Spesse volte è capitato che mi chiedessi perchè la strada che porta alla discesa della Chiesa della Annunziata, via De Simone, fosse stata intitolata proprio a questo personaggio di cui ben poco si sapeva, nemmeno inserito tra una delle piu' belle opere letterarie inerenti Torre Annunziata, e precisamente "Immagini, uomini, fatti" storico libro di Meo e Russo.
Cosa aveva fatto di straordinario questo personaggio da meritare l'onore di essere ricordato, nei decenni a seguire, addirittura con l'intitolazione di una strada, tra l'altro molto storica e praticata?
Nel corso degli anni ho raccolto diverse informazioni che ritrovavo nelle lettura dei vecchi giornali d'epoca e, alla fine, posso presentarvi la storia che portò al riconoscimento e alla salvaguardia della memoria di questo personaggio storico, figlio di un'altra importante famiglia torrese, paladino della giustizia, onestissimo e zelante amministratore della casa comunale.
Ma andiamo con ordine, partendo dal contesto dell'epoca, di una Torre Annunziata in piena esplosione economica dovuta alle grandi iniziative e attenta alle tante speculazioni economiche che, inevitabilmente, tentavano di approfittare di ogni occasione proprizia.
I grandi
progetti che consentirono a Torre Annunziata di diventare una delle città piu’
importanti e floride dell’intero Mezzogiorno si concentrarono nell’arco degli
anni che andarono dal 1861 al 1900.
Questo breve e parziale sintesi può servire da
preambolo per rendersi conto del tipo di
gestione e quanto difficile e gravoso fosse l’impegno dell’amministratore
addetto dell’epoca per far quadrare il bilancio comunale , molto spesso
perennemente in rosso.
Grazie al
lavoro e alla solerzia delle varie amministrazioni che gestirono il governo
locale in quei quarant’anni, molte importanti iniziative per il miglioramento
urbano, industriale e sociale vennero
portate a compimento.
Ricordiamo
tra questi:
il Porto,
grazie al quale Torre Annunziata venne associata alla famosa Manchester come
stile di lavoro, movimentazione uomini e merci ed economia, diventando famosa
in tutto il mondo;
la
consolidazione del primato e della qualità dell’arte bianca che, con l’innesto
di nuove tecniche sempre piu’ innovative e automatizzate, aumentarono la
produzione senza diminuire il livello di genuinità, garantendo consegne e professionalità nella gestione del risultato finale, anche in virtu’
di una nuova classe padronale meglio organizzata rispetto alla gestione patriarcale
adottata fino al 1850;
venne
mantenuto inalterato il cospicuo numero degli occupati nella Real Fabbrica
delle Armi, servita da circa 1800
addetti tra operai semplici e specializzati, guardie e ufficiali;
il servizio
sanitario, affidato a sei medici
condotti, i quali avevano, tra l'altro, l’obbligo di curare a domicilio le persone piu’
povere;
venivano
sovvenzionata, con l’attuazione di un fondo solidale, la Congregazione di Carità, nella misura di L.
2200 annue consistente nell’aiuto delle persone povere e L. 4000 a disposizione
per le famiglie di negozianti caduti in disgrazia economica;
l’Ospedale
Civico cittadino, gestito con impegno e dignità
una delle glorie cittadine di cui orgogliosamente andavano fieri i torresi ;
altra fierezza
per il cittadino torrese era l’Orfanotrofio Comunale, indicato come uno dei
migliori istituti di tutta la provincia;
si sostenevano spese abbastanza ingenti, L.
11720 annue, per due Asili Infantili Comunali;
inoltre venivano spese per il Culto circa L.
17000 annue;
erano
impiegati 5 ingegneri per l’Ufficio Tecnico;
spese per
circa L. 50000 annue per far funzionare 27 scuole elementari(!), con circa 1000
alunni;
si appaltò la concessione della conduttura dell’acqua
potabile del nascente Acquedotto vesuviano, croce e delizia di tutte le
amministrazioni che si alternarono in quei decenni ( e non solo…);
L’acquedotto
vesuviano, indirettamente, è la causa della lite intrapresa tra privati e
amministratori pubblici di cui ci occupiamo in questa occasione.
Solo otto
mesi vennero impiegati per completare l’acquedotto , dopo che il terribile
morbo del colera, che tante vittime fece a Torre Annunziata nel 1884 e nel
1886.
Il costo
venne quantificato in un milione e quattrocentomila lire, e fu costruito da
cinque industriali di Torre del Greco, costituitosi in Società costruttrice e
assuntrice.
Il fiume
Sarno è formato da varie sorgenti, fra cui quella di Santa Maria della Foce,
che scaturisce dal monte Sant’Angelo, da cui derivavano le acque dirette a
Torre Annunziata. Il serbatoio era impiantato a circa 1600 metri da Torre
Annunziata.
L’
acquedotto vesuviano venne inaugurato il 30 ottobre 1887, con la partecipazione
delle principali autorità, tra cui il
principe di Ruffano, il presidente del Consiglio provinciale, Duca di San
Donato, larga rappresentanza del Consiglio, il rappresentante del prefetto,
quasi tutti i deputati e senatori delle
zone interessate e di provincie limitrofe, oltre un gran numero di giornalisti,
locali e nazionali.
I lavori
vennero coordinati dall’ingegnere Vincenzo Varriale.
Cartolina ridordo dell'inaugurazione dell'acquedotto torrese |
Il
presidente del Consiglio dei ministri, l’On. Francesco Crispi, non poté
allontanarsi da Roma e incaricò il segretario generale Della Rocca a
rappresentarlo.
Migliaia e
migliaia di torresi parteciparono al festoso evento, la città era addobbata con
strisce multicolori che ovunque tappezzavano i muri.
Un sontuoso
ricevimento a Pompei in onore di tutti gli intervenuti mise termine alla
memorabile giornata.
Finita la
festa dell’inaugurazione, iniziarono i problemi.
In virtu’ di
una clausola stipulata nel contratto tra il Comune e la società Concessionaria,
una postilla stabiliva che era obbligatorio garantire alla Concessionaria la vendita
di tanta acqua quanto sarebbe necessaria per dare alla Ditta un reddito annuale
di circa L. 70000 annue. Nonostante ciò, il Comune risultava sempre in debito
per circa L. 40000 in media all’anno.
Questo
problema, che avrebbe portato probabilmente al dissesto economico la citta
intera, divenne il cruccio principale su cui decise di intervenire in maniera
energica l’assessore, addetto, tra l’altro, alla distribuzione dell’acqua
potabile, il Cav. Alfonso De Simone.
Alfonso De Simone, tratta da "La Voce della Provincia" |
Nato nel
1854, Alfonso De Simone era uno dei personaggi piu’ importanti, a livello politico e industriale, del mondo torrese.
Venne eletto
consigliere comunale per la prima volta nel 1883, a soli 29 anni.
Nel 1895,
con la giunta presieduta dall'onnipresente Ciro Ilardi, gestisce il settore economico.
Ecco i fatti
relativi alla vertenza dell’acquedotto che tanto scandalo e scalpore suscitò all’epoca
nella nostra cittadina.
Il Consiglio
Comunale, con deliberazione del 27 luglio 1885, stabiliva con la ditta “Vitelli
e Romano” la concessione di una conduttura di acqua potabile dalla sorgente del
Regio Canale Sarno. Approvata la deliberazione dalle autorità tutorie si stipulò il contratto, col quale si
consentì che la derivazione potesse
essere effettuata dalla sorgente Santa Maria della Foce invece che dal R.
Canale Sarno.
Il Comune ne
subì un danno gravissimo perché la cittadinanza ebbe un’acqua diversa da quella
stabilita per la qualità e la ditta concessionaria ne trasse un utile ingente
perché non espropriò l’acqua convenuta.
Come si vede, già all’inizio, la società fu inadempiente.
Qualche anno
dopo, subentrarono i signori Mazza di Torre del Greco e il contratto di
concessione fu rimaneggiato con altri
vantaggi verso la Società concessionaria.
Non
contenti, i concessionari, cercavano di lucrare puntualmente nella
presentazione dei bilanci e questo tipo di operazione era causa di svantaggi
economici ingenti per le varie amministrazioni addette al controllo e al
consumo dell’acquedotto vesuviano.
Nell’anno
1895, la Ditta Concessionaria
“Bartolomeo Mazza” di Torre del Greco, presentò il bilancio 1894-95, non
allegando i documenti necessari per giustificare una richiesta di L. 9785,95 a saldo della “famigerata “
garanzia assunta dal Municipio all’atto della stipula del contratto.
Dopo aver
piu’ volte richiesto questa documentazione mancante, senza ottenere risposta
dalla ditta Mazza, l’Assessore al Comune di Torre Annunziata, Alfonso De Simone riuscì, con uno stratagemma, ad
entrare in possesso dei libri contabili allorché
questi furono affidati da un impiegato della ditta Mazza, Domenico Carotenuto, ad un impiegato del comune, signor Torrone, affinché
quest’ultimo ne facesse delle copie.
Venuto a
conoscenza del fatto, De Simone intimò all’impiegato comunale di consegnargli i
libri per verificare i conteggi effettuati dalla ditta Mazza.
Tramite
questa documentazione “sottratta”, De Simone scoprì la formula con la quale
venivano alterati i conteggi e messa in
debitoria la posizione del Comune. Immediatamente, trasmise gli atti al
Collegio degli Arbitri, che aveva il compito annuale di stabilire l’esatta ed
inappellabile posizione debitoria-creditoria dei due contraenti.
La truffa
svelata dal De Simone venne confermata:
Il Comune non era debitore delle L. 9785,95 ma
addirittura era creditore di L. 3000!
Lo scandalo
fu inevitabile!
La ditta
Mazza licenziò il suo impiegato, il signor Carotenuto, colui che consegnò gli
atti all’impiegato comunale, e probabilmente gli intimò di denunciare
l’assessore De Simone e l’impiegato Torrone
per appropriazione indebita di documenti contabili.
Nel giudizio
di 1° grado, in tribunale, il De Simone venne condannato a 25 giorni di
detenzione, con la condizionale, e al risarcimento dei danni da stabilire a
favore dei querelanti per aver commesso “abuso di autorità” avendo commesso
l’atto rivestendo la qualità di pubblico ufficiale, quello di assessore.
L’impiegato
Torrone venne assolto per non aver commesso il fatto.
Ma il 12
settembre del 1897, la VI Sezione della
Corte di Appello di Napoli assolse il Cav. Alfonso De Simone!
Il ritorno
da Napoli avvenne in maniera trionfale.
Tutta Torre Annunziata attese il grande
combattente della causa municipale per tributargli i doverosi omaggi, banda
musicale in testa!
Divenne il
paladino simbolo dell’onestà e della moralità pubblica.
Venne eletto
successivamente nel Consiglio provinciale.
La morte lo
colse, improvvisamente, il 14 settembre del 1900, a seguito di una emorragia
cerebrale, a soli 46 anni.
Necrologi per la sua morte, 1900, "La Tromba" |
Nel
manifesto pubblicato dal R. Commissario Straordinario Pannunzio nel giorno
della morte si leggeva:
“Componente
stimato ed altamente rispettato…
Uno dei piu’
illuminati figli di Torre Annunziata…
Cittadini, alle esequie non mancherete di
tributare lagrime ed onori alla memoria di chi spese buona parte dell’operosa
sua vita e dell’eletta intelligenza nel bene della sua città natale.”
Per tanti
anni a seguire, parlando dell’acquedotto, in tutte le sedi, pubbliche e
private, non si mancava mai di risaltare
e onorare la figura nobilissima del Cav. Uff. Alfonso De Simone.
Giusto
tributo, la denominazione di una delle strade a lui piu’ care, sede del palazzo di famiglia, Via Avvenire, cambiò
denominazione, destinata a durare ancora nei secoli, via Alfonso De Simone, “
a’ scesa a Nunziata”.
* Il racconto è stato realizzato grazie a degli articoli di giornali, "La Tromba" e "La Voce della Provincia" recuperati dall'autore.
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