sabato 5 ottobre 2019

GUIDO VIVARELLI, "Il Professore". Il rimpianto del Savoia.



La vittoria del campionato di serie D nella stagione 1975/76 era stata vissuta da tutto l’ambiente torrese come una cavalcata trionfale.

Torre Annunziata si apprestava a ritornare nel calcio che conta dopo deprimenti annate in Promozione e per questo il presidente Gioacchino Coppola non badò a spese per allestire una squadra all’altezza delle aspettative dei tifosi savoiardi.

Nell’ossatura della squadra rimasta imbattuta l’anno prima vennero inseriti elementi di spessore, tra cui Guido Vivarelli, nato a Domodossola il 16 settembre 1942.

Appena vent’enne, Vivarelli ebbe la sua grande occasione a Torino dopo aver giocato con la formazione cadetta e il Torneo di Viareggio, ma a fine stagione venne scartato per un problema alla vista.

Nonostante la delusione, continuò la sua onesta carriera tra la serie B e la C.

-Nella foto Guido Vivarelli con la maglia del Monza, 1967, Wikipedia. -





Ritorniamo nel campionato 1975/6 a Torre Annunziata e seguiamo un attimo anche le vicende societarie perché si intrecciano in modo straordinario con il racconto sul nostro protagonista.

Il presidente Coppola, noto “mangiallenatore”, affidò la panchina allo “sceriffo” Nicola D’Alessio” che dopo solo 4 giornate venne esonerato!

Squadra affidata al giovane Scognamiglio fino alla settima giornata quando viene ingaggiato il forte allenatore Vitali che resiste alle pressioni torresi appena una ventina di partite.

Tra alti e bassi, si arriva alla ventisettesima giornata quando si dimette e al suo posto da allenatore viene chiamato … Guido Vivarelli, colui che in campo, con la sua classe, riesce a tenere in piedi la squadra garantendole un’onorevole salvezza, anzi, piazzandosi all’ottavo posto nella classifica finale.

Guido aveva conseguito il patentino di allenatore già nel 1967 e questa scelta rende già l’idea della lungimiranza e intelligenza dell’uomo.  




Vivarelli riveste il ruolo di giocatore allenatore per due settimane, fino a quando al capezzale dei bianchi ritorna… Nicola D’Alessio!

La squadra, probabilmente, avrà sicuramente risentito di tutti questi avvicendamenti e solo la presenza del telaio base dell’anno precedente, ravvivata dagli innesti di Capone, Frank, Peviani, De Fenza e, appunto, il Guido Vivarelli, proveniente da due annate in serie C col Cosenza, permetterà ai ragazzi bianchi di salvare la categoria.

Le sue prestazioni sono molto positive e al termine della stagione registra trentuno presenze e due reti che, arricchite da prestazioni e giocate superbe, gli valgono l’appellativo di “professore” della squadra del Savoia.    
                                 -Guido Vivarelli con la maglia del Savoia, 1976, La Voce della Provincia. -

In un articolo del 30 gennaio 1976 sulla “La Voce della Provincia” l’esperto Massimo Corcione esprime il suo pensiero su Vivarelli calciatore: 


“E’ senza dubbio degno della piu’ grande ed unanime ammirazione questo giocatore che, a trentatré anni suonati, riesce ad incantare pubblico e colleghi con le sue irresistibili serpentine effettuate con quel passo elegante cosi raro a trovarsi oggi nell’infuocato torneo di quarta serie. Domenica per due volte il pubblico si è fermato ad applaudire a scena aperta al termine di due sue autentiche prodezze, purtroppo, però, poco fortunate.”
Terminato il campionato, il colpo di scena.
Coppola lascia il timone della società a Franco Immobile il cui primo passo è l’assunzione del nuovo tecnico.
La scelta cade su Primo Ravaglia, colui che aveva fatto i miracoli con la Grumese.
A questo punto si intrecciano diverse opinioni.
Il nuovo mister non va assolutamente d’accordo con le idee calcistiche di Guido e dopo la prima giornata di campionato in cui i bianchi perdono uno a zero a Putignano, la sua sostituzione al 64esimo sancisce il divorzio tra Vivarelli e il Savoia, che da allora non gioca piu’ una partita di pallone.
I tifosi rimasero increduli per un bel po' di tempo perché non ci fu chiarezza nelle decisioni prese.
Rimasero le domande, allora come oggi.
Cosa spinse Guido Vivarelli a chiudere con il calcio dopo solo la prima partita del campionato?
Erano talmente inconciliabili i rapporti tra lui e Primo Ravaglia tali da fargli assumere una decisione così clamorosa?
Oppure era stata una decisione della società spingere Ravaglia ad agire in quel modo per permettere l’inserimento di un giovane centrocampista appena acquistato (Giurini)?
Nelle note sbiadite del tempo ripeschiamo un intervento, straordinario, sempre del grande Massimo Corcione, assieme a Vincenzo Pinto memorie storiche dei racconti savoiardi da oltre mezzo secolo.
L’articolo, assolutamente clamoroso, è datato luglio 1977 e, sempre dalle colonne della Voce, Corcione si esprimeva così:

” Ricordate Guido Vivarelli? Il funambolico “professore” che lo scorso anno fece deliziare il fine palato del pubblico torrese con le sue ficcanti serpentine nelle difese avversarie. Colui al quale, forse, il Savoia è debitore della salvezza conseguita nel suo primo anno di permanenza in D, avendo fruttato le sue prodezze almeno una decina di punti. Ebbene proprio di lui parleremo. Dopo aver messo a fuoco il ricordo di questo campione la cui traccia rimarrà ancora a lungo nelle menti degli sportivi torresi, veniamo alla notizia che lo riguarda.
E ‘dei giorni scorsi l’ufficializzazione della sua assunzione come direttore sportivo del Seregno, una delle piu’ quotate, per serietà, squadre partecipanti al campionato nordista di serie C.
E qui hanno inizio le nostre recriminazioni. Recriminazioni che non riguardano il mancato inserimento del “professore” nella rosa savoiarda del campionato conclusosi a maggio, quando piuttosto mirano a constatare l’errore commesso nel disfarci anzitempo del Vivarelli uomo di calcio, che al Savoia ancora tanto poteva dare anche non in veste di calciatore.
Che Vivarelli fosse venuto a Torre Annunziata solo sul finire della carriera poteva costituire anche un fatto positivo, in quanto, dopo averne ammirato gli ultimi vividi sprazzi di classe cristallina, si poteva lanciarlo nel mondo dell’organizzazione calcistica, un settore che al sud ed a Torre in particolare, è sempre stato deficiente. Le premesse c’erano tutte. Importanti conoscenze nell’ambiente calcistico professionistico, Magni del Monza, Radice nel Torino, tanto per fare degli esempi, erano e sono dei grandi amici di Guido. Competenza in materia davvero notevole, giustificata peraltro dal suo qualificatissimo curriculum di calciatore. Monza in B, Torino in A, Savona in B e C, nonché Cosenza sempre in C. Poi, dote importantissima oggi, integrità morale al di sopra di ogni sospetto. Se a tutto ciò aggiungiamo la gran voglia di emergere che lo contraddistingue abbiamo il quadro completo di tutti i presupposti che giustificavano la convenienza che il Savoia chiaramente avrebbe trovato puntando su Guido Vivarelli, direttore sportivo a tempo pieno.
Così invece non è stato. Difficile però stabilire il perché non sia avvenuto ciò che la logica comandava. Facile sarebbe rispondere che la illogicità sembra essere caratteristica dominante di tutto quanto avvenga al Sud, specialmente poi di tutto il “business” calcistico.
Ma una simile risposta lascerebbe presupporre una posizione di totale sfiducia nelle possibilità del Meridione, posizione che noi non sentiamo assolutamente di condividere. Molto piu’ veritiera la tesi che l’estromissione di Vivarelli dalle sorti del Savoia sia stata frutto di una delle congiure di palazzo che paiono non avere patria. Protagonisti furono oscuri personaggi che, voci senza volto, sono soliti gironzolare intorno ai potenti, mettendo pulci nell’orecchio giusto per turbare una tranquillità che non si addice ai loro spiriti demoniaci. Da questa oscurità che avvolge i volti di questi loschi figuri emerge però nitido il nome di Primo Ravaglia. Quando all’inizio dell’ultimo campionato le cose iniziavano ad andare storto, il tecnico ravennate sentì scottare la panchina su cui sedeva ed alla quale si sentiva (per motivi strettamente materiali) tanto fortemente attaccato. Nel tentativo di salvare la propria pelle non esitò ad iniziare un processo di epurazione che, primo fra tutti, colpì proprio Guido Vivarelli, nel quale Ravaglia vedeva soprattutto un concorrente per il posto al timone. Il presidente Franco Immobile, dobbiamo sottolineare, in perfetta buona fede, assentì alle richieste del tecnico, che, va ricordato, a novembre seppe raccomandare solo le cessioni ma non gli acquisti.
È così, piuttosto mestamente, si concluse la breve, sia pure, ma avara di soddisfazioni, storia tra Vivarelli e il Savoia, storia iniziata una sera della calda estate nel 1975 a Cava dei Tirreni, allorquando il “professore”, al suo debutto in maglia bianca, fece la sua presentazione al pubblico torrese con la sua prima superba interpretazione del ruolo di campione. Ora tutto questo è ricordo che si appresta a diventare rimpianto.
Il presente per il Savoia si chiama, purtroppo, ancora organizzazione latitante, mentre per Guido Vivarelli l’ingaggio del Seregno rappresenta il primo passo per la scalata all’olimpo del calcio nazionale. E che questo avverrà ne siamo certi.”    
Chissà se la verità sull’addio di Guido Vivarelli al Savoia non sia proprio scritta in questo articolo.
L’atto di accusa di Massimo Corcione verso Primo Ravaglia è preciso, diretto, senza fronzoli.
Solo i ricordi di altri protagonisti di quegli anni, in campo e fuori, potrebbero aiutarci a capire meglio.
Resta la conclusione di un rapporto con un uomo che, nonostante fosse quasi al termine della carriera calcistica, scelse Torre Annunziata come teatro delle sua ultime recite per dimostrare la sua innata bravura e la classe sopraffina.
Guido Vivarelli diventò il Direttore Sportivo del Seregno e, successivamente del Rende in C1, fino al rientro a Seregno negli anni successivi.
Ancora oggi, il nome di Guidi Vivarelli, tra i ricordi di quelli che lo ammirarono nella sua unica, splendida stagione agonistica, viene sempre affiancato con l’etichetta che gli si folle affibbiare allora: “O’ Professore”.  




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