Questo freddo giorno di gennaio ci riporta, inevitabilmente, al ricordo di una delle piu' tristi e tragiche ricorrenze che la nostra città possa ricordare.
L'otto gennaio del 1982, una tremenda sparatoria , a seguito di un fermo da parte dei carabinieri di un'auto sospetta, provocò la morte del Maresciallo Luigi D'Alessio, 41 anni e della giovanissima Rosa Visone, 16 anni, all'altezza del passaggio a livello di via Roma.
Per chi ha vissuto quegli anni a Torre, credo sia superfluo ricordare il clima di paura e terrore che si respirava nell'intera provincia napoletana.
La guerra di camorra imperversava tra i cutoliani e gli appartenenti alla Nuova Famiglia, si ridisegnavano gli equilibri nelle macchine amministrative, tutte in trepidante attesa dei fondi post terremoto.
Insomma , una guerra totale, tutti contro tutti.
In mezzo a questa mattanza, i carabinieri e i cittadini inermi.
Fa sorridere amaro, rileggendo le cronache di allora, ricordare che l'auto in dotazione ai carabinieri era una "500".
Amarezza e rabbia, ricordando che il mancato, immediato, soccorso negato alla giovane Rosa, con le frasi di accusa della sorella, furono fatali per la sua morte.
Pochi giorni dopo vennero arrestati i responsabili della strage.
Per chi volesse rivivere, tramite testimonianza cartacea, quella tragica giornata, vi inserisco l'immagine tratta da "La Stampa" del 10 gennaio.
L'otto gennaio del 1982, una tremenda sparatoria , a seguito di un fermo da parte dei carabinieri di un'auto sospetta, provocò la morte del Maresciallo Luigi D'Alessio, 41 anni e della giovanissima Rosa Visone, 16 anni, all'altezza del passaggio a livello di via Roma.
Per chi ha vissuto quegli anni a Torre, credo sia superfluo ricordare il clima di paura e terrore che si respirava nell'intera provincia napoletana.
La guerra di camorra imperversava tra i cutoliani e gli appartenenti alla Nuova Famiglia, si ridisegnavano gli equilibri nelle macchine amministrative, tutte in trepidante attesa dei fondi post terremoto.
Insomma , una guerra totale, tutti contro tutti.
In mezzo a questa mattanza, i carabinieri e i cittadini inermi.
Fa sorridere amaro, rileggendo le cronache di allora, ricordare che l'auto in dotazione ai carabinieri era una "500".
Amarezza e rabbia, ricordando che il mancato, immediato, soccorso negato alla giovane Rosa, con le frasi di accusa della sorella, furono fatali per la sua morte.
Pochi giorni dopo vennero arrestati i responsabili della strage.
Per chi volesse rivivere, tramite testimonianza cartacea, quella tragica giornata, vi inserisco l'immagine tratta da "La Stampa" del 10 gennaio.
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