Ogni mattina era sempre l’ultimo ad arrivare.
Non aveva mai fretta, nonostante gli altri fossero andati
via da qualche ora.
Di solito, la preparazione del gelato richiedeva un’ora di
lavoro al massimo e veniva svolta nel locale di Peppe Felli, in Rampa Mugnai,
il quale aveva il bar proprio alla fine della salita delle scale della Rampa,
sul corso.
Quel piccolo locale, stretto e lungo circa cinque metri, con
entrata dalle scale della Rampa, era il punto nevralgico per i nostri gelatai “itineranti”
degli anni 70/80, quelli che partivano al mattino in giro per la città con il
loro carrettino per vendere il buonissimo gelato sul cono.
Quasi esclusivamente veniva preparato al gusto di limone.
Iniziando a lavorare nella fabbrica del ghiaccio nel 1980
ebbi la fortuna di conoscere tutti quelli che svolgevano questa attività di “fortuna”,
uomini e persone vere, che non si arresero alla sistematica mancanza di lavoro
nella nostra Torre, acuitasi ancora di piu’ con la grave crisi siderurgica di
quegli anni.
Senza lamentarsi, si rimboccarono le maniche e scesero in
strada “costruendosi” un mestiere con cui riuscirono a portare il pane a casa.
Giovanni Riso, Ferdinando, "O' figlio" di Ferdinando, i
fratelli Raffaele e Salvatore " Salzulella", "Ciccio limone", "Peppe scuppetta", erano quelli piu’ grandicelli.
Poi a
seguire, un esercito di ragazzini a cui veniva affidato un modesto carrettino,
il piu’ delle volte costruito in modo approssimativo.
Poi c’era lui, Pascale Bruno.
Arrivava, sempre, non prima delle dieci.
Il suo mezzo di trasporto era il piu’ preparato ed
attrezzato tra tutti.
Sembrava la carrozza di testa di una locomotiva!
Tutte le operazioni necessarie le svolgeva con la massima
calma, a differenza degli altri.
La meticolosità con cui rompeva il blocco di ghiaccio,
incastrando i vari pezzi all’interno del contenitore di legno, era incredibile.
Questa operazione durava circa mezz’ora, e altrettanto
serviva per ripulire il tutto, rifornire i coni all’interno del contenitore nel
carrettino e, finalmente, partire.
Al contrario degli altri che avevano zone piu’ o meno fisse,
spiaggia o mercato che fossero, lui girava tutta la città.
Vedere quel piccolo uomo tirare quel carrettino piu’ grande
di lui mi faceva sempre tenerezza.
Spesso lo aiutavo nel primo tratto della salita di via
Mulini Idraulici fino alla Ferrovia, dove poi il tragitto si livellava.
Vendeva sempre tutto il gelato preparato al mattino.
Con l’arrivo di Maradona al Napoli ebbe l’intuizione di trasformare
la sua attività con i gadget del numero 10 argentino.
La maglia del Pibe de Oro divenne la sua seconda pelle.
Aveva anche la statura e la capigliatura piu’ o meno simile al
campione argentino
Tante volte, al mattino, sapendo della mia fede calcistica
bianconera, ci prendevamo in giro.
Anche la preparazione del gelato a fragola, forse, fu una
sua iniziativa.
Sicuramente Bruno fu il primo gelatiere a cui lo vidi
preparare, e io il primo ad assaggiarlo!
Ogni mattina, quando arrivava alla fabbrica del ghiaccio, mi
offriva il primo gelato della giornata.
Diceva che gli portavo fortuna.
Poi iniziava a raccontare, storie e aneddoti.
Nel corso di quegli anni divenne il “Re” dei gelatieri
ambulanti torresi.
Non aveva invidia per nessuno dei suoi colleghi.
Faceva la sua strada, con i suoi orari, i suoi percorsi, i
suoi obiettivi.
Lo vidi per l’ultima volta verso la fine degli anni ottanta.
Sempre con quel suo fischietto in bocca, con cui,
ritmicamente, annunciava il suo arrivo.
Il cappello da ufficiale di marina.
Ancora con quel bel sorriso e il filo di voce caratteristico,
rauca ma gradevole da ascoltare.
E con quel carrettino, che nonostante fosse stato adeguatamente alleggerito nel corso degli anni sembrava ancora troppo grande per
lui, nel corso degli anni riuscì a mantenere dignitosamente la propria
famiglia.
Riposa in pace Pascale Bruno, il “Maradona” dei gelatai di
Torre Annunziata.
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