Nel corso di questi anni abbiamo ricercato e raccontato diverse storie i cui luoghi erano abbastanza delineati all'interno della nostra Torre Annunziata.
La Fabbrica delle Armi, la spiaggia con le Terme Nunziante, il Palazzo Comunale, lo Stadio Giraud, il Cimitero, ecc...
Stavolta vogliamo inserire in questo libro dei ricordi, un luogo nuovo di cui mai ci saremmo aspettati di ritrovare protagonista e vittima un giovane ragazzo torrese, di appena ventisei anni, la cui unica " colpa " fu quella di voler arrivare sempre più in alto, sulla cima, in vetta.
Vogliamo oggi parlare di Aurelio Spera.
Aurelio Spera era nato il 9 novembre del 1931 a Cernizza Goriziana, per trasferirsi da piccolo assieme alla sua famiglia a Torre Annunziata.
Non era un amante del mare, la sua passione infinita era la montagna, come quasi tutta la gente della sua terra natia.
La montagna vera, quella da scalare, con le arrampicate che lo portavano fino alla vetta, in alto, sempre con il rispetto e l'amore per tutto quello che circondava il contesto cui andava incontro.
Da giovanissimo, era già diventato uno dei migliori uomini del CAI (Centro Alpino Italiano) di Napoli.
La conoscenza e l'amicizia con Pasquale Monaco era datata da diversi anni, la trafila nel Centro napoletano l'avevano seguita assieme di pari passo.
L'obiettivo di migliorarsi era seguito da entrambi sempre con la massima prudenza e il rispetto verso la natura che è di fondamentale importanza per la riuscita di queste imprese.
Il Cervino era il gigante che volevano domare, la loro ossessione.
Agosto 1956.
Partiti da Napoli, avevano preso la moto ed erano arrivati a Cervinia, distante mille chilometri dalla loro terra, per esaudire quel sogno di salire lassù, nel punto più alto, accarezzando la cima, per dimostrare alla natura quando fosse forte e indissolubile il loro amore per essa.
Durante l'arrampicata, partita con qualche ora di ritardo rispetto alle altre comitive, ecco l'imprevisto.
La tempesta che colse lui e il suo amico di avventura e coetaneo, Pasquale Monaco di San Giorgio a Cremano, fu talmente violenta che non lasciò possibilità di salvezza ai due giovani scalatori, arrivati a pochi centinaia di metri dalla vetta.
Pasquale Monaco (foto tratta da L'Appennino Meridionale, anno 3 - fascicolo 2) |
Non ce la fecero, non potevano resistere a lungo.
Una autentica tempesta di pioggia, grandine e neve, non concesse loro nessuna possibilità di salvezza, la furia del tempo si scatenò in un punto in cui non era più possibile fare ritorno indietro.
Alcuni scalatori monzesi che seguivano i nostri, rimasero in contatto fino all'ultimo, prima di riuscire a dare l'allarme, il giorno dopo.
Troppo tardi.
Il tragico volo nel fondo dei ghiacciai fu inevitabile.
Due giorni dopo, venne recuperato solo il corpo, straziato, di Pasquale.
Il corpo recuperato di Pasquale Monaco (foto La Stampa 14 Agosto 1956), al centro della foto la linea della caduta dei due ragazzi.
Aurelio rimase li, in fondo ai ghiacciai, dopo aver fatto un volo di oltre novecento metri.
Forse, in fondo, se era destino che morisse sicuramente quella era il modo in cui avrebbe preferito farlo...
Da quello che ricordiamo, sembra che il suo corpo non venne mai più ritrovato.
Il fondo del ghiacciaio divenne la sua bara, sicuramente la sua anima rimase li ad aiutare e proteggere i valorosi che provano ancora oggi emozioni indescrivibile nell'atto delle loro gesta.
Alla fine di queste piccolo racconto dedicato alla memoria di Aurelio e Giuseppe, si ritorna come per inerzia all'inizio di questa storia , in cui parlavamo dei luoghi simboli di Torre che fanno da cornice ai nostri ricordi.
Tra questi, il Cimitero, il simbolo dei ricordi.
Proprio qui, nell'area centrale, abbiamo ritrovato, vicino alla Cappella della famiglia Spera, questa lapide.
La inseriamo cosi, senza nessun commento ulteriore, a testimonianza della semplicità d'animo del " nostro " Aurelio...
FOTO CONCESSA GENTILMENTE DA MARIA GUARRO |
Di numerose testimonianze scritte sull'accaduto, sono state inserite solo alcuni ritagli in questo ricordo.
Da brividi, da leggere assolutamente, in fondo pagina, il testamento spirituale di Aurelio, lucido e dettagliato, come un presentimento...
Nel mese di agosto, durante la mia rituale visita al Cimitero, non mancherò di apporre su quella lapide un mazzetto di fiori selvatici, come espressamente richiesto da Aurelio...
Aurelio e Pasquale...
R.I.P.
La Stampa 13 agosto 1956 |
La Stampa 13 Agosto 1956 |
Cliccando su questo link, la storia raccontata nei dettagli da chi era vicino ad Aurelio e Pasquale in quella tragica notte, nella comitiva monzese.
https://goo.gl/7ihCJZ
Lo scarpone, numero 18 anno 1956 |
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