Personaggi, luoghi, storie, ricordi, famiglie, uomini e donne straordinari che hanno fatto grande questa bellissima città: TORRE ANNUNZIATA.
sabato 23 febbraio 2019
sabato 16 febbraio 2019
Francesco Salvatore Gennaro Formisano, detto “Franz”, il ragioniere archeologo di Oplonti.
Francesco Salvatore Gennaro Formisano, detto
“Franz”, ragioniere e attivista culturale (Torre Annunziata, 13 agosto 1899 -
17 febbraio 1970)
a sin, Luigi Manzo, al centro Prof. Amedeo Maiuri, a destra vestito di nero Franz Formisano.
Nasce a Torre Annunziata il 13 agosto 1899.
Figlio di Pietro, impiegato comunale, e di Santa
Montella ‘donna di casa’, venne alla luce in Via Orefici 1.
Dopo il diploma di ragioniere intraprese
l’attività lavorativa presso il pastificio di Giovanni Voiello, per cui prestò
la sua opera per diversi anni.
Il 10 ottobre del 1931 convolò a nozze con Ines
Sorrentino, figlia del prof. Francesco, la quale diede alla luce il loro
primogenito Pietro.
Considerato nel settore dell’Arte bianca uno dei
massimi esperti, venne nominato ‘Maestro del lavoro’ per la sua conoscenza e
relativa condivisione dei segreti culinari e di tutti i macchinari necessari
alla preparazione della pasta.
Appassionato della storia locale, trovò in don
Salvatore Farro la guida adatta per introdursi e farsi apprezzare per le sue
qualità combattive nel difficile mondo archeologo e culturale.
Dalla metà degli anni ’50, membro di uno sparuto
gruppo di appassionati di Storia locale e attivisti culturali, diede battaglia
a favore della questione archeologica che cominciava a prendere sempre più
piede sul territorio di Torre Annunziata. Proprio per questo, nel 1956, dopo un
primo tentativo di sensibilizzazione delle istituzioni locali affinché
avviassero l’iter per cominciare gli scavi sistematici presso le Mascatelle,
purtroppo non andato a buon fine, nel 1962 fu uno dei fautore della fondazione
del Comitato “Amici di Oplonti” il quale, con caparbietà, riuscì a vincere la
propria battaglia trovando i fondi necessari per le operazioni archeologiche e
l’inizio degli scavi sistematici da cui vennero fuori le vestigia della Villa
“A” c. d. di Poppea.
L’acume e le competenze territoriali che Franz
Formisano matura nel corso delle sue battaglie a Torre Annunziata, nel campo
archeologia, vennero presto notate dall’esimio prof. Amedeo Maiuri con il quale
entrò in collaborazione come referente per il territorio oplontino con la
carica onorifica di Ispettore Onorario alle Arti e alle Antichità che egli
riceve nel 1962.
Clamorosa la sua denuncia alla Soprintendenza
alle Antichità di Napoli, fatta il 6 maggio 1964, con la quale rileva la
distruzione di un intero plesso archeologico con dipinti e mosaici rinvenuto
nel mentre si stava procedendo a lavori di sbancamento per la costruzione di
appartamenti, operati dalla ditta di costruzioni ‘La Perla’ nella proprietà di
Luigi Manzo situate in Via Marconi.
L’immediato intervento dei carabinieri e degli
investigatori impedì l’ulteriore scempio a cui si era già dato inizio con la
distruzione e l’occultamento di numerose testimonianze archeologiche.
Nei giorni successivi, lo stesso Formisano,
parallelamente alle indagini in corso da parte della magistratura, riuscì a
recuperare alcuni preziosi materiali depositati in alcuni locali di proprietà
di terzi, riportandoli al sicuro.
Franz Formisano, tra gli anni cinquanta e sessanta
era divenuto uno degli interlocutori principali da parte degli studiosi
internazionali alle prese con il mistero di Oplontis. Con le sue appassionate tesi,
capacità organizzativa e convinzioni, confermate sul continuo ritrovamento di
materiale di altissimo rilievo, riuscì a convincere gli addetti sull’utilità
storica e sui vantaggi economici che potevano riservare ulteriori e continui
lavori di scavo e conservazione dei ritrovamenti stessi.
Dopo la morte del Maiuri, anche il suo successore
Alfonso de Franciscis diede spazio e tempo a Franz Formisano e il gruppo degli
‘Amici di Oplonti’ per continuare a coltivare il progetto che doveva riportare in luce la mitica Oplontis.
Il suo sognò di rivedere riemergere dal
sottosuolo Oplontis non poté avverarsi appieno in quanto i lavori per la messa
in luce della sontuosa Villa “A” avevano bisogno di tempi lunghi affinché
risalisse dall’oblio in cui era caduta dopo la terribile eruzione che la
seppellì.
Visse giorno per giorno i lavori presso l’area
individuata, seguendo ogni passo, ogni mossa, ogni rumore degli attrezzi utilizzati
dagli scavatori, pronto ad intervenire personalmente al minimo accenno di
richiesta.
La morte lo raggiunse sei anni dopo l’effettivo inizio
degli scavi delle Mascatelle, quando si era consapevoli che le teorie di mons.
Salvatore Farro, il prete archeologo, non erano fantasie campate in aria, ma,
oramai, stavano diventando assolute certezze.
Franz Formisano lascia la vita terrena il 17
febbraio 1970, don Salvatore Farro era morto due anni prima.
Al funerale di Franz venne omaggiato il suo
ricordo con un corteo composto da migliaia di torresi che vollero
simbolicamente ringraziarlo per l’enorme passione che lo aveva accompagnato nella
vittoriosa lotta per la scoperta di Oplontis.
Scheda realizzata da Antonio Papa, Vincenzo Marasco e Lucia Muoio in occasione della Mostra dei 22 Figli illustri di Torre Annunziata presentata al Comune di Torre Annunziata, inclusa tra le iniziative relative ai festeggiamenti della festa del 22 ottobre 2018.
venerdì 15 febbraio 2019
16 febbraio 1978- Tina Anselmi: vengo anch'io? No, tu no!
Per l’inaugurazione del nuovo centro di formazione
professionale della Cisl, Torre Annunziata era completamente tappezzata di
manifesti.
Ospite d’onore alla cerimonia, doveva intervenire l’onorevole
Tina Anselmi, ministro del Lavoro.
Nel pomeriggio, poi, sarebbe iniziata una assemblea
nazionale di organizzazione della Cisl sul tema della formazione professionale,
proprio all’interno del nuovo istituto.
Quasi tutto si svolse secondo il programma: la cerimonia per
il taglio del nastro dell’istituto dedicato a Antonio Rimesso, segretario
regionale della Cisl, l’assemblea dei delegati Cisl.
Unica assenza, quella di Tina Anselmi.
Una assenza quanto mai opportuna quella de ministro, in
quanto già dalle prime ore del mattino centinaia di giovani erano in attesa per
manifestare al ministro il loro disappunto per la mancata applicazione della
legge sul preavviamento al lavoro nel Mezzogiorno.
Giovani della FGCI (Federazione Giovani Comunisti Italiani),
delle Leghe, del Manifesto, degli autonomi e di Lotta Continua erano scesi in
strada per dimostrare al ministro le difficoltà con cui dovevano combattere i
senza lavoro nella nostra città.
Non ne ebbero l’occasione.
Tina Anselmi, consigliata dalle forze dell’ordine e dalle
autorità, decise di annullare la visita a Torre Annunziata.
Rimasero, rassegnati, i giovani compagni i quali tennero un’assemblea
per spiegare i motivi della manifestazione e illustrare i problemi della
disoccupazione giovanile nella nostra città.
La mancanza di lavoro, la piaga di tutti i mali.
domenica 10 febbraio 2019
Bruno Pascale, il "Maradona" dei gelatai di Torre Annunziata!
Ogni mattina era sempre l’ultimo ad arrivare.
Non aveva mai fretta, nonostante gli altri fossero andati
via da qualche ora.
Di solito, la preparazione del gelato richiedeva un’ora di
lavoro al massimo e veniva svolta nel locale di Peppe Felli, in Rampa Mugnai,
il quale aveva il bar proprio alla fine della salita delle scale della Rampa,
sul corso.
Quel piccolo locale, stretto e lungo circa cinque metri, con
entrata dalle scale della Rampa, era il punto nevralgico per i nostri gelatai “itineranti”
degli anni 70/80, quelli che partivano al mattino in giro per la città con il
loro carrettino per vendere il buonissimo gelato sul cono.
Quasi esclusivamente veniva preparato al gusto di limone.
Iniziando a lavorare nella fabbrica del ghiaccio nel 1980
ebbi la fortuna di conoscere tutti quelli che svolgevano questa attività di “fortuna”,
uomini e persone vere, che non si arresero alla sistematica mancanza di lavoro
nella nostra Torre, acuitasi ancora di piu’ con la grave crisi siderurgica di
quegli anni.
Senza lamentarsi, si rimboccarono le maniche e scesero in
strada “costruendosi” un mestiere con cui riuscirono a portare il pane a casa.
Giovanni Riso, Ferdinando, "O' figlio" di Ferdinando, i
fratelli Raffaele e Salvatore " Salzulella", "Ciccio limone", "Peppe scuppetta", erano quelli piu’ grandicelli.
Poi a
seguire, un esercito di ragazzini a cui veniva affidato un modesto carrettino,
il piu’ delle volte costruito in modo approssimativo.
Poi c’era lui, Pascale Bruno.
Arrivava, sempre, non prima delle dieci.
Il suo mezzo di trasporto era il piu’ preparato ed
attrezzato tra tutti.
Sembrava la carrozza di testa di una locomotiva!
Tutte le operazioni necessarie le svolgeva con la massima
calma, a differenza degli altri.
La meticolosità con cui rompeva il blocco di ghiaccio,
incastrando i vari pezzi all’interno del contenitore di legno, era incredibile.
Questa operazione durava circa mezz’ora, e altrettanto
serviva per ripulire il tutto, rifornire i coni all’interno del contenitore nel
carrettino e, finalmente, partire.
Al contrario degli altri che avevano zone piu’ o meno fisse,
spiaggia o mercato che fossero, lui girava tutta la città.
Vedere quel piccolo uomo tirare quel carrettino piu’ grande
di lui mi faceva sempre tenerezza.
Spesso lo aiutavo nel primo tratto della salita di via
Mulini Idraulici fino alla Ferrovia, dove poi il tragitto si livellava.
Vendeva sempre tutto il gelato preparato al mattino.
Con l’arrivo di Maradona al Napoli ebbe l’intuizione di trasformare
la sua attività con i gadget del numero 10 argentino.
La maglia del Pibe de Oro divenne la sua seconda pelle.
Aveva anche la statura e la capigliatura piu’ o meno simile al
campione argentino
Tante volte, al mattino, sapendo della mia fede calcistica
bianconera, ci prendevamo in giro.
Anche la preparazione del gelato a fragola, forse, fu una
sua iniziativa.
Sicuramente Bruno fu il primo gelatiere a cui lo vidi
preparare, e io il primo ad assaggiarlo!
Ogni mattina, quando arrivava alla fabbrica del ghiaccio, mi
offriva il primo gelato della giornata.
Diceva che gli portavo fortuna.
Poi iniziava a raccontare, storie e aneddoti.
Nel corso di quegli anni divenne il “Re” dei gelatieri
ambulanti torresi.
Non aveva invidia per nessuno dei suoi colleghi.
Faceva la sua strada, con i suoi orari, i suoi percorsi, i
suoi obiettivi.
Lo vidi per l’ultima volta verso la fine degli anni ottanta.
Sempre con quel suo fischietto in bocca, con cui,
ritmicamente, annunciava il suo arrivo.
Il cappello da ufficiale di marina.
Ancora con quel bel sorriso e il filo di voce caratteristico,
rauca ma gradevole da ascoltare.
E con quel carrettino, che nonostante fosse stato adeguatamente alleggerito nel corso degli anni sembrava ancora troppo grande per
lui, nel corso degli anni riuscì a mantenere dignitosamente la propria
famiglia.
Riposa in pace Pascale Bruno, il “Maradona” dei gelatai di
Torre Annunziata.
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