stesso agli altri, può ben essere
considerato un artista nel suo genere.
E tale fu Vincenzo Corelli, instancabile preparatore ed animatore di
pupi. “
Breve storia della
Famiglia Corelli.
Da “pupicorelli.it”
"Il capostipite di questa
famiglia fu Nicola Corelli diretto discendente di Giuseppina d’Errico, pupante
attiva a Napoli dal 1826, meglio conosciuta come “Donna Peppa” e di Salvatore
Petito, uno dei più famosi e popolari Pulcinella napoletani.
La figlia di Petito, Adelaide, sposò
l’ufficiale borbonico Fausto Corelli, che per amore della donna rinunciò alla
carriera militare per dedicarsi al teatro. Dalla loro unione nacque Nicola che
apprese dai nonni il mestiere di pupante anche se il suo esordio in campo
artistico lo farà come impresario teatrale.
Verso il 1880 Nicola Corelli, e la
sua famiglia si trasferì a Torre Annunziata fondando due teatri: uno di prosa,
il “teatro Corelli”, oggi conosciuto come “Politeama”, l’altro di pupi e
marionette in via Fortuna, che dopo qualche anno fu trasferito al Corso Umberto
I°, dove si esponevano i cartelloni, disegnati a mano, a colori vivaci, che
pubblicizzavano lo spettacolo della sera.
Alla morte di Nicola avvenuta nel
1926 il patrimonio, molto ingente e consistente in marionette, pupi, copioni,
scene, costumi teatrali, e due teatri di Torre Annunziata viene diviso
equamente tra tutti i figli maschi, due dei quali, Amedeo e Vincenzo, che
avevano imparato l’arte del pupante dal padre, continuarono questa attività.
Nel 1956 la compagnia Corelli diviene nuovamente itinerante ritorna e solo nel 1961 ritorna a Torre Annunziata, in via Castello.
Nel 1956 la compagnia Corelli diviene nuovamente itinerante ritorna e solo nel 1961 ritorna a Torre Annunziata, in via Castello.
Alla morte di Vincenzo avvenuta nel
1970, e dopo un breve periodo di silenzio durato circa un anno, l’“opera dei
pupi” si stabilisce nel Novembre del 1971 a Torre Annunziata, in via Luigi
Zuppetta 36, grazie all’intervento di Lucio e Nicola, attivi fino al 1975.
Dopo 4 anni di assenza dal teatro,
nel 1979, Lucio Corelli da vita ad un unico spettacolo di pupi nel teatro
Metropolitan di Torre Annunziata, molto atteso dai cittadini torresi, tanto da
avere una presenza di pubblico di circa mille persone.
In quella occasione lavorarono
assieme e per l’ultima volta, i fratelli Lucio, Nicola e Vincenzo.
Dopo un’assenza durata 18 anni, con
un primo spettacolo nel novembre 2009 ed un secondo nel febbraio 2010, grazie
al comune di Torre Annunziata e all’Istituto tecnico Ernesto Cesaro, Lucio
Corelli ha avuto la possibilità di far riscoprire quest’arte ai giovani, con
una serie di spettacoli messi in scena proprio con i giovani, che con il loro
interessamento e la guida del maestro Corelli, hanno ridato voce e vita a quei
personaggi cavallereschi d’altri tempi.
I fratelli Corelli, (a partire da destra) Lucio, Nicola,
Tina, Vincenzo – “pupicorelli.it”
...grazie per aver evocato dei ricordi della mia pre adolescenza...la famiglia Corelli ha lasciato un segno indelebile in tutti i ragazzi dell'epoca che hanno avuto la fortuna di assistere ai loro spettacoli. FranceSco
RispondiElimina...grazie per aver evocato dei ricordi della mia pre adolescenza...la famiglia Corelli ha lasciato un segno indelebile in tutti i ragazzi dell'epoca che hanno avuto la fortuna di assistere ai loro spettacoli. FranceSco
RispondiEliminaManca la parentesi di via bertone
RispondiEliminaManca la parentesi di via bertone
RispondiEliminaRimediato, tra l'altro ho dovuto inserire via Castello , come dice il sito... Grazie comunque per la segnalzione.. :)
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