sabato 30 settembre 2017

VINCENZO, AL POSTO SBAGLIATO NEL MOMENTO SBAGLIATO.




Nella caserma di Via dei Mille, l’ordine arrivò dall’alto, direttamente dal Capitano della compagnia di Torre Annunziata.

Gabriele Sensales fu categorico.

La piaga degli scippi, perpetrata negli ultimi anni in modo massiccio sul suolo oplontino, doveva essere stroncata.

 A fronte dell’elevatissimo tasso di crimini commessi in quegli anni,  si decise di intervenire in maniera piu' energica sul controllo e il fermo  dei giovani che, a seguire, avrebbero ingrossato le fila della malavita torrese.

Erano tutti noti alle forze dell’ordine, schedati.
Tra loro tanti tossicodipendenti, troppi.

La giovanissima età giocava a loro favore, non era semplice bloccarli tra le vie e vicoli della città durante la fuga.

E poi, con tutti gli omicidi accaduti in quegli anni, chi si andava a preoccupare di fare la guerra agli scippatori?

Sensales ci  provò, anche  perché il problema scippi era divenuto insostenibile.

Decine di persone al giorno, soprattutto signore anziane, erano rimaste vittime di questi episodi vergognosi.

Vennero inviati tre giovani carabinieri a presidiare le zone “calde“ , in particolare nel centro storico.

Tra “a sces a Nunziata”  (Via Alfonso De Simone) e “miez a Ferrovia” (Piazza Nicotera) si concentrarono gli sforzi dei militi.

Le rampe ai lati dell’ex Cineteatro Metropolitan erano i luoghi preferiti per portare a termine l’agguato.

Lunga serie di scale che portano verso la zona marina, comodissime per chi deve spostarsi dal centro verso il mare.

L’azione del gruppo di turno era sempre  fulminea, rapidissima.

Il copione, scontato, non avrebbe dovuto prevedere intoppi.

Che fosse a piedi, o seduta comodamente in macchina, difficilmente la vittima avrebbe avuto scampo.  

Di solito, si seguiva per qualche metro la vittima designata, solitamente donna sola, anziana, con in mano la sua borsetta.

Uno strappo violento, una spinta, spesso la rovinosa caduta della poveretta con conseguenti escoriazioni, se non addirittura qualche frattura. 

La borsa, veniva  frettolosamente svuotata delle poche migliaia di lire e qualche oggetto piu’ o meno di valore, e successivamente buttata  nei pressi delle rampe, in modo da permettere ai soccorritori di far ritrovare almeno le chiavi e i documenti della sfortunata.

Devo dire in verità che, abitando in zona e iniziando a lavorare presto al mattino alla fabbrica del ghiaccio, avrò recuperato almeno una decina di queste borse e rintracciato i proprietari per ridagli quello che era rimasto.

Quella mattina di Agosto del 1984, il giovane carabiniere, proprio all’altezza del Metropolitan, aveva notato i movimenti sospetti dei due giovani seduti in sella ad una “Vespa”.

Essi si accostavano alle portiere delle auto in coda in quel tratto di strada,  perennemente trafficato, in attesa di trovare il momento giusto.

Il carabiniere si avvicinò alla “Vespa”, pronto ad intervenire, appena fosse scattata l’azione furtiva dei giovani.

Sapeva che sarebbe successo, bastava attendere solo qualche secondo.

Egli sapeva che il ragazzo seduto sul lato posteriore del mezzo, sarebbe sceso per prendere la borsa e scappare per quelle rampe, dove lo aspettava il complice con la moto.

Sapeva, il milite.

Preparò l’azione di difesa, impugnò la pistola d’ordinanza, una Calibro 9 automatica, colpo in canna.

Tutto avvenne in trenta secondi.

Lo scippo.

Il carabiniere che blocca il ragazzo.

I due rotolano a terra.

Lo strappo del ragazzo al braccio destro del carabiniere.

Un colpo secco.

Dieci metri.

Era questa la distanza tra il colpo partito dall’arma del carabiniere e Vincenzo Coppola.

Vincenzo stava tranquillamente parlando con il padre, fermo davanti al negozio di calzature “ Pacifico”.

Era al posto sbagliato nel momento sbagliato.
 



Vincenzo cadde al suolo, un solo colpo, alla fronte.

Tutti scapparono, rimase solo il carabiniere che aveva bloccato il giovane ladro.

Arrivarono due auto dei carabinieri in un minuto.

Furono momenti di altissima tensione, le forze dell’ordine faticarono non poco per recuperare il collega e portarlo via da lì.

Il giovane ladro, diciasettenne, venne anch'egli portato in caserma dove ammise di aver partecipato allo scippo.

Vincenzo rimase a terra, ancora per diverse ore, in attesa delle perizie e dei rilievi.


 Aveva 32 anni, era sposato e aveva due figli, la moglie era in attesa di un terzo.

Lavorava all’Italsider di Bagnoli da un paio di anni.

Quando avvisarono la moglie della tragedia, la poveretta svenne.

Tra tutta la folla presente, in quel terribile giorno, gli inquirenti non trovarono un testimone oculare.

I funerali si svolsero un paio di giorni dopo, questa volta invece, con grande partecipazione.

Nell’opinione pubblica torrese Vincenzo Coppola venne archiviato presto, quasi subito.

Rimase nel cuore dei suoi familiari ed amici.

Qualche giorno dopo il suo funerale, avvenne la strage di Sant’Alessandro.

L’operazione antiscippo venne sospesa immediatamente.

C’era ben altro da combattere.

Era la Torre degli anni Ottanta.

Si moriva anche cosi, all’improvviso, senza una ragione.

Bastava poco.

Essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. 

 

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